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Lettera a una
donna. love obsession

Narrativa. Spesso
un libro viene distinto secondo la tipologia. Nel presente caso appartiene alla
epistolografia o al romanzo epistolare? Trattandosi di una ‘lettera’, forse
conviene evitare etichette, soprattutto perché vi sono intercalati passi
dialogici, il che vuole dire: ogni opera letteraria, ancorché si possa assegnare
a una determinata area, ha una sua personalità, una sua cifra formale ed
espressiva.
E gli spunti qui non mancano: un rapporto d’amore da approfondire e
conoscere nel lungo discorso che l’autore ne fa, quindi episodi, ricordi e
sensazioni, ogni elemento correlato al significato primario. Purtroppo il bello
e il difficile della scrittura è che le parole indicanti un oggetto spesso
mostrano molteplici accezioni, talché la parola amore può indurre in
inganno quando invece si applica a qualcosa di disinteressato e non appartiene
alla sfera erotica. L’erotismo, già notato nella raccolta poetica l’isola di
bouvet, diviene esplicito.
Ma il sentimento può mescolarsi con la spinta
sessuale, compenetrarla e poi farla decadere a mero evento fisico. Appurato che
lo stile dell’autore riesce a tenere ferma l’attenzione per via di un lessico
che sa rigenerarsi senza cadere nel banale, l’intima discesa nei luoghi di una
psicologia complessa non è mai completamente sviscerata. Se l’epigrafe da
D’Annunzio offre una prima, ma non assoluta a nostro avviso, chiave di lettura,
già ci insegna che la felicità possiede la diversa dimensione, che è
quella dello spirito. Ecco un altro interessante tema che il libro ci propone:
la trasformazione dell’eros in coscienza spirituale. Impresa probabilmente
disperata, se ciò non fosse un libro avrebbe minor senso. È proprio questo dato
riflessivo a colpirci, un esame che sembra non voler sfuggire al suo pur
mirabile cerchio nel quale si chiude: tale è infatti la love obsession.
Prendiamo un termine che ricorre una quindicina di volte, orgasmo.
Andando all’origine l’uso era diverso, una congestione di umori, per esempio, ma
oggi il significato sembra unico. Con ciò si vuol dire che de-scrivere è
un’impresa splendida e in effetti poco praticabile. Ci si può riuscire
attraverso vie differenti, sempre con la massima attenzione a quel che accade
anche senza la nostra volontà. Ritenendo che, cito l’autore, la realtà sia
“simbolo di precise identità”, si finisce ugualmente in letteratura. Ma
un’altra spiegazione è possibile in questo denso e inappuntabile testo: il
ricupero di una memoria che il tempo frantuma o deforma, l’anelito a quella
natura che si è persa in sé, vale a dire tra corpo e anima: qualora
quest’ultima ci fosse, si viene a creare una simbiosi utopica, e per questo
motivo di una bellezza che travalica l’immagine.
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Recensione |
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