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Prefazione a
La bellezza di
Amanda
di Rossano Onano
la
scheda del
libro

Stefano Mazzacurati
Io, sulle tracce del vostro
passaggio
Conosco Rossano Onano
dai tempi della specialità. Psichiatria. Parma.
Poi lo ritrovai a Reggio Emilia,
nella banda dei medici che cercavano di applicare la nuova legge 180 nel
servizio territoriale fondato da Giovanni Jervis. Fin da allora ci accomunava la
passione per la letteratura, tramite prezioso per incontrare le persone in
psicoterapia (ognuno è un romanzo, il nostro lavoro è fornire carta penna
inchiostro per scriverlo). Abbiamo incrociato i nostri sguardi sanguigni – il
suo sardo, il mio romagnolo – incontrandoci mille volte o a una riunione di
primari, a discutere spesso in linguaggio aziendale demenziale, o a concorsi
letterari invasi da gabbiani e madri che salutano dal focolare, giurie,
conferenze, ove è più prudente celare il giudizio. Se no non mi chiamano più.
Ma, sempre, in circostanze
serie o amene, ho avuto la stessa sensazione, di trovarmi di fronte a un
personaggio arcaico e saggio, benevolo e tollerante come soltanto chi è intriso
di profonda cultura e leopardiana compassione umana può esserlo. Sono grato a
Rossano di avermi fatto conoscere il suo sorriso bianchissimo a dispetto delle
mille sue sigarette. Le sue pause dense di rispetto e attenzione.
La sua ironia sessuata e
pagana. I suoi libri. Quest'ultimo rimanda al noto falso storico riguardo al
detto facite ammuina, fate confusione, attribuito perfidamente dai
piemontesi al regolamento borbonico. Ma qui poco importa, perché l'espressione è
riutilizzata in senso poetico, allusa, e diviene correlativo oggettivo di uno
sfondo che sarebbe fiabesco se non richiamasse il non sense politico e
sociale in cui è immerso il mondo contemporaneo. Ammuina, ammuina, Garrubaldo
s'avvicina. / Osserva compiaciuto il principe di Salina. Bastano due versi
per riportarci al clima di destrutturazione e malinconia che permea il nostro
continuare a procedere, nel disincanto di un territorio sempre più espropriato
all'Io, come un'allucinazione, come una psicosi. Rossano sa navigare tra questi
flutti. Propone parole terapeutiche, dea leggere come mantra, da meditare da
soli e in compagnia.
Pietro Paganelli lo conobbi
più tardi, ormai venti anni fa.
Biologo molecolare, veniva a
proporre a un giovane primario di montagna non tanto i farmaci che
rappresentava, quanto il loro sotterraneo perché. Diverso da tutti i suoi
colleghi, mi sentii subito di confessargli il mio essere nella letteratura.
Con mia meraviglia, non mi
trattò con sufficienza, con benevola ironia. Mi prese sul serio.
Poi seppi della sua
sterminata esperienza pittorica.
Mostre a Parigi, Milano,
Roma, Monaco, Bruxelles. Fu a Berlino che lo conobbi ancora più da vicino. A un
congresso sulla depressione.
Una sera, lui e Onano mi
salvarono, in un night, da alcuni buttafuori che pensavano che io fossi un
giornalista pericolosamente carico di appunti a parlare con una bionda sottile
entraneuse. Sembrano particolari anodini periferici. Ma mi permettono di
collegarmi al senso percettivo animalesco e sopraffino di Pietro, che parte dal
particolare, dalla pena pasoliniana, per alludere all'assoluto, tramite una luce
inferina. Spesso raffigura nudi di ragazze, volti sghembi, ondulazioni di corpi
sospesi in uno spazio pittorico coloratissimo e rossastro, grigiastro,
giallognolo. Appesi a titoli come Desiderio, In cerca di piacere, La vita,
o In attesa, aspettando, aspetto solo te. E così via. Anche qui la
compassione, la tolleranza.
I sorrisi sdentati del
Decameron pasoliniano, o il tragico dell'episodio La ricotta, nel film
Rogopag, dove una povera comparsa muore sulla croce di indigestione.
Per questo di Pietro, da una
conferenza a una riunione del Museo di Storia della psichiatria, dove a Reggio
Emilia ci sediamo vicini, accetto sempre le critiche, mascherate da benevoli
consigli. Questo omino sorridente e magro, gentile come un ministro consapevole
dell'insufficienza dei re, è materiale raro, dice senza dirlo della sottile
potentissima fune che lega la cultura, l'arte, alla logica e al sentimento
autentico di vivere, a dispetto di quanto il mondo contemporaneo sembra fare per
escluderli dai suoi cliccatissimi links.
L'unione di queste due
forme di arte, di queste due persone, non può che condurre a un risultato nuovo,
meraviglioso e incoraggiante, anche un poco misterico.
Non è confusione, ma
mescolanza sapiente.
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Materiale |
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