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Ingranaggi
L’Ombra delle parole

Buongiorno e ben ritrovati a
tutti. Ho letto con estremo piacere queste poesie della nostra Edith e la
straordinaria lettura offertaci da Giorgio, che chiarisce perfettamente delle
chiavi di interpretazione fondamentali per una corretta comprensione dell’opera
di Edith e per l’individuazione dell’ingranaggio (appunto) che connette la sua
scrittura alla ricerca della Noe. Ho metabolizzato le poesie qui presentateci in
ogni loro singolo passaggio, avendo peraltro già in passato avuto modo di
soffermarmi su alcuni scritti di Edith (in particolare ho letto “Squarci”) e
devo dire che la lettura dei suoi versi risulta tanto più affascinante, proprio
nella misura in cui il primo approccio con la sua scrittura – lo ammetto –
risulta straniante. Scrivo “straniante” perché ho sempre trovato un che di
“provocatorio” (nel senso positivo di stimolo, contributo alla riflessione
intellettuale) nella forma compositiva di Edith, rispetto alla strada tracciata
da altri poeti del nostro collettivo e che ho approcciato per primi.
Apparentemente, in varie poesie di Edith sembrerebbe (ma evidentemente ad una
lettura superficiale e meno accurata) non essersi ancora sanato del tutto il
conflitto ontologico che caratterizza la nostra ricerca: in realtà trovo che sia
proprio qui l’originalità dei suoi versi ed è esattamente ciò che intendevo per
“provocante”. In certo qual modo, Edith Dzieduszycka (adoro i cognomi polacchi)
è forse la voce che più direttamente denuncia la “rottura”, mettendo in evidenza
lo spaesamento, la disintegrazione, la frammentazione del soggetto. Edith, mi
sento di dire, completa il nostro percorso, perché se da un lato, la poesia di
un Mario Gabriele, è decisamente orientata verso la meta-trasposizione della
scrittura verso la nuova ontologia – ed indubbiamente la sua poesia rappresenta
un punto di riferimento imprescindibile per tutti noi – i versi di Edith
sembrano invece interrogarsi, quasi filologicamente, sulla genesi dello
sbandamento del nostro tempo, offrendoci i suoi spunti in maniera orizzontale,
diretta, come un diretto destro puntato allo stomaco. A tutto ciò va aggiunta la
qualità della sua versificazione e trovo che poesie come “Muri quattro”, “I
pescatori” e “Lei” siano delle gemme – come molta poesia della Noe – che
contribuiscono ad illuminare e risollevare il panorama, spesso sconfortante ed
anodino, della poesia complessiva contemporanea.
Buona domenica a tutti voi, amici dell’“Ombra”.
13.6.2021
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Recensione |
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