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Presentazione di
Medioevo
di Rossano Onano
saggistica
la
Scheda del libro

Stefano Mazzacurati Psichiatra e
scrittore – Membro dell'International Pen Club
Tempeste di cartone
Già dal titolo –
troppo breve e semplice per non costituire una trappola – occorre essere
guardinghi, come quei gendarmi che, appollaiati sulle torri di avvistamento – in
territorio matildico una è proprio chiamata Guardasone – guardavano in giù,
verso la valle, per individuare in tempo sospetti avvicinamenti di truppe.
Come si può, infatti, ridurre
il Medioevo a questi due fatterelli, episodi che, pur nella loro dignità,
non rappresentano strati di
storia spalmati lungo secoli di cui si discutono i confini? Inoltre, i due
poemetti, Neve alle Moiane e La tempesta di Moriano, la prendono da lontano,
assumendo come correlativi oggettivi due elementi atmosferici. E' lì che si
comincia a capire qualcosa, tempesta di neve, dunque, questo Medioevo
pret-a-porter in scatola di cartone, che pretende di usare una sineddoche,
l'illustrazione di tutto un periodo estraendone due piccolissime parti? Uno
degli episodi, Neve alle Moiane, è poi una leggenda.
L'altro, un confuso
episodio storico. Persi nella nebbia della tempesta di neve, soffusi dalla
poesia che sceglie l'ottonario ariostesco, i fatti celebrati e i personaggi,
sembrano ritagliati nel cartone, o emergere dai teatrini di quel puparo che è
Rossano Onano, storico raffinato e conoscitore del pensiero per professione.
Nasce un ritmo da Corriere dei Piccoli, (Il signor Bonaventura...), glorioso
giornale che spesso recava figurine, storiche, sportive, da incollare e
ritagliare. Insomma, un cartone animato. Di quelli – i giapponesi insegnano –
dove la linea precede la sostanza e il barthesiano Impero dei segni applica una
cifra leggendaria quando si parla di cronaca e, viceversa, reale quando le
figure di una leggenda emergono più vive che mai. Tra queste, la contessa
Dorilla, maledetta abitante di un paesaggio che si introduce fin dalla prima
strofa tetro e nero, nel terrifico maniero, e, più oltre, tramite personaggi al
servizio (muta di amanti...giudei... briganti).
Sospesi tra i bravi di Don
Rodrigo o forse più, dell'Innominato (il Nibbio sì che ci sapeva fare, il Griso
giocava in provincia...) e Orazio e Gaspare al servizio di Cruella de Vil, da
noi De Mon; tra i tabù del giudeo e il brigante Ninco Nanco, eccetera; la stessa
contessa (chioma folta e rossa e piega nera del viso) svelano un progetto un
poco rodariano che allude all'infantile ma per questo è profondamente serio come
Barbabianca e Barbarossa del grande poeta Premio Andersen: noi siamo fatti di
fiaba. Ecco farsi testimoni a difesa di Don Chisciotte di Cervantes, il Calderon
de La vita è un sogno, lo stesso Shakespeare della Tempesta (appunto, la
tempesta) come a dire sì ma i buoni sono così buoni, e i cattivi tanto cattivi
non sono mai (Loredana Bertè).
Infatti, non è nostalgico il diritto della
contessa di tornare bambina e avere la sua messa di Natale? No, non si può, e
allora me la faccio da me, e allora tiè un serpente che ti esce dalla coppa e
sprofonda i cattivi di turno nella voragine di Spineto... Come, del resto,
accade a Enrico Imperatore dalle Terre d'Alemagna, quando a Moriano Alle mura
del castello / batte l'aquila imperiale / una volta e due le tenta / con i rampi
e con le scale / … Ma siamo sicuri che il santo Anselmo sia meglio dell'orrido
Rangerio?
Tra il sangue intossicato del
primo testo e il corrusco sangue del secondo il Medioevo di Rossano Onano ci
offre una testimonianza limpida di amore per la storia e un'alta prova di stile.
Che dire poi dei quadri di
Paganelli? Pietro è un genio, non so se piccolo o grande, ma capace come pochi
di riassumere in poche macchie di colore sospeso tra ampie campiture il senso
della fiaba, della leggenda, del mito. I personaggi umani, gli animaletti, le
citazioni architettoniche, trasmettono la luce di una sintesi eidetica che si fa
sintetica enciclopedia del mondo. In qualche cartone, appunto. Se poche sono le
parole per descriverne le intense evocazioni oniriche è perché Paganelli va
guardato, come Onano va letto.
Non si sa se il poeta presta le parole al pittore
o il pittore commenti il poeta. Penso nessuna di queste due cose, perché nella
tempesta di neve di questo cartone, due altissimi artisti ci offrono la speranza
che qualcosa, oltre i twitter e le app, sì qualcosa si muova ancora dalle
profonde e oscure regioni del cuore.
Grazie, amici.
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