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L’immagine di me voglio che sia... per un ritratto di Proust

Saggistica. Se un critico non ha le competenze del saggista non può che esprimere una opinione. Su questo dato si fondano quindi alcune considerazioni stimolate dalla lettura, in particolare da alcuni punti del testo: la seconda parte del titolo è ripresa da un saggio di W. Benjamin del 1929.

Un primo, importante aspetto è quello del sesso: può sembrare impossibile, ma il sesso gioca un ruolo non proprio secondario — non si intende solo come fattore erotico, ma nelle sue implicazioni di natura psicologica. Il tempo è un altro elemento che, nel presente caso, pare appiattirsi su una superficie atemporale, specie se “i diagrammi del tempo neutralizzano l’ordine logico e la successione cronologica”: ciò dipende dalla scrittura la cui sequenza appare nelle pagine, ma in effetti, per via delle tante digressioni, finisce per annullare la successione reale del fatto artistico. In Proust predomina la qualità del linguaggio.

Di conseguenza possono esserci due, e forse più, modi di affrontare l’evento linguistico: dominando le parole o venendone dominati. Nell’uno e nell’altro caso non si produce una differenza estetica. Quando la scelta estetica incide al punto da mettere in secondo piano il contenuto, cioè la storia (con tutte le sfumature intermedie tra realismo e immaginazione o fantasia), il rischio è di un manierismo che, non di rado, diviene di alto livello. Lo scrittore francese, attratto dalla pittura, probabilmente rientra nel tentativo di tradurre le figure pittoriche in un clima quasi impressionista, e come ritiene L. Anceschi cercando di ‘ritrarre’ il vago, l’impalpabile o il possibile: sono, per così dire, tre gradini di una stessa concezione creativa, facenti parte della identità, che nella Recherche assume un suo significato.

Come poi tale identità arrivi a consolidarsi o definirsi non è facilmente comprensibile: se il linguaggio, o meglio la parole, nasce dallo strato profondo dell’io, è proprio l’indagine sullo stile, e di conseguenza sul lessico, a fornire una base per ulteriori analisi. Un tema che potrebbe appassionare è: quanta parte vi è di biografico, o autobiografico, in un romanzo o in un racconto? L’intreccio che spesso si incontra tra finzione e realtà diventa spesso inestricabile: alla fine, dunque, conta di più l’esito artistico anziché l’approfondimento storico-critico. Perciò questo ritratto, oltre a essere possibile, è anche credibile.

Recensione
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