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Un sempre nuovo implorare. Piccole chiese fra i monti delle Dolomiti

Saggistica. “Trentasei piccole chiese”, autentici gioielli d’arte e devozione, sparse nell’area cadorina e ampezzana. Di ognuna il tracciato storico e informativo, accompagnate da un disegno che ci dà anche la misura concreta dei singoli edifici.

Un’opera preziosa, che svela la “intimità di piccole chiese” — ed è proprio la loro dimensione ridotta, quasi a livello umano, a interessare, a dimostrazione di quanto patrimonio culturale vi sia anche tra le località meno note. Una “sottile spiritualità” come annota l’introduzione, ed è a questa spiritualità che ci si deve affidare per godere del valore intrinseco e storico di questi edifici sacri.

Tra le varie chiesette andremo a segnalare il “raccolto tempietto” di Auronzo. Dedicato a santa Caterina, è una costruzione eretta nel 1554, al posto di una cappella del 1388. Spesso i nuovi edifici sorgono su antiche vestigia, fino a volte ad arrivare al periodo romano. La devozione riservata ai santi è in queste aree montane assai sentita. Davvero minuscola la chiesetta di Calalzo, risalente alla prima metà del XVII secolo.

Un dato rilevante è che queste chiesette si inseriscono in armonia con la natura circostante, e non di rado in zone boschive. Per i suoi famosi murales merita un cenno Cibiana, caratteristico paese praticamente aggrappato alla montagna. La piccola chiesa contiene una pala con la Madonna, san Nicolò e san Fermo. San Nicolò ebbe fama di compiere miracoli. Morì nel 343: a quanto pare da lui è nata la figura di santa Klaus, ossia Babbo Natale.

A Domegge si creò una comunità di eremiti. Il primo era stato Giovanni Maria Pinazza, stabilitosi lassù tra il 1720 e il 1721. La vita ascetica attirò ben presto altre persone. Non mancarono le critiche a questa comunità, ma a noi piace pensare alla purezza dei loro intenti. A Lorenzago abbiamo “un santuario all’aperto circondato dagli abeti”.

Qui il papa polacco san Giovanni Paolo II trascorse per sei estati le sue vacanze. A un miracolo si riferisce invece la chiesetta ampliata sul finire del Quattrocento in quel di Pieve di Cadore. Un bue si era inginocchiato davanti a un avvallamento di terra, da cui emergeva una cassa che si scoprì contenere un Crocifisso di dimensioni “quasi umane”. Sebbene situati a certe altitudini i luoghi erano abitati, come attesta lo scheletro risalente a 7500 anni fa.

A volte però i luoghi si spopolano: a Damos rimane la chiesetta in cui vengono celebrate messe in occasione di talune festività. Le descrizioni così accurate sotto il profilo artistico e storico fanno nascere in chi legge il desiderio di visitare le varie chiese inserite nel suggestivo panorama naturale.

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