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Il guanto rovesciato della civiltà

A Rossano Onano

in; Sulle tracce di Nausicaa
di Michele Miano, Milano 1999

Verrebbe da pensare, sotto certi aspetti, che l'assunto pirandelliano della maschera e il volto si innesti alla tua poesia con fecondità originale, quale metafora ed analisi acuta della storia. Ma c'è anche una sorta di conversione idiomatica che si coniuga alla metamorfosi linguistica di uno stile inusitato. Il fluire accattivante del racconto, a volte in tono sottilmente ironico a volte intessuto di liricità distesa, ma sempre sferzante ed incisivo – con gli assemblamenti e gli incastri coordinati ai percorsi perversi del nostro tempo – comunica la dissolvenza emblematica degli eventi, l'irrisolta drammaticità dell'esistere, la caduta della “cultura” delle civiltà, le ambiguità delle idolatrie e quelle sofisticate del potere, sorrette non raramente in nome delle ideologie. Emerge così, nella sua cruda nudità, l'angoscia degli schiavi di tutte le epoche, dei perdenti (“Alle gambe del cotone, circospette, temporeggiano le donne / nere, si acquattano, calcolano dagli stivali l'intervento / degli aguzzini: sciolgono così le cinture (e, il sole chiama / le fate morgane, tutti gli organi tremano)”: Rosmunda, Elmichi, altri personaggi di Evo Medio). Squarciata la maschera delle finzioni, il volto dalla oggettività si rivela avverso alle consuetudini e alle accomodanti velature del procedere quotidiano. “Il nostro cuore ha pieghe e ferimenti / come la rocca rotta di Canossa: / puntelliamo con arte i finimenti” (Gli umani accampamenti).

In ultima analisi la tua poesia rovescia il guanto delle assuefazioni ai falsi miti. E' stato scritto: “l'inseguimento della speranza, il suo divergere dall'ansia, per Onano, si scioglie nel bianco lunare di una luna che nessun cittadino vede più, si disperde dopo aver percorso piste che conducono a ghiacciai scomparsi” (Elio Grasso). Poesia, dunque, di imperiosa eticità che adotta un genere certamente insolito di “scrittura densa e aperta sulla pagina a molte suggestioni” (Gio Ferri), che non rinuncia all'onirico e al ludico, a graffiare e a squalificare il metodo logico del Parnaso tradizionale, con le sue Dolci velenosissime spezie; troppo consapevole com'è delle frammentarietà opinabili, delle contraddizioni dell'animo umano. “Forse la poesia più corrispondente / che sia possibile fare / sulla condizione esistenziale / dell'uomo è un'immanente / punto interrogativo sopra un bianco / foglio di carta trasparente”.
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