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Epistolari e memorie con Irwin Peter Russell
            L'infinito universo di Peter Russell

Discernere come nasca un'amicizia e come questa evolva nel tempo sino a diventare un confronto, un pensiero, un affiato dell'anima è qualcosa di assai misterioso, soprattutto se questa si basa sulla reciproca necessità di esaminare sino in fondo ciò che si crede, o si immagina di credere: indifferenti al fatto che lui sia un uomo e lei una donna, poiché il rapporto si avvale di un substrato di pensiero che tende alla spiritualità, dove sono soltanto le anime a dialogare.

Parlare di Peter Russell non è cosa facile e potrei sembrare persino presuntuosa nel farlo, in quanto mi raffronto con una personalità la cui cultura è vastissima e profonda al punto di rimanere stupefatti. In pratica potrei affermare – ma non lo dico io, lo dice la sua vita vissuta – che, sin dall'età di cinque o sei anni, Peter ha scoperto di amare la poesia visceralmente, iniziando a comporre piccole liriche. In seguito, da studente universitario, scoprirà la letteratura e la filosofia comparata (era lontano parente del filosofo Bertrand Russell, premio Nobel per la Letteratura nel 1950) allargando smisuratamente il suo orizzonte, con la conoscenza approfondita del pensiero filosofico e poetico del mondo antico greco-latino. Spazierà verso oriente fino all'Islam illuminato, soprattutto dei primi otto secoli dalla fondazione del Profeta Maometto, attraverso i meravigliosi poeti sufi quali Al-Mutanabbi , lbn al-Farid, Rumi, Ibn'Arabi, Omar Khayyan, per citare i più noti.

La sua ricerca di un mondo universale poetico e filosofico lo porterà ben presto a interessarsi alla filosofia e poetica dei Paesi dell'estremo oriente, iniziando dall'India (dove rimane per il periodo del servizio militare, durante la guerra contro l'invasione giapponese in Birmania). A Calcutta avrà modo di leggere i poemi fondamentali della religione indiana nella lingua locale la Bhagavad Gita, i Veda, le Upanisad e la poesia di Rabindranah Tagore, non trascurando neppure l'interesse verso gli ideogrammi cinesi e giapponesi che parlano della filosofia buddista, confuciana e taoista. Per assimilare in profondità questi pensieri elevati, Peter ha compreso di doverli studiare nella lingua madre e così, oltre al latino e al greco antico, ha studiato l'italiano, il francese, il tedesco, lo spagnolo, il russo, il persiano, l'arabo, il sanscrito, l'hindi, l'ebraico e la lingua slava, oltre a varie lingue africane.

I suoi sono stati 75 anni di incessante ricerca culturale in ogni direzione, ma la poesia è sempre rimasta il suo più gran­ de amore che lo brucerà internamente e interamente come un fuoco sacro, sino al sacrificio di se stesso. Infatti, i n una intervista, afferma: «Poesia per me, in un certo senso, è la rappresentazione del Tutto in ogni cosa, "All & Everything"».

(dalla nota introduttiva di Wilma Minotti Cerini. Libro pubblicato da Venilia Editrice nell'agosto 2021)
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