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L'idea di fondo è quella insita nel teatro, nello specifico delle marionette,
quale rifrazione allegorica della messa in scena del vivere. Una tradizione
d’intrattenimento funzionale a parodie e non solo, poiché remota e rapportabile
a quella fiabesca ed orale. Con l’autrice il confine si dilata e confonde, sino
a divenire “sfocato”. “Tra fiaba e parabola” vengono comunque situate le
coordinate preposte al lettore perché vi si avventuri, gustandone le
osservazioni generanti conseguente ironia, nella constatazione di ruoli e
stereotipi.
I personaggi si avvicendano dentro e fuori la scena invocando oppure
ignorando un’accertabile regia nella rappresentazione. Regia che, di fatto,
continuamente sfugge nell’oblio salvifico per una recita dell’impotenza.
Rilettura fantastica del teatrino che non è soltanto metafora del vivere, ma
anche una costante analisi speculativa nonché, soprattutto, in accordo alla
lettura della Moschini, “una rielaborazione dell’Io in vista di una traduzione
esistenziale post-moderna”. Possibile fiaba “per soli adulti”, di “una scena
riflessa” su “specchi concavi e convessi” in una teatrale lotta per emergere
dall’anonimato di un “diorama lirico contemporaneo” sono ulteriori osservazioni
approntate dal critico Busà. Autrice di opere visive a tema inserite nel libro
nonché sorella di Liliana, Giovanna Ugolini diviene efficace sintesi del testo
attraverso la copertina, con un’illustrazione che colpisce nell’interposizione
di maschere sullo stesso livello del burattinaio e talune valenze di tinte
opache sullo sfondo.
Una riuscita associazione che va a corredare una struttura
mista in prosa e poesia mediando un divertissement fondato sulla ricerca
nell’etica di una ragione accondiscendente all’imponderabile, esito ultimo,
questo, del copione di un Grande Burattinaio. "Del Burattinaio non seppi | se non
quando vidi passare in carri/i veli della storia". Ricordando che "la finzione
lavora la realtà", si toccano anche argomentazioni attuali, come il digitale e
la sua proiezione virtuale, in grado di simulare doppie vite. Frutto di una
ricollocazione appesa al filo di un comune mistero, marionette, burattini ed
umani ne condividono magia e tragedia nella disperata ricerca di un fine che,
attraverso altre mani, distragga e ricomponga altrimenti impossibili sensi volti
alla coscienza di un oltre.
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Recensione |
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