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Rispolverando la
vecchia tradizione letteraria del certamen letterario, che ha avuto come
predecessori tanti illustri
contendenti – come ci racconta Sandro Gros-Pietro nella sua breve quanto bella
prefazione a questo libretto – Rossano Onano e Veniero Scarselli, scrittori di
razza e di polso, duellano in questa schermaglia letteraria, non risparmiandosi
colpi e sgambetti, conditi però con pepata ironia e sportivo fair play.
Antitetici in quanto a stile e contenuti (onirico e lacaniano il
poeta-psichiatra Onano; poematico e riflessivo il pensatore-poeta Scarselli),
ma vicini da lunga data per reciproco interesse umano e letterario, i due
"belligeranti" si avventurano in questo agone libresco intrecciando
considerazioni critiche con appunti caratteriali, alcuni di sapore aneddotico.
Onano, nel suo
capitolo "stoccata" rivolto a Scarselli (dal titolo "Telemaco a Pratovecchio")
ne traccia sia l'itinerario critico, scandendolo in più "fasi" ("esistenziale",
"biologica", "metafisica" e "teologica") sia il ritratto psicologico (con la
centralità dell'assenza del padre nell'opera poematica), quest'ultimo
sicuramente influenzato dalla sua professione, che lo porta ad insistere sul
versante psichico della sua indagine, somministrando al suo "avversario" pure un
test proiettivo (il Tat, Thematic Apperception Test), che compare in
un'appendice al capitolo, corredata della risposta di Scarselli. Il quale non si
lascia intimidire, e nel suo capitolo "Onano desnudo" risponde ad armi pari
alla "deformazione professionale" di Onano cercando di psicoanalizzarne l'opera,
in un minuzioso lavoro di scomposizione del mosaico linguistico dell'autore. Ne
viene fuori un caustico ritratto, in cui l'elemento ludico della poesia di
Onano e la potenza affabulatoria della sua spirale linguistica assurgono a
contrassegni di fascinazione, che per Scarselli è infine riconducibile alla
lussureggiante copertura criptica dei versi. Così, per il poeta di
Pratovecchio, il funambolico Onano agguanta l'interesse del lettore più per il
rigoglio esteriore di arditezze lessicali e forzature sintattiche che per un
vero nerbo esistenziale. Il duello alla fine si rivela meno cruento del temuto,
e sotto sotto si vede che i due si attirano e si apprezzano, benché ritti sulle
sponde di una dialettica che alla fine risulta tesa a scavare il "segreto"
dell'altro più che a demolirne la fisionomia. E in questo approssimarsi nella
distanza e nella diversità, ritmato da sciabolate non cattive, sta tutta la
positività di questo gustoso incontro-scontro, buon esempio di critica sincera e
costruttiva che non finge e non edulcora ma dichiara senza veli, dice quello che
pensa e se è il caso punge, ma sempre a fin di bene.
In conclusione,
verrebbe da pensare che forse conosciamo meglio Onano e Scarselli da questi
ritratti non banalmente provocatori che da tante noiose e adulatorie "pezze"
critiche. Ce ne fossero ancora e di più di queste tenzoni letterarie, così vere
e intriganti, invece dei tanti salamelecchi critici che ci sono in giro! Le
"sviolinate" deprimono l'anima magmatica della scrittura, la sua inesauribile
scaturigine di effetti e significati, mentre una critica ben assestata fa
vivere il testo, e ne scuote (provvidenzialmente!) l'autore.
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Recensione |
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