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Francis Bacon e la visione del futuro
La Natura si domina servendola
Io credo che l’essere umano abbia interpretato male il passo della
“Genesi” in cui Dio affida all’uomo la sovranità su tutte le creature della
Terra. Ha capito a modo suo: l’uomo può fare il proprio comodo sul pianetino
azzurro, credendosi padrone assoluto e dittatore stolto di questo miracolo che è
la vita nel nostro sofisticatissimo e delicato ecosistema, di cui noi siamo
parte integrante, in osmosi con tutto il creato, ma non i
conquistatori-distruttori a cui ogni “affondo” è permesso. Tuttavia, non
possiamo accollare i misfatti continui dell’homo sapiens alla scienza, o alla
sua figlia diretta: la tecnologia.
Grazie alla scienza siamo passati dalla caverna al grattacielo, dal
carro trainato dai buoi all’aeroplano, dalla mortalità per una banale infezione,
alla salvezza tramite i vaccini e gli antibiotici, dalle operazioni chirurgiche
da svegli all’anestesia etc.
Ma siamo passati anche dalla clava alla bomba atomica, dalle frecce ai
cannoni, dall’aria pulita al clima umido tropicale, dalla pulizia del cielo
all’inquinamento globale. E pensare che, non pochi secoli fa, un pensatore
britannico, Francesco Bacone, tutto ciò lo aveva previsto. Egli è il padre della
“scienza quale potere dell’uomo”, il profeta della tecnologia, ma con un
presupposto etico che l’uomo contemporaneo ha smarrito o non ha avuto mai. La
Natura è quella che è: dobbiamo noi adattarci ad essa e non viceversa. Su queste
premesse, vedremo ora la grande intuizione del filosofo inglese. Mi servo di un
testo bellissimo della pensatrice e anglista (nonché poetessa) Daniela Quieti:
Francis Bacon La visione del futuro.
Egli, oltre quattrocento anni fa, distinse con acume due aspetti nel
concetto di scienza: quello degli “esperimenta fructifera” (vale a dire
l’utilitarismo selvaggio che spreme la Terra contro l’interesse stesso
dell’umanità, e così la offende, la depaupera e si scava la fossa per il
futuro), e gli “esperimenta lucifera” (quelli che illuminano gli uomini e
studiano le cause profonde delle cose naturali).
La scienza è potere, ma – come tutti i poteri – può trasformarsi in
tirannia e distruzione. Dipende dall’uso che l’uomo ne fa: ed oggi ne fa un uso
sconsiderato, dando fondo a ogni risorsa come se il pianeta fosse infinito e le
sue risorse inesauribili.
Daniela Quieti sottolinea con ricchezza di riferimenti la novità
rivoluzionaria di Bacone, facendo continue “verifiche” con il presente che il
filosofo aveva preconizzato (ma in termini e sostanza diversi), poiché, dopo lo
smantellamento della metafisica come scienza (ad opera di Kant) , è nata la
scienza come metafisica: e oggi bisogna riportare l’equilibrio dell’esperimento
di luce consigliato da Bacone. L’intento di espugnare la Natura per metterla al
servizio dell’uomo, ripeto con Daniela Quieti, aveva un senso positivo per
l’etica baconiana, etica che l’uomo ha perduto lasciandosi prendere dalla
strapotere concessogli dalle scoperte e dalle invenzioni che hanno facilitato la
vita e reso comfort che neppure i faraoni conoscevano (ed ora milioni di uomini
possiedono). Allora, la rilettura di questo grande precursore è necessaria: e ad
immetterci nella complessità della sua “opera omnia” è proprio questo libro
straordinario di Daniela Quieti, che consiglierei soprattutto nelle scuole e nei
corsi di filosofia, nonché quale testo propedeutico ad un buon uso della
scienza.
21 novembre 2012
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Recensione |
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