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Il verso della vita
La poesia è modulata sul “sermo
familiaris”, della quotidianità, perché alla poetessa sta a cuore ed interessa
rappresentare il destino semplice della gente comune di provincia, di un angolo
di provincia martoriata dalla storia, dalla natura e dalle scelte inopportune o
insensate di chi dovrebbe occuparsi del “bene commune”.
Il titolo della silloge
esprime, molto opportunamente, il connubio vita e poesia, …nel suo molteplice
manifestarsi, nelle variegate variazioni dell’accadere per cui il “verso” della
vita può …. indicare la strada, il percorso, la direzione, luogo cui scivolano
le vicende personali e storiche. E le vicende, gli attimi su cui naturalmente
s’innesta l’ispirazione sono costituiti dagli affetti e dal senso forte delle
radici: non è un caso che la prima e l’ultima poesia della silloge abbiano come
motivi ispiratori da un lato l’affetto materno (“Ascolta”) e dall’altro
l’affetto filiale (“Tenere radici”), quasi a voler definire i limiti entro cui
spazia la “magna pars” del momento poetico, l’α e l’Ω, principium et finis;
condizioni che possono apparire circoscritte ma sono solo la delimitazione del
microcosmo in cui per il senso del contrario è possibile intravedere fenomeni
che alludono e rinviano al macrocosmo.
Ed infatti la poesia non s’arresta al
soggettivo, ma investe anche lo “storico” (vedasi “Non tornano i lupi alla
masseria, Annaspo, Non sbattere il muso, Inchiodati).
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Recensione |
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