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Da questo mare
Il dialogo col sacro in Stefanoni è talmente profondo e sentito da farmi parlare
di poesia devozionale al punto che potremmo togliere titoli e indicazioni
fino ad ottenere un lungo meraviglioso poema. In esso la speranza è nel Cristo
presente ad ogni angolo di strada primo fra gli ultimi, luce nelle tenebre.
Noi siamo il luogo pellegrino su tutta la terra…destinato
a mostrarsi senza riconoscersi. Il male urla forte ma la speranza urla ancora
più forte…e gli uomini intrappolati dalla paura, dall’ansia di vivere non
trovano la forza di alzare lo sguardo verso la luce, restano legati ai fatti,
alle storie, inermi di fronte alla grandezza del sacro. In questo libro parlano
le persone, parlano i luoghi e sono accorati richiami alla speranza, alla luce
che ci sfiora e mostra la via mentre intorno l’indifferenza copre il mondo di un
manto di cenere. In Navicelle (pag.53) si avverte questo richiamo alla forza che
rompe ed esalta le solitudini fino ad aprire il cuore e qui è l’essenza di tutto
il libro: non piegarsi ma procedere in simbiosi con quel TU che tanto spesso
appare, quel TU che poi siamo noi smarriti nelle strade e nel mondo.
Un libro profondo, intimista ma nello stesso tempo un grido che si modula sulla
voce della preghiera implorante perché Dio ascolta, Dio c’è… E’ questa certezza
sfolgorante che travolge il dubbio e ci sospinge verso l’Altro: solo l’amore e
la condivisione possono spazzare via le ombre, fare luce.
Firenze, Dicembre 2014
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Recensione |
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