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Responsorio breve

Carissima Anna Maria, hai scritto un gran bel libro.

L’osservazione fenomenologica del tempo che si informa di effetti i più veri e l’osservazione della natura che ricerca momenti di salvifiche possibilità sono al centro di una animazione che vorrebbe raggiungere il Dio che scalda e illumina: è difatti una muta preghiera che sale verso il cielo, un cielo aggrovigliato di nuvole ma che lascia sprazzi di tepore e di calore attraverso raggi che sfuggono al controllo e che non devono divenire prigionieri del castigo invernale.

I fenomeni di fine autunno ci sono tutti a cercare un’estate che non c’è più e che, grazie a una tardiva camelia o al canto di una rondine avvicina comunque ad una nuova primavera di là da venire; mentre la perdita dell’Io e la conquista del Noi passa attraverso folate d’anima e dalla invocazione di una tregua di sole, appunto.

La certezza del padre mancato e ricercato, il sapersi pozzanghera in secca per l’ammanco della pioggia, una pioggia che “solleva le spalle da un grave sentire”, l’anno che ci lascia a vivere un presente come passato remoto, il cercare il centro del sé per accorgersi di essere rimasta sempre alla periferia concludono il percorso che vuole rinnovare la vita “come un pesce allamato / che dimena l’aria / spasmando l’ultimo guizzo di respiro”.

Il ragionare con il buio e il brancolare. Tema questo che è la ricerca di Dio, un Dio agognato e non trovato, forse perché già in essere a parlare troppo piano “nell’urlo dell’anima sorda”.

O forse perché non esiste, mentre s’affretta la sera al nido della notte e spaurite attraversano i passi folate di vento che sono l’invito ad una rinascita, all’insegnamento dell’ultimo gabbiano “che non ritrova il mare”.

Un raggio di sole impertinente e malandrino c’è sempre a disfiorarsi nel tramonto.

Grazie ancora per il tuo “Responsorio breve”.

Recensione
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