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L'amico Veniero Scarselli che vive in ritiro a Pratovecchio, sull'Appennino del Casentino, tutto dedito alla meditazione e alla scrittura, nelle opere precedenti ha affrontato i quesiti esistenziali, le riflessioni sulla morte, le origini della materia, la condizione umana, per giungere in questo ultimo poema alla trascendenza e a Dio, compiendo in Eretiche Grida un'ulteriore ascesi, dalla caverna sul monte alzando urla-preghiera e dichiarazioni d'amore universale.

Partorito e infelicemente separato dal grembo materno, scagliato negli orrori del mondo, in viaggio attraverso tutte le sofferenze, l'uomo vuole infine approdare nelle misericordiose braccia di Dio. Dopo lungo inquieto peregrinare, con il corpo sempre a impacciare l'anima, dopo la discesa nell'inferno delle viscere, la salita al monte e l'abbandono all'eremitaggio salvifico: "Fa' Dio | ch'io riesca finalmente a inginocchiarmi | sull'umile pietra del mondo | davanti al Tuo Mistero | con tutta la mia mente ignuda | come una povera pagina bianca".

Come un'onda che si smorza dopo la burrasca: "Fa' ch'io possa dire stupito | col cuore gonfio di Te: Son proprio io | colui che tanto a lungo hai cercato?" Tenerissimo finale che riprende i versetti del "dies irae" e la beata speranza della redenzione "Quaerens me sedisti lassus, redemisti crucem passus, tantus labor non sit cassus" (Mi hai cercato e stanco ti sei seduto, morendo sulla croce mi hai redento, non sia vana tanta fatica).

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