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L'arte filmica e la capacità di leggere contenuti e immagini
come contributo allo sviluppo esistenziale della persona
Prospettiva
dell'Antropologia personalistica esistenziale elaborata da Antonio
Mercurio. Sophia University of Rome
Studi Etno-Antropologici e Sociologici Vol. XXXIII della Rivista, Napoli 2005 (estratto)
Pasquale Montalto
1. Vedere un film
Vedere un film... quante volte, avendo letto o sentito parlare di un
film, in bene o in male, ci siamo poi proposti di andare a vederlo al cinema
o cercarlo nelle programmazioni delle reti televisive, con l'intento di
avviare e allargare il confronto, tra le nostre convinzioni e il dibattito
socio-culturale e ideologico suscitato dal film. Quante volte, indugiando
sui titoli degli ultimi successi cinematografici, posti in bella mostra
sugli scaffali dei locali multimediali o nei supermercati, o più
semplicemente soffermandoci davanti alla vetrina di una ben fornita e
aggiornata videoteca, abbiamo sentito il piacere e la necessità di comprare
o prendere in fitto la videocassetta o il CD video di un noto film, che da
tempo desideravamo vedere o stavamo cercando, con l'intento di poterlo
finalmente vedere al più presto, magari comodamente seduti sulla poltrona
di casa, in compagnia e nella condivisione di tutta la famiglia o insieme
agli amici più cari, contattati apposta per questo.
E cosa c'è di meglio e di più bello, per passare una serata diversa
dalle altre e poter poi insieme dibattere su di una tematica di comune
interesse, che programmare, in compagnia, di andare a vedere un film al
cinema. Molto più spesso poi quotidiani, giornali e riviste offrono, come
loro allegato, la cassetta di un film di successo, con la convinzione che
sia un dono gradito dal pubblico e che aiuti e contribuisca a diffondere
una buona cultura. D'altronde le programmazioni di cinema e film d'Essai e
di cineforum hanno fatto epoca e hanno lasciato il segno, continuando a
mantenere tutta la loro attrattiva e pregnanza di senso, soprattutto
nell'ambito del confronto e della socializzazione giovanile.
Vedere un film, quindi, non e mai un fatto individuale e isolato, ma
diventa
un elemento di coinvolgimento collettivo e un importante momento di
proposta e trasmissione di costume culturale. Esso stesso, già prodotto
artistico nato dall'impegno collettivo, e indirizzato al vasto pubblico
della collettività sociale, nell'intento di trasmettere e passare oltre
che situazioni di dibattito e di confronto, anche elementi di ordine
valoriale, nell'ambito educativo e formativo. Vedere un film non è un
atto casuale, o puramente ricreativo, né scontato negli effetti di
risultanza finale, perché media fondamentali processi psicologici e comunicativo-relazionali, capaci di far leva e smuovere desideri e
bisogni profondi e nascosti, che appartengono all'animo umano e che,
attraverso la visione filmica, si ripresentano e nel riproporsi possono
essere fatti oggetto di attenzione e di elaborazione trasformativa,
andando ad influire fortemente nelle scelte future ed esistenziali di
una persona o di una comunità. Quante volte,
infatti, vedendo un film, al cinema o al televisore, dinanzi ad alcune
scene, immagini, parole, ambienti e situazioni, accentuate dal regista o
anche lasciate di sottofondo e come particolari insignificanti o seguendo
l'enfasi messa dagli attori, nell'esprimere un sentimento di violenza, odio,
pace, serenità, ecc., non ce l'abbiamo fatta a rimanere impassibili e
indifferenti, ma abbiamo avvertito un profondo movimento interiore, che poi
ci ha coinvolto emotivamente, come segno e indicazione incontestabile che ciò che succedeva sulla scena filmica aveva, in un certo qual modo, una
risonanza profonda con la nostra vita esistenziale, le profondità del nostro
inconscio e di tutto il nostro essere.
E così a volte
ci assale la tenerezza, a volte siamo presi dall'aggressività, altre volte
compaiono le lacrime, il pianto immotivato, la commozione, oppure un senso
di distensione e di pace, o ancora compare la nostalgia e il rimpianto o
l'apertura verso il gioco, l'immaginazione, il sogno... in ogni caso ci si
incontra con una voce e un messaggio, più o meno esplicito e cosciente, più
o meno in sintonia con quello più palesemente espresso dal regista, ma di
certo intimamente connesso alla vita e all'esperienza del soggetto
fruitore, preso nella concretezza del momento storico in cui si guarda il
film.
Insomma è un
fatto ormai riconosciuto che l'arte cinematografica, sia un potente mezzo e
strumento di comunicazione, capace di trasmettere, in forma immediata e
veloce, idee e valori, in grado di incidere prepotentemente persino nella
forma mentis della singola persona, cosi come su particolari scelte sociali
e economico-politiche o ambientali di un'intera collettività, contribuendo
non poco allo sviluppo o al deterioramento di una civiltà. Quanto grande è,
dunque, l'incidenza dell'arte, in qualunque forma espressa, in questo caso
come produzione cinematografica, nella costruzione del pensiero culturale e
nell'espressione antropologica di costumi e comportamenti di un popolo,
ovvero nella formazione della coscienza morale e dello stile cognitivo di
concepire e organizzare la vita, nei vari settori in cui essa si svolge.
2. Leggere un film
L'invenzione
del cinematografo è stata un'innovazione artistica di grande importanza, che
ha permesso di dilatare molto i rapporti di dialogo e di conoscenza tra sé
e gli altri, contribuendo a meglio capire, contattare e padroneggiare
atteggiamenti e sentimenti profondi della vita psichica e spirituale dell'uomo.
L'arte cinematografica, nella sua multiforme varietà di utilizzazione dei
mezzi e degli strumenti creativi, dal suono ai colori, alle scenografie,
coreografie, ambientazioni, costumi, trucco, effetti e linguaggi
eterogenei, ha saputo sviluppare canali privilegiati e particolari, per
esplicitare e portare fuori tutto ciò che di rimosso, ristagna, duole e fa
male, nel cuore e nel profondo dell'animo umano, avviando ed invitando ad
un viaggio di speranza e di ritorno, di trasformazione e di rinascita,
rispetto alle ferite antiche ricevute ad iniziare dallo stadio della nostra
vita intrauterina e che stazionano nell'inconscio esistenziale, in attesa
di ricevere attenzione e cura.
E il cinema è
capace di parlare tanto alla mente, quanto al cuore e all'anima dell'uomo,
in un linguaggio sincero, intimo, raccolto, essenziale e accompagnato e
sempre mediato dall'immediatezza dell'immagine, che destruttura e fissa, a
mo' d'esempio e scambio integrativo o alternativo, nuove tracce mestiche nel
nostro modo di pensare, diventando senso, significato e simbolo pragmatico,
per poter effettuare una chiave di lettura dello sviluppo evolutivo e
esistenziale dell'uomo.
Il linguaggio
dell'arte filmica offre, infatti, un originale contributo, per penetrare
nell'essenza primaria della vita, ovvero in quelle profondità delle pieghe
inconsce, dove si consuma il destino e si avvia il futuro di ogni singola
persona, ponendo le basi e i presupposti antropologici e sociologici per
liberare e far nascere la nuova identità, per l'uomo e la comunità del terzo
millennio.
Rispetto a
questo nuovo modo di approcciarsi al cinema "Io non mi occupo di critica
cinematografica" — dice Antonio Mercurio (1995, pp. 5-6), il fondatore della
Sophia-analisi, della Sophia-art e della Cosmo-art, che trovano sviluppo
teorico e metodologico nella nuova disciplina dell'Antropologia
Personalistica Esistenziale —
"Io esploro la vita e i suoi significati profondi, quelli che la rendono
degna di essere vissuta. Mi sono accorto che sono molti i registi che pure
esplorano la vita e cercano di comunicarne i contenuti, usando le immagini
filmiche. E' un vero peccato che questa ricchezza vada perduta perché non
c'è, o non s'è creato ancora, un vasto atteggiamento culturale che incoraggi
gli spettatori a non accontentarsi di un semplice sguardo di superficie
quando vanno al cinema".
Il film diventa
allora, con l'aiuto e la guida di una chiave di lettura, appositamente
preparata a seconda del tema affrontato o della dimensione che si vuole
indagare, un supporto fondamentale per riflettere, da soli o in gruppo,
sulla propria vita, per raccoglierne gli insegnamenti e cercare di
penetrarne i tanti misteri. Attraverso la lettura antropologico
esistenziale, le immagini filmiche,
schiudono tutto il loro potenziale energetico e diventano elementi di
comprensione, per addentrarsi nelle tematiche dell'inconscio
esistenziale, quali possono essere lo stadio della vita prenatale, la
nascita dell'Io adulto dall'Io fetale, il dialogo e la formazione
dell'Io di coppia, i rapporti di risonanza e collaborazione tra l'Io e
il SÈ, come pure i rapporti che intercorrono tra genitori e figli e le
relazioni ecologiche che si stabiliscono tra l'uomo, l'ambiente e il
cosmo intero. La chiave di
lettura, rappresenta così un sapiente spaccato per entrare nel film e
portarne fuori il meglio, ovvero una prima e significativa base di
partenza, una guida per la discussione e il dibattito, preparata da chi ha
già fatto un pezzo di strada e si trova più avanti, rispetto a determinati
approfondimenti di coinvolgimento comunicativo relazionale e esistenziale,
rendendo più agevole il percorso di conoscenza e il viaggio all'interno di
sé e nell'interazione col mondo esterno. Offrendo delle indicazioni per
tracciare una mappa di orientamento, dove porre e incontrare dei sicuri
paletti di riferimento, essa lettura scandaglia, con la stessa maestria
utilizzata dai maestri artigiani nella creazione dei loro gioielli, le
immagini, i personaggi, gli ambienti, i contenuti e le varie forme del film,
addentrandosi e penetrando in territori nuovi e per questo fragili e
delicati, a volte anche rischiosi da percorrere in maniera selvaggia e
irragionevolmente da soli e senza guida, poiché tutto fuoriesce e muove da
un lavoro di creatività corale e per dare vita a laboratori antropologici
corali, capaci di attivare campi energetici d'amore, creare nuova e inedita
bellezza e nella direttiva di realizzare la vita come opera d'arte
immortale.
Volare in
queste alte vette del sogno artistico e testimonianza della volontà e
dell'intenzione dell'agire di un principio organizzatore e di unità
organismica, cosi tipico delle strutture complesse, dove ogni parte agisce e
si completa, funziona e si pone al servizio delle altre, in vista di uno
scopo realizzativo e di creazione finale, capace di sviluppare nuovi schemi
di pensiero e nuove mentalità, in grado di portare avanti l'arte di vivere
secondo valori che rendano degna l'esistenza, nella gioia di sperimentarla
completamente e fino in fondo, in piena libertà, amore, verità,
consapevolezza e totalità.
Tutto ciò è
segno che il cinema, al pari di ogni altra opera d'arte, di pittura,
scrittura, musicale o altro, sia veramente un potente mezzo di
comunicazione, di linguaggi innovativi, di cambiamento e trasformazione
dell'essere umano e della vita, perché capace di compenetrarne le profondità
latenti e portarne avanti idee e progetti di bellezza, che dal piano
squisitamente estetico si elevino gradualmente e sempre più ad un livello di
bellezza estatica, organizzata attorno ad un principio di creatività
artistica. Il cinema, dunque, ha offerto e continua ad offrire il suo più
grande e sincero contributo alla crescita e allo sviluppo evolutivo e
esistenziale dell'uomo, accelerandone l'acquisizione dei processi
maturativi, nelle linee tracciate dall'antropologia personalistica esistenziale. Altri spunti e appunti, per la riflessione e l'avvio di lavori
futuri, vengono offerti dalle sintetiche chiavi di lettura di alcuni
film, come di seguito indicato e con i cui contenuti ognuno può
confrontarsi e offrire il proprio contributo di ricerca, nella decisione
artistica di scegliersi per approfondire le linee di una nuova storia
antropologica dell'uomo.
3. Elementi
antropologico-esistenziali per la discussione di un film, attraverso alcuni
esempi
a) La svolta
decisiva e il contributo della poesia, come linguaggio esistenziale (Note di
lettura al film Pane e Tulipani di Silvio Soldini)
1. Quando, in
che momento, si decide di dare una svolta alla propria vita, ovvero di
cambiare profondamente e veramente? Di uscire da una condizione mercificata
e oggettivante, per darsi una vera identità?
In che modo avviene questa svolta? E che significato assume all'interno
di un rapporto di coppia?
La mia
convinzione è che ogni svolta, come avviene quando si gira un angolo,
determina un cambiamento, quanto meno di veduta, se non che di reale
decisione interna: ciò che prima non era visibile, perché occultato da
qualcosa che ne ostacolava la vista, all'improvviso compare e si rende
manifesto, si scopre, si esplicita e si esternizza.
Ma il
cambiamento, questo cambiamento, che si determina dal seguire passivamente
il flusso dell'onda, gli eventi della vita che trascinano con sé, su di una
strada già tracciata e percorsa da tanti, non è sufficiente, per determinare
la svolta che tu stai cercando e che desideri ardentemente.
La vera svolta,
quella decisiva, avviene quando l'angolo da girare non è generico e
indeterminato, o compare lì per caso, ma è ben preciso e fisso nel tuo
animo, situandosi in una zona di frontiera, che ti aspetta da tempo. E' il
confine, l'appuntamento, il confronto che hai voluto sempre evitare,
superato il quale non c'è più ritorno.
Questa svolta,
di cui vogliamo occuparci, oltre che un cambiamento comportamentale,
mentale, affettivo... spirituale, determina soprattutto un passaggio e uno
scatto evolutivo, ovvero l'acquisizione di una nuova e inedita
consapevolezza di sé, come principio organismico vivente, su cui poggiare e
organizzare la propria esistenza.
Il passaggio
evolutivo è da una condizione insoddisfacente e conosciuta ad un'altra da
scoprire e da costruire, ovvero da un sapere, da una mentalità precostituita
e accettata passivamente ad un'altra da esperire e valutare volta per volta,
per rafforzare la fiducia e la stima di sé, cogliendone la progettualità
profonda.
Questo risulta essere vero sia per un ordine personale, sia per una
condizione comunitaria, culturale o sociale; in termini più allargati cioè anche i gruppi sociali e le popolazioni fanno delle svolte
decisive, sul versante politico-economico-organizzativo-culturale, che
determinano veri e propri passaggi di civiltà. Questo io
chiamo "la svolta decisiva" , ciò che determina una condizione completamente
nuova, prima inesistente, che acquista vita e consistenza, si crea, piano
piano e attraverso il proprio agire, l'agire delle proprie idee e principi
valoriali.
2. A mio parere
è di questa svolta decisiva che il film Pane e Tulipani di Silvio Soldini
parla, e non di un generico cambiamento di vita, di cui potrebbe
accontentarsi il distratto spettatore.
E quanto tutto
questo costa, quali travagli e soglie di dolore i protagonisti del film,
Rosalba e Fernando, come sostituti e rappresentanti di similari nostre parti
interne, devono affrontare e superare, col rischio di venirne uccisi e di
morire. E con quale dignità lo accettano, come prova che la vita in questo
momento sta chiedendo loro, con che stile e profondo rispetto di sé si
rapportano con i loro accadimenti quotidiani, sostenuti dall'unica e sicura
voce interna dell'amore.
Rosalba, uno
dei protagonisti principali, solo quando viene dimenticata, ovvero si lascia
dimenticare, ad un autogrill sull'autostrada, di ritorno in pulman, insieme
alla sua famiglia, da una gita organizzata a Pompei, apre gli occhi e inizia
a vedersi, a percepirsi, a conoscersi più direttamente, attraverso e
affrontando il dolore, che riattiva un'antica ferita narcisistica.
— Ma come,
partono? Ed Io? Si sono dimenticati di me!
'E questa
l'amara conclusione. Lei, il suo Io, è invisibile, semplicemente non esiste.
Quale voragine, dolore di una ferita che ritorna, deve affrontare.
Scoramento, depressione, odio, e il sentire inconscio che compare.
— Io non sono
importante per nessuno. Non lo sono mai stata. Non valgo nulla. Sono solo un
oggetto da utilizzare e che esiste per piacere e per comodità degli altri.
E percorrendo
questo confine dell'odio e del dolore rimosso, che Rosalba piano piano attua
la sua svolta decisiva, decidendo di rinascere e rimanere fedele ai
desideri profondi del suo cuore.
— Io ho voglia
di divertirmi, di fare una (vera) gita, di prendermi una vacanza e un po' di
riposo, di sentire che c'è qualcuno che si interessa a me, in libertà e
amore.
Quale
leggerezza allora compare. Serenità, sollievo, pace, per una libertà
conquistata e presente. Finalmente sola, fuori da ogni controllo, frastuono
e distrazione. Sola per ascoltarsi e rispettarsi nei suoi bisogni di donna.
La decisione di prendersi il suo spazio, di andare in vacanza, di vedere
nuovi posti, di visitare bellezze artistiche viste solo in fotografia, di
aprirsi a nuovi orizzonti, a nuove dimensioni interne. In questo
travaglio, in questa alternanza, altalenarsi tra patemi d'animo e spinte
istintive, rigurgito di catene inconsce e innocenza d'animo; in questa
travagliata e devastante conflittualità avviene il riscatto di tutta una
vita, la vita di Rosalba.
Essa, dinanzi
agli aspetti frustranti e negativi della vita, dimostra una straordinaria
capacità di amarsi e di agire per amore di sé.
Non più,
quindi, a Pescara, dove vuole a tutti i costi ricondurla l'investigatore
assoldato dal marito, il suo Io-mentale e il suo Inconscio-psichico; bensì a
Venezia, l'isola dei sogni, il posto qualunque, ma che sia quello giusto,
dove vuole condurla e la conduce il suo Io-persona, per come e nel desiderio
del suo cuore, del suo Sé e della bellezza del suo corpo che si disidentifica, come manifestazione del suo Inconscio-esistenziale.
Che voglia di
vivere! Di lasciarsi vivere. Di meravigliarsi e tornare a guardare con gli
occhi innocenti di una bambina. Il piacere di stupirsi anche dinanzi ad un
obiettivo fotografico, per gioco e per diletto.
E questo è un
felice insegnamento per una avvincente scuola di vita, perché è così che si
passa da una routinaria e squallida vita di casalinga ad una piena e libera
vita di coppia con un uomo, da condurre con magia e amore.
Rosalba è
l'emblema, l'esempio, la condizione sempre presente, come possibilità
esistenziale, di come passare da una scialba e inumana conduzione della vita
quotidiana (stare chiusa sotto il peso della casa: lavare, stirare,
cucinare, badare ai figli; mettersi al servizio di marito e figli, che non
conoscono nulla del governo casalingo) ad un assaporare il gusto di stare
bene e cooperare con l'altro, per costruire un sincero rapporto di coppia.
Rosalba è una
casalinga, parte essenziale della gente che si accontenta di poco, di ciò
che la vita offre: gente comune, senza tante ambizioni, se non quelle di
essere ascoltati e capiti, per godere della gioia e della letizia di
sentirsi in pace e in armonia con la natura e l'universo.
La pace e la
sintonia di coppia, tra Rosalba e Fernando, come universo reale da costruire
ed esplorare.
Fernando
Girasole, un semplice cameriere di un piccolo albergo cittadino, che grazie
alla conoscenza con Rosalba riesce a togliersi dall'inferno della
solitudine, della paranoia e dell'anomia sociale, per ritrovare tutta la
vitalità delle sue doti poetiche e artistiche, ormai penalizzate e messe da
parte.
Fernando parla
in versi; versi imparati a scuola e che neppure ricorda bene, ma di cui ha
assimilato la bellezza e l'intensità dell'amore profondo con la vita.
Lui, con i
versi, si scopre profondamente. Alla poesia apre il suo cuore e poi lo
esprime a Rosalba, la parte reale con cui riesce, finalmente, a fare coppia,
per rendere poesia il loro vivere insieme.
Il linguaggio
della poesia, non è allora un altro linguaggio; è piuttosto il suo
vero linguaggio, quello che coglie le sue emozioni e la sua identità,
partecipata e condivisa da Rosalba con vera poesia. Sostanzialmente
è la poesia che l'ha ripagato: finché la sua mente è stata capace di
accogliere i sentimenti e i movimenti del cuore, la sua vita non ha corso
pericolo, nonostante le prove maldestre di un remoto suicidio. Fernando è
infatti troppo innamorato della vita per ripudiarla e maltrattarla, in
questo modo violento e aggressivo, che non porta rispetto per nessuno.
Emblematico
quel cappio appeso al soffitto. Fa quasi sorridere, cinicamente. Un
confronto continuo, stressante, eccessivo, paranoico, con la violenza
potenziale che noi possiamo fare alla vita, aggredendola e uccidendola.
Un cappio
pronto ad essere rimosso ad ogni segnale di movimento e di apertura, di
nuove presenze, che accendono la speranza e rinsaldano la fiducia per il
futuro.
Perdere la vita appesa ad un cappio, o fare del cappio un elemento
deterrente per riaffrontare le nefandezze e lo squallore di una vita,
condotta sul filo della protesta e della rigida disciplina?
Attimi, momenti
tremendamente lunghi; pause che creano voragini, che chiedono e cercano
risposte.
E la risposta
arriva. La vita è generosa con tutti. Il cappio può attendere, può essere
messo da parte. Ora e più importante andare dietro ai movimenti della vita,
pur sapendo che il cappio, come la morte, è sempre in agguato. E chissà
quante volte dev'essere appeso e tolto, appeso e tolto, per finalmente
disfarsene definitivamente, decidendo e riconfermando il "Sì" alla vita,
accogliendo e attraversando tutto ciò che di bello o di brutto essa
riserva.
Ed è questa la
grande bellezza del mistero della vita: la conquista che nasce dalla forza
dell'amore, dall'espressione del cuore, come linguaggio poetico. Il cuore,
di per sé, infatti, batte sia per la vita che per la morte, sia per l'amore
che per l'odio: un battito per la vita e l'amore, un battito per la morte e
l'odio. E nel mezzo, è dalla sintesi di questi opposti, che nasce la poesia,
che accade di decidere per l'amore e per la vita, in piena libertà e in
difesa della propria identità.
E se le nostre
sono parole d'amore e di poesia, dobbiamo avere fiducia e speranza nel loro
potere trasformativo e nella cooperazione che arriva dal cosmo, per
realizzare i desideri e i sogni della nostra anima, dipinta di bello, con
parole d'amore e di poesia.
Tutto coopera
infatti perché una donna e un uomo operino delle sintesi quasi impossibili,
dove il suono ritrova il suo canto ("con lei alla fisarmonica, potrei anche
esibirmi", dice Fernando a Rosalba); il desiderio di libertà e d'amore, lo
spazio di coppia, dove reinventarsi e rendersi realtà esistenziale, vivibile
e vivibile, che è già opera d'arte immortale, destinata a durare oltre la
morte fisica, per donare nuova bellezza ed accrescere la bellezza della
vita. b) Apprendere
l'arte del perdono, per spogliarsi del vittimismo e iniziare a fare
l'artista (Note di lettura al film Full Monty - Disoccupati organizzati)
Questo film è,
essenzialmente, un film al maschile, nel senso che chiama in causa gli
uomini, invitandoli a confrontarsi con sé stessi e nel rapporto con gli
altri.
Ed è un invito a "spogliarsi", a denudarsi, a praticare cioè quell'arte
tipicamente femminile, come è lo strip tease.
La differenza e
che ora sono gli uomini a doversi esibire e per far godere le donne. E
questa è una capriola, perché di solito succede l'inverso. Sono cioè le
donne a spogliarsi dinanzi agli uomini. E spesso lo fanno per sedurli e per
allearsi in un gioco di possesso e possedimento reciproco.
In tal modo,
come dire per consuetudine, gli uomini hanno acquisito e finito per dare
scontato che siano le donne a doversi sempre spogliare, e che la questione
non li riguarda. Semmai, e se le circostanze lo dovessero proprio
richiedere, loro possono prestarsi a spogliare le donne. E se le spogliano!
In effetti, gli
uomini hanno frainteso lo "spogliarsi" della donna e continuano a valutarlo
con il loro metro e la loro ottica, che si estende fino allo stupro e alla
depredazione di annientamento più assoluto. Loro invece continuano a
rimanere irrigiditi nelle loro corazze di battaglia, sempre abbottonati. O,
almeno, fino a quando non inizieranno a aprire gli occhi, per rendersi conto
e scoprire che, esseri già stuprati e depredati, conviene per loro cambiare
registro rispetto alla donna.
E per questo
che ora, soprattutto in clima di "pari opportunità", è giusto che anche gli
uomini apprendano l'arte, sofisticata e sottile, di spogliarsi , e
cerchino, attraverso questo espediente, di aggraziarsi le simpatie e le
attenzioni della donna, fino al conseguimento della reciproca amicizia e per
iniziare a perdonarsi di tutte le scorrettezze messe in atto e perpetrare
nel cammino della loro crescita, avvenuta, a dire il vero, più in parallelo
che in logica conseguenza di continuità.
E, a giudicare
dai risultati, un vero successo, che riescono a ottenere i protagonisti del
film, impegnarsi in quest'arte di avvicinamento, col proprio mondo emotivo e
con l'universo femminile, per solidarizzare prima tra uomini e poi con le
donne, ripaga e ripaga bene, tale da poter essere indicata come metodologia
praticabile e trasmissibile, per gli innegabili elementi contagianti che
innesca e porta con se, dagli esiti di sicura riuscita.
L'arte di
spogliarsi , da loro perseguita, con caparbietà e determinazione può,
quindi, essere estrapolata e suggerita, per praticarla, ad altri uomini, che
vogliano raggiungere i medesimi risultati, ovvero migliori "prestazioni" nel
rapporto con la donna, non solo sul piano strettamente fisico, ma più in
ordine al livello dello scambio affettivo, emotivo, esistenziale e
spirituale, del quale tanto c'è bisogno e urgenza.
Dunque: è
importante spogliarsi, mettersi cioè a nudo rispetto alle proprie parti
rigide, dure e intransigenti, rispetto alla proposta del cambiamento, ovvero di
guadagnare dei soldi. Basta, con il volersi creare nicchie, illusorie e
astoriche, al fine di proteggerci dal rapporto con la realtà e evitare il
confronto con la verità, per non attraversare il dolore che si libera dalla
conoscenza diretta e consapevole dei fatti che appartengono alla nostra
vita, al nostro inconscio esistenziale. Basta, con il
trascinare la nostra esistenza...basta, insomma, col vittimismo, perché è
ora di iniziare a ragionare in modo diverso, per come fanno gli artisti, per
come fa Gas, il protagonista principale del film.
Egli non si
arrende mai dinanzi alle difficoltà della vita. Soprattutto evita di
lamentarsi. Cerca, anzi, si sforza e trova i modi, per tirarsi fuori dai
guai in cui si trova, fino a diventare il fedele interprete di sé, imparando
a comportarsi da artista.
In questo
processo di trasformazione e corsa in avanti, non vuole rimanere mai da
solo, perché la sua volontà e il suo progetto è di correre e gareggiare
insieme con gli altri. Lui, Gas, sa che da solo può fallire, mentre trovando
la sinergia, l'intesa, la solidarietà e la collaborazione con altri uomini,
può giovarsi dell'energia corale che si viene a creare e attraverso questa
realizzare il sogno della propria vita: essere una volta almeno, per solo
una sera, al centro dell'attenzione e pienamente artefice, creatore di una
indimenticabile serata di strip tease.
Gas sa però che
se è possibile realizzare il suo sogno e il suo progetto anche una volta
soltanto, la vita poi non può più essere la stessa, perché può continuare a
realizzare quella magia, per quante altre volte vuole e lo chiede per amore
di sé e per portare avanti un progetto corale.
E questa è la
bellezza dell'uomo, la sua capacità di poter creare bellezza immortale, che
prima non esisteva e che poi rimane per sempre. Quella bellezza che Antonio
Mercurio chiama la Bellezza seconda.
Questo è il
sogno e la capacità di pensarsi in positivo, di scegliersi nella propria
parte migliore e elevarsi ad un gradino sempre pin alto, rispetto al punto
in cui ci si trova. Questo è un addestramento e una lezione di eleganza, di
bellezza e di arte. Questo è la volontà e la voglia di non arrendersi,
contrastando ogni voce di parassitismo e di stagnazione. Questa è la
modalità per poterci chiedere e poterci dare di più e il meglio della vita.
Questo è ciò che insegna la cosmo art.
Bibliografia essenziale
ENRICO G. BELLI
"Innocenza e memoria. Sul sentiero della bellezza seconda", CINPSY, Edition,
Cosenza, 2002.
BRUNO BONVECCHI,
Relazioni tenute in occasione delle varie Tavole rotonde, organizzate dall'IPAE-Sur
a Cosenza negli anni 2002-2004; Conduzione del Laboratorio di Antropologia
Personalistica Esistenziale, IPAE, Cosenza, 2001-2005.
OMBRETTA
CIAPINI BONVECCHI, Locandine con chiave di lettura
antropologico-esistenziale sui
films proposti, in occasione dei vari week-end, svolti negli anni dall'IPAE-Sur
di Cosenza, particolarmente negli anni 2002-2004.
ANTONIO
MERCURIO, "La vita come opera d'arte e la vita come dono spiegata in 41
films", SUR, Ciampino (RM), 1995; "La nascita della cosmo-art.", Ciampino
(RM) 2000; Locandine di preparazione ai week-end di Cosmo art. e ai
Laboratori corali di APE.
PASQUALE
MONTALTO, "Il linguaggio delle emozioni e della creatività nell'opera
d'arte", in SEAS, Atena 2000, Napoli, 1985, n. 23, pp. 82-88; "Il contributo
della poesia allo sviluppo della figura dell'arteterapeuta", Istituto di
Cultura Italiana di Napoli, Napoli, 2004.
Angela LO
PASSO, a cura di "Le parole del cuore. Lettere e poesie d'amore", Ed.ni Il
Musagete, Francavilla Mar.ma (CS),2005,pp.60,s.i.p.
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Materiale |
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