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Ragazzi a rischio. Una nuova avventura per TommyAlberto, generato da una prostituta bulgara e dato in adozione; Luca, vittima di Ciro: si arroga il diritto di picchiarlo in quanto fidanzato della sorella; Laura, autolesionista:«per superare i momenti d’angoscia» mortifica il proprio corpo, infliggendosi con lamette, forbici, coltellini, tagli che provono ferite sanguinolenti; Pino,orfano di padre: per salvare la madre dalla brutalità del compagno violento, ricorre ai favori di un boss: non è che un arazzo a tinte cupe di storie che hanno a protagonisti adolescenti con un retroterra socio-culturale-ambientale precario. Tale, per entrare nel vivo delle problematiche che andremo ad affrontare, il materiale umano trat-teggiato da Monica Florio in Ragazzi a rischio, titolo emblematico, atto a individuare adolescenti che hanno impresso nell’animo e sulla pelle le stimmate del disagio, lo struggimento dell’abbandono, i rovelli dell’emarginazione, esternazione di criticità psicologiche, difficili da accettare, curare sanare. IL medium parola, per instaurare una comunicazione, sia pure parvente e monosillabica, non sempre funge da propellente per narrare e narrarsi: troppa la diffidenza dei ragazzi a rischio nei confronti di terapeuti o sacerdoti votati al recupero di una fetta di umanità disadattata e sradicata.
Il tutto con la sonnolenza di genitori distratti. Latitanti o assenteisti per motivazioni, indubbiamente legittime, hanno deposto o rinunciato al ruolo di autorevolezza: apriva, anche se tensivo per il dissi-dio generazionale, il varco al dialogo, passe-portout per consigliare, suggerire, plasmare, supportare nei momenti di crisi, anche con qualche divieto, se si intravvedono pericoli e disorientamenti sulla via del malessere adolescenziale. Sono considerazioni a caldo, scaturite dal manuale di Monica Floro; un libro che si legge di getto per la incisività della scrittura, diretta e immediata: tematiche così sfaccettate e prismatiche riget-tano infiorettature e orpelli esornativi, per sensibilizzare, senza sovrastrutture decorative, al problema, che è quello di osteggiare il nicchiare annoso e l’acquiescenza endemica di famiglia, scuole, Istituzioni, sempre più permissive e didatticamente poco o niente formative. Una realtà scottante quella evidenziata da Monica Florio; un realtà che non si adombra di pessimi-smo per una ben nutrita carica di solidarietà e condivisione, ravvisabile nella pagine finali, in quello stringersi di ex alunni intorno al loro insegnante, al capezzale di Lorenzo in coma per essere stato aggredito da knock-out game. Sono lì ad aspettare il miracolo del risveglio i ragazzi a rischio del Centro Alias, guidati da padre Gregorio e raccolti intorno Tommy, docente amico e confidente. E Tommy, che tiene le fila della narrazione, a distanza di anni, si dichiara pago del sostegno affetti-vo e psicologico dato ai suoi allievi, ieri smarriti e disorientati, oggi ufficialmente inseriti nel socia-le con un lavoro stabile: Pino in pizzeria, Luca, fotografo, Laura e Lorenzo sposati, Francesco giornalista, Imma wedding writer; lui Tommy, dall’adolescenza affatto dorata, psicologo. Spesso col cuore e con la mente ritorna agli anni trascorsi con quei ragazzi, ora uomini non più a rischio. È quanto di meglio possa auspicarsi un docente che della carriera e della professione ha fat-to, mi si perdoni il vocabolo obsoleto e ignoto all’immaginario collettivo di oggi, una Missione. Il testo, che si avvale di una ricca scheda informativa a cura di Monica Florio e Renato Scognami-glio, edito da La Medusa Editrice, Marsala 2016, è sul mercato librario al prezzo di E. 8.90. |
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