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Ascesa all'ombelico di Dio
In
quest’ascesa mistico-eretica all’Ombelico di Dio, Veniero Scarselli
ripercorre tutti i temi dei suoi poemi, ma alcune tematiche mi sembrano
particolarmente significative e mi inducono a diverse riflessioni.
Riguardo alla Materia, in lui sempre ricorrente
come idea e sostanza, è necessario fare la premessa di natura epistemologica che
non vi è coincidenza tra verità scientifica, filosofica e teologica; ciascuna
delle tre ha valore solo circa l'ambito in cui viene applicata, e ciascun ambito
vede la propria verità come ipotesi o paradigma che può aspettarsi sempre una
smentita o conferma: dall'esperienza, se si tratta di scienze empiriche; da una
verità ritenuta più credibile e munita di maggiore forza logica, nel caso della
filosofia; dalla coerenza con i dati rivelati nel caso della religione. Qui la
ricerca della verità-conoscenza, spiegata dalla Sposa angelicata che lo guida
nel percorso salvifico, è pura ricerca di Dio, ovvero del mistero che anche i
mistici con le loro intuizioni hanno visto avvolto da una nube o, se si vuole,
uguale al Nulla a causa della sua indicibilità.
La Materia, come quella corporea, è creata,
dunque è creatura; il Poeta stesso fa dire alla sua Guida che il
Panteismo è un’eresia senza senso poiché, se la materia è creatura, Dio
sarebbe creatura di Se stesso. Ugualmente dobbiamo escludere il dualismo
perché, come ci ha spiegato Agostino, se la Materia (e il Male che rappresenta)
dovesse essere riconosciuta come essere o sostanza, avrebbe lo stesso potere
dell’Essere- Dio, ma il mondo retto da due principi non può essere né pensato né
voluto. L' idea di Creazione è biblica, ma sono tanti i filosofi che l' hanno
fatta propria perché può meglio spiegare la condizione del cosmo e
dell'uomo. Tra i filosofi moderni Schelling, Kierkegaard, Rosenzweig con tutti
i filosofi provenienti dall' ebraismo l'accettano, in quanto le teorie
prettamente filosofiche, come il Panteismo di Spinoza o l' idea aristotelica di
una materia che preesiste all'azione ordinatrice di Dio, non reggono in quanto
prive di una loro dinamis interna.
Un altro tema ricorrente nei poemi di Scarselli
come un leitmotiv è la Luce divina, la sua strenua ricerca e
contemplazione. Essa è certo un elemento altamente simbolico perché riguarda il
processo conoscitivo, ma si accompagna alla purificazione in quanto la vita
contemplativa della mente e la vita attiva del nostro agire nel mondo
interagiscono fra loro. Tuttavia mi sembra poco verosimile che un viaggio
all'interno del cordone ombelicale che ci lega a Dio, per inseguire la sua Luce,
si possa fare come esperienza conoscitiva vera e propria come quella di Dante.
Per questo io preferisco l'altra opera di Scarselli, il Palazzo del Grande
Tritacarne, che dà più ragione della vita sulla terra (è una sorta di
Purgatorio dantesco) ed è spesso illuminato dalla Pietà.
Più interessante è il rapporto della Luce con la
Donna, o meglio con la parte materna di Dio. La madre, come colei che ci mette
al mondo, porta nella maternità tutto il suo essere; la sua purezza ci è
testimoniata durante l'infanzia e ci accompagna ancora sotto forma di ricordi e
segni della coscienza. Non voglio sminuire la sposa rispetto alla madre, anche
perché esse fatalmente coincidono, ma in questo poema spetta alla sposa
angelicata Super-Gemma un’azione ammaestratrice altamente dotta e quindi
salvifica. Con essa viene a crearsi un rapporto più intimo in quanto frutto
"naturale" dell'amore; a lei spetta infatti portare a destinazione il Poeta
figlio-fratello-amante mediante lo sviluppo di tutti i doni che il creatore ci
ha concesso, compreso il sentire l'amore non solo come attrazione, ma anche come
segno dell'Amore gratuito che muove il Creatore verso il mondo-sua-Creatura.
La Mela bacata di questo poema è invece una
grandiosa, fantastica immagine cosmologica. La sua rotondità richiama l'idea di
cosmo, quindi è verosimile che l'uomo, definito dai filosofi come microcosmo,
possa entrare nella mela col suo cordone ombelicale come un semplice baco.
Tuttavia il suo cammino oscuro e faticoso, quasi perverso, lungo il cordone
ombelicale sembra rendere inutile la stessa Luce: alla fine infatti è la stessa
Super-Gemma a svelare la terribile verità, che la Luce agognata non esiste, che
Dio non è Luce ma è lo stesso infinito cordone ombelicale che il Poeta calpesta
e con la cui carne il suo essere si incorpora. La terribile, forse mostruosa,
verità profetizzata dalla Sposa angelicata è che la ricerca di Dio alla fine del
cammino terminerà con l’annidamento del feto-Poeta nell’Utero di Dio e formerà
con tutte le sue cellule, vene ed arterie una placenta che lo nutrirà per
sempre. In fondo, Scarselli ha trovato una soluzione che non dovrebbe dispiacere
neanche alla Chiesa, fautrice dell’idea di un Dio che è anche Madre.
Ma questa
prospettiva fa inorridire e allontanare il Poeta. La Luce agognata diventa
sempre più fioca e lontana perché non esiste, e la Sposa delusa dal voltafaccia
del suo Pupillo scompare con parole accorate di addio. La ragione, che col suo
dubbio cartesiano ha cercato invano la verità, contiene già in sé il nichilismo
che porterà all’interruzione di quel viaggio infinito nel cordone ombelicale e
la fuga a ritroso del Protagonista nel mondo terreno: questo nostro caro vecchio
mondo, per noi tanto familiare e rassicurante, è l’unica realtà praticabile.
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Recensione |
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