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Un tiro mancinoMonica Florio è una giornalista e operatrice culturale napoletana. Scrive di cultura sul periodico www.ilrievocatore.it e sul portale www.literary.it .Ha pubblicato il saggio Il guappo, Nella storia, nell’arte, nel costume (Kairòs Edizioni, 2006), la raccolta di racconti Il canto stonato della sirena (Ilmondodisuk Libri, 2012), i romanzi Puzza di bruciato (Homo scrivens, 2015) e Acque torbide (Edizioni Cento Autori, 2017).
Un tiro mancino, il romanzo di Monica Florio del quale ci occupiamo in questa sede presenta una prefazione di Antonio Fresa esauriente e ricca di acribia. In copertina leggiamo i vocaboli omofobia, conformismo e narcisismo digitale, che sembrano essere le chiavi d’accesso per penetrare nell’universo letterario o microcosmo che sia dell’autrice che raccontando di tre adolescenti sfiora il minimalismo descrivendo vicende del tutto verosimili nella nostra contemporaneità il nostro postmoderno occidentali dominato dai media nel bene e nel male, in una realtà che negli anni ’50 nessuno avrebbe mai potuto immaginare; proprio la stessa tecnologia con internet e-mail. telefonini, sms e altri strumenti connota e sottende il magico e nello stesso tempo insidioso tempo che stiamo vivendo anche se siamo in un periodo di pace in una situazione resa ancora ancora più insidiosa a livello globale dal fenomeno della pandemia con la quale dobbiamo convivere, pandemia che però non è presente nella narrazione. Protagoniste del romanzo sono le due adolescenti tredicenni Milena e Veronica amiche e nemiche con la stessa spregiudicatezza e ingenuità che caratterizza la loro età. Personaggio centrale è il quindicenne Marco che conquista le due ragazze con il suo fascino tenebroso. Comprimaria nella narrazione è la madre di Milena che è per antonomasia una mamma saggia che va d’accordo con il marito e la figlia nel realizzarsi di una famiglia unita che sembra quasi utopica e forse lo sarebbe se la stessa Milena romantica e sognatrice, uscendo allo scoperto non incontrasse ostacoli e difficoltà sottese ai suoi sentimenti per Marco e al rapporto con Veronica cinica e ambiziosa che pare essere il suo alter ego. Entrambe le adolescenti provano attrazione e amore per Marco che sembra apparentemente interessato anche a livello erotico alle ragazze, Marco che scrive poesie e sembra essere un ragazzo serio ed equilibrato. Tra schermaglie varie Milena esce diverse volte il ragazzo innamoratissima di lui fino a quando non comprende che il quindicenne è omosessuale cosa che sconvolge sia lei che l’amico. Un sottile psicologismo è l’arma vincente di Monica Florio nel consegnarci queste storie e il tema centrale è l’omofobia, termine che significa sia consapevolezza e sofferenza per la condizione di gay sia disprezzo e avversione per gli omosessuali stessi, forma di discriminazione perversa che serpeggia anche nella nostra società attuale. È Veronica a vendicarsi di Milena per avere apparentemente conquistato Marco che nell’intreccio in terza persona mette a scuola in giro la voce che Milena stessa pratichi il sesso con più di un ragazzo e il tiro mancino è simile a quello della scoperta per il lettore della condizione di diverso di Marco, sottesa alla sofferenza del quindicenne di essere caduto in pasto all’ipocrisia di un mondo perverso. |
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