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Linea di poesia delle tue fragole
Di Raffaele Piazza ritroviamo, in “Linea di poesia delle tue fragole”, un’ampia selezione di testi, che ancora una volta definiscono la
fisionomia poetica e il percorso creativo dell’autore napoletano. Le prime
poesie dell’e-book risalgono al 1996 e sono uscite in una raccolta del 1998,
“Sul bordo della rosa”, edita da Amadeus; la poesia su Pasolini fu pubblicata
sulla rivista cartacea "Capoverso" nel 2007. È un Pasolini definito, con
originali espressioni e riflessioni, il romano amante di borgate, il “profeta sanguato dei giorni”, che però sapeva sorridere (in questo differenziandosi,
nota l’Autore, da un altro grande autore, il Pavese musone langarolo).
La figura femminile
di Alessia già è presente in “Camere per Internet”, apparsa in apertura della
silloge “Del sognato” (La Vita Felice, Milano 2009): “si chiama Alessia sta nel
file segreto il / suo nome nelle tasche a fotografie / di quanti saranno i suoi
figli / come le linee della sua mano portano ceste / di fortuna lineare lungo
presagi di camminate vegetali da cliccare…”. Ecco le costanti dello stile di
Raffaele Piazza: mistione di termini del lessico colloquiale e di poetismi,
decostruzione della sintassi canonica in favore del libero accostamento
analogico, immagini che sgorgano da immagini, metafore ardite che generano
metafore ancora più ardite, ma che sanno giustapporsi a concretissimi,
leggibilissimi referenti reali.
Nell’e-book “Linea
di poesia delle tue fragole” ritroviamo undici testi che hanno come tema Alessia
e tre che riguardano Mirta Rem Picci. Sono poesie apparse in “Alessia e Mirta”,
ultimo (per ora, dato che è in corso di stampa un nuovo libro di Raffaele)
progetto editoriale cartaceo, edito da Ibiskos Ulivieri nel 2019. Si profila
dunque un progetto poetico che viene da lontano ma che è pur sempre vivo: un
progetto che ha risposto a personalissime urgenze liriche, concretatesi in
strategie compositive e in strumentazioni stilistiche sempre più efficacemente
equilibrate fra grazia e scaltrezza, tra ben dissimulate astuzie di scrittura e
apparente minimalismo diaristico.
“Una linea di
poesia mi chiedevi, un chiaro / incontro oltre la chiave della nebbia”: è la
linea delle sue (di lei) fragole, di un frutto che ha lo stesso sapore della
bocca e del corpo dell’amata. Perché per Raffaele Piazza esiste una “seduzione
di fragola”: “frutto tipicamente di primavera, che, come l’eterna, gioiosa e
dolente ragazza Alessia, profuma di una stagione di semi e di speranza” (come
fu detto
benissimo).
Piazza coniuga il
linguaggio di un’avventura (quella con/di Alessia) e l’avventura del linguaggio,
in un processo d’invenzione, innovazione e ricerca formale: stravolge cronologia
e principio di causa-effetto, abbandonandosi a una narrazione frammentata, ai
capricci della mis-memoria, al fluire di un discorso poetico che abolisce ogni
pretesa di verità unitaria e che di proposito si presenta disarticolato e
polisemico. Così propone un convincente e fascinoso ritratto di donna, privo di
compiaciuti psicologismi e di manierismi liricheggianti.
Qui, come
nella succitata raccolta cartacea “Alessia e
Mirta”, Raffaele Piazza propone una nuova, diversa figura femminile, quella di
un’amica morta suicida. Una figura femminile che non soltanto rinvia a una
traumatica esperienza, ma soprattutto inaugura una rinnovata poetica, uno stile
nuovo perché meno “dolce”, rispetto alla precedente stilizzazione della storia
quasi infinita di Alessia e del suo Giovanni. Nelle poesie dedicate a Mirta Rem
Picci manca quest’alter ego dell’Io poetante che è Giovanni: qui è “io”, è
Raffaele Piazza colui che ricorda e soffre in primissima persona: sono io
‒
dice Piazza
‒
che “affido al mare del web il messaggio / per te: ti voglio bene”. E fa andare
tra le genti della rete, quasi immediatamente, le liriche effusioni del suo
dolore. E così
Mirta Rem Picci,
che come creatura terrena tragicamente scompare, risorge come Musa ispiratrice
di nuova poesia, a rinnovata conferma di come i discorsi, i luoghi, gli oggetti
e gli avvenimenti condivisi con quella “donna per amico” possano ingenerare
poesia vivificante e consolatoria.
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Recensione |
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