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Prefazione a
Altri tempi
di Daniela Quieti
La
scheda del
libro

Giulio Panzani
giornalista, poeta, critico letterario
Si ha una strana percezione, sfogliando queste pagine, quasi che dalle immagini
evocate dall'autrice nel riproporre un tempo virtuale scaturiscano suoni,
colori, odori altrimenti dissolti e qui indispensabili alla compiutezza di una
narrazione che non è solo descrittiva bensì un percorso attraverso il quale si
opera un ricongiungimento delle vicende di un mondo, di un'epoca, con
un'individualità – quella appunto di Daniela Quieti – che vi attinge le ragioni
dell'anima.
Per comprendere pienamente le valenze espressive dei diversi capitoli, certo non
casuali nel loro succedersi, occorre rifarsi all'interpretazione soggettiva di
una storia nella quale la metamorfosi delle cose rappresentate alimenta sia
un'introspezione accorata che una potenzialità emotiva. Come dire, cioè, che
l'autrice si aggira sia pure in punta di piedi e con un tono pittorico
estremamente delicato oltre i limiti delle parole per strappare loro il senso
del vivere e per stemperare le proprie attese nell'altrui vocazione al
sacrificio e ad un destino indiscusso dal piglio quasi verista. Su sfondi densi
e drammatici malgrado la virtuale semplicità dell'impianto narrativo peraltro
reso con formulazioni lessicali d'immediata creatività, si muovono figure la cui
plastica incidenza deriva direttamente da una vis poetica più che dal dilatarsi
dei loro profili. Il che riporta, così, a ciò che l'autrice riversa di sé e dei
propri sogni, più che della memoria o dell'immaginazione, in quel vissuto che
contestualmente definisce e frantuma la condizione umana aggrappandosi anche a
una pregnante religiosità che qui – e certo non solo qui – è motivazione e
speranza. Le parole divengono, per questa ragione, il respiro, il ritmo e
l'intonazione – come direbbe il grande Mario Luzi – del cosmo interiore
dell'autrice nell'atto di accordarsi con quello esterno.
Certo: quest'antologia rievoca, insieme alle tradizioni e alle immagini di una
terra, ciò che sembra scomparso strappandolo in tal modo alla sua temporalità e
restituendo al quotidiano i suoi significati più profondi e più intensi,
qualunque essi siano, in una sorta di eterno presente.
D'altra parte anche la pur fragile vicenda di coloro che popolano queste pagine
non è solo un succedersi di piccoli eventi. Così come il vivere di ognuno di
noi, una simile registrazione la falsificherebbe perché ci sono sempre, anche in
chi sembri non avere storia, delle evidenze dell'anima che affiorano
trasmettendosi agli altri e impreziosendone l'ordinarietà. Cosicché la poesia,
sempre per dirla con Luzi, è molto spesso fatta di questi affioramenti.
Ecco perché alla fine si può dire che "Altri Tempi" è un libro intensamente
lirico, per quei passaggi che si sciolgono in scansioni struggenti. O la storia
di una terra, per quel suo richiamo evocativo di fantasmi d'amore. Oppure di una
fede consumata nel tempo dal tempo e il cui segno resta, però, graffito nel
cuore dell'autrice, con i suoi incancellabili ritorni.
Più giusto è dire che è tutto questo insieme con in più – ma in dono solamente a
chi sia in grado di leggerne la mappa delle parole segrete – quella passione
solo apparentemente inespressa e che è la vera essenza di Daniela Quieti.
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Materiale |
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