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TrameDi origine francese, Edith de Hody Dzieduszycka nasce a Strasburgo, dove compie studi classici. Attratta sin da giovane dal mondo dell’arte, i suoi primi disegni, collage e poesie risalgono all’adolescenza passata in Francia. Ha partecipato a numerose mostre personali e collettive, nazionali ed internazionali e si è dedicata alla scrittura. Ha pubblicato numerosi libri di poesia, fotografia, una raccolta di racconti e un romanzo. Trame, la raccolta di poesie di Edith di cui ci occupiamo in questa sede, presenta una prefazione di Marcello Carlino esauriente e ricca di acribia.
Il libro non è scandito e per la sua unitarietà stilistica e formale potrebbe essere considerato un poemetto e questo è avvalorato dal fatto che tutti i componimenti sono senza titolo e quindi virtualmente collegati, connessi tra loro e potrebbero essere paragonati ai tasselli di un mosaico. I testi sono preceduti dalla poesia del Premio Nobel Wislawa Szymborska Vestiario tratti dalla sua raccolta Gente sul ponte. La definizione di trama è qui da intendersi come filo che costituisce la parte trasversale del tessuto. La raccolta ha per tema dominante il vestiario che muta attraverso le epoche e che per ogni persona ne sottende il gusto e la personalità, il censo e la fantasia, la gestualità e l’estro. I componimenti hanno tutti un tono assertivo e sono formalmente e stilisticamente sorvegliatissimi. Decollano con leggerezza sulla pagina per atterrare con grazia icastica. A volte la trama può avere un significato metaforico come nella poesia: Se di colpo / si taglia / del discorso il filo / difficile in seguito / recuperarlo. In questo componimento il filo non è quello della stoffa ma quello delle parole in un intrigante gioco metalinguistico. Quanto suddetto si ritrova anche nei versi: Dal cucito / maldestro / ritorto / del non detto /: il filo dell’ordine del discorso si fa una cosa con quello del tessuto e non a caso testo deriva etimologicamente da tessuto. In questa situazione la poetessa usa i suoi strumenti con l’intelligenza e l’originalità che la contraddistingue di raccolta in raccolta. I vestiti e i tessuti divengono quasi animati e sembrano sussistere, a livello eidetico autonomamente, come correlativi oggettivi. Le composizioni sembrano avere una valenza epigrammatica nella loro asciuttezza e nella loro compattezza semantica. L’autrice parla dello scovare il punto di rottura, il nodo troppo stretto e quasi non si può non pensare in questo passaggio di un’influenza montaliana. Vengono dette carne e anima forse ricoperte da indumenti. Un esercizio di conoscenza e di fantasia nell’interiorizzazione del vestirsi visto come in funzione di una mascherata se per certi aspetti la vita è una recita. |
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