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Il mio pensiero poetante

Reggio Emilia, 2011 al crepuscolo

Amico mio,

ho ricevuto Vernice. L'intervista che ti riguarda è un capolavoro, la migliore per originalità mai apparsa sulla rivista. Non tanto per ciò che dici, perché il tuo pensiero sulle faccende della letteratura e della vita mi è noto, ma per l'apparato fotografico scelto, e per le didascalie di appassionata ironia. Da psichiatra, se la cosa ti interessa, dico che il tutto mostra una precisa "sindrome dissociativa", fra gravità epica del pensiero, e leggerezza dell'Io che ride su di sé. Solo i grandi poeti (non già i grandi pensatori, e tu fortunatamente pensatore non sei) hanno coscienza del tragico e del buffo che coesiste nelle cellule cerebrali; o nel Dna, come tu ami dire.

La prossima copertina dovrebbe toccare a me, ha detto Sandro. Sono tentato di rifiutare l'invito. Dopo la tua, la mia intervista non farebbe buona figura.

Sull'ombelico di Dio, devo dire che mi piace ma non mi entusiasma. E' il tema in sé, che non mi appassiona. Resta il linguaggio, sempre magistrale. Avrei visto bene l'ombelico di Dio messo a conclusione de Il mio pensiero poetante. Che devo ancora leggere. Sul quale, anzi, nutro una certa diffidenza; come su tutte le cose eccessivamente ragionate. Non vorrei che tu abbia seguito il tuo maestro Dante, che in Vita Nuova tenta di rovinare le sue poesie su Beatrice attraverso assurde argomentazioni teologiche; che, fortunatamente, nessuno ha mai preso sul serio.

Ti mando Mascara, per il preciso motivo che ho visto il tuo nome comparire nell'albo d'oro del premio. Su Pomezia-Notizie da tempo non trovo la tua firma. Avrai litigato, come al solito. Perciò, provvedo io all'invio.

A Gemma, la ristampa illustrata di Ammuina. Solo a Gemma e non a te che, nonostante l'avo dipintore, a mio sospetto poco capisci di arte figurativa.

Ciao Veniero e ciao Gemma, buon anno

Recensione
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