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Il canto stonato della Sirena
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Il canto stonato della Sirena, di recentissima uscita,
è una raccolta di racconti in cui Monica Florio, l'autrice, affronta il tema
della emarginazione. E l'affronta in maniera variegata, nel senso che i
personaggi dei suoi racconti, spesso brevi, fulminanti, non vivono sempre una
emarginazione conclamata ma la nascondono sotto una scorza di ambigua
"normalità", oppure dell'emarginazione ne fanno strumento positivo per
conquistare la normalità, appunto.
Insomma esseri umani non tanto dissimili dagli altri, in un coacervo di
pulsioni, sentimenti, proiezioni mentali, positive e negative insieme. L'affresco, il filo conduttore, è la vita stessa descritta in queste 26
brevi storie graffianti e talvolta dure, che lasciano il segno nel lettore.
In questo mondo pieno di luci ed ombre, che la scrittrice restituisce anche
attraverso la lente della leggera ed elegante ironia, viene in qualche modo
declinato tutto l'elenco delle possibili emarginazioni, fisiche e mentali:
omosessualità, handicap, solitudine, gelosie e varie altre problematiche.
Personaggi outsider - li chiama così Monica Florio - non perdenti, perché
nonostante siano ai margini in essi c'è volontà di riscatto da un quotidiano
complicato, così come c'è volontà di riscatto, da una diffusa ed atavica
problematica, nella Napoli che fa da sfondo alle storie.
Un elemento importante emerge nella scrittura lucida e limpida di Monica
Florio - che non indulge nelle parole o nelle descrizioni ma che con concisione
arriva al cuore - ed è quello di una moderna surrealità. E' proprio una Napoli
da Blade Runner, infatti, che fa da sfondo al racconto più surreale e sulle
righe di questa raccolta, dal titolo "Uno solo".
Un racconto quasi sul filo della fantascienza, del day after, in cui si
attende una apocalittica fine di quel poco che rimane di una città fantasma,
popolata di cani randagi e di qualche sparuto sopravvissuto essere umano. Il
taglio e il plot "americaneggiante" della storia danno la misura, appunto, di
quanto ci può essere di moderno e surreale in questi racconti, poiché in ognuno
di essi emerge questo dato, quasi come metafora attraverso la quale esaminare il
dolore, le assenze, la vita come si diceva. E di quanto l'autrice, nel suo stile
secco e senza compiacimenti, possa in qualche modo assimilarsi agli autori
americani, da sempre maestri di linguaggi stringati ed immediati, oltre ad
essere grandissimi nel maneggiare gli elementi surreali delle storie. Senza
tralasciare, da parte della Florio un "umano" spiraglio di ottimismo, di
speranza che vivifica il tutto e rende la scrittura ancora più intrigante.
In conclusione questa prova letteraria di Monica Florio ci sembra di tutto
rispetto ed originale, da leggere senza fermarsi. Racconti coraggiosi pubblicati
con giusta, coraggiosa e tenace intuizione dalla casa editrice napoletana "Ilmondodisuk
libri".
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Recensione |
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