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Porto anticoIn Porto antico, Lucia Gaddo Zanovello ha voluto raccogliere alcune delle più significative poesie. Perché una poetessa giovane ha scelto per il titolo della sua prima raccolta la parola “antico”? A mio avviso questo aggettivo non sta a significare assolutamente amore o nostalgia per qualcosa già passata, remota. Il senso è più ampio e trae forza, se all’esame dei versi appare col significato di “ab origine”.
Le sensazioni che la poetessa traspone in versi non sono immagini appiattite, si tridimensionalizzano anche se non sono molto ricche di colore. Lucia Gaddo Zanovello “digerisce”, personalizza al massimo, tutto assume contorni particolari, quasi fuori dalla comune percezione ottica e tattile. Così i colori, dicevo, sono espressi con poche tonalità, avvolti da foschia o recepiti attraverso una diffrazione/rifrazione che pur riesce a valorizzarli. Il tutto appare ovattato da una impareggiabile leggiadria che tiene ben salde tra loro le immagini del freddo e del sole, della morte e della vita. Ad una prima lettura sembra quasi che la Gaddo si estranei e si abbandoni al fantasioso, al sofisticato. Bisogna rileggere più volte i suoi versi: si scopre una donna del nostro tempo, che non si estranea dalla realtà, che vive tra gente che non sa “scaldare”, che osserva gli elementi naturali rapportandoli a realtà non trascendentali ma del suo conscio inconscio. È un modo nuovo di esternare il pessimismo, di trovare la pace negli attimi e nei paesaggi notturni, di guardare “un pesce senza fiume che rode il sasso”, “i riccioli / di una giornata / di foglie secche”, “neve di farfalle” o “questo sole / che giace riposando / sul sangue di un ferito”. L’umido, il grigio, il marmo, il ghiaccio, la neve, i sentimenti di dolore e di morte e la stessa “lana ostile” “raggrinzano” il cuore della poetessa che vorrebbe dischiudersi a realtà meno aspre e codificate. |
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