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Natura morta

L’ultimo libro di Paolo Ruffilli si presenta immediatamente come un’opera originale e assai significativa giacché sviluppa una profonda poetica sul tema della razionalità della natura, nei suoi tanti differenti processi, e sulla naturalezza della storia, individuando l’immaginazione “come possibilità di spiegare i paradossi dell’esistenza quali il vuoto o il tempo”. Natura Morta già si afferma nei “Preliminari” con una poesia intitolata “Il reticolo del nome”: “Emerge su dal fondo | esonda la parola | a rompere il silenzio | e pronunciare al mondo | ciò che aspetta | ancora nell’assenza, |”. E subito dopo con “Nominare”: ”Il nominare chiama | e, sì, chiamando | ecco che avvicina | invita ciò che chiama | a farsi essenza | convocandolo a sé | nella presenza. | Dunque rispetto alla condizione umana d’essere costantemente nel qui e ora, la poesia assume un potente valore simbolico e acquista una dimensione esoterica.

Si succedono così, leggendo il libro, significative ed anche sorprendenti riflessioni espresse in chiave poetica e ciò è possibile perché “Ha filamenti lunghi | la parola, | radiche e barbe nere | che pescano | nell’utero del tempo | tra le melme | di quel limbo viscerale | che ha dato | soffio e corpo musicale | alle cose sconosciute |.” Al centro del volume si colloca la sezione intitolata “Natura Morta”, dove 26 poesie sviluppano tre temi essenziali.“Del tempo”: “In ogni aspetto e effetto | qualunque sia l’ordito | per uno o un altro corso || nulla mai di nuovo eppure | tutto nuovo rispetto | al’infinito tempo gìà trascorso.”; “Del nome”: “Senza nome è l’inizio | del cielo e della terra || con il nome è la madre | generosa di ogni cosa || e, chiamandola, le dà | forma nel concreto”; e infine “Del sapere”. Quest’ultima si apre con: “Consèrvati ancorato al dubbio | e insisti a interrogarti sul mistero”. Il libro procede in questo cammino di riflessione e si conclude con “Un piccolo inventario delle cose notevoli”, aspetti della vita che tutti viviamo: “ Del sonno e della veglia”, “Dell’aria”, “Del pieno e del vuoto”; infine “Del bere e del mangiare”: “Senza tardare,se | viene l’appetito. E | senza aggravio di | discorsi appassionati | Nel più assoluto stato di | tranquillità, abbandonati | a sogni e fantasie ||. Certamente la passione per l’espressione poetica e la vera capacità di darle vita sigillano tutte le poesie, anche quelle a prima vista d’impianto filosofico.

Il libro, infine, non si conclude con testi poetici: seguono ben diciannove pagine di profondi “Appunti per un’ipotesi di poetica”, a partire dall’affermazione “La conoscenza poetica appartiene al mondo del singolare, dell’individuale, non è facilmente estensibile e generalizzabile”. Si tratta dunque di sviluppare un percorso di gnosi che “è sempre una pratica esoterica” e parlare una lingua “sempre e continuamente “nuova”, ” tenuto conto che la lingua, come tutto nella vita, è metamorfosi” e che “ogni esperienza creativa degna di questo nome è sempre unica e irripetibile”. Appena più avanti Ruffilli precisa che ”In poesia, per me, la musica è tutto…e la grammatica è uno strumento e non una legge. Per me, come diceva Pessoa, la poesia è lo stato ritmico del pensiero”. Vale davvero la pena di leggere questi Appunti, anche perché “solo ciò che si trasforma è destinato a durare.” e “ il nostro cervello si sta modificando” e “Ecco Il mio sogno di scrittore..:togliere peso, il più che si possa, alla scrittura.” Sì, queste pagine originate dalla sua esperienza di poeta, scrittore e studioso meritano la più impegnativa lettura, dopo aver letto, con passione e profonda partecipazione le poesie.
Recensione
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