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Narrativa. Le numerose parti in cui si articola il volume rappresentano altrettanti “momenti” vissuti, con le tante ‘sfumature’ che la vita ci propone, a volte piacevoli, altre volte meno. Ma con Castelli va rilevato un principio: “Ho sempre amato la bellezza” egli scrive, e la bellezza si riverbera anche nelle pagine di questi ricordi (vogliamo chiamarli così?), in cui il tempo e la memoria appongono il loro sigillo.

Che l’autore sia dotato di una memoria non comune lo dimostrano certe reminiscenze d’infanzia che risalgono fino ai quattro anni, anzi, addirittura prima di nascere, allorché la madre gli faceva ascoltare musiche classiche: può sembrare uno scherzo, ma è una cosa possibile, che poi si rifletterà nelle scelte del bambino. Sappiamo che da adulto ama Beethoven, forse più di Mozart affine al suo sentire, ma quando fa la raccolta delle opere del compositore tedesco la lunga attesa che escano i numeri delle dispense può diventare irritante.

Davvero divertente la creazione in età giovanile di una banda, con il relativo giornale: ci sovviene di quando a scuola si facevano giornaletti, ovviamente manoscritti, da passare sottobanco. Poiché Duccio Castelli appartiene una generazione appena postbellica, tanti usi e immagini restano, considerando che nel primo dopoguerra non vi era certo la ricchezza di cui oggi disponiamo.

Nel libro affiorano diversi personaggi, tutti tratteggiati con mano sicura, talvolta ironicamente, ma sempre con quel filo di nostalgia che col passare del tempo ce li rende cari. Notevole parte hanno anche i ricordi della vita militare, con il corredo di scherzi, all’epoca potevano essere gavettoni, salami oppure zompare. Osserviamo come il ricordo del primo amore abbia quella castità che deriva dall’innocenza del non sapere.

Pure i sogni trovano un loro spazio: non sono da sottovalutare in quanto rivelano l’identità più profonda del sognatore e possono indicare la poesia dell’assenza. Per chiudere questa breve disamina si legga infine la poesia Assillo. Un volume che è una miniera di fatti, non pochi ormai appartenenti alla ‘storia’, che mostrano quante e quali esperienze siano possibili nell’esistenza di una persona, ma particolarmente nel nostro autore, che oltretutto è poeta e jazzista di valore.

Recensione
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