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Il testo integrale di
Minuti di sabbia
di Genoveffa Pomina
la
Scheda del libro

Giugno 2005, sono passati tre anni! Per me quasi fuori del tempo e fuori dello
spazio! Fuori del tempo per come mi sono sentita in colpa per essere potuta
sopravvivere e fuori dello spazio…ma quale spazio, se non quello di sentire come
muoversi in acque gelide e guardare il mondo da lì sotto? Il dolore non è come
l’inizio di una canzone, uno svolgimento o una fine, bensì una interminabile
sinfonia che ripete lo stesso tema innumerevoli volte e in tante variazioni.
Ogni parte é stemperata in quella successiva e in quella ancora e intanto il
sole percorre il suo cammino…c’è sempre un cuore che batte in una marea o in un
pomeriggio estivo, o un cancro terminale come c’è sempre un bimbo che ride! Dio
non è vendicativo ma nemmeno clemente; non è crudele ma nemmeno giusto e non è
ingiusto ma nemmeno misericordioso…è Dio! La mia casa, che è quella di sempre,
è ancora piena del sussurro e dei passetti di piccoli piedi, del trascorrere di
piccole vite ora cresciute, dove la confusione stava anche in un posto profondo
e segreto in me, dove la memoria stava esistendo nella vita come inizio e non
conosceva fine e dove tutto era “per sempre”.
I nostri
comportamenti sono condizionati moltissimo oltre che dal passato, anche da ciò
che ci sarebbe piaciuto essere e così la mia vita risulta come un lungometraggio
un po’ sbiadito e custodisco nel cuore un cantuccio chiuso al mondo… è come se
questo cuore lo avessi lanciato come un sasso in uno stagno e fosse rimasto lì
tra i suoni e i silenzi della tua vita che é scomparsa! Faccio un lavoro da
detective su me stessa: mi ascolto, cerco tracce, indizi, crepe e cerco
soprattutto di penetrare la corazza che per troppo tempo ha tenuto sulla mia
essenza. E allora odo ancora i bisbigli di chi prima c’era e ora non più che mi
ricordano di sogni prigionieri; di sogni soltanto sognati; di dolori mai
abbastanza acuti o gioie mai abbastanza felici; di sogni mai abbastanza
grandiosi o realtà mai abbastanza importanti; di sogni negati e che contino
qualunque cosa per altri. Questi ricordi sono piccole cose e sono da sempre
convinta che un Essere Supremo, piccolo o grande, per queste ci sia ancora!
Questa mia vita ha iniziato ad avere una forma e una dimensione con i suoi
margini, confini, bordi, limiti, orli e frontiere, quando alcune leggi (quelle
dell’amore) hanno stabilito per me chi dovevo amare, quanto dovevo amare e come
e perché! Tutto questo è comparso nella mia vita e spesso come folletti maligni!
Poi in certe persone si contendono il primato diversi tipi di disperazione; un
tumulto che ti abbandona sfinita davanti al tempio della violenza incalzante
delle malattie, dove un Dio maggiore sconfigge quello minore per la sua
irrilevanza e la sua fragile sicurezza. Ti fa credere in un tempo dove
l’impensabile diventa pensabile e l’impossibile succede davvero. Dove poche
manciate di piccolissimi minuti, come minuti di sabbia, ti cambiano l’esito di
tutta una vita; piccoli minuti, ma quel piccolissimo tempo poi dovrai spiegarlo
a te stessa, esaminarlo e seppellirlo come rovine. Si impara a osservare, a
formulare pensieri senza dar loro voce, a formulare domande senza aspettarsi
risposte. Poi pensi che tutti abbiamo un angolo nascosto: un angolo per dormire,
un angolo per cucinare, per tenere le nostre cose, un angolo per i pensieri, uno
per i sorrisi e uno per morire! Alla fine del nostro percorso terrestre o alla
fine della nostra strada non vi è più nulla: né alberi in fiore, nessuna curva o
rettilineo, nessuna ombra cangiante, nessun cielo azzurro, nessuna foschia, ma
soltanto un desiderio, non sapere come sarà il nostro futuro, cosa ci riserverà
il destino! Come i disegni nascosti della nostra vita tramutati in immagini, le
immagini dell’amore, della paura e della rabbia ecco queste rimangono, perché
la nostra mente non trasmette immagini del futuro ma soltanto impressioni.
Cerco di ricomporre il mondo incrinato per evitare che vada in frantumi come
fragile cristallo. Ho sempre avuto una concezione troppo romantica della vita e
quando ho cercato una rivalutazione del mio passato, una rivendicazione dei miei
sentimenti con la ragione, ho cercato anche con la fantasia di dare un poco di
esaltazione a questa vita per continuare a viverla. Questo modo di sentirla è
intessuto di sentimenti contradditori in cui mescolo passato e presente,
malinconie e, finalmente, anche un poco di amore per me con l’esplorazione
interiore. Cerco di privilegiare questa spontaneità come in una bella pittura in
cui il senso della bellezza ti sfugge ma ti suscita dolore, piacere o anche
terrore. Il terrore che ti suscita anche il senso dell’infinito in un paesaggio
o il senso della paura dallo scatenare degli eventi, o il senso della meraviglia
attonita di fronte a qualcosa di speciale e assoluto. “Siamo dotati di una
facoltà di apprezzamento immediato che guida le nostre azioni e la riflessione
razionale può chiarirci a priori il significato delle scelte che facciamo, anche
se chi è immerso nella vita non ha bisogno di riflessioni per distinguere il
giusto dall’ingiusto”. Questo mondo che adesso è dipinto con i colori del tempo
che intinge il suo pennello nella tavolozza dei colori più scuri: bruno, grigio,
nero…silenzi e vuoto! Tornano ancora troppo spesso questi demoni del passato che
parecchie volte rubano e uccidono l’anima, questi venti che non riescono a
respingere le nebbie che confondono occhi e cuore…poi arrivano anche sorgenti
d’acqua cristallina che ne cancellano la memoria. E quando arrivano queste
sensazioni mi sento a volte imprigionata in quel torpore gelido; ma poi la
realtà è riuscita a fare breccia nel cuore per lasciare posto all’angoscia, alla
negazione, all’accettazione. Mi sono creata un nido su misura ed ho provato a
far diventare reale l’idea che da qualche tempo mi ruotava in testa…scrivere.
Fin da allora sapevo che scrivere qualcosa sulla morte era triste, ma dover
descriverne i pensieri su questa muta flagellatrice presto pensai di non saper
fare nulla se non quello che appariva nel mio essere e ingigantiva. Messo su
carta poi perdeva tutta l’importanza esagerata che le addebitavo per far
apparire la cosa meno angosciante e questa rassicurazione mi ci voleva! Era come
un balletto che con i suoi piccoli passi danzanti e amichevoli e con le mosse
delicate, forse non mi avrebbe fatto tornare dal neurologo! Non mi sono arresa
anche perché scrivere le cose aiuta a capirle e poi a seppellirle e mettere un
guinzaglio intorno al cuore! Ho cominciato a scrivere come in un diario
facendolo adagio e con cautela perché se lo avessi fatto più in fretta la penna
sarebbe potuta sfuggire al mio controllo a mi avrebbe fatto scrivere cose che
poi non avrei voluto certamente leggere.
E mentre questo buttare
giù pensieri e pensieri, ritrovavo in una parte di me fiducia, l’altra metà ne
veniva rinsaldata anche se spesso, ancora troppo spesso, avevo sferzate di
angoscia…poi ho imparato a evitarla. Quando il dolore raggiunge stadi profondi,
si può verificare anche una sorta di curioso sollievo…col tempo!
Ed è
da allora che pregavo sempre più spesso Dio dicendogli “…Signore perdonami so
che la tua conoscenza è illimitata, ma abbi la saggezza di fare qualcosa per
me…ti supplico…non ti faccio promesse che poi forse non riuscirei a mantenere,
ma aiutami a guarire!…”Sopraffatta da inquietudine pensavo che quello che più
aveva valore per me mi era stato tolto. Dopo aver passato una vita con uno
sgradevole senso di affetti instabili e precari, amavo una vecchiaia in
tranquillità. Sono al cimitero e comincio a togliere i fiori dal vaso per
mettere un enorme mazzo di rose! Mi avvio poi fuori dai cancelli e per un po’
rimango seduta in macchina senza fare nulla…spesso fuori da quel luogo vengo
colta ancora dall’angoscia dell’essere sola…il vento è quasi freddo e grosse
nuvole grigie passano veloci in cielo…poi mi domando come sempre…”perché qui
dove ci sono le tue spoglie mortali penso non riesci a udirmi? Perché dovresti
udirmi meglio da una fossa del terreno che da qualsiasi altra parte quando ti
parlo?”
…una rosa scarlatta stretta come un pugno di seta
intorno alla passione…
…un tulipano giallo per una gelosia così acuta da
ferire gli occhi…
…un giro di margherite per l’amore e il non amore…
…un anemone bianco per le mille spine del cuore…
…viola il fiore della perfidia e del dolore…
Poi una mattina mentre mi pettino
rimango con la mano sospesa a mezz’aria, lo sguardo nel vuoto…cerco di fissare
lo sguardo allo specchio e sento che sono incapace di rispondere a una domanda
che forse per troppo tempo è rimasta seppellita nella mia anima…”Sì…ma io dove
sono?” Come se tutti questi gesti confortanti, ripetitivi e rassicuranti dentro
la mia casa avessero controllato anche la mia anima. Questa purtroppo è una fra
le mille realtà della vita che per me ora è fatta di piccoli ma grandi problemi
da risolvere, compiti da adempiere, frustrazioni inghiottite, perché spesso la
pace fra le mura domestiche è il rifugio più sicuro per chi ha perduto la gioia
della vita. Una delle poche certezze che ho imparato è che bisogna saper
“perdere”. Tutti sappiamo cosa merita oppure va scordato, dobbiamo mettere
soltanto in moto la nostra bussola interiore. Qualcuno disse che “…se ci fidiamo
dell’intuito siamo come una notte stellata: fissiamo il mondo con migliaia di
occhi!:::”
Il sole sta
calando e il cielo ha un colore d’oro con squarci di un rosa fosforescente: è
splendido! Il tramonto è anche chiamato “luce sobria” ed è il momento più
solitario e triste della giornata; però mi sento abbastanza serena anche perché
ripercorrendo con la mente tutte le parti che hanno composto il quadro generale
della mia vita, mi hanno convinto di qualcosa che il mio cuore aveva ritenuto
essere sbagliato. So che sto cercando delle scuse, anche se in fondo so anche
che non ce ne sono. Per troppo tempo mi sono detta: ancora un giorno, supera
ancora un giorno e sopravvivrai agli altri. Questo era per me una specie di
“mantra” che continuavo a ripetermi e in un certo qual modo ne mitigava il
dolore. Per tanto tempo ho vissuto senza risposte come frammenti di un più
grande arazzo della mia personalità su cui potevo far soltanto congetture. Come
cercare di riparare uno specchio frantumato poiché ogni pezzo rifletteva me
stessa, e se io mi muovevo il riflesso faceva lo stesso.
La
notte mi perseguita ancor l’ombra dentro me che mi ha spinta a dubitare per la
prima volta di te, la persona a cui volevo più bene di qualunque altra al mondo.
E da quel piccolo dubbio che tutto è nato e si è ingigantito nella mia testa e
come una giuria di una sola persona ne ho emesso il verdetto. Poi la parete
spessa come un caveau blindato che separava le mie due vite, quella di prima e
quella di adesso, mi diceva che tutto era inspiegabile e che non sarei mai
riuscita a fare luce. Ma il seme era gettato e ancora adesso vorrei che questi
pensieri fossero come panni appesi ad una corda da bucato mentre un fortissimo
vento li gira e li rigira e li scompiglia fino a che a stento restano appesi a
poche mollette e pronti per volare via.
Sono
anche ostinata come l’onda del mare che si infrange su una roccia… tra l’onda e
la roccia chi ci rimette è la roccia perché col tempo viene corrosa.
Fa ancora
freddo nonostante giugno: vado alla finestra accostata, scosto le tende e
appoggio la testa al vetro freddo. Una scia di auto con i fari accesi percorre
lentamente la strada sotto le luci di lampioni che in lontananza luccicano come
capocchie di spillo…respiro l’aria fresca e sento la tua mancanza…ora la mia
vita segue un ritmo regolare che non esige certo alcun miglioramento e sento
anche una qualche serenità. So che la mia vita sta precipitosamente scorrendo
come le acque di un fiume a valle, fuori portata per sempre. Ancora adesso (meno
frequentemente) rimango sveglia per ore nella confortante solitudine del mio
letto finché non scivolo in un sonno agitato popolato da sogni quasi sempre
inquietanti. Poi il senso di tranquillità acquisito durante i momenti sospesi
tra la veglia e il sonno sono di breve durata, perché ben presto mi assale la
familiare stretta allo stomaco, il dolore sordo e il senso di malessere . Ci
vuole tanto tempo per ritrovare la pace: è come nuotare contro corrente e ti
sfinisci e dopo un po’ devi soltanto lasciar perdere. C’è sempre una prima acuta
puntura nel cuore cui fa seguito paura e dolore, ma poi col tempo si spera che i
segni di quest’ago scompaiano per tornare tutto come prima. A volte penso non ci
sia ragione scavare ancora in questo passato lontano dove siamo stati
protagonisti in un copione incomprensibile anche perché uno dei due
protagonisti non c’è più e io mi sento solo una comparsa. Vorrei lasciar in pace
queste ombre e ricordare solo quello che ho più amato. Fidarsi di qualcuno è
come tenere dell’acqua tra le mani chiuse a coppa: è facilissimo perderla
irrimediabilmente!
Tutta la
giornata è stata grigia e umida, come se una grande coperta fosse stata buttata
giù dal cielo per far apparire tutto accaldato e suscettibile.
Trovo che il
fascino del pensiero umano trasferito sulle pagine e espresso dopo anni di
difficoltà e di sforzi, è forse il dono più grande per farci da guida al
sollievo e alla serenità.
Fissarne ogni attimo
prima che si perdano! Questa è stata senz’altro una scappatoia alla solitudine
per trarre conforto; trasferire sulla carta le immagini di vita sulle ali dei
ricordi, ma soprattutto le emozioni! Così ho scoperto di non essere così forte
come credevo d’essere tornata perché nei periodi neri in cui porto ancora alla
luce fatti dolorosi, non è questione di bianco o di nero, di giusto o sbagliato,
ma è capire e interpretare quello che la morte può alterare la prospettiva delle
cose facendomi essere dopo tanto tempo forse più comprensiva! Soprattutto non
vorrei raccogliere ancora intorno a me cocci nascosti della mia vita! Per la
prima volta non mi si ripresenta l’eventualità di essere sola senza nessuno che
sia in grado di darmi conforto e soprattutto con nessuno con cui poter parlare!
Mi ritorna in mente una preghiera fatta poco prima che tu morissi:”Dio ti prego
so di essere egoista ma fammi morire prima!”…anche allora sentivo nelle orecchie
un rumore in alto e molto lontano, dietro le nuvole e osservando il cielo
aguzzavo lo sguardo per notare che le nuvole si aprivano un istante a lasciar
intravedere un raggio di sole…lasciare il passato perché dopo un inverno si
prepara l’arrivo di una nuova primavera. So che in vita ci sono situazioni che
ti costringono a vedere tutto sotto altra luce e il senso di sicurezza che provi
può lasciarti impreparata e vulnerabile di fronte agli improvvisi mutamenti
della sorte. C’è a volte anche tanta pace nei ricordi più belli come fotografie
conservate gelosamente, immagini nella tua mente di qualcosa di speciale e che
non sbiadiscono mai ma mutano di minuto in minuto per la tenerezza. Ci sono
altresì lati oscuri che siamo riluttanti a riportarli alla luce e facciamo in
modo da lasciarli sempre più ben sepolti!
“Se io fossi una casa è qui
che vorrei essere
su una roccia accanto al
mare a sentire a sentire…”
…questa casa dove ero
sicura che le sue pareti non lasciassero entrare le cose brutte della vita, ma
trattenessero solo l’amore, le risa delle mie figlie piccoline e i piccoli passi
precipitosi della mia nipotina quando mi correva incontro!…Poi ricordo i tuoi
occhi entro i quali, anche se non più cosciente, si è raccolta un’ultima
scintilla di vita, e poi questa vita dopo aver sostato ancora per un attimo il
corpo che l’aveva ospitata, con un ultimo sguardo ha lasciato per sempre il
bozzolo. Per anni era rimasta in qual guscio con le pene, i dolori e le gioie ed
era rimasta fedele a quel corpo che l’ospitava e forse non avrebbe poi così
voluto andarsene se solo avesse potuto rimanere: aveva lasciato lì vuoto e
solitario quel povero corpo! Forse in quel momento sognavi uno di quei sogni che
un angelo pietosamente concede all’uomo per trascorrere l’ultima notte sulla
terra…un sogno bellissimo per compensare tutte le aurore e i tramonti che non
vedrai più! Ricordo i tempi in cui ero felicissima con le mie bambine piccoline
e mi dicevo “…prendi tutta la felicità che puoi, tienila ben stretta perché
questa sarà la tua salvezza e una riserva a cui attingere quando verranno tempi
duri, quando ti sembrerà che tutto ti venga strappato via…bisogna tenere sempre
una riserva di cose belle!…” Qualche tempo dopo mi sono sentita come dentro una
frana in cui ad ogni movimento provocava una cascata di pietre ed un nuovo
crollo al mio mondo che avevo considerato stabile!
Adesso
invece sono una pensionata avviata al definitivo declino, con la speranza che la
salute non peggiori all’improvviso e con l’orrore dell’ospizio come ultima
stazione facoltativa o definitiva, sono impegnata in uno di quei pioli di avvio
allo scendere la scala. A un certo punto della vita non si sta vivendo quanto
semplicemente esistendo, procedendo giorno dopo giorno e cercando continuamente,
anche se a volte con scarso successo, a non ricordare ciò che di brutto ti è
accaduto. Allora ancora adesso è una cosa che mi fa piangere e quando piango mi
sento una persona come tante altre…Guardo il cielo e noto uno sfavillante mare
di stelle che pare facciano l’occhiolino alla terra attraverso le tenebre…
Non vi è uomo che cerchi il
male in quanto tale:
lo confonde semplicemente
con la felicità,
con il bene cui egli anela.
(Mary Wollstonegraft)
C’è troppo
silenzio in casa e il sonno stenta ad arrivare. La pendola in corridoio
ticchetta rumorosamente nel silenzio, punteggiandolo sembra quasi tracciarlo. La
fermo e torno a cercare il sonno. Devo rassegnarmi all’andamento della mia vita
e infine mi rendo conto che riesco a tenere a bada le mie ansie e qualche volta
anche le emozioni. Tra la mia vita di allora con te e adesso c’è un abisso; un
abisso non attraversato d’un balzo, ma a piccoli passi quasi impercettibili,
tanto da non accorgermi coscientemente di quanto successo. I fatti accadono in
sequenza logica e vanno ad incastrarsi in modo tale da risultare ovvi.
Il passato è
come una ruota girevole, una ruota gigantesca che facciamo girare sempre più
veloce finché non comincia a sbandare priva di controllo per scagliare tutto nel
vuoto. Penso agli anni che sono scivolati via silenziosi che somigliano
vagamente a vasi di terracotta crudi che per quanto li immergi in mare per
provare a prendere un po’ di quel refrigerio, ti ritrovi con una manciata di
terra!
Non dobbiamo mai abbandonare i nostri sogni; dobbiamo solo cercare di rendere
veri quelli più facili, quelli più possibili…
Le funzioni conoscitive dell’uomo, sensazione e pensiero hanno una continuità
effettiva fra esse e la sensazione principalmente è l’origine delle nostre
conoscenze …un grande filosofo Aristotele diceva che “…chi non percepisce
sensazioni, non può apprendere né comprendere nulla…” Un corpo è solo materia,
mentre il principio della vita è l’anima. Essa è l’atto perfetto primo di un
corpo naturale organico che ha la vita in potenza. L’anima conoscitiva,
sensitiva, motrice, generativa e intuitiva. Un altro filosofo inglese del 1600
(Hobbes Thomas) dice che tutte le conoscenze derivano dalle sensazioni che sono
prodotte dai nostri organi del senso e il ragionamento è una combinazione o
calcolo di tali segni. Bene e male si identificano con concetti di piacevole e
doloroso e così si agisce condizionati da forze materiali che convergono su di
noi e noi, istintivamente perseguiamo una istintiva conservazione. Un altro più
recente del 1900 (Dewey) afferma che attraverso l’esperienza che è integrazione
tra natura e pensiero, l’individuo coglie la situazione per modificarla al fine
di crearne una a lui più favorevole. Nonostante tutte queste belle filosofie di
vita diverse tra loro, adesso so che il tuo calvario è stata una prova
riservatami dal destino…ora so che stai bene davvero…molte volte mi appari in
sogno, altre nel buio della notte e allora chiudo gli occhi e mi pare
d’incontrarti e poi piango. Il pianto è per me liberatorio e per te che non ci
sei più la certezza che confini tra vita e morte non ce ne sono, li hanno creati
soltanto chi vive male per morire ancora peggio. Quando ciò che ci è di più caro
ci lascia per raggiungere il regno del silenzio, chi resta non guarda più al
cielo con gli occhi di prima. Che cos’è la morte se non una mietitrice cieca?
Cieca che però non sbaglia mai. Cosa importa a lei se qualcuno cade prima o
dopo? A volte chi è stato risparmiato dal colpo ama credere d’essere stato
deliberatamente salvato ma così non è: essa ha anche il brutto vizio di
attingere al sacco di semi che tiene in mano…mette la mano nel sacco e ne toglie
un po’…i semi che le sfuggono tra le dita hanno un po’ di respiro…
La
morte ha paura di
Lui, perché lui
ha il
Cuore di un
leone. (proverbio arabo)
Per me i
mesi tra marzo e giugno sono ancora adesso un continuo e terrificante vissuto,
come una che sale su un luna park con montagne russe da paura o in un labirinto
di specchi dove ti sei perso veramente…corse in ospedale, analisi speciali,
operazioni non risolventi, attese di risposte e poi soltanto fili di speranza a
cui aggrapparsi. Per strada mi accorgo sempre più come nei negozi si possono
vedere cose soltanto inutili, come le persone che ti conoscono ti guardano col
sorriso sulle labbra e il terrore negli occhi…nonostante respingessi tutte
queste immagini inquietanti, vedevo lo stesso terrore anche in te. Qualche volta
ti lasciavo per pochi minuti per concedermi pianti liberatori, poi pensavo che
potessi rimproverarmi per quelle uscite…per poi accorgermi che tu nemmeno ne eri
consapevole tanto eri intontito dagli antidolorifici. Sentivo come una voce, un
ticchettio di un orologio dappertutto che mi diceva che stavi morendo. Da
allora e forse prima più raramente ha cominciato l’insonnia. L’insonnia come
sintomo, l’insonnia come malattia, l’insonnia come un’invenzione. Addormentarsi
dopo due o tre ore per svegliarsi dopo qualche ora con memorie sfocate di sogni
confusi o peggio incubi e con l’impressione d’essere rimasta sveglia sempre.
C’è una
spaccatura fra coloro
che riescono a
dormire e coloro
che non ci
riescono. E’ una delle
grandi divisioni
del genere umano.
(Iris Murdoch)
Quasi sempre
ero seduta accanto a te. A volte poggiavo la testa sul tuo cuscino. Ascoltavo
ancora quel ticchettio (ma del tuo cuore) e mi dicevo illudendomi “…forse un
giorno quest’estate o quest’autunno o il prossimo inverno, torneremo in questa
stanza, ma per ora non ancora per tanto…”Poi per pochissimo tornammo a casa e
l’orologio della morte riprese a battere…il tuo cuore no! Stavi scivolando
via…dicono che la morte arriva in silenzio di soppiatto, ma a me pareva invece
che mano a mano che quell’orologio rallentava il rumore era più forte che mai!…
Se
avessi le ali, in ogni dove ti volerei;
Se avessi soldi,
la città intera ti comprerei;
Se avessi la
forza, forse allora te ne tirerei fuori;
Se avessi una
lanterna, illuminerei la via per te.
(Michel MC Dermott)
Anche se la tua morte
era attesa credevo di aver consumato gran parte del dolore quando eri ancora in
vita...ma l’angoscia è un’altra cosa.
Chissà
perché a coronamento del nostro declino, negli ospedali riaffiorano i vecchi
guai dell’infanzia: l’incapacità di trattenere i bisogni naturali e la necessità
di piangere…
Uno
scrittore spagnolo Quevedo Y Villegas del 1600 immagina che in un’ora
determinata di un giorno fissato dalla Fortuna tutti veniamo a trovarci
all’improvviso nel posto che meritiamo veramente; ma ha anche scoperto
l’illusorietà delle virtù umane…”… si andrà creando un mondo proprio smisurato e
crudelmente grottesco…” Come in una favola racconta le peripezie e il dramma di
un poveraccio che inseguendo un’ascesa sociale a lui negata, si perde e rincorre
ingannevoli apparenze!
Quando
nasciamo c’è sempre qualcuno che si china sulla nostra culla (essere materiale o
non) e traccia segni sui nostri destini. Ci augura coraggio e intelligenza nelle
ingiustizie, matrimonio con una brava persona e figli…sarai felice!!! Anni dopo,
ovvero adesso mi chiedo: dove sono le parole più difficili che con i loro angoli
aguzzi bruciano e fanno piangere? E l’ultima parola, la più angosciante…il
dolore…dov’è il dolore?
C’è una
leggenda che dice :”Quando due persone si incontrano, un uomo e una donna e si
guardano negli occhi, le anime si uniscono perché il loro sguardo li lega l’uno
all’altra con una corda d’oro. Anche se i due in futuro non si incontreranno
più, porteranno con loro qualcosa dell’altro e non riusciranno mai più ad essere
completamente felici.”
In fondo
ciascuno di noi è un essere distinto e in fondo ciascuno di noi è solo. E quando
talora siamo scaraventati negli abissi delle nostre vite nessuno può venire con
noi, nemmeno chi ci vuole bene. E’ una riflessione che mi coglie sempre di
sorpresa ma che fa avvolgere il mio tempo su se stesso nella mente e mi lascia
ancora nella confusione. Ho creduto nei miei sogni, ma come una folata di vento
sono spariti nel nulla lasciandomi indifesa e con una grande voglia di affetto
che come molte madri lo trasferisco sulle mie figlie, perché tutti abbiamo un
cuore ma non sempre siamo così fortunati da leggervi dentro. Devo però non
cercare di poter riscattare la mia vita attraverso loro; ognuno è responsabile
del proprio destino, delle proprie azioni e di vivere in modo concreto tutti i
colori della vita. Sono così tante le immagini intessute nei sottili filamenti
dei ricordi: alcune sono grigie, altre nere, ma anche tante con colori radiosi
ed è per questo che scrivendo perdono un po’ della loro forma complicata, perché
si riducano alle proporzioni di pagine e poi queste si possono idealizzare come
foto che abbiano subito ritocchi. Allora qualche volta la morsa del dolore a cui
mi sono aggrappata come una zattera si allenta e penso che Dio forse mi aiuterà
nonostante queste insicurezze. Poi cerco di pensare ad altro poiché noto che
sono davvero diventata più capace a evitare pensieri insopportabili. So anche
che questi pensieri non sono andati via del tutto e ancora tornano sempre nei
momenti in cui devo affrontare la solitudine in cui mi sento sprofondare.
Stringo le palpebre per non piangere perché per troppo tempo ho tenuto in fondo
all’anima speranze irragionevoli di serenità. Poi mi dico …”Non rimpiangere ciò
che non puoi cambiare!” Ma in realtà sarebbe bello se potessi ridurre in cenere
quello che più mi fa star male…quanto tempo perdiamo cercando di rimanere
aggrappati a cose che non ci sono più e non ci accorgiamo che piccoli o minimi
cambiamenti possono avere effetti sorprendenti, come un soffio di vento può
portare via la polvere annidata nella nostra mente.
Noi due
eravamo un insieme alla rovescia…un …gestalt…un insieme molto meno della somma
di noi due! Eravamo come un’accozzaglia di musicisti che strombazzavano,
stridevano e rullavano alla ricerca disperata di un direttore d’orchestra…però
anche se abbiamo vissuto una vita insieme su colline e scalato montagne e se non
eri troppo presente le decisioni importanti le prendevamo insieme.
Com’è
rapida la notte
infrange in un
attimo
i sogni
dell’uomo,
e sfugge via al
buio.
Ho
sorpassato le varie fasi della vita: la fase del rifiuto, quella della paura e
della collera. A volte la collera alla Morte fa paura: ma lei ha vinto! Quando
una tragedia ti colpisce ti senti come se fossi stato scaricato nel bel mezzo
di un oceano in tempesta, con l’acqua che sbatacchiandoti da una parte e
dall’altra ti sommerge. Puoi solo cercare di stare a galla anche se una gran
parte di te vorrebbe buttare anche la testa sott’acqua…vorresti smettere di
lottare per affondare, ma hai lo spirito di sopravvivenza e che ti piaccia o
meno resti a galla. Dopo un po’ la fase tempesta si esaurisce ed è ancora peggio
perché ti trovi sulla battigia con tutto quello sballottamento che le onde hanno
provocato al tuo corpo e con danni irreversibili…a quel punto devi affrontare
delle incognite aggirando il dolore, cercando di dimenticare oppure ricordare e
tirare avanti perché la persona era reale, esisteva e faceva parte della tua
vita!
Il mio è un
amore immutabile,
più alto delle
remote alture
più profondo
delle profondità oscure,
libero e
sincero, forte come la Morte!
(William Cowper)
Un filosofo italiano del 1900 Ardigò
Roberto afferma che ogni tipo di realtà dal mondo fisico a quello psichico è una
“formazione naturale”. Quest’evoluzione è intesa in termini psicologici dal
continuo passaggio dall’indistinto al distinto. Esso avviene secondo un ritmo
costante dominato dalle leggi della “casualità” o dalla dottrina del “caso”,
cioè dalle innumerevoli serie casuali dal cui intersecarsi in un dato punto del
tempo è prodotto ciascun fenomeno, perché l’inconoscibile non è qualcosa che
trascende l’esperienza, ma soltanto ignoto, cioè qualcosa non ancora chiarito o
risolto.
Nonostante tutto, cerco di guardare
alla realtà elementare dei sentimenti e delle cose con la semplice saggezza
delle mie riflessioni…e anche i sentimenti di delusione e amarezza cerco di
farli assorbire da questa mia meditata e disincantata maturità perché…
Ingannare se stessi
sull’amore
é un errore terribile,
è un danno eterno per il
quale
non c’è rimedio,
nel tempo o nell’eternità.
(Soren Kierkegaard)
I miei
giorni passano a volte vuoti e immobili, a volte tra pause, paure e scossoni
improvvisi scaraventandomi avanti con dentro gli occhi lacrime che so non devono
scendere. Prendo la mia gattina in grembo e il mio cuore batte anche per lei:
minuta dall’aspetto e fragile e indifesa, ma bisognosa di affetto. E’ pigra e
abitudinaria e le piace stare in relax rimanendo per ore in braccio…fa le
fusa…Se potessi ospiterei tutti gli animali randagi che incontro, ma tre gattine
bastano! Con loro accanto ho compagnia anche se parecchie volte approfittano
della mia disponibilità. Ora Mimì si tira su, si pettina i baffi e poi si
appallottola nuovamente componendosi nel sonno accanto a me. So che tutte e tre
hanno vissuto già una lunga vita, ma sempre troppo breve per me!
Troppe volte in vita mia ho imparato a rialzarmi dopo una caduta e a rialzarmi
ancora, quindi ce la farò anche adesso…ho visto in tutte queste occasioni il mio
futuro incerto con cambiamenti repentini, con responsabilità e priorità, con
energie vitali bruciate, con prostrazioni e angosce alterne a sentimenti
difficili da esprimere come rabbia o rifiuto verso la persona che ci fa star
male. Sono stata anche per parecchio tempo dal neurologo e da chi mi ha dato
aiuto e mi ha regalato una lanterna e qualche goccia di petrolio per dare
chiarore ai miei angoli bui. Poi un po’ è passato ma torna questa sofferenza
come chi deve confrontarsi in un campo di battaglia e deve stare in trincea per
non cadere…le trappole della vita sono tantissime! Alcuni dicono che il bello
del vivere è proprio qui…sfidarsi, misurare le nostre forze per attendere al
buio un domani…perché ogni domani è diverso dagli altri! Come in una verità di
Socrate noi siamo gli unici a “sapere di non sapere” a essere consapevoli dei
nostri limiti, perché il “conosci te stesso” è inteso come invito a prendere
coscienza dei nostri limiti. Con questo non si distruggono le opinioni nostre
seminando dubbi, ma per scoprirne le verità o aiutarci meglio a trovare in noi
stessi la verità!
Lettore convinto di
riconoscerti
Sappi che ti sbagli:
questo è il ritratto del
tuo vicino…
E’ meglio usare il tempo per realizzare
I propri progetti che per
raccontarli.
(Choderlos De Laclos)
A volte faccio sogni stranissimi: sogno d’essere sull’orlo di
un abisso e ne sono aggrappata con le sole mani. Aspetto che tu venga a
salvarmi, ma inutilmente…poi lasciata la presa precipito giù ma con uno strano
sollievo…tutti noi abbiamo poteri nascosti! So che la via di guarigione passa
attraverso tutte le fasi della sofferenza. Il cielo con le sue stelle sembra mi
guidino. Nella stella più lucente abbiamo un amico tutto nostro pronto a
guidarci quando più siamo tormentati e quando più ne abbiamo bisogno. E la devo
guardare sovente questa stella amica perché quando penso di aver voltato tutte
le pagine buie più esse si ripresentano a intervalli come un post-scriptum, o
come un “movie” di un déja-vu. Ho una concezione della vita non sempre
filosoficamente profonda, ma di volta in volta vivida, morbida o cupamente
risentita. Tutto questo forse per esprimere in qualche modo la mia inquietudine
interiore anche se misura, equilibrio e tolleranza sarebbe il mio ideale! Come
in un film viaggio con la memoria a diversi livelli: prese di coscienza, morte
che si cela dietro apparenze di vita, ricerca nel mio subconscio del tempo
perduto. Nel breve arco degli avvenimenti di una giornata (reali, sognati o
ricordati) tutto si tinge di volta in volta di tenerezza, pietà, lucida o
impietosa meditazione sulla mia vita. Fin dalla tenera infanzia sono stata alla
ricerca della felicità e della tranquillità e devo dire che sono riuscita ad
afferrare entrambe in tutte le loro molteplicità per breve tempo: la felicità e
tranquillità nell’amore, nella famiglia e nel lavoro; anche se alcuni dicono che
sono beni fittizi hanno dato ragione perché il tempo, vero protagonista della
vita, ha distrutto in parte speranze e illusioni. Così per troppo tempo ho
pensato alla nullità dell’esistenza, ma con la forza della memoria ho rianimato
il tempo passato e ho ritrovato quella felicità vissuta per fissarla meglio
nella lotta quotidiana del tempo che fugge.
Nei tuoi occhi
c’era il mare
nel mare un pesce,
nel pesce un sogno,
nel sogno un nocciolo,
nel nocciolo il seme
del fiore che spezza
la pietra.
(da un libro di John Farris)
Vorrei poter
stringere le tue mani in memoria dei miei sogni e dei tuoi che ci hanno unito
per tanto tempo; sogni così assoluti che dubito riuscirò a far rivivere anche
solo sognandoli! Vorrei tornare a essere quella che guardava al futuro con
certezze e riuscivo sempre a tenere il passo con quell’aspetto del mio
carattere. Quando, le poche volte che mi sfuggiva di mano, ne acquisivo quasi
subito il dominio nonostante il caos… Il passato continua a dipanarsi come un
gomitolo e a aggrovigliarsi ad un presente interminabile e instabile…”Togli ogni
scoria dal tuo cuore e resterà soltanto serenità…” Scrivo quello che alcuni
chiamano “arte difficile della rivelazione di noi stessi!” Ma la mente è ferma e
a volte rileggo gli scritti senza alcuna difficoltà, pensieri e pensieri senza
quel gelido vuoto iniziale, senza quel sentirsi sempre in bilico e sul punto di
cadere giù in un baratro. Continuo a scrivere saltando qua e là ma senza
esitare…tutto quello che a volte è inspiegabile. Mi sento come sospesa in quella
valle incantata tra passato e presente, con ombre e inquietudini che qualche
volta non riesco a capire. E allora è come se qualcuno spingesse la mente dove
preferirei non andasse, per aprire una breccia nelle mie difese e con tutto che
si riversa all’interno come una marea che sale… Ho letto una frase che dovrebbe
far pensare…
“Gli onori aiutano a vivere o la vita è un onore?”
Tutto
questo ha un senso? Eppure sono parole che arrivano facilmente al cuore e sono
sole e perfette, sincere, indispensabili che fanno pensare a una “polaroid” di
emozioni di vita! Dopotutto è il caso di vivere un po’ meglio questa vita,
scoprendone la bellezza dei dettagli, la libertà, la voglia di essere ancora
qualcosa o qualcuno senza soffrire condizionamenti o aspettative. Certo ognuno
può leggere in essa quello che vuole però non ha senso scappare da “lei”,
bisogna invece accoglierla in un grande abbraccio!
Pensieri positivi in una notte d’estate
per non farsi inguaiare dalle pene!
Non dimenticarmi mai anche se
non sono abbastanza serena.
Vengo da te come un compositore di nuvole
dedicate a te su un altro pianeta!
Soltanto un
interesse della vita presente ci può muovere a indagare un fatto passato perché
ogni storia attuale è storia, ma quando manca l’interesse attuale ci si rivolge
al passato solo con l’intento di conservarne i segni, i “documenti” e allora è
cronaca, perché “cronaca” è la storia nostra passata. Tutti questi conflitti
interiori trovano di volta in volta la loro soluzione nell’evasione, qualche
volta nell’umorismo…tante volte nella nostalgia!
Questi conflitti tra
bene e male, tutti i problemi della predestinazione della nostalgia e del
rimpianto! Alle tragiche ambiguità della vita con la sua assurda realtà
demolitrice a volte frappongo la religione (come la vedo io)…è una risposta
della natura umana per tutti gli aspetti sconcertanti di questa.
Anche
nell’oscurità in cui ero piombata ho ritrovato infine una scintilla di speranza
e delle verità; questa “rugosa verità”, come scrisse qualcuno. Una presa di
coscienza in un altalenarsi di speranze, sconforti, esaltazioni! Questa mia
sensibilità irrequieta che a volte cerca anche un qualche rapporto con
l’universo.
Lascio me stesso alla terra per nascere dall’erba che amo,
Se ancora mi vuoi cercami sotto le suole delle scarpe.
Difficilmente saprai chi io sia o che cosa significhi,
E tuttavia sarò per te salutare,
E filtrerò e darò forza al tuo sangue.
Se non mi trovi subito non scoraggiarti,
Se non mi trovi in un posto cerca in un altro,
da qualche parte sarò fermo ad aspettare te.
Per
curare i disturbi dell’anima e colorarla di energia c’è una terapia “La terapia
con i Mandala”. Sono disegni di tipo caleidoscopio con cerchi, quadrati
concentrici, petali, fiori e simboli. Questi disegni tantrici, buddisti e
induisti rappresentano l’universo: colorandoli a piacere irraggiano la forma più
alta di energia. L’anima ha una sua età fin dalla nostra nascita e quasi mai
corrisponde con la nostra età…si può avere un’anima millenaria oppure un’anima
di fanciullo. Poi l’anima è diversa dai sentimenti perché ci sono persone che
hanno molti sentimenti e poca anima. L’anima dura fatta di fuoco, l’anima
fragile e dolce come ciglia di bimbo!
“Soffrire è un fatto della vita,
la sofferenza è provocata dall’attaccamento.”
(nobili verità del Buddismo)
Per vincere
le paure ci sono tutta una serie di esercizi che sviluppano pensieri positivi,
calma e autostima, perché coraggio e paura sono emozioni opposte eppure indicano
una relazione tra loro. La prima è la molla che catalizza le nostre energie e le
fa esplodere in una dimostrazione di ardimento per farci restare esterrefatte.
Inconsapevolmente è il frutto della paura. Al contrario l’emozione provata è
paralizzante ed è il caso di dire “…niente paura…” Non bisogna porsi obiettivi
irraggiungibili; andare incontro alle proprie paure galvanizzandoci su piccole
battaglie un pochino ai nostri limiti. L’ingrediente necessario è l’autostima,
perché amare noi stessi è accettare i nostri errori senza colpevolizzarsi
altrimenti innescheremo un pericoloso circuito di insicurezze. Commettere errori
che con un po’ più di riflessione si sarebbero evitati. Questo ho letto e ho
trovato confortante, ma in pratica?… La stessa vita a volte è considerata una
brutta commedia, dove trovi attori di pregio che,sempre padroni delle situazioni
manipolano altri attori, improvvisano situazioni brillantemente e danno
indicazioni sbagliate a chi gli sta intorno perché così possono far risaltare la
loro bravura. Poi ce ne sono altri che creano enigma dentro enigma con applausi
che sentono soltanto loro e lasciano poi le scene esitanti e impacciati davanti
ad un pubblico ben più crudele in attesa che diano spiegazioni che non sono
quasi mai in grado di fornire.
“Basta
lasciar perdere e non remare contro corrente, e il fiume ti riporta a casa.”
Chissà perché gli anni vissuti con te (e sono stati tanti) sembrano a volte
quasi un vuoto nella mia vita, come le strane chiazze di mare calmo che si
trovano nell’infuriare di una tempesta in pieno oceano. Rievoco quegli anni come
tempi perduti, andati e ritrovati in quel punto del cuore dove ancora fa male!
Rompi il vaso e quello che c’è dentro ti sfugge via! Tutto inghiottito come una
grande gola di buio affamata!
“Il dolore riempie la stanza del mio figlio assente,
Giace nel suo letto, cammina avanti e indietro con me;
Assume il suo bell’aspetto, ripete le sue parole,
Mi ricorda tutti i suoi graziosi atteggiamenti,
Colma gli indumenti vuoti con la sua forma.
Quindi ho ragione ad essere affezionato al dolore.
Siine certo: se tu subissi una perdita come la mia
Potrei offrire conforto meglio di te.”
(W. Shakespeare)
Oggi 6 giugno,
Ho aperto un cassetto
che cerco raramente di guardarvi dentro: fotografie…fotografie d’ogni genere, in
bianco e nero, grandi e piccole…alcuni volti che non hanno alcun significato per
me. Sposi, comunioni, foto di gruppo alcune con uno scritto dietro a ricordare
lo scatto. Ci sono foto mie e con le bimbe piccoline…una in particolare in primo
piano s’allunga l’ombra di chi ha scattato…un’ombra lunga…eri senz’altro tu e io
la osservo più di quanto non faccia con le mie figlie.. Poi una foto di noi due,
non ancora fidanzati, caduta da una busta ingiallita…è una foto che mi guarda da
una distanza nebulosa: la mia vita, la nostra vita, il nostro ieri. E’ tutto
così remoto e mi pare che le due persone racchiuse lì dentro siano in una sfera
di cristallo, in movimento, vive ma incapaci di avvicinarsi a me. Eravamo allora
due esistenze separate, nessun ponte ci univa solo un sottile filo di interesse
che forse avrebbe potuto diventare amore. Mi chiedo se era possibile allora
avere due esistenze diverse per poi averne due parallele l’uno accanto
all’altra? Dov’è quel ponte che ci aveva unito? Li rimetto al loro
posto…ritratti, siamo tutti ritratti incompleti! Ci sono anche le lettere. Le
tue scritte a me quando andavi in qualche posto in vacanza. Alcune scritte con
la penna stilografica…il cuore accelera i battiti, è come se tutto fosse
avvenuto in un altra esistenza con avvenimenti tanto remoti ma tanto belli! Bei
sogni, andati e svaniti, ma il loro ricordo adesso è dolce e tenero come una
struggente melodia o come l’eco incantata delle ultime vibrazioni di una corda
d’arpa! Melodie di un mondo radioso, luminoso, un mondo pieno di richiamo alla
vita fatto come per incantare il mio giovane cuore. Tanti sono i pensieri che
entrano e escono come attraverso una porta girevole. Spesso fantastico con i
colori della realtà di allora e in una qualunque altra notte insonne avrei messo
via il tutto per cercare sonno, ma questa notte tengo le lettere in mano. Sogno
un parco silenzioso con un lungo raggio di luna che illumina un lago. Un cigno
bianco naviga verso me, poi il cigno si sdoppia diventando doppio. Galleggiano
tutti e due verso un ponticello e io li seguo con lo sguardo. Improvvisamente la
coppia di cigni spiega le ali e mi invita a seguirli promettendomi aiuto…corro
per raggiungerli ma più mi avvicino più essi si allontanano. Inciampo e sto per
cadere con la sensazione di tuffarmi da una grande altezza in un vuoto
infinito…ma non è male, è solo sollievo, un sollievo mai provato!
Sorge un
nuovo giorno e rende più nitidi e chiari i contorni della mia stanza, e vorrei
provare il sollievo di quel sogno appena finito, ma il nuovo giorno non si può
fermare e il suo chiarore ancora incerto illumina lentamente tutto…corre lungo i
muri, penetra negli angoli più nascosti come per accertarsi che nulla sfugga al
trascorrere del tempo. I miei occhi si aprono e come sempre si spostano di lato
per cercare il tuo viso familiare quello che durante la notte stava accanto a
me! La sensazione che tu potessi ancora muoverti e vivere lì nella nostra casa è
forte e annulla e fa dimenticare per un istante tutto ciò che mi circonda come
se per il semplice fatto di averti lì, fosse una sorta di talismano per
dimenticare la tristezza. Avremmo potuto sostenerci a vicenda aiutarci nel
difficile cammino del vivere! Al momento gli occhi sono asciutti, ma poi anche
il cuore che ha gli occhi, si mette a versare le sue lacrime!
La morte
spesso ricama intorno a noi centinaia di illusioni, illusioni destinate a
sciogliersi come fiori di gelo. Eppure ci sono persone che sanno reagire in
queste situazioni terribili con tenacia risoluta e ostinata. Ma io ho visto in
faccia la morte in diverse occasioni e in sua presenza mi sento come una bimba
che minacciata chiede protezione silenziosamente e anche affetto e così mi sento
scippata dalla sicurezza di un futuro, rassegnata e senza combattività. C’è una
commedia bellissima di Indro Montanelli che ci ricorda …”I sogni muoiono
all’alba…” Oggi come oggi penso non aver più sogni perché i miei sogni non sono
nemmeno nati! So anche che la vita non ha mai assecondato voli fantasiosi,
ideali da percorrere; la conquista dei traguardi per un’idea che c’infiamma
trova nella realtà consolazione solo da piccole cose, piccoli sogni, circoscrive
i nostri desideri a cose possibili facilmente raggiungibili. Quando però vedi
che la tua vecchiaia serena e in pace effettivamente se ne è andata ecco il
dramma…Chi è tanto illuminato da saper decifrare la segreta scrittura che ogni
tanto un fato invisibile traccia per noi sulla fragile e illusoria visione con
cui noi abbiamo intessuto i nostri sogni? Questi pensieri che la mia mente
riunisce in un tenue nastro d’argento può far vagare liberamente la mia fantasia
come percorrere da una sponda all’altra un ponte…il ponte delle illusioni!
Ogni dramma inventato
Riflette un dramma
Che non si inventa.
Anche
se è una frase sciocca a volte mi dico …”Ci sono malattie che pare si innamorino
di me e che non vogliono mollarmi più e mi fanno pensare che forse invecchiare
non è un lavoro da rammolliti…” La teatrale frase appena pensata fa parte del
nostro bagaglio personale su come affrontare la vecchiaia…che è come mangiare un
dolce che non sa di niente, anzi “fa schifo” soprattutto dopo un pranzo con i
fiocchi…
Il treno
della fantasia corre e la visione del ponte si annulla per restare soltanto un
filo sottilissimo come ragnatela; poi anche quello si fa più tenue per poi
sparire nel nulla. E’ un senso di delusione poter pensare di riprendere questo
viaggio interrotto forse perché ormai quel treno non passerà più e proseguirà
il suo viaggio verso l’ignoto…
C’è un
pensiero che da sempre ci arrovella: ha un senso la vita? C’è sempre un qualcosa
che ci fa continuare a vivere nonostante fallimenti, sbagli, naufragi
sentimentali, affetti, amicizie, figli…soprattutto i figli! Dovremmo poter
spiegare loro il nostro ruolo nei loro confronti (anche se sovente ci danno
della rompi scatole) e alle nipoti perché conoscano l’emozione provata il giorno
in cui la nostra bambina ha avuto lei. Dovrebbe anche far capire che sì vale la
pena di viverla a chi ci accompagna nella vita, ai nostri uomini, perché
capiscano finalmente che quando una donna ama lui è il suo unico perché. Vale
la pena di vivere per tutti i nostri sogni, i nostri desideri e le paure che
abbiamo senza bisogno di esprimerle. Gioco essenziale in questo è la nostra
anima, il nostro io più autentico; quello che si emoziona e agisce così per
istinto. Oggi pensiamo di poter superare tutti gli ostacoli grazie alla volontà
e al pensiero: così perdiamo la nostra anima perché per ritrovarla bisogna
liberarci dell’ipoteca del passato, dagli assilli del futuro, dagli insuccessi e
dallo sconfiggere le malattie, per vivere meglio il presente. L’anima è la
nostra vita più cosciente che nasce e muore col nostro corpo quindi bisogna
cercare in vita di non perderla mai. Per questo anche se in un momento pensiamo
di averla smarrita, la nostra anima rischia di diventare prigioniera in noi. E’
anche un’impronta di Dio in ognuno credente o meno. Il nostro desiderio di oggi
è di andare oltre noi stessi, così sprechiamo la nostra vita nel tentativo di
soddisfare qualunque desiderio…cerchiamo di ritrovare nel silenzio questa
scintilla che è sempre in noi anche quando la sua luce è offuscata. Prendersi un
po’ di tempo per riflettere su tutto questo ma soprattutto su noi stessi!
Nel tardo pomeriggio, verso sera,
sparisce ogni speranza
s’accuccia ogni chimera.
Anche quella, banale,
di una telefonata casuale.
Come di un numero fatto per errore.
mentre ai naviganti
s’intenerisce il core,
conto le ore del tuo silenzio.
Abituarsi a non amarti.
Abituarsi a dimenticarti.
Abituarsi a non pensarti.
Abituarsi a non averti.
Abituarsi.
(Niccolò Straniero)
La
morte è in ogni luogo la stessa, ma la vita varia fino al momento della morte.
Su un viso che si è spento si cerca quasi sempre traccia di quello che ha
vissuto: non è la morte che ci fa paura in un volto trapassato ma la vita che ne
aveva animato i lineamenti. Quella vita che noi cerchiamo in lui, cerchiamo di
visualizzarla e non trovandola ci riempie di paure. Si ha come la sensazione di
aver oltrepassato anche noi quel confine…ma chi è lì che osserva può ancora
guardarsi indietro, dal posto dove è e dove può vedere ancora ogni cosa.
L’attimo fuggente e l’infinito eterno sono ora tutt’uno: il principio e la fine
quasi si toccano, gli attimi si agganciano agli attimi come un filo d’acciaio
forte e senza punti deboli. Non ci rendiamo quasi mai conto dell’ineluttabilità
della vita, in questa vita dove pare vincano sempre chi sa premiare il proprio
“IO” senza confrontarsi con gli umili e i saggi: sono come urla nel silenzio
perché i premi che si ottengono sono temporanei e col tempo diventano tristi
trofei che la mente esibisce. Anche il cammino inverso è difficile perché
inciampiamo sempre nelle medesime trappole e vince sempre chi urla di più; ma
chi urla è fragile, chi aggredisce è insicuro, chi calpesta gli altri sarà
sempre scontento. Qualcuno ha detto che è molto meglio fare qualcosa di
clamoroso in silenzio che scegliere clamore per finire in silenzio!
Ogni lettura
è insuperabile: storie infinite, storie con tutti gli ingredienti essenziali per
la vita, storie che aiutano a farci star bene, un modo intenso e profondo per
aiutare la fantasia. Un atto di libertà, un’occasione per confrontarci. Sentire
quanta resistenza poni al tuo cuore quando sei più o meno aperta alle emozioni e
scoprire che sei, anche se vecchia, un’irriducibile romantica! Ma non possiamo
restare legati a tutto…a volte non ci stacchiamo da certe cose perché le
associamo testardamente alla nostra gioventù: bimbe piccole da adorare! Come i
veterani della guerra che la ricordano come il periodo migliore della loro vita:
il fatto è che a quell’epoca erano giovani e nonostante gli orrori e gli scempi
della guerra non possono non provare nostalgia. Per me è ora di mettere i piedi
per terra perché ricordare i bei tempi non serve anche perché non ci sarebbe più
l’atmosfera giusta.
Trovo
affascinante la mentalità orientale, perché in uno spontaneo simbolismo coglie
dietro la realtà visibile oscuri e invisibili significati. Questi in
contrapposizione con l’anima occidentale, impoverita dal realismo e dalle
preoccupazioni fanatiche dell’esattezza e della misura! Ci sono “scuole della
saggezza” che cercano di trasformare l’arida visione filosofica scientifica in
una visione saggia e in un atteggiamento più mistico della concezione del mondo.
Il sole è una sfera di rame e incendia il cielo di rosa, rosso e arancio; colori
violenti come i meravigliosi tramonti dei tropici (anche se si afferma che è lo
smog a rendere così brillanti i colori). Ripiombo nei pensieri e ora ce ne sono
altri che mi fanno riflettere sulle miei figlie e mia nipote…ricostruisco gli
eventi, rivisito le parole e le scene e questo mi aiuta ad avere un quadro
definitivo su di loro…ora quello che mi tormenta è il tentato beneficio che ho
loro concesso da lungo tempo perché sono i miei affetti e voglio loro tantissimo
bene, ma ciò non toglie che in questo momento sono poco comprensive, perché mi
scaricano addosso i loro problemi…ma solo quelli negativi! Amo tantissimo tutte
e tre, ma l’amore ho imparato che non è uguale quando parte e quando arriva a
destinazione. Amiamo i nostri figli di un amore forse inadeguato, soffocante e
talvolta imbarazzante…però credo di aver trovato finalmente quel buon equilibrio
che mi ci voleva, anche se quel “credo” mi fa pensare di essermi parzialmente
costretta a diventare un po’ più ottimista. Così cerco di non telefonare quasi
più, di centellinare ogni cosa detta a loro per non lasciar trapelare troppo
questo affetto. Sono ferite che graffiano l’anima e ci fanno male….la differenza
è che ad alcuni queste ferite sono solamente graffi all’involucro che sta fuori!
Ma non vorrei mai e poi mai diventare una di quelle persone che in nome della
vecchiaia soffocano i figli e mietono vittime innocenti.
Quando ho perduto mia madre in poco tempo perché vecchia e malata lei non
voleva disturbarci e avrebbe preferito andarsene di fretta. Forse adesso l’avrei
preferita ancora più tiranna ma averla ancora accanto! Sento che il mio respiro
è come un’eco nell’oscurità, ma come un’eco nera…e allora vorrei piangere, ma
anche questo mi è impossibile perché per difendermi dalle trappole della vita,
ho costretto il mio cuore a farsi più duro. La giustizia nelle cose che la vita
ci addebita solo occasionalmente si accompagna col perdono per tutto l’amore che
doniamo ai figli! Dovrei venire a patti con le mie paure perché non si curano i
dispiaceri dell’anima ferita con dei semplici cerotti; quando nella tua vita
pensi di avere un riferimento, un centro della tua esistenza, una base su cui
appoggiarti, non puoi accettare alcune cose e lasciar perdere altre. Eri per me
un albero sotto cui cercavo protezione, finché un giorno questo albero non dava
più quella rassicurante e protettiva ombra ma soltanto un sole accecante…tutto
quel tempo a credere in qualcosa e in qualcuno su cui hai poggiato le tue
sicurezze e scoprire che hai alimentato soltanto sentimenti confusi e laceranti
è come sprofondare nell’oscurità più totale. Purtroppo le cose accadono a
basta…succede…è come la cometa di Halley che arriva ogni 72 anni ed è lì…
Rabbia, frustrazione e dispiacere : come un pugno che dal petto si trasferisce
in gola come se forze e cose misteriose si dessero appuntamento in un momento
imprecisato…ma a suon di dare picconate sulla falda più fragile della mia anima,
dove andrò a finire?
Il buio ci insegna tante cose…cercare una
luce!
Sentirsi
come una pattumiera o un sacco di rifiuti con irrisolutezze e sensi di
inferiorità e con un vago desiderio di fare chiarezza dentro e fuori di te.
Trovare pace, equilibrio; tuffarsi e rituffarsi nella realtà quotidiana…aver
tempo per accogliere ciò che si incontra in questo difficilissimo cammino;
lasciare le lotte e le sofferenze e non pensare scoraggiata che tanto ormai
questa giornata è passata e non posso fare altro di recuperabile; non
piagnucolare ma reagire! Vivere la vita con la sua carica di significati che
pretende senza continuamente confrontarsi; venirne a capo dei fatti del vivere
e dare risposte alle questioni di vita e morte. Non perdersi nelle cose, ma
vederle perché la vita è tutta una contraddizione e non si può accettarne alcune
e lasciar perdere le altre. Avvolgersi e scaldarsi nelle nuvole dei pensieri,
dipanarli per sentirti protetta e sicura; accoccolarsi in un angolo che è dentro
noi e ascoltarsi. Nonostante tutti questi ingorghi interiori cerco di ridurre
tutto con un difficile processo ai minimi termini. Cercare per forza interesse
in ogni cosa è difficile e relativa perché ogni cosa è in continuo movimento,
dotata di infinite sfumature. Vado avanti per la mia strada perché è inutile
affrettarsi per tutte le deviazioni che si deve affrontare, perché “la vita
matura lentamente fino al suo compimento”. Prego anche Dio e te che mi prendiate
per mano e così cercherò di non avere più paure esagerate se incontrerò altre
difficoltà o cedimenti. Cercherò di non lasciarmi coinvolgere con troppa
apprensione da quello che mi capiterà, per poter acquisire quella sicurezza per
uscirne un po’ più indenne. …”Essere liberi dagli altri, lasciarli liberi!…”
dico anche se molto spesso non la applico ai miei cari.
“Non abbracciare tutto quello che ti capita nella vita,
ma lasciati abbracciare dalla vita!”
Vorrei rifugiarmi dentro tutte queste parole senza farmi riprendere dal mio
familiare disagio, anche se so che altri sono deboli, insicuri e impauriti e chi
non lo dà a vedere finge, perché tutti siamo affidati a noi stessi. Come in una
danza “Kabuki” mi immaginavo in allora un’attrice con le movenze di una
marionetta, con drammi che avrebbero richiesto un’interpretazione più naturale
per la ricchezza degli avvenimenti e di colpi di scena. C’erano dentro a questa
danza anche aspetti comici (Kyogen) ovvero intermezzi tra drammi di serio
contenuto. C’erano periodi in cui mi sentivo invincibile: volevo dimostrare a me
stessa cosa ero in grado di fare e finivo sempre per fare cose che non potevo
dare spiegazioni neanche a me stessa. Avrei voluto scrivere queste cose ma non
per deludermi di più ma perché inconsciamente non avrei mai potuto mettere su
carta tutta la vita di una persona con le cose che cambiano in continuazione,
perché a volte è talmente sottile la linea che separa le scelte che facciamo che
basta pochissimo per far girare le cose in tutt’altro modo.
Soffocare paure e tristezze con la forza di volontà è un esercizio doloroso, ma
se hai qualcosa di bello e entusiasmante su cui concentrarti tutto diventa più
facile; così cerchi di prendere sopravvento su quel piccolo demone che alberga
in noi per allontanarlo dalla tua mente e dal tuo cuore. Con questi pensieri
avverto stranamente un senso di pace come quando pensi d’essere sfiorata da
qualcosa di assoluto e superiore, che scaccia inquietudine e angoscia e il tuo
cuore riprende a battere più tranquillamente!
Socrate nel 423 a.c. ci insegna ad acquisire una consapevolezza sempre profonda
dei significati attraverso la riflessione, cioè avere padronanza delle proprie
capacità: virtù con il sapere; male come ignoranza o insufficiente conoscenza
del bene. “Nessuno sbaglia di sua propria volontà”! Questo approfondimento
della “ragion del nostro operare” implica realizzazione della natura vera
dell’uomo cosicché nell’esercizio delle virtù si accompagni necessariamente la
felicità. Il “demone” che parla dentro noi ci vieti di compiere in momenti
decisivi scelte determinate: questo va inteso come una chiarezza in noi ad una
nostra indagine interiore ben condotta.
Dopo
un tramonto infuocato una palla di luna appare in cielo e il suo chiarore inonda
la stanza e gioca con le ombre…sono rannicchiata contro la mia gattina (ovvero è
lei che occupa tutto il mio spazio allungandosi smisuratamente) e la mia casa
pare abbia ripreso vita con i rumori di allora: l’allegro vociare delle mie
figlie, il quieto camminare di mio marito e la vocina dolce della mia nipotina
che mi chiama sempre …nonna Babà… anche se ancora adesso mi chiama così anche
lei ha i suoi problemi e so che un eccesso di comprensione o sostegno da parte
mia potrebbe risultare anziché fortificante dannoso, quindi cerco d’esserle
utile osservando i fatti con un po’ più di freddezza. Vorrei poterle dare
appoggio pieno, ma non in questo momento! Purtroppo alcune di noi sono troppo
mamme-canguro con un marsupio sempre pieno fino all’orlo di affetti per chi
amiamo e per chi abbiamo amato. A volte mi pare d’essere stanca del fatto di
portarmi sempre appresso tutti questi “gioielli del cuore”, ma sono sempre stata
ansiosa per natura e a volte sto male anche se in fondo mi sento gratificata
perché penso che questa ansia non sia considerata una minaccia a una serenità,
ma piuttosto a una parte della mia sensibilità. Siamo vittime di una onnipotenza
che ci spinge a cercare di gestire ogni situazione! In cielo si vede una falce
di luna con entrambe le punte rivolte verso il basso, mentre il cielo notturno
germoglia piano piano di stelle e le ombre si fanno meno profonde, io rimango
nei miei pensieri in cui riaffiora ancora quell’orgoglio che mi ha sempre
impedito di lasciarmi andare, sottopormi a critiche, accettare favori e
riconoscere le mie manchevolezze! Ma non voglio compassione perciò accetto
l’orgoglio della mia solitudine e speso dell’angoscia! Tutti vorremmo un mondo
ideale quando le nostre aspettative vengono deluse dapprima da genitori a volte
impegnativi e noiosi, poi da persone esigenti o egoiste, infine da persone che
si ammalano e nonostante le nostre cure e devozioni “…si permettono di morire!…”
Mi sento sempre in colpa per quanto mi accade e avrei bisogno di una sana
rimozione da tutto questo marasma di emozioni, di essere spettatrice dei fatti,
un po’ più allegra e quindi più saggia; ma non mi fido molto di queste emozioni
che sono distribuite come su un otto volante impazzito e dove vedo ancora cadere
la mia esistenza veloce sempre più veloce… poi mi vedo ancora a origliare tra i
miei sogni di sfuggita e a ricordarmi che “ …non si lasciano morire del tutto i
nostri morti se non vogliamo lasciarli andare…” Ti racconto mentalmente la mia
giornata uguale a tutte le altre, come ombre proiettate sui muri alla stessa ora
del giorno…i miei timori sono a volte sfuggenti a volte sprofondati nel fango
come certi pesci che vivono nelle profondità. Si dice che nel nostro sguardo c’è
la saggezza acquisita nelle vite precedenti anche se non ce ne ricordiamo. Se
potessi mi chiederei: …”Eri stata felice in una vita precedente? E’ vero che al
destino non si può sfuggire?” Tutti questi timori forse non li avrei se fossi
ancora qui e mi aspetterei ancora quella serenità che fa della vecchiaia una
cosa speciale. Queste sono tutte aspettative che servono soltanto agli illusi
perché dai morti non si possono certamente pretendere preoccupazioni del genere.
Attirarmi fuori da questa situazione, ma senza portare alla luce schegge sepolte
della vita passata: di alcune ne ho coscienza, di altre solo congetture, ma le
più brutte sono quelle che rodono l’anima per il mistero in cui sono
intrappolate…ritagli preziosi, stoffe scadenti, punte di spillo acuminate…
C’è
una bellissima fiaba di un povero giovane che vende la sua ombra a uno
sconosciuto (il diavolo) in cambio di una borsa inestinguibile di felicità; ma
presto s’accorge che viene messo al bando da tutti i suoi simili; getta via la
borsa fatata, percorre il mondo con gli stivali delle sette leghe e ritrova la
serenità se non la felicità…
Viviamo tutti come in un cerchio magico all’esterno del quale è preferibile non
avventurarsi perché al di là ci aspetterebbe caos e dolore. La mia esistenza è
come la pallina di un vecchio yo yo, tiro l’elastico e un po’ è su, un po’ è
giù. Vorrei quasi capire la formula magica sussurratami all’orecchio da qualcuno
per non lasciarsi investire dalla forza del tempo e per non lasciare andare
lontano il mio spirito. Mi sento ancora tanto confusa in presenza delle linee
segrete tracciate tra gli angoli più inaccessibili della storia della mia vita.
I pensieri cerco di riassumerli anche se con fatica perché è un po’ come
risvegliarsi da un brutto sogno o come ripiombare nel medesimo sogno ricorrente…
Non sarà la sfiducia nel non vedere realizzare la serenità? Se fossimo capaci di
immaginare storie a lieto fine, forse smetteremmo d’ inseguire la felicità per
accontentarci di quello che abbiamo. Ma tutti abbiamo i nostri limiti e non è
facile distinguerne i fatti così come sono avvenuti dall’inizio a quando
finiscono perché si avvolgono uno sull’altro e poi ti si ripresentano alla
rinfusa senza alcun concatenamento. Come un vortice impetuoso ti trascinano con
loro fino a provare un senso di panico, di sfinimento e poi …il fallimento…ma il
peggiore è quel senso di vuoto che è terribile e non si può dimenticare.
Dalle case sconosciute e dalle origini
verso fini sconosciute
nulla vale il logorio della volontà di vincere,
se non per conquistarsi l’allegria e l’amore degli amici.
(da un libro di Marcia Willett)
Dissapori riportati in luce, brezze inquietanti e dispettose. Silenzi repentini,
porte sbattute, parole buttate l’una sull’altra, conflitti tra le mie e le tue
aspirazioni destinate poi ad annullarsi vicendevolmente, battute violente come
un’eruzione di un vulcano in profondità per trasformare tutto in cenere. Abissi
di sofferenza che pensavo poter recuperare, parole non dette e ferite ancora
aperte, aria respirata carica di tensioni, parole di una cortesia esagerata,
caute; frasi interrotte e quasi formali, e poi…i silenzi!…La tua vita corre e tu
sei impreparata a correre più veloce di lei per poterla riprendere e afferrarla!
Poi un cielo limpido di una nitidezza indescrivibile dopo tante nuvole, attimi
sospesi in nuvole dorate, calma assoluta dopo tante tensioni come in un oceano
dove sotto la superficie calma si addensano correnti nascoste cercando di
afferrare tutto ciò che incontrano. Albe radiose e dorate e tanto sollievo dopo
essermi sentita aggrappata ad un precario appiglio sul ciglio di un burrone;
sogni in cui mi sentivo leggera leggera… volavo galleggiando in aria senza
sforzo e lontano. Come la vita che ha bisogno di certezze, sempre, per non
rischiare di morire soffocata. Mi ero ripromessa un futuro di vecchiaia serena e
felice e finalmente una vita come un’incredibile avventura…anche se non più
giovane…e dov’è finita la mia avventura radiosa? Tutto in banalità e miraggi
sempre più lontani da raggiungere. Ma io ci credevo perché ero uscita da poco da
un’esperienza devastante…mi ero ammalata di tumore e fortunatamente avevo
creduto alla guarigione sia del corpo che della mente…
In un libro ho letto che l’amore è come un codice stampato sulla
sabbia: soffia il vento, volti lo sguardo e tutto cambia e il messaggio non è
più lo stesso.
Ancora una volta il giorno, ancora la notte.
Il crepuscolo e l’alba, l’inverno e la primavera.
Nel gioco del tempo, la vita scivola via…
Resta solo il desiderio.
Ancora nascita, ancora morte
Ancora l’oscuro viaggio nel grembo.
Niente dura a lungo in questo mondo labile
Tranne le attorte spire dei
desideri.
(Sri Shaukaracharya 788-82° d.c.)
E poi ecco
cosa rimane: libri e le riviste preferite: Quattroruote, Focus, Airone; camice,
abiti, biancheria tutto messo in scatoloni e dato in beneficenza…l’armadio vuoto
dove le grucce vuote vengono sbattute una contro l’altra…le butto! II tuo
profumo appena svitato per lasciar impregnare un poco l’aria della stanza… Ma
come è mai possibile non dimenticare nonostante gli sforzi? E’ come una
lampadina male avvitata…un po’ si accende e un po’ si spegne…
Fiume, ho una sola domanda da porti.
Fiume, nel tuo viaggio senza fine,
quando uno dei tuoi argini crolla, tu ne crei un altro.
Ma cosa posso fare io, ora che gli argini della mia vita
Sono stati tutti spazzati via?
Fiume. (da un libro di Chitra B. Divakuruni)
…poi quella
terribile parola composta di cinque lettere nere come la pece, dolorose come
punte di spada, acuminate come aghi che scendono sempre più in profondità. Siamo
tutti prossimi alla morte appena nati, ma non ce ne rendiamo conto! Sogniamo e
nei sogni abbiamo le nostre speranze: da vecchi si sogna di tornare giovani e
felici, da giovani si sogna di mettere in scatole nascoste tutta la nostra vita
e le nostre illusioni. Quando si è donna si sogna l’uomo della nostra vita,
quello giusto per poi scegliere immancabilmente la persona sbagliata. Poi
restati soli ci rivolgiamo ai morti anche se loro non danno mai risposte ma si
limitano a guardarci fare sempre gli stessi errori…o forse siamo noi che non
riusciamo a capirli nonostante anche loro e prima di noi siano stati giovani e
ora sono come svuotati di parole senza il peso della vita, delle sue invidie e
dei suoi trabocchetti! Se potessero ci aiuterebbero, ma non lo fanno. Spesso la
vita ti obbliga a fare scelte, ti offre privilegi, ma altrettanto spesso rivuole
tutto indietro. Certo col tempo…ma gioventù e privilegi sono cose che prima o
poi devi restituire. Ho cercato per tutta la vita un rifugio tranquillo, la
serenità nelle cose possibili…poi arrivano situazioni che credi poter gestire e
invece ti dominano completamente. Ricordo l’ultimo giorno che eri ancora mezzo
cosciente e dormicchiavi come sempre intontito dagli antidolorifici. Ad una
certa ora della sera hai aperto gli occhi resi opachi dai medicinali e mi hai
fatto un sorriso strascicato…e in quel momento mi sono sentita ricompensata di
tutto, perché in quel sorriso mi pareva di vedere scritto “…dovunque andrò
ricordati che ti aspetterò...da qualche parte…” Dopo quel sorriso che per un
istante solo è rimasto sulle tue labbra sei nuovamente piombato nel luogo senza
dolore dove la morfina ti permetteva di isolarti. In quel momento e per lo
strano modo che ha di comportarsi la mente quando deve cogliere la
concentrazione e le sue alternative sulla lotta fra la vita e la morte, tornavo
a pensare alle piccole incombenze quotidiane e quelle risposte erano di
importanza primaria. Purtroppo per noi la sorte ha però un sorriso di scherno a
portata di mano per chi spera nel meglio! Bello sarebbe poter fluttuare
nell’aria e liberarci di tutte le pene senza paure, senza ricordi di sogni
legati all’infanzia, senza ricordare desideri non avverati, senza quelle
illusioni di una vita lunga e serena con chi ami, ma soprattutto non ricordare
il momento in cui un dottore ti informa che il chirurgo che ha operato il
paziente lo ha richiuso senza poter fare nulla… non c’erano più speranze per un
addome talmente invaso da cellule cancerogene, che non si sperava che qualche
giorno di vita! Vorrei dimenticare tutto questo precipitare e affondare nel
buio, ma fortunatamente mi sento ancora tirare su verso questa vita così
ingarbugliata e imperfetta. Il dolore mi schiaccia ancora ma poi a poco passa e
sparisce e mi aggrappo a ciò che ho sempre sentito dire…i morti se non li si
lasciano andare via non muoiono del tutto! So che i medici, questi guerrieri
contemporanei, hanno fatto tutto per te addestrati come sono a combattere il
nemico che avevi dentro, perché quello è il loro compito, e con tutte le armi a
loro disposizione. Ma a volte il paziente è un giudice che conosce l’esito
meglio del medico, perciò penso che tu te ne rendevi conto, cosicché l’ultimo
corpuscolo sano è stato inghiottito come pure la tua anima. Sono grata a quei
bravi medici anche se tutto è stato inutile; occuparsi di un malato in fin di
vita comporta difficoltà anche psicologiche. Si sgretola il nostro equilibrio e
si deve imparare a gestire il dolore che è come un terremoto nel corso abituale
delle cose che viene aggiunto al terremoto interiore. Però per superare il
momento drammatico è dire ciò che si prova, perché ognuno mette in campo le sue
difese personali che spesso escludono altri chiudendosi in se stessi. Con il
conflitto interiore dei nostri sentimenti si passa dall’ottimismo all’angoscia e
non accettando l’idea della morte si arriva a negare il problema. Così è
successo in quei pochi giorni di tregua dove i momenti di illusione tipo
“…domani guarirà…” erano alternati alla realtà dove è il corpo che parla, quel
corpo che scopri fragile e ti senti il suo appiglio. La malattia terminale ti
porta via tutto prima di prenderti la vita: le energie, la volontà e la dignità.
Continuare la vita di sempre era come correre a due velocità: il mondo esterno
sempre uguale incurante delle tue angosce con un ritmo accelerato al massimo,
quello vicino a te a contare i respiri di un corpo in balia dei suoi bisogni. La
sola incertezza è se la morte ti può cogliere quando inspiri o espiri. Poi non
c’è più nulla se non un cadavere con l’immagine, perché non sei più nel
corpo…solo i viventi abitano il loro corpo involucro dell’anima. Chissà se sarai
stato sorpreso dalla morte o se ne avevi sentito la presenza o se hai pregato
e hai invitato questa morte a svuotare il tuo corpo…
Forse
c’è davvero un Dio misericordioso o forse ha imparato anche lui per essere
Onnipotente, un po’ di umiltà nell’illusione dell’umanità. O forse è come quando
sei in trincea e ti trovi davanti la morte e proprio allora hai dei seri dubbi
sulla sua presenza. Combatti per continuare a respirare perché vuoi continuare a
vivere e allora invochi tutte le entità possibili. Anche se Dio è in diretto
contatto con le forse cosmiche e quelle che operano in ogni persona sulla terra,
in definitiva questo principio creativo è una parte di Lui; purtroppo a volte
non abbiamo il coraggio di dirlo. Bisogna avere il coraggio, avere il coraggio
di comunicare con questo Dio: guarisce le persone insegnando loro ad accettare
il dolore; conosce tutte le contraddizioni e i pensieri; conosce tutte le nostre
emozioni e sa cosa ci passa nella mente e nel cuore…l’unica vera verità che
contiene la vita sono le contraddizioni e le cose o i momenti irrazionali,
altrimenti si finisce col fare violenza alla nostra anima. Essa è come uno
specchio interno, come un bel paesaggio ampio pieno di luci e sereno (se ben
coltivata)!
Seneca
diceva che “ Le cose umane sono brevi e caduche e non occupano alcuna parte del
tempo infinito” Sai che dopo la morte è la fine dei tuoi giorni e che forse il
paradiso è il nulla!
Quale
minaccia per il mio equilibrio è stato tutto quanto, perché più siamo legati a
chi sta male più la nostra vulnerabilità prende coscienza. La morte fa ancora
più terrore e così entra in scena anche il pudore, il pudore che ci trattiene
dall’abbracciare chi soffre, dal dichiarare ripetutamente il nostro bene per
timore di sottolinearne la gravità. Spesso cerchiamo di sdrammatizzare le paure
a chi sta male con la convinzione di porre loro conforto o peggio frastornandolo
con indicazioni tecnico-mediche. Poi quando ti senti dire …”non ce la farò mai
più, ma non vedi che sono già morto?…”, e allora sì che il tuo equilibrio sfugge
e anche se c’è un poco di speranza dettata dalla disperazione tutto risulta
vuoto e inutile. Per quanto la mente umana sia una creatura che spesso è in
grado di agire davanti a particolari dolorosi come un gioco di specchi, a volte
creare realtà separate in un universo parallelo, è meglio limitarsi ad
allontanare temporaneamente la sofferenza anziché cancellarla, altrimenti si
arriva alla disperazione, alla confusione e poi al caos. Però quando un medico
ti fa leggere il suo verdetto di fallimento, mi chiedo come fa uno a decidere di
dedicare una vita ad un lavoro di assistenza al trapasso dei più tanti dei suoi
pazienti? Pazienti divorati dal cancro….purtroppo questi specialisti vanno in
guerra contro questa calamità con armi a volte insufficienti contro questo
agguerrito nemico che non conosce limiti né ostacoli: è come un terrorista
perché senza il minimo preavviso distrugge tutto. Quando ti somministrano la
morfina che rappresenta l’ultimo stadio, questa ti fa perdere il controllo, ti
fa giacere immobile e a volte nemmeno cosciente per comunicare quello che ti
passa per la testa e alla fine ti priva proprio di quello che tu cerchi di
lasciar andare coraggiosamente… perché è a tutti gli effetti una droga ma senza
alternative se non quella di morire di propria mano, oppure accettare il dolore.
Sono una manciata di parole che però pesano come un macigno. La morte con
ironica compassione e la morfina ti stavano già dando la stretta finale al
cuore… dormivi quasi sempre…poi la rabbia comincia a consumarsi e a mescolarsi
col dolore, questo dolore che dà vita a qualcosa che non ho più la forza di
prenderne atto. Quando una vita si inclina oltre un certo grado nel verso
sbagliato rimedi e cure diventano impossibili e al male presente ne arriva
sempre uno peggiore…quello che non sapevo era quanto potesse essere lunga e
sofferta questa strada! Sospetto che non ci sia nulla di peggio di un’attesa in
ospedale per farci capire prima del tempo cosa sia l’inferno o, quantomeno il
purgatorio. Ore e ore affranti, doloranti … Penso che la morte si può affrontare
meglio la notte quando gli altri pazienti dormono o stanno tranquilli, quando le
infermiere hanno il tempo necessario di distogliersi dalle battaglie incessanti
della giornata per occuparsi di coloro che hanno perduto la battaglia. Si
intravede l’attività nella corsia, i carrelli sospinti vicino ai letti e ai
pazienti in attesa; infermieri che raddrizzano o cambiano fleboclisi, le voci, i
passi. Il mondo forse in alcuni momenti per te era sereno, perché altrimenti
saresti stato così immobile? Le espressioni fuggevoli del tuo viso erano ormai
riflessi transitori delle tue emozioni che non provavi più: un sorriso per
niente convincente! Provavo anche pietà ma solo come una diffusa e impersonale
assenza di speranza a causa dell’inevitabile perdita. Poi il dolore che in fin
dei conti è forse autocompiacimento e senza merito quando dura troppo a lungo… è
stato razionato come gli spiccioli dati ai poveri perché si tratta di una merce
che i più forti e sicuri di sé forse sono troppo orgogliosi per darlo a vedere.
L’attesa era la cosa più terribile, quella che a volte ti fa afferrare il bordo
di qualunque cosa per appoggiarti allo stesso modo in cui stai cercando
riafferrare il tuo equilibrio a brandelli. Nello stesso tempo cercavo di non
oltrepassare il livello di guardia delle mie emozioni perché non prendessero
troppo presto il sopravvento…poi troppo presto ho chiuso gli occhi per evitare
l’urgenza delle lacrime. Pur essendo disperata mi dicevo “niente nuove, buone
nuove…” illudendomi per ancora pochi giorni. Nel nostro matrimonio c’erano
ancora due incarichi da risolvere: tu morire e io guardarti morire! Il mondo
non mi era mai apparso così squallido e desolato e il vuoto lo sentivo enorme.
Poi tutto accadde e chiuse una porta del passato con un tonfo assordante per
aprire la porta all’adesso con tutti i miei sensi coinvolti che soltanto
respirare era fatica. La promessa fatta inconsciamente a te nel mio cuore di
morire con te non è stata mantenuta…come si può mantenere una promessa ai nostri
cari quando con l’atto stesso del morire qualsiasi cosa avessi fatto non avrebbe
potuto né deluderti ne tanto meno ti avrebbe fatto tornare? Forse se non per
l’essermi sentita una nullità per tutta la vita lo avrei fatto per dimostrare
coraggio o azione? Un atto così terribile e irrevocabile non poteva avere
ragione a un atto preordinato. Riguardo Dio figurato con un libro aperto …”Ego
sum alpha et omega” e penso a coloro che possono perdere e trovare la loro
identità in quella magnifica certezza!
Thomas Mann scrisse “Per il bene dell’umanità, per il bene
dell’amore, che i pensieri di nessun uomo siano dominati dalla morte”
In
questi momenti penso a quanto c’è di vero a come certe influenze infantili ti
dominano. La paura che da piccina provavo per mio padre iroso e la paura di
perderti, mi hanno fatto capire che anche se ho cercato mille modi per fingere
che era passata, questa paura c’è sempre stata! Sarà per questo che in un futuro
di ansie e incognite mi sento così impreparata? Mi pare di essere diventata una
specie di documentarista del passato, una diarista o peggio aver passato anni
pagando questo tributo.
Si ha
sempre la sensazione che il destino sia una sorta di fatti che si innescano in
successione ricche di significati…e penso a noi due più vecchi, maturati e
inteneriti sul nostro passato, mano nella mano con tante cose da raccontarci
ancora, lasciando però nel vago il momento in cui uno dei due avrebbe lasciato
questo mondo…ricordo i tuoi capelli bianchissimi come un paesaggio innevato e
antichissimo…un ricordo come questo e lo scivolare degli anni insieme forse non
ha bisogno di tanti altri ricordi! Senza alternativa e senza preavviso mi
sentivo presa fra due conseguenze di un’alternativa: il male e il peggio…
Il destino conduce per mano chi lo segue
Trascina a forza chi gli si oppone.
(Cleante)
Pitagora credeva nella metempsicosi, ovvero la trasmigrazione dell’anima e
considerava anche la più piccola cosa alla stregua di feti in procinto di
reincarnarsi. Vorrei credere alla mitologia del culto di Apollo in cui si dice
che egli nacque di sette mesi e con le sette corde della sua lira emetteva una
musica così soave che aveva l’effetto di dare salute alle genti mortali. Bisogna
che faccio attenzione perché una banale frase detta da un eroe dei fumetti (mi
pare si chiamasse Maltese), un avventuriero, dice: “…attenti, quando per caso si
entra in una favola non si riesce più ad uscirne!”
Quando sarò ancora più vecchia forse se passerò più tempo con le mie figlie
spiegherò loro cosa ho provato, come ho reagito, perché pian piano riesco a
capirmi e a vedermi per come ero “combinata”. Qualche volta le cose vanno ancora
per la loro strada e non in sintonia con la mia anima, ma con questo desiderio
di armonia fra le due cose, vedo che la tristezza quando arriva è sempre diversa
e noto una possibilità di ripresa quasi completa. Ho creduto in Dio come tutti i
credenti; in un Dio benevolo, un Dio a cui non chiedevo più di quanto potesse
dare. Poi non ho perdonato per averti lasciato morire. Il tempo non guarisce, ma
anestetizza.
…di pietra diventano le nostre ossa dopo un cammino lungo
e faticoso specie in malattia e così a poco a poco non esitiamo ad abbandonare
la vita diventata un peso. Porre fine ai tuoi giorni e cominciare l’eternità
levandosi su nuove ali…
Troppa realtà nessuno di noi può sopportare perché creiamo tutti un
mondo in cui vivere sia sopportabile. Alla domanda “Ma che cos’è la verità?”
fatta da qualcuno (mi pare Pilato) …non ci furono risposte. I fatti se riesci
ad accettarli sono sacri fino a quando vengono confusi con i valori perché la
vita deve essere semplice. Forse per me quel credo è un poco più presuntuoso ma
non privo di conforto! Tante persone nascondono fardelli di pena e di ansie, ma
tutte sopportiamo con facilità perché dolori e paure significano essere per
sempre nella solitudine dell’IO.
Siamo figure transitorie, fugaci comparse sulla scacchiera della
vita: alcuni sono veri giocatori stagionati e in caccia da tempo per
comprenderne tutti i meccanismi, altri perdenti in qualsivoglia maniera quando
entri in quel mondo ombra, un mondo in cui tutti i problemi ti arrivano addosso
come treni merci e qualche volta, ma raramente, ti vengono elargite soluzioni
con un mormorio appena udibile!
Sartre filosofo e scrittore francese nel 1929 scrisse che l’uomo
deve rinunciare a garanzie di comodo come dell’idea di far parte di un piano
provvidenziale o una serie tutta di accadimenti necessari. Egli, “…essendo
condannato a essere libero porta il peso del mondo sulle spalle…” ed è quindi
responsabile della realtà e di se stesso. La coscienza di sé stessi è il “per
sé” e negazione dell’”in sé”. Il “per sé” è la tendenza, la predisposizione e le
abitudini con coscienza di se stessi nei sentimenti di angoscia suscitati da
questo potere di decisione assoluta. Spiega anche come nei progetti aventi come
fine la conoscenza dell’altro, la realizzazione dei valori sia quella del
fallimento e dello scacco!
Ecco, io credo di avercela fatta
A vivere in un mondo pulito: in fondo
Non è che a tanto il mondo t’invoglia.
Ma con fatica la mia vita è andata.
(R. Badarello)
Fare come un continuo viaggio interiore dalle sensazioni ai
sentimenti e da questi alla memoria. Togliere quegli atteggiamenti attoniti di
angosciata stupefazione per le forze oscure che governano la vita; quel
sentimento drammatico che domina l’esistenza e quegli slanci irrazionali,
quell’insofferenza alla coscienza disillusiva della natura umana. C’è nella
poesia un regno per lo spirito ma non può certo curarsi di migliorare il mondo e
di far sognare una felicità universale.
Fine giugno 2005
In
piedi davanti alla finestra con un cielo azzurro in cui ciuffi di nuvole
scivolano come vele sull’acqua, mi volto e torno a girare lo sguardo per casa
osservando tutte le cose che abbiamo scelto con cura durante lunghissimi anni: i
divani, le poltrone, i tavoli, gli armadi, il letto. Immagini di una qualche
stabilità, affidabilità. Ora noto con nostalgia come tutto comincia a logorarsi:
la pelle dei divani, i colori brillanti della mobilia e le foto…tutto sbiadito
come i sogni… Lisa mi ha regalato un libro “L’arte della felicità” del Dalai
Lama: combattere gli stadi mentali negativi come la rabbia o l’odio e coltivare
quelli positivi come la gentilezza, la generosità, la tolleranza. E’ un
esercizio quotidiano, difficile ma possibile per insegnarci a trasformare le
avversità in occasioni di serenità interiore. Avevo aperto il pacchetto a Castel
e una folata di vento lo ha fatto scricchiolare e volare via…un rumore
vuoto…sarò in grado di mettere in pratica queste nobili verità?
I primi tempi mi ritrovavo a camminare per strada veloce e a testa
bassa, voltando angoli senza direzioni distinte, perché ovunque andassi le
lacrime trattenute a stento erano sempre pronte lì a sfuggire; poi trovandomi in
mezzo alla gente, al traffico cittadino con i suoi flussi e riflussi, rallentavo
e per un momento assaporavo l’attività delle persone, la vita. Il dolore svaniva
e mi calmavo e il respiro si faceva normale e in quel momento provavo un senso
di calma e di gratitudine andando senza scopo, spedita come se tutto scivolasse
lontano da me, sempre più lontano! Non potevo parlarti, spiegarti le mie
sensazioni e le mie paure, il mio isolarmi, però capivo che mi ascoltavi e
sentendomi mi avresti aiutato a uscire dai luoghi bui dove rischiavo di
perdermi. Avevo elaborato tutti i processi in una progressione forse conclusiva
di quel ciclo devastante e speravo di tornare quasi alla normalità. Adesso direi
che va abbastanza bene, ma in certi giorni non va affatto bene, per queste calde
serate passate da sola, per le mie notti in cui mi sveglio ininterrottamente e
vorrei chiudere fuori il mondo anche se c’è ancora un mondo che ha fine e un
fine! Ognuno di noi ha la sua zattera personale da spingere anche nella
disperazione perché anche se quel fragile guscio va alla deriva anche la nostra
anima va e senza più speranza…
La
parola magica a cui affido tutta la serenità che dovrei acquisire è …domani… ma
anche questa è una parola vaga nel tempo perché averne risposta è composta da
troppi ieri e oggi! Questo oggi con una continua alternanza di stati d’animo
come una corsa ad ostacoli tra ottimismo e pessimismo. Devo ristabilire le
giuste proporzioni, ritrovarmi da sola al sorgere di ogni giorno con tutta una
serie di emozioni frammentate e con sempre tanti percorsi nell’inseguire i
pensieri. Vorrei avere una vita normale, senza troppi pensieri che sono a volte
come belve inferocite dentro noi, ma che dicono sta sempre a noi cercare di
domarle giorno dopo giorno. Ci riuscirò? Sono a guardare la strada di notte e
osservo come il silenzio e l’assenza di parole a volte ha più espressioni e dà
più motivazioni alle parole stesse. Vedo anche tante immagini della mia vita ,
ma con forza cerco ricacciarle come distruggere un puzzle pezzo per pezzo.
Queste immagini che ho costruito nella mia mente in un posto senza luogo e tempo
dove si dice nascono pensieri insopportabili, oppure nel mondo fittizio degli
incubi! Tornare alla realtà anche se a volte è peggiore dei sogni… Ma i ricordi
dolorosi tornano a sprazzi, senza sequenza ordinata, alcuni nebulosi altri
nitidi….poi mescolo in questi ricordi le immagini tue di quando hai preso per
la prima volta la nostra bimba in braccio col suo corpicino piccolo piccolo, le
palpebre appiccicose e il sorriso senza significato. Con lei e la nostra seconda
bimba che camminava barcollante in riva al mare, ed infine con la nostra
nipotina in un carnevale in città e mascherata da fatina… Platone diceva che il
mondo che percepiamo intorno a noi con i sensi è solo una “copia” della vera
realtà, perché l’originale sono le idee…ma lui è stato un grande filosofo!
Galilei asseriva che la natura e quindi quello che proviamo in natura è soltanto
un libro scritto in caratteri matematici…
La vita è trascorsa, come sempre fa, tra le righe e a volte fuori
dai margini. I saggi dicono che è ciò che avviene quando facciamo progetti…ma
all’inizio era soltanto vita trascorsa con qualche piccolo cambiamento, con
litigate rarissime costellata di piccoli successi e altrettante piccole
sconfitte…poi quella rabbia per come ho affrontato la vita; per come ho voluto
andasse. Questa rabbia restata a lungo inesplosa appesa come a uno
spaventapasseri con molle e imbottiture che escono da tutte le parti. Questa
rabbia che mi balla attorno, eccitata nel vento come volesse dirmi:” beh, cos’è
che tutto assieme sei così arrabbiata anche tu?” Inutilmente cerco tenerla alla
larga, ma è come se il mondo si riversasse nel vuoto che sento. Forse dovrei
imparare qualcosa qua e là…e di corsa…
Rimango sveglia a lungo e quando mi addormento faccio uno
stranissimo sogno…sto guardando dal cielo le stelle e con una bacchetta magica
ne faccio scendere una che cade sulla mia casa dissolvendola in uno scoppio di
luce… i frammenti non cadono a terra, bensì vengono risucchiati dolcemente verso
me, nell’universo stellato come se il mio tempo sulla terra fosse finito e Dio,
più addolorato che contento, mi avesse tolto la sua protezione…sarò da
neurologo? Per una come me che ha predisposto la sua vita su alcuni parametri e
poi questi se ne sono saltati via e cercando di porvi un riparo sbatta di qua e
di là… finché un giorno si alza con una bracciata di pezzi rotti e vede che il
mondo è andato avanti ugualmente anche se non può raggiungere la sua vecchia
vita, ma soltanto ricominciare. Il mondo è perfettibile come lo siamo noi tra
una folla di devoti dell’apparire e quelli del nulla. Se elaboriamo con calma
tutte le voci che sentiamo intorno, tutte le voci che abitano questo mondo con
tutti i suoi pensieri, smetteremmo di giudicarci e vivremmo semplicemente senza
rabbia. Il mondo cambierà colore e i colori saranno più nitidi e chiari. Poi ci
sono i figli che amiamo tanto e più di tutto e vorremmo per loro il meglio.
Smettere di accudire il male come un bimbo, coccolarlo, parlargli e nutrirlo e
allora questo male non crescerà e non invaderà il cuore. Ma ho vissuto anche
l’amore, vissuto pienamente come un bel libro che ho appena finito di leggere e
adesso è tempo che ne apra un altro (ovviamente senza questo). L’amore è come
una specie di scuola e non sempre capisci quando ti tocca l’esame e a volte
succede di convincersi di quello che si vorrebbe accadesse…peccato che questo
esame riguarda solo noi!
Non
fare che diventi un’abitudine di quello che hai perso perché non riuscirai più a
vedere quello che hai vicino!
Kant
filosofo tedesco (1724-1804), dice che l’uomo conosce solo la realtà che
sperimenta con i sensi: Dio e l’anima non sono prove certe, ma abbiamo bisogno
di credere alla loro esistenza per non perdere la speranza che la vita continui
dopo la morte. A tutte le azioni dell’uomo, di questo suo essere diviso fra le
sue inclinazioni naturali e le sue razionalità, è sempre sotteso un comando
imperativo della ragione; la ragione quando interviene come criterio di
convenienza del mezzo rispetto al voluto. Lo schema è: “Se vuoi questo, fai
quest’altro.”Poi la nostra facoltà di giudicare è una plausibile ricerca
universale entro la quale c’è “la percezione sentimentale” di una dimensione del
mondo. L’uomo in questo mondo ha un felice accordo con la propria libertà
interiore.
Rousseau scrittore e filosofo svizzero 1871-1946 più moderno, scrive …” In una
società dominata dalla aristocrazia dei filosofi e scienziati non essendo legato
a nessuna scuola, ho rivendicato il primato dell’IO come sentimento e
spontaneità. La natura degli scienziati è fredda e meccanica di materia in
movimento e non parla al cuore dell’uomo. La natura vivente è un flusso che
ribolle e si manifesta all’uomo nella infallibilità degli istinti e nella forza
traballante dei sentimenti, dove col suo intrico di convenienze e di leggi rende
l’uomo schiavo di bisogni e obblighi artificiali e perciò diventa egoista e
malvagio, inquieto e infelice. Non si vuole certamente che l’uomo ritorni al
mitico “stato di natura”, ma che manifesti nella pienezza della sua persona
l’ingegno e lo schietto “amore di sé” che è proprio dell’egoistico “amor
proprio”…perché un uomo educato anche secondo natura è capace di vivere con
l’immediatezza e la spontaneità! Anche l’attività morale deve essere autonoma.
L’obbligo si presenta al nostro spirito come legge che la ragione impone alla
volontà. L’imperativo alla moralità è categorico e incondizionato e assoluto.
“Agisci in modo tale che la massima delle tre azioni fondamentali di vita possa
essere riassunta dalle tre volontà come leggi universali.” L’essere ragionevole
si propone un fine razionale e come fine a sé: “Agisci in modo tale da trattare
sempre l’umanità e te stesso come fine e mai come mezzo. Agisci come fossi
legislatore e suddito di un regno delle volontà libere e ragionevoli!” Secondo
Kant l’attività della ragione è al di là del sapere fornito dall’intelletto,
nell’ambito dell’esperienza e mira a cogliere la totalità, l’insieme di tutti i
fenomeni e la causa assoluta (Dio), con l’esistenza dell’anima.
Eraclito vissuto nel lontano 550-480 A.C. filosofo greco pensa che non può
esistere bene senza male, caldo senza freddo, giusto senza ingiusto. Dove la
maggior parte degli uomini vede dei conflitti, egli scorge l’eterna armonia dei
contrari.
Nietzche pensatore dell’800 dice che la filosofia non si deve occupare del mondo
o di Dio, ma delle passioni umane.
Rileggendo quello che ho scritto mi trovo di fronte a qualcosa che non esiste
più; anche se ho scavato sempre nella realtà dei fatti riferisco cose che ho
passato e cercare di comprendere oppure pensare di aver capito quello che
succedeva nella vita quotidiana; di fatti ormai lontani ma rivisti con la
vivacità e a volte l’opacità di allora, con le mille contraddizioni, ferite,
nevrosi, illusioni slanci e problemi. Come scrittrice dei miei pensieri risulto
essere una persona molto fragile ma soprattutto insicura e mi aggrappo alla
penna forse per non averne tante conferme! Non sempre si può chiedere alla
nostra anima d’essere forte! Perché tutti abbiamo bisogno di un riposo, un
appoggio e un abbraccio. Così qualche volta mi sostengo da sola, altre mi
compiango per sentire alla fine tutta l’ansia che c’è ancora e c’è stata. Prima
le ansie del lavoro, dei figli, dei genitori diventati anziani, del mondo che
non va mai come dovrebbe. L’ansia è un’ombra che ci abita e spesso ci fa sentire
inadeguate; scappiamo da lei cercando di vivere il quotidiano che non ci metta
in subbuglio. Poi c’è la rabbia, la frustrazione, la delusione che non si può
buttare nascondendo il tutto sotto il tappeto della nostra anima come
spazzatura. Rispetto enormemente chi per difendersi dalla vita adotta
considerazioni eccellenti come riflessioni, analisi e azioni mentre io mi
ritrovo ad essere una poveraccia con sempre più traballanti opinioni da
difendere tranne quella accettata di cercare nelle persone calore e colore e
intelligenza. Meno male che dentro noi abita sempre qualcuno che ogni tanto si
agita, bussa nei nostri pensieri. E’ un altro noi che ci aiuta a sognare e
qualche volta a realizzare i desideri, anche se ci hanno sempre insegnato a
diffidare di questo tipo di sogni per muoversi nello stagno facile di quello che
abbiamo già. Potrebbe essere saggezza oppure debolezza o rinuncia. Il mio sogno
è arrivato quando i giri di boa della mia vita sono quasi conclusi. In questi
anni lenti ho sollevato lo sguardo, ho tirato un po’ su la testa e ho cercato di
afferrare qualcosa, quello che avevo dentro: potermi esprimere scrivendo. Ho
realizzato questo forse anche soltanto per me stessa, come terapia perché mi fa
vivere qualcosa che nel reale non sono capace di vivere e speriamo che questo
qualcosa possa dare un aiuto al meglio nella mia
esistenza.
Lacrime! Lacrime! Lacrime!
Lacrime notturno in solitudine,
cadono a goccia a goccia sulla bianca spiaggia,
e la sabbia le assorbe,
lacrime, non c’è luce di stelle, desolate tenebre
soltanto,
umide lacrime dagli occhi di una testa velata.
Oh, chi è quello spettro? Quella figura che lacrima nel
buio,
chi è mai? Che massa informe è quella, china acquattata
laggiù nella sabbia?
Flusso di lacrime, singhiozzi e lacrime,
spasimi, soffocati da grida selvagge.
Oh, tempesta dalle forme umane, che ti alzi e avanzi
A passo svelto lungo la spiaggia!
Oh, fosca e violenta bufera notturna oh, scoppio
disperato!
Ombra così posata e dignitosa di giorno, col viso calmo e
il passo regolare,
come ti lasci andare poi di notte, quando nessuno vede-
oh, allora
l’oceano incontenibile, di lacrime!
Lacrime! Lacrime!
(Walt Whitman)
Un
poeta inglese nel 1907 “…la verità, vi prego sull’amore…” in quel “…vi prego…”,
cattura già la voglia di scoprire cosa ci vuole raccontare…”…non servon più le
stelle: spegnetele anche tutte…” Tra gli esseri umani accade come nelle poesie
quando riconosci le parole predestinate per i versi: nella tua vita entra una
persona che non avevi visto mai, ma è come se avessi sempre avuto il suo viso
accanto… essa è valida quando ti comunica qualcosa o quando aumenta anche in
maniera infinitesimale, l’emozione o altro. Le poesie che non dicono nulla ma
che magari sottraggono qualcosa o rubano qualcosa dentro, non serve come in
filosofia l’ingegneria del pensiero, ma un pensiero che serva alla tua vita.
Il
mio cuore è come imbrigliato perché sebbene tutto il mio essere voglia essere
sereno e nonostante le letture positive a volte vedo che è come un castello
costruito sulla sabbia. So che la paura di non essere all’altezza di
sopravvivere dovrebbe essere una sferzata salutare, ma forse mi obbliga anche a
pretendere il massimo! Poi come sempre torna la calma e ascoltandola sento
staccarsi le ore difficili, le giornate interminabili, le notti inutili, le
tensioni esagerate e così facendo accetto quello che sono. Un tempo cercavo
sempre di far uscire la persona che sentivo dentro me, una persona diversa,
scalpitante, tesa verso il meglio della vita per accettare quello che offriva il
mondo! E pateticamente credevo in un Dio misericordioso, al bene e al male, alla
ricompensa e alla punizione. Il mio bisogno di irrazionali e disperate preghiere
a Dio per qualsiasi cosa che a volte riuscivano discrete anche senza interventi
divini, e le suppliche di richieste di risolvere problemi irrisolvibili,
rimanevano inascoltate invariabilmente e la cosa non mi stupiva più di quel
tanto perché non pensavo fino in fondo che le mie preghiere venissero esaudite,
quando temevo ben di più il mio giudizio più di quanto non temessi Dio. “Si vive
meglio quando si vive bene!”…Facile a dirsi perché vivere non è così semplice ma
ci si rassegna. Ci si rassegna ai drammi che la vita ci impone, come ci si
rassegna in fretta ai limiti, come ci si concede “tregue di comodo”. Così mi
sono ritrovata per tanto tempo: incredula, sfasata, sofferente, arruffata. Non
si cresce forse misurandosi con i nostri sogni o con la loro distruzione?
Troppo spesso tendiamo a credere che le brusche tirate di capelli del destino
siano salutari, come quando ti ritrovi in testa un ritornello e non lo puoi
cacciare via, o come quando vai in un posto dove non avresti mai sognato di
andare e ti ci ritrovi ad andarci sempre più spesso; anche quando pensi a
qualcuno non sentito da tempo e il telefono squilla ad opera di quel qualcuno.
Coincidenze o opera del destino? Mi torna in mente quando è nata la mia nipotina
“prematura” ed è rimasta per qualche giorno in incubatrice. Avevo in cuore una
gioia confusa che non riuscivo a spiegare. Entro dopo essermi messa camice e
mascherina e la vedo…è piccola, è tenera, è tutta grinzosa…e c’è qualcosa di
straordinariamente magico nei neonati: lo sguardo carico di stupore; i pugnetti
chiusi a forza; le pieghe del collo così fragili e il sorriso inconscio che si
apre al mondo. Ed ecco il destino beffardo… accanto un’altra incubatrice con una
minuscola bimba tutta tubi e una sonda che la alimenta. Ho il cuore stretto…ecco
come si comporta il destino! Penso a questa “neonata triste” che non lotta per
vivere, che reagisce appena appena agli stimoli e non piange. Vedo un’infermiera
che infila una mano col guanto nell’oblò e le accarezza la guancia grinzosa. Il
corpicino ha un piccolo sussulto ma poi la fiammella si spegne.. Ha gli occhi
chiusi e pare non voglia proprio saperne di far parte del mondo. Nonostante
tutte le cure, l’amore, le carezze, il silenzio, morirà…è questo il destino
beffardo? So anche che nonostante si faccia “la voce grossa” quella dettata
dall’angoscia e si combatta palmo palmo, e si pensi d’avere l’obiezione giusta
da imporre a questo destino, lui fa sempre quello che più gli aggrada. Non
possiamo fare nulla nemmeno con tutto l’oro del mondo, nemmeno con tante paure
nel cuore e nemmeno con tutti i desideri esistenti. Tutto questo porta via il
destino come un lampo accecante in cielo, finché il fulmine subito dopo schianta
tutto!
Quando sono diventata mamma avevo un pensiero ricorrente…sarebbe stato
meraviglioso girare ogni anno un video per dire alle mie figlie chi ero, quali
erano le mie aspirazioni, le mie preoccupazioni, le cose che mi facevano
piangere, emozionare o vedere il mondo diverso…ma le cose sono andate
diversamente e allora avrei voluto scrivere un diario ma anche questo mi
riusciva difficile! Quando prendevo o l’una o l’altra in braccio mi pareva
tenere tra le braccia un pezzetto di paradiso…e poi ricordo il momento unico in
cui ci siamo incontrate…so che ho avvicinato il corpicino al mio e nonostante il
male patito ho pensato subito che mi pareva strano che bimbe così piccoline
potessero ricambiare il mio sguardo ad appena pochi minuti di vita. Forse è quel
“feeling” speciale e unisce due esseri speciali: mamma e figlia!
Anche quando le aspettative vanno deluse e destabilizzano la pace
mentale come fossero delusioni calcolate, arriva la frustrazione e per questa
non c’è una panacea qualunque ad azione rapidissima. Rimango distesa per ore ad
occhi aperti cercando il sonno e mi giro e rigiro come sempre impossibilitata a
dare una qualsivoglia spiegazione ai miei pensieri incomprensibili!
Scegliere le strade più battute perché più le cose cambiano più ti
ritrovi a pensare che potrebbero andare peggio. Poi quando per qualsiasi evento
cambia qualcosa ti ritrovi un terremoto interiore ben difficile da superare. Un
malessere e un disagio che non ne sai dare il nome e che anziché scomparire si
amplifica. Questi stadi svelano oltre a una sofferenza fisica anche una
sofferenza dell’anima senza avere più energie per affrontare il tutto. Può
aiutarti il medico ma di più noi stessi. Aver coraggio di interrogarsi e avviare
il processo di acquistare fiducia per avere il tempo e la necessità di
rimetterci in equilibrio. Quando la vita ti butta giù da quella collina dorata,
per recuperane i pezzi bisogna sapere quali strutture dentro noi abbiamo per
poter resistere.
Il tempo è una tempesta dentro cui tutti ci perdiamo…
“Nessuno ebbe mai gli Dei così favorevoli
Da
potersi permettere un sicuro domani.”
(Seneca)
Domenica fine giugno 2005,
E’ estate proprio
un’estate con la e maiuscola, bestiale per il sole che martella sulle teste di
chi è sotto il suo campo e dominio e tutti attendiamo il crepuscolo per avere un
posto dove non arrivino questi raggi impietosi e infuocati. Questo caldo umido
come una coperta bollente anche se trovi un posto in ombra. Quando dal lettino
ti porti in riva al mare rischi di fonderti i piedi…sono a galla in acqua supina
e guardo il cielo di un azzurro smagliante dove la scia lunghissima di un jet si
sta lentamente sfioccando in quell’azzurro intenso… C’è una leggenda indiana
secondo cui Madre Natura creò la luce da un mondo di oscurità. Su una sabbia
fece un segno bianco per l’alba, su questo l’azzurro per il mattino, il giallo
per il tramonto e poi finalmente su questo il nero della notte. Poi pregò, ma la
luce non venne ancora…allora aggiunse conchiglie e turchesi così apparve una
debole luce…poi dodici persone sacre vennero ad aiutarla portando anche queste
conchiglie e turchesi per formare un magico cerchio. Ponendo un cristallo alto
sopra esso, apparve una luce calda e luminosa. Così in quel modo fu creata la
luce. Sarà per questo che a Playa la sabbia è così bianca e soffice e fresca
anche quando il sole picchia impietoso? Sono le conchiglie triturate
dell’oceano…. Arriva la notte e porta con sé un leggerissimo vento dopo una
giornata così rovente.
La vita è
una storia d’infanzia che si ripete continuamente. La bambina testarda ma che
non voleva che papà si arrabbiasse perché altrimenti dava di matto; la moglie
che faceva l’orgogliosa e sopportava tutto piuttosto che andarsene… Bisogna
essere in due per ritrovare la strada giusta…uno che parla e l’altro che
ascolta…ma noi ci eravamo persi strada facendo mettendo i cuori in soffitta!
Ricordo benissimo tutti i particolari di quando ci siamo conosciuti ed è così
che ho sempre considerato l’amore che mi ha legato a te: catalogare
meticolosamente tutte le pietruzze del sentiero che mi ha condotto a te…eri come
una luce che cacciava via ogni ombra…non mi serve certamente una cartina per
seguire l’itinerario interiore percorso con te! Prendo la foto che ci ritrae noi
due fidanzati ed è come se vi entrassi dentro perché per tutta la vita una parte
di noi rimane ai momenti unici come una parte di noi rimane in un angolo della
nostra cameretta d’infanzia. Devo lasciar andare i fiotti d’angoscia, la collera
e le paure. Per un momento il tuo viso mi appare e allora mi dico “…mi manchi
proprio tanto…” e anche se sono frasi dette e ridette, sono anche logore a forza
di essere vere!
Avere
opportune capacità di vivere momento per momento con un messaggio sublimale
secondo cui il passato può essere lasciato letteralmente alle spalle, è un
aspetto raccomandabile. Sarebbe bastato inventare una nuova parola per definire
la schietta serenità che ne deriva da una capacità così rassicurante. Qualcuno
ha detto che “…il passato è un’altra regione e dipende da noi se vogliamo
visitarla o no…”
La
vita a volte si svolge in un modo estremo per sentirsi finalmente in pace con sé
stessi: quando per ciò che si vorrebbe si cambiano continuamente idee. Per
questo puoi trovarti nella condizione di sporgerti veramente troppo sull’orlo
della fine del mondo e troppo tardi per tornartene indietro e perdonarsi la
mancanza di scopi e di inserimenti. Ti ritrovi così in un posto vuoto, informe e
inimmaginabile, un nulla da “mano bianca di Dio” Ciononostante in questa tavola
bianca ognuno può avere nuovamente la possibilità di ridisegnare la sua vita,
potrebbe essere un posto qualunque qualsiasi cosa decidesse d’essere. Tutti
cerchiamo di inserirci in questo mondo istintivamente come le scimmie vogliamo
far parte del gruppo…dall’età dell’asilo all’età del cimitero!
“Sono determinato a
diventare vecchio, perché
altrimenti non si conclude
nulla…”
(W. Nietzche filosofo 1844-1900)
Non
ricordo chi afferma che la condizione dell’uomo portata all’esplorazione porta
alla luce i contrasti e le contraddizioni dai quali essa è lacerata, e ci mostra
che alla fine la fede alla trascendenza e in Cristo mediatore, danno un senso a
un dramma altrimenti assurdo e senza esito. Penso sia un filosofo e matematico
vissuto intorno al 1623 che dice:
“Tutta l’infelicità degli uomini
viene da una sola cosa:
il fatto di non saper
starsene a riposo in una stanza”
Ma
c’è anche uno scrittore che afferma: “Quando non si trova il riposo in se stessi
è inutile cercarlo altrove.” (mi pare La Rochefoucauld)
Un
filosofo italiano vissuto nel 1500 (Pomponazzi) è stato il maggior critico di
Aristotele anche se suo seguace: la filosofia per lui è aspra e coraggiosa
ricerca che non si arresta di fronte a nessun dogma e non conosce altra guida
che la ragione. “Conviene che sia eretico in filosofia colui che desidera
trovare la verità” così afferma. Al contrario di Platone dice che l’esistenza
separata dell’anima è una nozione assurda, dato che tutte le operazioni
dell’anima implicano un lato sensibile. All’obiezione che i dubbi
sull’immortalità vanifichino la vita morale, egli risponde che vizi e virtù
hanno in sé premi e punizioni. E’ un artefice della filosofia moderna…
I
sensi, la volontà, l’amore in sé, la ragione ci confondono e fuorviano; inoltre
aspiriamo all’ordine e alla giustizia, ma siamo condannati a sottostare ai
capricci dell’opinione e dell’arbitrio. L’anelito verso la felicità è
perennemente deluso e al posto di questa troviamo “miseria e morte”, perché
visto che siamo costituzionalmente insoddisfatti tentiamo di sfuggire alla
nostra condizione con occupazioni e distrazioni. La coscienza è il sigillo
della superiorità dell’uomo: enigma vivente, abisso di grandezza o piccolezza,
né angelo né demone. La spiegazione la troviamo soltanto in noi stessi!
“Non c’è notte così lunga da impedire al sole di
risorgere.”
(A. Manzoni)
“il
riso e la pietà sono due buoni consiglieri: l’uno, sorridente, ci rende la vita
amabile,
L’altra, con le sue lacrime, ce la rende sacra.”
(Anatole France scrittore)
Ci
conosciamo ma non ci conosciamo perché se ammettiamo i nostri sentimenti si
creerebbe un ingorgo psichico che ci inghiottirebbe tutti e per questo andiamo
cauti nella vita; però ci sono anche persone che si buttano. Siamo così
schiacciati sulla terra che non riusciamo a vedere molto lontano, poi quando il
sole è tramontato siamo passati dal vedere poco a vedere niente…se ti allontani
dalle luci non vedi nulla…sei nel nulla! Concentrandosi sull’insieme, sul modo
in cui ci attacchiamo insieme o ci separiamo, quanto più cerchi di restare
aggrappato agli altri, tanto più ti pare cadere in te stesso e lasciare indietro
tutti gli altri. La morte va accettata come parte integrante della vita. Ti
insegna il vero dolore, il prezzo del ricordo e la nostalgia di questo. Una voce
lontana poco udibile ricorda che il tempo fa il suo cammino e la vita bene o
male continua. Ma c’è sempre l’azzurro della vita e il verde della speranza.
Passa oltre e dimentica le cose…il sole splenderà su un nuovo giorno. In questo
viaggio pieno di inquietudine a volte si gioca ruoli da spettatori. Come la
ruota in più di una bicicletta che caracolla verso l’ignoto, oppure come un
surfista che ha sempre avuto paura degli squali e quando finalmente è riuscito
ad allontanarsi abbastanza dalla riva, capisce cosa si trattava di fare:
passare da uno stato di ansia ad un punto di vista mentale positivo, uno dei
tanti “zen”. La strada è molto lunga perché a volte è come perdersi in una casa
dove ci sono tante stanze e tutte senza luci. Però ad ogni piccolo passo è
un’informazione che accende una scintilla, una piccola candela, così ritrovi la
tua strada nonostante i tanti bastoni fra le ruote che mette il grande
“Progetto Vita”. Ci si può affidare a Dio, ma poiché la ragione non è in grado
di produrre prove decisive sulla sua esistenza o meno, scommettere è legittimo
dal momento che si può scegliere. Chi punta sull’esistenza Superiore, mette come
posta solo la propria ragione perché il premio è assolutamente insignificante
poiché ogni giocatore rischia con certezze per vincere con incertezze. Ma
quando si rischia in un gioco e le probabilità di vincere e perdere sono simili,
si potrebbe anche pensare di vincere all’infinito…
Racconto me stessa e scopro che tutto si risolve in questo esercizio
della ricerca di me e della comunicazione dei risultati…mi indago, mi analizzo
senza posa…mi controllo e spesso mi giudico. Queste esplorazioni sono avviate
come stimolo offertomi dalle letture e dalle occasioni di vita. Trovo che i miei
pensieri forse si sono evoluti, fortificandomi con il dolore e con la
morte…perché “vivere è un po’ come imparare a morire”… Le domande e le risposte
che ci poniamo non devono essere suggerite da moralismi fondati sulle nostre
esperienze, ma ispirati alla consuetudine e al buon senso. Essere consapevoli
dei propri limiti nella vita disimpegnata e della solitudine…la premeditazione
della morte è premeditazione della libertà perché “…chi ha imparato a morire ha
imparato a vivere…” Essere saggi e avere la capacità di seguire la ragione nella
condotta di vita, ma agire con prudenza e equilibrio, perché tutti le nostre
idee derivano sia dall’esperienza (prima delle quali la mente è vuota) sia dalle
sensazioni o dalle riflessioni. Le fonti principali dei nostri errori è non
avere abitudine a scomporre le idee per individuarne le sensazioni. Altresì le
nostre esperienze devono essere controllate con la massima cura perché sono
soggette a errori e a “idoli”, Idoli come pregiudizi della specie umana,
pregiudizi dello spirito individuale, pregiudizi sociali e pregiudizi
dottrinali.
Luglio 2005,
stanotte ti ho sognato: dormivi accanto a me, e anche se non rispondevi alle
mille domande che ti facevo tra le quali :”…perché sei stato via così tanto?…”
era un sogno bellissimo…poi la mia grassona di Milly sbattendomi il suo codone
peloso sul viso mi ha svegliata. Come ho aperto gli occhi mi sono ritrovata due
enigmatici occhioni verdi che mi fissavano e a cui nulla importava tranne che
…aveva appetito!
Si
dice che le parole sono niente se non c’è qualcuno che le ascolta…e tutte le
informazioni che i pensieri mi mandano aggiungono chiodo su chiodo e a volte mi
infastidiscono, come se un frammento di questo grande puzzle che secondo me era
di una certa forma, in realtà ne assume un’altra e poi altre ancora. A volte
quello che pare giusto è completamente sbagliato per come giusto e sbagliato si
confondono, per questo a volte non devo far altro che cercare di evitarli. Anche
le mosse che faccio sono perdenti…come percorrere un tratto troppo breve su
quella strada lunghissima delle speranze andate in frantumi! Non devo più
portarmi appresso l’ingombro di questa grande tela riempita di aspirazioni che
vi avevo dipinto. Come una grande scacchiera delle vita noi diventiamo pezzi di
scacchi e c’è chi gioca bene, chi peggio è sempre perdente, perdente nato!
Non
si può dire che l’anima è determinata da una passione se si considera che quella
passione è talmente forte che è “tutta l’anima”! Così facendo il nostro “IO” è
libero dal momento che è mosso soltanto dalla propria volontà autonoma, ma
quando invece l’IO è condizionato dai sentimenti non coinvolti dal flusso della
vita reale, allora sopravviene la determinazione e ciò che vi si sovrappone è un
“IO parassitario” a un “IO fondamentale” Almeno così sosteneva H. Bergson (1889)
Quando una bella donna si abbassa alla follia
e troppo tardi scopre che l’uomo è traditore,
quale incontro può lenire la sua malinconia,
quale arte può lavare la colpa e il dolore?
La sola arte che cancelli il suo tormento,
che al mondo la vergogna riesca a coprire,
che il suo amante porti al pentimento
e il suo cuore gli strazi – è morire.
(Oliver Goldsmith)
Anche
Freud dice che niente capita per caso: siamo maledetti dall’amore, non ci dà
pace; lo cerchiamo senza posa in migliaia di modi diversi. Se siamo fortunati,
lo abbiamo per un istante e allora ci sentiamo liberi perfino anche se ne
portiamo sulle spalle il suo fardello. Ma siamo noi che facciamo che le cose
accadano, perché l’amore portato fino alla fine per un tempo indeterminato,
senza fine, insopportabile e fino a quando in solitudine e soltanto allora ce lo
lasciamo cadere alle spalle.
La
vita è dura complicata e una lunga incerta scalata a una montagna ripidissima
che se a volte non hai qualcuno che ti aiuta indicandotene la strada è facile
sceglierne il versante sbagliato. E anche dopo aver scelto puoi camminare per
chilometri, per anni prima di accorgerti se è quello giusto o sbagliato.
Ciascuno ha la sua via da percorrere e il suo orario da rispettare, ma
attenzione al versante che scegli, anche se è pieno di stelle… ci si stupisce
sempre di fronte ad un cielo pieno di stelle e ne rimaniamo ingannati perché
quei miliardi di soli rappresentano appena una minuscola frazione di quello che
esiste lassù. Ce ne sono cento volte tante e forse ancora di più e allora cosa
manca ci chiediamo? …Stelle buie…? Pianeti oscuri?… Non credo ci siano due
persone che pensino allo stesso modo…il Dio dell’occidente è razionalità siamo
d’accordo sulla realtà e seguiamo medesimi binari…ma ciascuno di noi è
prigioniero delle credenze proprie, delle percezioni proprie e delle proprie
paure. Ma se ad un certo punto della nostra rivelazione raggiungessimo un totale
mistero, un pozzo indescrivibile o non conoscibile? Quindi scalare questa
montagna è difficile, è pericoloso perché non sai se raggiungerai la meta o se
arriverai in cima. Poi essa è anche rivelatrice…ti tira fuori tutte le verità
perché il mondo si porta dietro anche i suoi “zoppi” o no? Il tumulto delle mie
emozioni sta sistemandosi nella mia mente e il puzzle del passato, questo
viaggio a ritroso nel tempo, è ormai fermo, comprensibile….ho messo tantissimo
tempo per accorgermene come dopo un temporale cupo e furioso dove l’arcobaleno
finalmente come un pennacchio di fumo sale verso quella luce! Sono i giorni più
solitari ma anche forse i migliori perché le emozioni mi hanno rivoltato come un
guanto per ritrovare la tranquillità della mia casa senza quel senso di
solitudine! E’ importante il fatto di essere viva, sopravvivere, ricavarti uno
spazio e fare da cavia a altri che ci seguiranno. Ci si deve adattare ciascuno
a modo suo dalla persona importantissima e impegnata all’eremita…siamo nelle
nostre piccole isole, nelle nostre oasi, il posto migliore che abbiamo e dato il
nostro passato contorto, le emozioni confuse, le imperfette logiche e le
speranze infondate, è importante aver fiducia in noi stessi. Qual è
l’importanza della fiducia in se stessi? Guardando quello che ci capita e
fronteggiando le avversità.
Un
filosofo e storico scozzese (1711-1776) Hume afferma che i contenuti della mente
umana si presentano come idee o come impressioni: le idee non sono impressioni
illanguidite; le sostanze materiali o spirituali non esistono se non come
associazioni mentali stabili di idee e impressioni! La natura umana è un
complicato sistema di inclinazioni e istinti e la ragione, lungi dal dominarli
deve riconoscersi come una friabile proiezione di quelli.
Metà
luglio 2005,
E’
difficile parlare delle cose che si amano, per non parlare dei miei discorsi
pessimistici, delle mie amarezze. Nonostante questi pensieri sto forse per
arrivare all’affermazione contraria: mi sono resa conto dell’originalità della
vita. E’ un dialogo profondo tra il mondo che mi circonda definito bizzarro, tra
la contemplazione e la insostenibile brevità della vita. Cerchiamo di riempirla
questa vita alla rinfusa con tante pieghe di malinconia, con luci sfumate di una
camera mentale della memoria dove compiamo spesso viaggi a ritroso, con una
forza interiore acquisita negli anni e forte come un vaso di coccio che
viaggiando in mezzo ad altri vasi di ferro tuttavia non si rompe, ma si incrina
solamente un pochino. Dal bianco e nero passo a sfumature di marrone e grigio
per poi ritrovarmi su uno sfondo con strisce sovrapposte di varie tonalità di
azzurro come cielo e mare, come una sfilata di cabine da spiaggia…tutto questo
anziché il chiuso oppressivo dell’ambiente familiare dove tutto non è mai
assolutamente azzurro! Questi pensieri mi fanno tornare ad un passato che è come
una terra straniera dove vivere su un confine di mille cose ideali e fisiche.
Quando ne sono ripresa al mille per mille mi ritrovo a fissare il pavimento come
se in esso vi fosse scritto il segreto di una vita. Il carattere inconsistente e
anche effimero delle nostre volontà e desideri non tolgono quella piccola carica
di vitalità che abbiamo, anche se troppo spesso siamo sospesi sulla corda tesa
come funamboli sopra il mistero della vita e della morte.
Quando scrivo mi pare non finire mai perché ritrovo sempre scomparti autonomi
capaci di espandersi come per gemmazione di una lettura mai finita. A volte
tendo ad ingrandire o idealizzare le cose, di ometterne alcune o di
interpretarle male, ma ho anche la consapevolezza di avere troppa ironia che
colora le cose occasionali della vita per le tragedie successemi, come
passeggiare accanto a queste! In questo grande mosaico ho trovato posto a tutti
i tasselli logici che credevo perduti e come tante scatole cinesi che però non
entravano mai l’una nell’altra ma si accostavano soltanto, ecco che nella realtà
si compongono con disegni sempre diversi, ma lasciano vedere anche se solo
parzialmente le linee azzurre. Queste linee azzurre con diverse nuance fino al
verde che forse è un mare ancora in burrasca o forse solamente un fondale
dipinto, ma quando funziona ben vengano anche le illusioni!
Forse
questo diario è una specie di training autogeno che avrebbe potuto consigliarmi
un analista. Qui ho un perenne scontro desolato con i fatti della vita,
inciampando sempre nelle stesse cose e sempre più maldestra nelle scelte. La
guardo scorrere adesso questa mia vita e ne sono abbastanza soddisfatta per
come ora ne prendo ogni possibile treno!
Nietzche teorico dell’accettazione eroica della vita: “La vita va presa con i
suoi dolori, le lotte e la crudeltà”. Egli la guarda con pessimismo, ma altri
che ne guardano la versione più positiva ci dicono che lo scacco e il
fallimento non sono momenti necessari all’esistenza umana.
Oggi 15 luglio
La
mia gattina Mimì non c’è: sono andata dal veterinario per un nodulo alla
mammella che le ho trovato….le ha fatto la biopsia e domani saprò! Ho pianto e
qualcuno mi ha rimproverato dicendomi che non si può piangere per un gatto… Mi è
sembrata una piccola guerriera a riposo e quando è stata sedata mi ha fatto
tantissima pena. Speriamo bene mia piccola Mimì! Quando il veterinario ha
cercato di visitarla ne ha incontrato l’ostilità…”è aggressiva…” ha detto; ma io
capisco che lei affronta la vita con le armi che ha, e io capisco anche come una
persona possa affezionarsi a questi piccoli animali…anche perché è la gattina
che mi ritrovo a mezzo metro da me nel letto (ora che fa caldo) dove intende
dormire. Me la ritrovo sulla seggiola del computer ad avvolgersi su se stessa
dove emette suoni come cigolii mentre forse sogna…Sognano i gatti? Lei ha un
carattere a volta tenero ma anche pauroso. Mi segue quando preparo per me il
pranzo e vorrebbe parteciparvi. Salta sul lavello di cucina e immagino che
dovrei farla scendere…tutti dispensano consigli su come allevare un animale, ma
io penso…”Dagli tanto amore e poi funzionerà…” Ma non funziona mai…riemerge dai
suoi sogni sul letto, da sogni fatti di viaggi chissà dove, assalti a topini (ma
ne sarebbe capace?), stragi a mosche e chissà cosa ancora. Col pelo arruffato e
gli occhi verdissimi a palla e con due richieste pressanti…” dammi cibo…dammi
affetto…” in che ordine non lo so perché sbaglio sempre: lo do una carezza e lei
scappa correndo alla sua ciotolina! Riceve cibo che costa più del pane, il
grattatoio ma non disdegna nemmeno le poltrone, i divani e il letto. La sua
attenzione va anche alla lavatrice in funzione perché appena parte piega la
testolina di lato e insegue indumenti che girano e cambiano colore! Ma prima che
si arrivi alla centrifuga i suoi momenti di attenzione si spengono e se ne va in
cerca di altre avventure nel suo riposo che dura all’incirca diciotto ore al
giorno! Quando torno da fare spese mi accoglie con miagolii di protesta…poi però
tradisce un infinito sbadiglio: ha ingannato l’attesa con un pisolo un po’ più
lungo. Supera qualunque emozione in pochi secondi e se a volte in un salto fa
una rovinosa caduta pare mascheri l’imbarazzo con una bella leccata al suo pelo
come se quello fosse stato il suo primario intento. Quando la chiamo più volte
col suo nome pare porre una domanda con i suoi enigmatici occhi e quando la sera
mi sdraio sul divano per leggere o vedere la tv, o mi seggo sull’orlo della mia
vita, lei si avvicina, si raccoglie sul mio grembo in silenzio in una posa
elegante e semplicemente mi fa capire come è bello vivere con lei! Coraggio mia
piccola Mimì!!!
18 Luglio 2005,
La mia
gattina è tornata a casa, un po’ tagliuzzata ma niente di grave…per fortuna!
Tiro un sospirone e la faccio salire dolcemente in grembo. Non ci sta molto
comoda così la faccio andare dove vuole…sul lettone! Piccola mia bestiolina,
anche tu te la sei vista brutta!
Oggi
oltretutto soffia un vento terribile e il mare scuro e gonfio si frange sulla
riva, perché in Riviera è quasi sempre così! Poi è tornato un vento di scirocco
caldissimo e appiccicoso che ha ristabilito l’avvio ad una stagione presumo
afosa e irrespirabile.
La mia
gattina sta proprio meglio e nonostante la sua paura mi sta sempre accanto e
riposa più del solito forse per smaltire il terrore che ha provato; io non ho
strategie per lei, ma quel che penso è: …”dagli amore e coccole e tutto
passerà…” Pronuncio il suo nome più volte e se capita che una delle tante sere
che mi seggo sull’orlo del divano e sono scontenta per una ragione che non so se
è capire di avere un’illuminazione che mi spinga ad andare avanti, o
semplicemente per una ragione concreta, la vedo avvicinarsi e senza porsi
domande, mi dimostra la sua compassione ronronando dolcemente. Tra pisolini e
richieste di cibo intuisco un segreto che “noi altri” non conosciamo. Ed ecco
che fa la sua pausa relax: le basse tonalità delle sue fusa provocano in me
intensa emozione e se dicono che le fusa hanno un effetto calmante e
distensivo…ecco è proprio vero!
C’è un
filosofo tedesco Scheler 81874-\928) che mette in rilievo la funzione nella vita
delle emozioni. Per l’incapacità di elaborare un sapere disinteressato, l’uomo
resta sbilanciato e monco se non coltiva i valori nobili, con una gerarchia
oggettiva dal livello più basso dei valori sensibili (gradevoli e sgradevoli) a
quello supremo dei valori religiosi (l’amore, il sacro, la beatitudine).
E’ tornato
un vento teso e decisamente freddo per la stagione che siamo. Guardo questo mare
in tempesta e come sempre una sensazione di vuoto e paura mi prende a guardare
queste onde imponenti che si susseguono e si inseguono. Il mare è gonfio e i
gabbiani volteggiano nel cielo e sembrano spuntare dal nulla facendo stridii
acuti in un punto dove l’acqua pare ribollire…saranno banchi di pesci? Non
appena l’onda si infrange a riva, spruzzi bianchi si levano verso il cielo
grigio e scuro. Intuisco da questi pensieri scuri in cui mi ritrovo che mi
conviene tenere il timone ben saldo anche per superare le mie tempeste. Non devo
farmi trascinare da correnti sotterranee dalla parte sbagliata….Mi piace
scrivere e poi la sensazione trionfante di aver rivelato ciò che si nasconde in
me, nei miei pensieri che potrebbero scomparire per poi cercarne invano un
ricordo…dire quello che non sono stata capace di esprimere nella vita o nella
routine di un giorno qualunque. Scrivere emozioni represse, slanci mortificati
dalla timidezza, dalla paura di apparire eccessiva o esaltata, di comunicare
impressioni, desideri esigenze. Avere sentimenti senza essere sentimentali, dire
le cose come sono senza “vestiti”, dire di quel giorno speciale insostituibile
in cui abbiamo intravisto la felicità, mai più ripetuto. In tanti modi posso
leggere la mia vita insieme a te, perché tutti abbiamo bisogno di gratificazioni
e riconoscimenti: magari in quel giorno di pioggia quando passeggiavamo mano
nella mano incuranti del freddo o di quel paesaggio di tanti anni fa che ci ha
meravigliato non poco…ricordi di risa e pianti, di amore dato e ricevuto. Sono
grandi pensieri i figli e tanti problemi ma anche grande è il miracolo del loro
amore, della meraviglia di quando abbiamo visto la nostra prima bimba, di quei
piedini minuscoli con le dieci piccole dita perfette, la pelle rugosa sulle
piante…di quei piedini da baciare, piccole dita da contare ogni giorno come un
giardiniere conta i boccioli del suo roseto… aver potuto sospendere l’infanzia
loro, obbligarmi a rifiutare il tempo che passa per fermarlo immobile in loro
cosicché poter ricominciare! Le rare volte che si partiva in treno per quei
pochissimi giorni di vacanza a trovare gli zii in un paesino piemontese;
l’emozione che c’era ai saluti dal finestrino alla mamma rimasta in città e a
come, lei che restava mano a mano che il treno correva, diventava sempre più
piccina…. Ricordo il divieto di sporgersi dai finestrini del treno scritto in
tre lingue, con le tendine che volavano e non si riusciva mai a fissarle e a
come si diventava tutti pieni di fuliggine alla discesa … Le cornici delle
fotografie con la luce che attraversa i loro visi da piccine sembrano vive, lì a
portata di mano, ma quando le ombre cadono loro addosso, queste immagini sono
come piene di segreti e nello stesso tempo appaiono vuote per come cambiano
forma man mano che il sole si sposta…e al crepuscolo non dicono più nulla
soltanto delle immagini!
Una
delle immagini più belle che porto nel cuore è il ricordo di mia madre in una
mattina di primavera col sole che inondava la cucina di casa e mia madre faceva
gli gnocchi…la farina posata sul tavolo di marmo era soffice e io la guardavo
incantata: pareva neve! Lei schiacciava le patate con un utensile vecchio e mi
faceva rotolare le palline impastate su una forchetta….ricordo ancora adesso il
sapore del sugo e, quando andava bene, il momento in cui poneva nel forno della
stufa a legna la sua torta. Tengo ancora in casa quel vecchio utensile per
schiacciare patate e quando mi sento giù, lo guardo e penso che con quello
vorrei poter schiacciare anche la mia tristezza… Ricordo di quella mamma che ti
fa magicamente pensare e realizzare che è stata lei la tua prima casetta, non
quella sugli alberi che a volte ti costruiscono quando sei bambina, non la casa
che hai avuto con tuo marito e i tuoi figli! Farei qualunque cosa pur di
tornarci dentro per sentirmi sicura, protetta e al caldo. La stessa mamma che un
giorno ti ha dato la vita, quella mamma che quando era invecchiata cucinavi per
lei, lei che ad un certo punto è scivolata via da te in una strada senza
ritorno! Prendo queste immagini di mia madre e me piccolina e avvolgo quel
semplice momento di noi due…lo ripongo con cura in un posto del mio cuore e quel
frammento di me che rievoca cose belle è una fessura in cui dovrei infilare un
cuneo perché anche questa è dolorante! Ricordo l’odore che sentivo da ragazzina
alla fioritura degli alberi nelle sera di giugno quando finalmente senza compiti
per il giorno dopo, si poteva uscire con le amiche. I profumi in ognuno di noi
si ricollegano a emozioni e a volte esiste un filo diretto con queste, con
percezioni rimaste seppellite nell’inconscio per anni. Si dice che: “il profumo
è la forma più intensa del ricordo…” Non c’è un solo giorno della mia vita senza
un odore: i viaggi nelle campagne umbre con quel profumo di freschezza e
vitalità, e le miei figlie…con esse ho un legame quasi odoroso…il borotalco con
cui da piccine le infarinavo dopo il consueto bagnetto quotidiano! Ma un
ricordo odoroso che può cambiare una vita è legato ai giorni della tua morte:
troppi profumi di fiori, troppo profumo di candele, troppo odore per tutto.
Quello più intenso ma non percepibile ad altri era quello della morte scesa su
di te. Ti stavo accanto vicinissima e lo sentivo…oh come lo sentivo! Ti
accarezzavo e avrei voluto mandare via quell’odore nauseabondo…per questo tengo
sul comodino la boccettina del tuo dopobarba che ancora adesso centellinato al
massimo, mi rimanda l’ultima profumo che ho di te… per farmi ricordare
l’emozione dell’amore e riprovare in modo inconscio situazioni quasi dimenticate
ma con la stessa emozione d’allora! Scappa l’odore della paura cattivo e da
stare alla larga anche se in certi giorni mi invade il cuore sull’onda di questo
ricordo…Anche l’olfatto arriva immediatamente al nostro cervello per restare nel
nostro inconscio come un potente archivio. In questo archivio olfattivo
fragranze e odori suscitano stati d’animo profondissimi; un profumo in armonia
con noi stessi ha valori precisi nella nostra identità più profonda e sincera
quella dove educazione o condizionamenti non hanno potuto modificare. Questa
memoria olfattiva che non si cancella mai e ha sempre affascinato scrittori e
poeti nonché guaritori.
Ho sempre
avuto come i canguri un marsupio grande e pieno di affetti che porto con me…con
dentro il passato e il mio presente molto diverso e molto meno pieno nel
bilancio della giornata, ma prego Dio o con chiunque regga le redini del mondo,
che per andare peggio vada pure così… C’è chi dice che “ quando nasci muori
troppo presto e dopo una vita da stracci ti mettono il vestito buono per calarti
nella fossa!”
Non temo
la gelida tua veste
di ghiaccio intrisa,
che nel solo sfiorar
l’uomo silente rende
e sull’altra riva
impietosa sospinge.
Penso allora
che sull’ignota sponda
in futuri, possibili incontri
con le persone amiche o amate
e da tempo scomparse,
un rifiorir s’accenderebbe ancora
d’antichi ricordi.
In fantastiche nuove
visioni
raccolti, cui seguirebbe forse
ciò che ancora non conosciamo
del grande ultra terreno destino,
del quale noi fanciulli allora
narrar sentivamo, non senza vaganti
timori.
(A. Frumento)
Accade
ancora ogni tanto che veda il mondo sfumarmi sotto ai piedi; scivolare
nell’angoscia in cui mi pare ancora d’aver perso ogni punto di riferimento.
Vorrei la mia vita di prima, il mio passato quando ero moglie e mamma felice; ma
anche questo si sgretola mentre il muro di solitudine a volte appare come un
fantasma odiato. E allora ho trovato un balsamo, io che non sono mai stata così
credente tranne nel periodo della tua malattia. Non conta a chi è rivolta la mia
preghiera, conta a quanto ci credo, conta l’intensità con cui prego, il
trasporto della mia anima. Mi sento come ristorata quando mi rivolgo anche a te
perché tu mi dia i giusti segnali: sorridere dei miei malanni per pensar a chi
sta peggio; darmi il senso della vita e anche se gli anni rotolano farmi sentire
i rumori dell’estate come fosse ieri; lasciarmi avere ancora un po’ di
curiosità e lasciarmi soprattutto l’innocenza dell’anima! Più in là fammi un
dono quando dovrò andarmene da questo mondo…fammi essere lassù dove il sole si
tinge di fuoco quando muore e una piccola falce di luna comparirà nella mia
ultima notte sulla terra! Fa che io sorrida, chiuda gli occhi e la tua mano mi
prenda dal cielo…e tutto sarà un segreto fra te e me. Come ali di un grande
Condor, simbolo dell’ascensione dell’anima umana, fammi volare via in pace.
“Calma e
silenzi di mare, tempeste di acque infuriate.
Ricchezza e
povertà, potere e disgrazia, vita e non vita.
Alterne sono
le vicende, la natura. Relativo è l’apporto
dell’uomo.
Che cosa
fare di ricchezze infinite se la fine è prossima?
Lasciare a
chi verrà un indirizzo, una via per capire.
Adesso il
mare è calmo e il silenzio avvolge tutto, anche
la fine.
E’ tanto
grande il senso di pace da infondere paura.
(scritto su un antico papiro imperiale di Roma)
“Il passato è come una catena…provare a spezzarla per andare incontro al futuro
con più serenità…”
Se la morte
si esclude dalla nostra vita e se non le si offre un pezzetto di questa perché
si teme o si rifiuta, la nostra stessa vita risulterebbe incompleta; altrimenti
se la si accetta dovrebbe arricchirci e ampliarci perché lei è come una
vecchia conoscenza semplice, grande e naturale, parte integrante di noi. Nella
nostra tristezza o paura non siamo mai soli, ma insieme a milioni di altre
persone vive o vissute. La vita così è piena di assurdità ma anche significati,
nel saper accettare di non essere come si vorrebbe senza esagerate paure
infantili di perdere l’amore degli altri se non si è in un certo modo.
Nonostante tutto spesso ci indigniamo per le ingiustizie patite ma a guardarle
bene ci indigniamo perché toccate proprio a noi. Quel che conta è come si porta,
sopporta e si risolva il dolore per mantenere intatta un bel pezzo della nostra
anima. Tutte le storie sono come pennellate su uno sfondo muto, ampio e intatto
nel cosmo fatto di vita, di morte, di dolore e di eternità. Come un rullino
fotografico ancor da stampare, immagini di vita nei minimi dettagli e nitidezza
dei contorni che diventeranno sempre più nitidi forse molto più tardi e col tono
giusto, per poi svilupparne e stamparne tutte le immagini. Tutti abbiamo sulle
spalle un pezzetto di destino, quel pezzetto che dovremmo essere in grado di
sopportare, senza proiettare angosce sulle cose che ci capitano per vietarne il
suo sviluppo in modo disordinato.
Quando calerà lento
in scie scarlatte il tramonto…
Cercherò nelle pieghe leggere del mare
Ancora le tue risa…
E scorgendo alla deriva
Piume gabbiane pigre dormire,
capirò che sulla mia pelle
ancora una stagione è scivolata…
E lasciando liberi i miei capelli
al vento canterò antiche nenie.
E non udendo eco di risposta
capirò che più non ci sei
e il mio senso di vuoto
di rassegnazione diverrà…
E’ sempre
qualcosa di straordinario quando il tempo si ferma un po’ e tu finalmente riesci
a pensare a te stessa…anche se è pochissimo il tempo che ho avuto per incollare
quasi tutti i cocci, perché di problemi ne ho ancora e tanti. Tutti fanno
pressione sempre lì, in quel punto di rottura che c’è stato, dove ho sbattuto
spesso la testa contro questo mondo non perfetto per accorgermi che esiste
solamente così. Cerco di mettere tutte le contrarietà nascoste in una
privatissima scatola ideale e nasconderla in fondo ad un armadio: la salute di
mia figlia che vive lontano e scricchiola più del dovuto e talmente tanto che
quando attendo notizie il cuore mi balla e rulla come un tamburo. La felicità
dell’altra offuscata ogni tanto da vari gradi di rottura di una scala Richter di
terremoto con il suo ragazzo e la stabilità del rapporto di mia nipote col suo
ragazzo e con i loro eterni prendi e lascia…
Per troppo
tempo la mia vita è andata da una parte e io dall’altra; poi ho deciso di
volermi bene…non tutti i giorni però…si vive come zombie quelli che stanchi di
cose che proprio non vanno, si ribellano e camminano piano piano, quasi
barcollano perché così fanno più paura! Sembra facile evitarli, ma prima o poi
ti raggiungono, basta abbassare un momento la guardia. Ma hanno anche ognuno una
personalità, seppur grottesca o mostruosa e non fanno altro che imitare gli
umani…quasi mi diventano simpatici anche se non si fa altro che massacrarli! Una
volta questi mostri visti al cinema mi creavano terrore, anzi avevo proprio
paura di tutto e ogni tanto mi rifugiavo nel mio personale giardino incantato
che era l’unico e invincibile giardino fiorito dove stavo molto comoda. Era
stata lunga la strada per raggiungerlo e dura percorrerla però adesso so che non
tutti ci arrivano con forza o lucidità e tanti hanno anche bisogno di aiuto!
Tempeste ce n’erano e c’è una pagina dove Seneca ci descrive come è dolce e
bello vedere le tempeste sul mare al chiuso nella propria dimora, ma forse per
lui è una costruzione simbolica letteraria per la grandezza e il rispetto che ha
dell’uomo in assoluto. Anche se immagino la tempesta e una possibilità che
abbiamo ciascuno di accettarla o sopportarla dentro noi o in casa, è rilevante
questa situazione quando anche dall’interno della nostra casa ascoltiamo i
fragori delle onde. Lui non voleva saperlo perché non era affare suo: la
coscienza non è né calma né tempestosa…
Ho
anche lasciato per troppo tempo che fallimento e dolore tenessero occupata la
mia vita senza trovare una misura di comprensione e speranza che mi sfuggiva
sempre in qualunque altro posto. Con questa grinta ritrovata cerco di ricucire
le pezze scompagnate per non ritrovarmi più un punto debole sulla scacchiera
della vita, uno di quei pezzi che altrimenti andrebbero protetti! Ho spazzato
via quei frammenti dal tavolo da gioco per disporre con più spazio i pezzi
rimasti anche se non proprio quelli vincenti! Per una strategia di vita i
rimpianti hanno finalmente combattuto col sollievo…è non è cosa da poco!
Come
una illuminazione mi vengono alla mente le mie lamentele e le mie richieste
d’aiuto a te…ma ti ho mai sinceramente chiesto se tu avessi bisogno di me? Oggi
che ragiono senza rancori, ire o rabbie represse e con avvedutezza mi chiedo che
forse il tuo comportamento di allora non era un inconscio tentativo di chiedere
comprensione, più affetto e più coinvolgimento da parte mia? Anche la mia
tardiva gelosia mi ha fatto cadere in un baratro ancora più profondo e
terrificante…anche in Marina la parola “gelosia” serve ad indicare un veliero
che sbanda facilmente per la forza del vento o del mare. Si deve andare cauti
nelle confessioni quando sopravviene la gelosia perché essa spinge ad entrare
sempre più nei dettagli e quando si imbocca questo tunnel non c’è più via
d’uscita!
“Non sarà che al matrimonio
di animi costanti
io ponga impedimenti;
non è amore quell’amore
che muta quando scopre mutamenti
o tende a ritirarsi se l’altro si ritira.
Oh no, esso è un faro per sempre fisso
che guarda alle tempeste
e mai ne è scosso;
è la stella polare per ogni nave errante,
e il suo valore resta ignoto,
anche se l’altezza ne sia presa.
L’amore non è lo zimbello del Tempo,
anche se rosee labbra e guance
cadono nel compasso
della sua falce ricurva;
l’amore non muta
con le sue brevi ore e settimane,
ma resiste fino all’orlo del Giudizio.
Se questo è errore e mi sia provato,
io non ho mai scritto,
e nessuno ha mai amato.”
(W. Schakespeare)
Oggi 19 luglio,
Sono
al mare con mia sorella e le sue amiche: stessa spiaggia, stessi vicini di
sdraio. Così vicino come le poltrone al cinema! Odori di creme solari non tutti
piacevoli: non è esattamente come uno sogna il relax estivo. Bimbi che urlano e
mamme che urlano altrettanto per richiamarli all’ordine, perché per i bimbi
sabbia, mare, sole, acqua e libertà è il massimo. Anche le chiacchiere sono in
libertà…senti per ore altre persone parlare di sé e tu …commenti mentalmente!
Certo nel paradiso tropicale dove vado una volta all’anno da mia figlia e per
circa due mesi, è diversissimo. Qui si trovano spiagge nascoste e selvagge dove
non c’è quasi mai anima viva; dove sull’asciugamani steso sulla sabbia soffice,
fresca e bianca a volte qualche insetto striscia…ma non fa paura, perché è segno
di un ambiente puro e incontaminato. Guardo l’orizzonte e sembra che il mare
tocchi il cielo e tu sei a un passo dal comprendere che ciò che vedi valica
completamente il tuo sguardo e ti godi queste meraviglie della natura. Tutto ti
lascia attonita e ti chiedi come mai se in matematica la x e la y hanno sempre
risposte, qui in questi posti nessuno ha risposte ma soltanto meraviglia!
L’unica cosa che trovi sul mare sono i surfisti oppure chi pratica windsurf.
Tutti per mettersi alla prova, sviluppare intuito e per i principianti
faticare…forse questo sport aiuta anche a sviluppare calma interiore e il
coraggio di attendere l’onda giusta. Scivolare sulle onde non contro il mare o
sul mare ma insieme a lui. E’ uno sport nato alla Hawai: infatti si chiama “He’
e nalu” He’ significa “scorrere come un liquido, fluire, sciogliersi”, e “Nalu”
“l’onda nel suo formarsi, crescere e avanzare” La buona dose di coraggio è che
sei lì tranquillo sulla tua tavola quando vedi molto lontano all’orizzonte una
increspatura d’onda che avanza e non sai mai se riuscirai a prenderla o a farti
travolgere e trascinarti giù! Penso bisogna avere il senso del tempo, trovarsi
nel posto giusto al momento giusto! Tutto per pochissimi istanti preziosi, dove
il tempo assume talora più significati delle più piccole e belle cose della
vita. Come vedere un tramonto seduto in mezzo al mare. Ho visto anche ragazzi
che un’onda un po’ troppo grossa si è scrollata loro addosso, li ha alzati,
sbattuti e forse ha fatto loro anche male e li ha rimessi al loro posto nel
mondo facendoli forse respirare l’aria più buona della loro vita, quando escono
da quella colossale wipe-out (spazzolata).
A guardarli
ti chiedi sempre se sono fanatici o semplicemente incoscienti…ma non ti
stancheresti mai di osservarli!
Ed ecco che
l’uragano Emily ha raggiunto il Golfo del Messico oggi stesso! I posti più
colpiti dello Yucatan sono Cancun, Tulun e Playa del Carmen dove c’è mia figlia.
Mi ha telefonato che sono in stato di allerta: chiudersi in casa con
accorgimenti anticiclonici, fare provviste di cibo e candele per almeno tre
giorni! Dalle notizie sui giornali e alla tv questo uragano ha soffiato a circa
260 km. all’ora, una vera forza della natura con nubifragi, inondazioni e
distruzione.
“Immergersi in flutti infuocati, o risiedere
nella rabbrividente regione del ghiaccio
perenne.
Essere imprigionato nei venti invisibili,
e soffiato via con furia implacabile intorno
al pendulo mondo!
(W. Shakespeare)
Poi tre
giorni di stress e preoccupazione e la telefonata. “Siamo salvi con tanta paura
a anche un poco di danni alla casa!…” L’uragano in questi posti non è un
fenomeno ma uno stato d’animo…
Tutti questi
stress mi fanno pensare alla psicologa russa Zeigarnik che ha scoperto come chi
accumula tensioni quando si hanno problemi non conclusi chiama questo sintomo
come lei: effetto Zeigarnik.
Oggi 21
luglio,
sento lo sferragliare
del treno che corre e corre e segna confini di tempo e spazio per
raggiungere…cosa? Parole che sono tante…tutte le parole del dolore, della gioia,
dell’ansia e dell’amore e della pazienza! Queste parole che sono il segreto che
contengono l’anima delle cose perché tutti noi abbiamo un “Aedo” che ci abita
dentro! (Gli Aedo erano cantori dell’antica Grecia che con la loro cetra
cantavano le gesta degli eroi). Nonostante la fretta del tempo ci abbia
imbrigliato, dobbiamo imparare ad ascoltare nuovamente il nostro istinto, la
nostra anima. Essa è un vento che fischia e canta le sue storie. Fischia in un
camino spento, invade una casa impregnata dal profumo della legna. Questo
vento-leggenda pettina i prati, scompiglia i cespugli, innervosisce gli uomini,
costruisce turbini di polvere e di …pensieri! Vento come soffio vitale, animale,
anima e anche distruzione. Penso al vento che cresce in quei posti tropicali,
infuria, abbatte e distrugge per lasciare poi un paesaggio da aria spettrale e
da “after day”! La tempesta si spegne e accende poi tutto di colori
inverosimili: giallo, rosso e blu. Questo male come uragano è come un’evoluzione
propria ed ha una sua propria intelligenza metamorfica. Come le cose viscide e
velenose, come gli squali e i serpenti che vivono nel mare e non si sono evoluti
con una propensione ordinata, ma con un balzo unico sono passati dal mare alla
terra!
Oggi 23
luglio,
è passato
tutto a Playa…finalmente posso riposare in pace, anche se è qualche mattina che
dalle finestre della mia camera spalancate per lasciar entrare un po’ di
refrigerio, sento un canto melodioso…qualcuno ha un canarino in gabbietta!
Strano perché questi piccoli pennuti definiti “..la radio di una volta,
dispensatori di allegria e musica e canzoni”, non se ne sentivano più. Mi piace
questo cinguettare unico che tutte le mattine mi sveglia, anche perché non mi
sembra mai il medesimo canto ma un canto improvvisato con melodie sempre nuove.
Cantano diversamente da individuo a individuo ed è proprio per la bellezza di
questo che hanno trasformato i canarini da uccelli selvatici in uccelli
domestici. Nel 1400 gli spagnoli furono i primi a catturare questi pennuti nelle
Isole Canarie e a portarli in Europa. Poi con incroci e selezioni nacquero razze
sempre più abili nel canto. Il canarino tedesco (Harzen) emette un verso
dolcissimo e profondo col becco chiuso; il belga Malinois ha la voce che
assomiglia all’usignolo. Danno molta gioia e un tempo salvavano la vita ai
minatori nelle miniere di carbone dove venivano portati per sapere
immediatamente le eventuali perdite di gas tossici, perché questi prima
uccidevano i piccoli amici e i minatori non udendoli più cantare avevano tempo
per fuggire.
Invecchiare
non è facile con questa società che considera questa una fase della vita da
ritardare con la negazione, la rimozione, l’imbarazzo e la fatica! A tutto
questo è consigliabile contrapporre approfondimenti, sincerità, saggezza per
rallentarne il ritmo. Confrontarsi, scaricare tensioni e guardare alle cose da
più punti di vista e cercare confronti anche se le soluzioni devi trovarle
sempre da sola. Non collocarsi mai al limite esterno del “range” (fine della
catena), non frenare le emozioni e manifestare sempre quello che si prova… Fare
insomma come le scimmie che praticando la forma dello spidocchiamento, in un
momento di pulizia, cura e confidenza, si occupano dei problemi del gruppo. Lo
psicologo Robin Dunkar dice che tutto questo porta a trarre vantaggi soprattutto
per sé stessi! Infatti i nostri antenati hanno perso il pelo ma non il vizio di
“farsi le pulci” cioè parlando e sparlando fra di loro. Farà bene anche a me che
ho sempre cercato soluzioni da sola e ho avuto un insieme di esperienze che mi
hanno reso diffidente verso il mondo?
“Che tu possa avere il vento in poppa
che il sole ti risplenda in viso
che il vento del destino ti porti in alto
a danzare con le stelle!”
(Gorge Juny alias Johnny Depp)
24
luglio,
Stamattina mi sono svegliata tutta irrigidita quasi fossi inamidata: ho male a
tutto quanto in armonia perfetta con le giunture: colpa della grande umidità o
del mio ostinarmi a “fare la coltivatrice diretta” di quel pezzetto d’orto su a
Castel? Ma pomodori, zucchine e altre verdure sono così buone… un giorno e tutto
passa anche con l’aiuto di un analgesico. Questo giorno, uno alla settimana mi
aiuta a non vedere il mondo come un’infinita variazione di delusioni a paure. La
vita non è mai così semplice come la dipingono i libri di psicologia anche
perché vorrei trovare delle soluzioni alle domanda che mi faccio. Poi il giorno
finisce abbastanza in pace per me e torna il tramonto in quell’ora in cui tutti
i colori del mondo come per magia si diluiscono fino a lasciar posto a cose che
sembrano perdere la loro definizione per farle apparire con contorni sfumati. La
benedizione sia con me e con l’aiuto di Morfeo cercherò di prendere sonno. Alla
parola appena pensata di Morfeo, ecco che mi ritorna un ricordo…una delle ultime
volte in cui andavi in vacanza da parenti in Toscana (allora eravamo fidanzati)
mi scrivesti una bellissima lettera che conservo ingiallita e sbiadita che
iniziava così “…mentre tu sarai già tra le braccia di Morfeo, io sono qui e
penso a te…ti prometto che sarà l’ultima vacanza che farò da solo perché…” Sarà
sempre lo stesso dio Morfeo, il dio dei sogni che appare a noi uomini
addormentati sotto forma umana? O dato che io sogni belli ne ho pochissimi,
sarà stato il dio di sogni dei miei diciotto anni?
“Amo chi sogna l’impossibile”
(J. Wolfang Goethe)
Ho
visto l’alba sul mare
Ho
visto tramonti infuocati
Ho
visto l’amore e la tenerezza nei tuoi occhi
Ho
visto per prima i visini grinzosi delle mie figlie
Ho
udito le loro prime parole
Ho visto i loro primi sorrisi e la felicità sui loro volti
Ho visto la tristezza dei prima amori finiti male
Ho visto gli occhi meravigliosi della mia nipotina
Ho sentito quella piccola parola ripetuta all’infinito “Doda
Babà” (nonna Babà)
Ho visto la morte vicino quando mi sono ammalata di tumore e
Ho visto poco dopo la morte sul tuo viso e nei tuoi occhi
Ho visto Dio in tutte le maniere: buono, amoroso, affidabile
e poi
Ho visto quello stesso Dio: sordo, severo e incurante alle
mie preghiere
Ho visto il tuo viso spegnersi gradualmente e il tuo corpo
farsi macilento
Ho udito aumentare i battiti del mio cuore, mentre il tuo
lentamente si spegneva
Ho visto la serenità e l’abbandono del tuo viso quando
finalmente in pace hai
cessato di vivere, lasciandoti dietro
terribili e devastanti dolori
Ho visto un buco nero nel quale sono caduta per tanto tempo
E poi…
Ho
visto un appiglio al quale mi sono disperatamente aggrappata e una piccola luce
farsi vicina e sempre più vivida
Ho
visto tutti i giorni che mi resteranno da vivere e
Ho
visto il sole splendere ancora…
Ma…
Soprattutto ho visto il tuo volto sorridente che tenendomi
per mano mi ha riaccompagnata su questa terra e la tua voce ha sussurrato
“…Coraggio, avremo ancora tempo per stare insieme…”
Voglio vedere ancora un po’ tramonti e albe e soprattutto
voglio amare ancora tanto le tre persone da cui non vorrei mai staccarmi!
E’ ingiusto dire che…”
La morte risolve ogni problema…via l’uomo via il problema…” (J.V. Stalin 1918)
Ancora la tua voce nella mia mente,
nel profondo del sogno
mi sembra di sentire il tuo camminare,
ma con l’idea sbalordita mi trovo nel vuoto.
Nel silenzio dell’addio
penso al disperato distacco,
rimpianto nel mio cuore e nella
mia mente,
quel tuo sorriso mi manca.
Spaventata cerco un segno di pace,
sempre di sicuro mi sei vicino,
combatto nel sogno
tramortita
e come un’ombra mi sento svanire.
Pensando notte e giorno a questa
vita,
la solitudine mi rende infelice,
vedo l’ombra che va via verso il
vento
e il mio pensiero per le vie
dell’infinito.
L’ombre oscure si perdono
Nel tormentoso gioco dei ricordi,
il sogno mi vibra in mente e pieno
di emozioni mi sveglio in quel momento.
(R. Schiavello)
La speranza
sceglie colui che la porta e quella persona per tutta la vita è incaricata di
trasmetterla ad altre. Se tutte queste persone avessero tenuta per sé la
Speranza essa si spegnerebbe ed allora si muterebbe in disperazione e il male
trionferebbe per trovarci di fronte al peggior nemico: la paura! La paura che
con i suoi occhi da rapace accorerebbe per nutrirsene e spargerla dentro noi! Ma
la speranza è anche dura a morire perché trasforma tutto in una pioggia dorata
che invade il cuore. Continuando a lottare contro la rabbia, la paura e
l’intolleranza che c’è a volte in noi troveremmo un piccolo seme di Speranza che
crescerà come un albero col tronco di argento puro e luminoso dispiegando in
poco tempo rami da cui oscillano scintillanti foglie. Ho tenuto anch’io nel
palmo della mia mano la Speranza; ho lasciato che la mia malattia fosse
sconfitta, ma per te non ha funzionato: la morte era lì pronta a prenderti per
mano col suo fiato freddo e impaziente a portarti via. Forse hai avuto anche tu
tanta paura di ciò che eri diventato e di quella morte che si aggira spesso nei
corridoi degli ospedali. In quei momenti io continuavo a credere al mio sogno di
speranza, all’impossibile…non mi è restato altro! La Speranza è un dono che ci
permette di credere e può trasformare qualsiasi uomo!
Ancora
adesso quando il dolore mi opprime pesantemente ricordo i miei giorni e so che
non sono stati pochi, ma una stagione di vita! Adesso c’è anche conforto nel
ricordarli e il mio cuore sussurra…”lasciati indietro tutto questo dolore e
riprenditi la tua vita!” C’è sempre un posto dove tutto il tempo è presente e le
scelte sono più semplici e sono sempre tue. Il tempo c’è dappertutto anche se
per un po’ si vacilla in equilibrio fra due realtà come in una specie di sogno.
E’ il nostro spirito che non vuole abbandonarci perché a volte resta ammalato
per qualche tempo e i giorni sono difficili da superare. Ma adesso considero
anche questo corpo che intrappola il mio spirito senza curarmi delle ferite e
dei lividi diventati quasi vecchi. Era una lunga corsa tornare nel mio
nascondiglio quando mi sentivo minacciata, adesso questo è molto più vicino, ma
è anche la collina che ho lasciato dietro me, spoglia e priva di quel riparo cui
davo importanza assoluta. “…Torna indietro…” mi sussurri da lontano…”…e non
pensare che hai smesso di pensare al tuo passato! Troverai il presente, il
tempo che c’è ancora, che è veramente l’unico tempo che c’è! Finalmente avrai
tempo per te stessa”.
Kant
filosofo tedesco del 1800 dice che quando la ragione interviene come criterio
della convenienza del mezzo rispetto al fine voluto, lo schema è: “Se vuoi
questo, fa quest’altro…”La ragione male impone le sue leggi al mondo e il mondo
è dunque una costruzione dell’Io. Dell’ esistenza di Dio e dell’anima non
abbiamo prove certe, ma abbiamo bisogno di crederci per non perdere la speranza
che la vita continui dopo la morte. Nell’epoca in cui viviamo il pensiero
filosofico ha messo l’accento sui suoi limiti dell’uomo “buttato” nel mondo e
quindi sempre sottoposto a rischi di fallimento e naufragi. In queste realtà
incerte può essere vero che nelle nostre possibilità possiamo dare un senso alla
vita e alle cose, ma senza alcuna assicurazione che il dramma possa essere per
forza a lieto fine…mi raffiguro una vita “equilibrata” io che nella mia vita ho
sempre sentito mancanza di questo equilibrio…
Montale ci insegna:
“Il
piacere di vivere nasce dalla ripetizione di certi gesti e di certe abitudini,
dal fatto di potersi dire: …rifarò quello che ho fatto e sarà pressappoco lo
stesso, ma non proprio esattamente lo stesso!… Nasce dal diverso nell’identico…
Gli
afro-americani possiedono un incredibile patrimonio di magia e gioia di vivere
che nessuno è mai riuscito a distruggere anche se tutti ci hanno provato…
Leopardi inizia così quel brano de “Lo Zibaldone”
“Tutto è male. Cioè, tutto quello che è, è male: che
ciascuna cosa esista è male, l’esistenza è male…”
Ma
lui era molto pessimista e tragico e io sorrido a tutto quanto con una massima
di Le Rochefoucauld :” Tutti siamo abbastanza forti da sopportare i mali nostri
e altrui…”
“Io sono! Eppure ciò che sono a nessuno importa. I miei
amici mi dimenticano come un vago ricordo e io sono l’unico testimone dei miei
crucci!” (John Clare)
Oggi
31 luglio,
questa mattina nonostante faccia tutto per tirarmi su, mi osservo e vedo che
indosso la notte appena trascorsa con la stessa evidenza di un abito appena
lavato e non stirato. Nonostante i miei primi tentativi di dormire, i secondi
sono stati ancora meno simpatici per i sogni deprimenti …la malinconia mi
riassale e con queste domande tipo. “…Cosa farò domani? E quello ancora? E
quello a venire?” Sono pezzi di vita che mi si staccano di dosso…poi per
rincuorarmi penso:”…Affronta il peggio che c’è, guardalo diritto in faccia e
pensa…io ti conosco, sono rimasta ferita a lungo, ma sono ancora viva! Non ti
sei comportata male con le carte che avevi in mano, sei sopravissuta!” Trovo la
fragilità in cui sono avvolta innocente, perché invade il mio essere quando più
insisto con lo sguardo verso il mondo. Cerchiamo sempre di aggrapparci a
qualcosa fosse anche una luna in un secchio, mentre vorremmo cadere per
atterrare altrove… Poi sopravviene la rabbia, come se si credesse di fermare il
moto dell’universo semplicemente arrabbiandosi! Torno col pensiero a fine maggio
di tre anni fa…una giornata buia e un cielo coperto e io tengo in grembo fin
dalla mattinata presto in ospedale giornali e giornali che so non aprirò mai…ma
forse anche quelli mi fanno compagnia come l’orologio della morte cha ha
esaurito quasi tutti i suoi tic-tac. Volevo essere sempre lì vicino a te perché
sapevo che prima o poi dovevi prendere quel treno e io volevo essere nel posto
giusto per salutarti al momento della partenza. Questa era l’ultima occasione
che c’era perché nell’accanito combattimento che ti vedevo affrontare il nemico
cancro, campione mondiale di K.O., campione universale di incetta di corpi, il
vincitore sicuramente era lui. Forse quel giorno quel treno speciale avrebbe
avuto un unico passeggero perché sarebbe arrivato prestissimo, subito dopo la
sconfitta. Piangevo e speravo di morire a mia volta, subito , mentre i soliti
rumori ospedalieri li sentivo come attutiti: l’andirivieni delle infermiere a
controllare i tuoi segnali vitali, un bisbiglio di un’altra che porta una
lettiga, e in fondo al corridoio un televisore acceso che manda in onda un
bollettino meteorologico. Hai aperto gli occhi per un secondo…guardavi la porta
poi il soffitto con un’espressione smarrita…poi qualcuno tagliò il filo esile
della tua vita…forse il medico misericordioso dell’ultima ora, quello che con
amore e rispetto decide di eseguire la sua mansione e di porre fine a una
disumana agonia. In quei momenti nessuno si è detto di stare zitto perché la
morte in un ospedale non suscita mai animazione, ma ne è una visitatrice forse
un pò troppo comune anche se mai la benvenuta tranne in queste circostanze. In
un bellissimo libro di King ho letto che nell’arco di un’esistenza ci sono
quattro costanti che si soprappongono: la Vita, la Morte, l’Intento e il Caso.
Tutti questi sono agenti nella vita proprio nel senso globale. La Morte fa
ancora paura perché viene sempre raffigurata come terribile scheletro o figura
della quale rimane nascosto il volto. L’Intento è la casualità e anche la
finalità di una vita, anche se ci sono persone che credono avvenga tutto secondo
un disegno prestabilito e altre che tutto accade così per caso.
La
vita è paragonata ad un cerchio o a un mazzo di carte di notevoli proporzioni
con cuori, picche, quadri e fiori. Chi detiene i “jolly” è il Caso perché ad
ogni creatura in terra è assegnato un periodo ma a volte con mutamenti o
cambiamenti o anche sofferenze; il Caso dà sollievo, pace e riposo con la morte.
Ci sono altresì morti insensate: persone che periscono tragicamente, neonati che
muoiono incomprensibilmente lasciando sgomento e sorpresa per queste vite
imprecisate e con definizioni poco chiare. Le grandi tragedie sono sempre opera
del Caso…
Spazio e tempo: due entità nettamente separate!
A
volte ci si chiede se sia più utile il sole o la luna…qualcuno definì la luna
perché illumina quando è notte mentre il sole brilla quando già è
giorno…fermarsi ai bordi di una strada, inoltrarci in un bosco…ecco una radura
con una confusione di colori rosso, giallo, ocra. Sedersi al sole per guardare
quelle poche nuvole…tu mi dici:”…Guarda quella nuvola…pare un angelo…” io ti
risponderei:”…Quella laggiù pare un bimbo che prega!…” sarebbe bellissimo! Poi
mi ritrovo a pensare a momenti della mia vita in cui ero lì che attraversavo una
delle mie giornate a volte anche ottime, o buone o comunque in pace con me
stessa. Senza nessun preavviso o senza una ragione apparente, mi sentivo come
presa in una palla di fuoco o come essere gettata al suolo. Questa sensazione
senza alcun avvenimento reale che la giustificasse, mi faceva venir voglia di
nascondermi sotto le coperte compresa la testa! Forse questi pensieri provocano
sensazioni tristi, come un dolore in attesa d’accadere oppure una tenda dove
vorresti ripararti ma fatta di ragnatele anziché rassicuranti corde o teloni
protettivi. Anche se accetto tutte le buone frasi che mi vengono in mente per
rassicurarmi, nello stesso tempo ho sinceri dubbi quando penso che aprendo
semplicemente le mani, i pensieri indesiderati vengono lasciati cadere… La
mattinata è grigia e silenziosa e sta facendosi giorno; il giorno continuerà
diventando sera e poi un nuovo giorno…e io invecchio sempre più con essi in
questa stanza in penombra e familiare. Mi capita sempre più spesso d’ascoltarmi
dentro senza lasciarmi guidare da quello che si avvicina da fuori, ma da quello
che sento. Penso ancora a te e mi dico “…Sei tanto vicino a me, ma vorrei poter
dividere ancor i miei giorni insieme…” Affermare che una persona possa
determinare il suo destino è sbagliato ma una persona segue l’orientamento del
suo “Io interiore” verso il destino. I fatti della vita sono rapportati con i
sogni, la famiglia, la delusione, le malattie, gli stati d’animo ed infine
l’amore e la morte. E’ inutile assillarci, tormentarci, impaurirci per come va
la vita, perché il dolore è sempre vicinissimo e familiare e terrificante. Ti
tiene stretto nella sua diabolica morsa e se non si reagisce si rischia di farci
dominare, per crollarci addosso e seppellirci.
“Colui che ha occhi per vedere e orecchie per udire,
può convincersi che nessun mortale sia capace di
tenere un segreto.
Se le sue labbra sono silenziose, egli discorre con
la punta delle dita; il tradimento trasuda da ogni poro!”
(Sigmund Freud)
Forse
tutto questo scrivere e analizzare sensazioni e sentimenti, mi induce, come in
un rapporto di fiducia tra medico e paziente, a raccontarmi ricordi, pensieri e
impressioni collegate con l’esplorazione degli strati più remoti della mia
coscienza. Uno psicoanalista (o strizzacervelli) direbbe che ho vissuto una
situazione conflittuale, inconscia, che non riuscivo a comprendere. I processi
di questa rimozione appartengo al mio “ Io” in gran parte cosciente; al Super-Io
in parte cosciente ma soprattutto inconscia. L’angoscia vissuta non è altro che
la paura del mio “Io” cosciente che è incapace di controllare le istanze e le
proibizioni del Super-Io. Anche tutti i miei sogni traumatizzanti e
terrorizzanti non sono altro che la ripetizione dei conflitti già verificatesi.
(Diventerò anche un’esperta della psicoanalisi? A me serve così!)
“In
ogni istante della nostra vita siamo ciò che saremo non meno di ciò che siamo
stati”
(Oscar
Wilde)
“Un’esperienza non ha alcun valore etico: è semplicemente il nome che gli
uomini danno ai
propri errori!”
(Oscar
Wilde)
Vivere come in una trincea per difenderci continuamente da noi stessi dalla
difficoltà a volerci bene. La vita che si prende i suoi spazi e ti lascia
disorientata a volte proprio non la capisci più; questo fa male ma il tempo
migliora le ferite anche se il buco che hai nell’anima è scuro e profondo come
lo spazio fra le stelle. Sono emozioni forti e l’unica rete che può trattenerci
per non farci cadere nel nulla è credere in qualcosa di più …in una misericordia
più grande. Il coraggio abita in ciascuno come fonte segreta e la paura a volte
inaffrontabile è come una montagna che ci schiaccia. Ma il coraggio se non c’è,
potrebbe crescere e trovare spazi perché zampilli fuori nonostante la
successione di vittorie e sconfitte che la vita ci propina. Può curare la
sincerità per vedere come stanno veramente le cose e se anche la paura
scricchiola in noi e ci fa sentire come un carcerato che si avvicini alla
finestra con le inferriate per respirare, ecco che ci fa respirare. Niente è
dimenticato o senza significati o senza importanza, come nulla è importante. Le
parti della mia vita sono come una collana di perle e io il filo che cercava di
infilarle tutte…ma se solo mi fossi fermata un attimo per capire la fatica che
facevo per tenere separate quelle vere dalle false, avrei visto che era tutto
impossibile. Le ambizioni o le mete che abbiamo stabilito non sono altro che
l’ombra di un albero gettato sulla neve. Col movimento del sole l’ombra cambia,
la notte la inghiotte, il vento la fa vacillare, ma allo scomparire della neve
giace a terra distorta. Nonostante questo, l’albero continuerà ad esistere.
Questo è un valore di vita, ma sarebbe anche come avventurarsi su un ponte di
ragnatele dove ogni frammento ordirà un nodo in più per rendere anche la
ragnatela il più forte possibile.
Ho
sempre cercato di raccogliere tutti i fili che il Fato mi metteva in mano: a
volte ho cercato di tingerli o deviarli come meglio potevo nella speranza di
influenzarne quello che sarebbe stato tessuto. Ma la storia è quella; è quella
che facciamo e quella che creiamo mentre viviamo. Possiamo creare noi un telaio
per tessere l’arazzo del nostro futuro più bello? Potremmo cambiare fili e
colori e mutare così l’arazzo? Vita è continuare ogni giorno in cui il cuore
batte perché finché esisti il futuro è con te…
“Sii come le onde
del mare che pur
infrangendosi contro
gli scogli hanno la
forza di ricominciare.”
(Sergio Bambéren
scrittore e surfista peruviano)
2
agosto 2005,
La
corsa delle nuvole finalmente si arresta e fa vedere la luce che sfugge o si
riaffaccia fra di esse, come in uno specchio. Il sola scappa con un ultimo
guizzo dietro le montagne ma per un attimo ancora dipinge sprazzi di luce nei
punti più nascosti. Poi, oltre il profilo netto delle nubi, il cielo notturno è
terso e stellato come se in quel momento il firmamento si fosse spaccato in due…
Pensare non è sempre confortante. E’ sempre buona cosa , ma non sempre
confortante. Ci vuole un grande dolore, un’estrema sofferenza per infrangere
tutte le tue difese, anche se alcune diverranno meno inquietanti venendo
correttamente affrontate. E’ come mancare un gradino nell’oscurità e quella
sensazione infinitesimale di vacillare nel vuoto per poi trovare subito dopo un
appiglio: un appiglio qualunque! E’ un’orribile ondata di paura di un attimo,
una paura senza nome come un bambino che ha delle cose in agguato nel buio!
Pensare in troppe direzioni contemporaneamente non va bene, perché se avessi la
concentrazione necessaria su un solo problema forse lo risolverei e poi
cercherei di risolvere altri…ma poi credo che abbattere quelli che si può quando
si avvicinano, dopo un po’ ci si abitua a quelli che non si possono eliminare. A
tutto ci si abitua anche a cose che un tempo avremmo giurato non poter
sopportare. Forse il bisogno più impellente che sento adesso è soltanto quello
di “mugugnare” dei miei problemi con qualcuno …
“Pensa alla dolcezza
d’andare là a vivere insieme…
là, dove tutto è ordine e bellezza
lusso, calma e voluttà.”
(Charles
Baudelaire)
Cosa
potrebbe venire a galla da una pentola rimescolata con troppo vigore? Cessare di
rimescolare e lasciare che tutto si plachi. Ci sono centinaia di crocevia da
prendere: alcuni chiari e ampi, altri soltanto ombre fra le ombre. Alcuni quasi
certezze ed allora sarebbe stupido cambiare quei sentieri e anche illogico. Non
seguire quelli avvolti in fitte nebbie perché non si saprebbe in quali strade
uscirebbero e dove porterebbero. In queste zone escono pensieri foschi, neri e
contorti…ma è anche sbagliato pensare soltanto a sentieri che vanno negli abissi
e altri alle vette più alte, perché tutti abbiamo da scegliere sempre un
sentiero mediano. Nei miei pensieri più tetri è come se io stessi fuori da un
labirinto in attesa di essere chiusa lì dentro con il mostro che ti sta
aspettando da qualche curva, avvolto nell’oscurità, pronto a pioverti addosso
per prenderti la vita…peccato che non sai quando accadrà né dove… allora sento
come un senso di perdita di me stessa: la bambina che ansima impaurita e la
donna che ha raccolto la sua vita per stare con te nel bene e nel male. Sento
anche una rassegnazione profonda, come un precipitare buono nella corrente del
mondo; come una piuma trasportata dalle brezza in un vento gentile o un granello
di polvere danzante in un raggio di sole. Ho scoperto anche un po’ di quel
coraggio per girarmi a affrontare la vita con grinta e non come una volta in cui
strisciandovi di soppiatto cercavo di tagliarle le gambe quando non mi guardava…
Penso a come sarebbe bello essere due persone invecchiate assieme che hanno
attraversato il tempo fino ai nostri giorni per parlare sottovoce e condividere
ricordi. In grado di rassicurarsi a vicenda per il posto a venire…se davvero
esiste! La vita condivisa è meglio e mi manca tutto terribilmente…
p e r ò…
…oggi
sono cinque anni che ho debellato la mia malattia (almeno spero) ed ho smesso
quella pastiglia giornaliera che mi ricordava tristemente ogni giorno del mio
calvario…
…penso a te senza commuovermi o lacrimare (tranne occasionalmente); penso a te
con dolcezza e tenerezza…
…penso ai miei problemi quotidiani senza stressarmi più di quel tanto…
…penso come è confortante alzarsi la mattina senza il groppo in gola per
chiedersi cosa ne farò della vita rimasta,,,(il piede sinistro a volte incute
ancora rispetto…)
…penso di venire a visitarti e a portarti fiori ma senza avere troppi rimorsi se
il giorno che decido mi accorgo che proprio non ne ho voglia…
…penso di accettare ed essere grata a mia figlia per quella telefonata ogni 4 o
5 giorni…
…penso di sentirmi ugualmente serena quando l’altra mi propina striminzite
e-mail ogni 10 giorni o giù di lì solo per raccontarmi i loro guai…
…penso che è meraviglioso avere tanto tempo per leggere, passeggiare, andare al
mercato del lunedì a vedere tutti quei banchi con indumenti cinesi a prezzi
stracciati…
…penso che è bellissimo stare un giorno intero per accorgermi che è passato
senza essermi preoccupata minimamente dei problemi delle mie tre…pendici…che se
li risolvano da sole!
…penso a cosa farmi di buono per pranzo o cena senza danni al mio colesterolo…
…penso a come sto bene (senza essere pacchiana) con quella gonna con gli orli
non proprio simmetrici (ma non troppo!)
…penso a come è dolce e tenera la mia grande nipotina con i suoi “nonnina Babà”…
…penso a come è bello il tramonto e l’alba e a come sto bene anche sola in casa
senza fare grandi cose…
…penso a ridurre le pastiglie per prendere sonno (ma questa è proprio una cosa
difficile)…
…penso che vorrei non tingermi più i capelli…ma penso anche che rimanderò il
tutto fra qualche anno…
…penso a come sto di lusso con la mia gattina Mimì accanto alle mie gambe e a
quella grassona di Milly sull’altro cuscino che ogni tanto struscia il suo
musetto peloso sul mio naso e allora…peli ovunque…
…penso che ho smesso di apparecchiare il tavolo meccanicamente per due per poi
togliere un coperto con le lacrime che urgono in gola…
…penso che vorrei stare al mondo ancora per un po’…
…penso che forse questo diario mi avrà fatto da “strizzacervelli” e evitato
costose sedute dallo psicoanalista…o sbaglio???
D’estate
E cresce, anche per noi
l’estate
vanitosa, coi nostri
verdissimi peccati;
ecco l’ospite secco
del vento,
che fa battibecco
tra le doglie della magnolia;
e suona la sua
serena
melodia, sulla prua
d’ogni foglia, e va via
e la foglia non stacca,
e lascia
l’albero verde. Ma spacca
il cuore dell’aria.
(Carlo Batocchi)
6
Agosto,
un
pensiero…credo che quando il sole brucia e scalda le acque di laghi, dei fiumi,
dei mari, e le acque salgono in cielo per formare nuvole che poi sotto forma di
pioggia ingrosseranno fiumi, laghi e mari…ecco credo che la vita sia così…la
forza che anima tutte le cose non va mai distrutta ma passa solamente da una
forma all’altra. Come noi che in vita temiamo la morte…ma è vero che potremmo
essere più felici se vivessimo in eterno? Dando un nome a tutte le cose del
mondo, consideriamo anche il mondo come una cosa, così gli rubiamo quello che ha
di più prezioso: il senso del mistero!
In
cielo c’è una falce di luna contro il cielo nero, con le punte rivolte
all’insù. Osservando meglio, pare che in ciascuna delle due punte si dipani una
linea di luce sottile sottile che va a formare un cerchio perfetto, cosicché
oltre la falce si distingue una vera luce…una luna piena! Ma la vedrò solo io?
Poi la falce di luna diventa mezza luce e sorge tra le nubi come un gigantesco
semicerchio splendido che brilla come una speranza…
Montagne dice…”Vivere è imparare a morire.”
Non
sempre è facile portare il nostro fardello interiore, ma volendo potremmo
scrollarcelo di dosso per ritrovare fiducia anche se abbiamo sempre bisogno di
qualcuno che ci ricordi che non siamo così fragili come pensavamo. Non c’è
speranza senza paura e non c’è paura senza speranza: andare oltre la paura,
abbarbicarci ai nostri valori di sempre e soprattutto credere alla nostra
quotidianità! Acquistare l’autostima come una disciplina da osservare tutti i
giorni. Guardarsi allo specchio e non inorridire per quello che vi si trova;
trovare motivi per cui valga la pena piacersi; cercare di amarsi per quello che
si è e per il percorso scelto; affrontare la vita da guerriera con questo
pensiero:”…anche oggi è fatta!…”
“Il
sole splendeva, non potendo far altro, su nulla di nuovo.” (Samuel Beckett)
Come un corso diretto di una scuola fatta soprattutto da chi è stanco di
ingiustizie e con docenti di qualità, ecco come si può uscire da quel sentirsi
insicure, essere chiusi in sé stessi come un elemento penalizzante di una vita!
Il nome di questa scuola eccellente é: reazione, vita, volontà, saggezza,
consapevolezza e anche ironia!
Questa scuola la frequento con impegno e costanza perché se smettessi una volta
superati gli esami, non vorrei ripiombare nel disinteresse e nell’incapacità di
comunicare. Anche se gli artefici della vita siamo sempre noi questa laurea o
filosofia di vita ci permetterà di valutare gli altri per ciò che sono
veramente. Un filosofo disse che in vita dobbiamo tenere in mente due
personalità ben precise identificandoci negli animali. Non striscianti o amanti
del buio come i topi, ma aquile! Aquile fiere, pronte a volare in alto nel cielo
anziché in basso…non importa se invece di essere in stormi siamo solitari basta
essere fieri di noi!
Lo fuggii, nelle notti e nei giorni;
Lo fuggii, nell’arco degli anni;
Lo fuggii, nei labirinti
Della mia stessa mente.
(Samuel Thompson)
Diversi sono i sogni: i vecchi sognano il passato e i giorni in cui erano
giovani; i giovani pensano al futuro e dove questo li porterà, con immagini di
speranze e angosce.
Sognando ciascuno è immerso nelle sue riflessioni di amore, amicizia, volontà e
paure di sopravvivere. Poi a una certa età quando non sei né troppo vecchio e
neppure troppo giovane, ti trovi a inventarti la vita al momento a mano a mano
che passa e in cuor tuo ti domandi da dove ti viene tutta quella strana voglia
di inventare e dove ti porterà. Hai in mano la situazione e conosci l’esatta
conclusione di tutto, ma poi ti ritrovi a pensare come se tu fossi tuo padre o
il padre di tuo padre, o tutta una serie di voci e volti confusi. Come se stessi
raccontandoti quello che vorresti sentirti dire. Ecco che allora mi torna in
mente un ricordo che mi strinse e mi stringe tuttora il cuore: l’immagine di un
uomo e una donna che si affrontano in una stanza accusandosi a vicenda di non
aver dimostrato abbastanza amore…questo mi porta ad una notte sulle ali nere
della paura. Cerco una voce un qualcosa per attirare verso me quel conforto che
mi serve per contrastare questi tristi ricordi!
“Pregavan tutti d’essere primi al varco
e, le mani porgendo all’altra sponda,
mostravano il desìo della lor sede.”
(Eneide di Virgilio)
Assaggiare gli artigli affilati della vita e cercare di decifrare
quelle sensazioni che ti colgono alla sprovvista e se ad un certo punto pensi di
averle soltanto immaginate, cerca di togliertele di torno. Guardo questa
splendida giornata d’agosto e sono come portata sulle ali del vento verso
alberi, erba, aria, nuvole, fiori e tutte le cose che esistono e a tutto quello
che segna il viaggio verso il futuro. Perché il futuro dipende forse da quello
che ci è accaduto prima? Ma se si potesse tornare al passato e in qualche modo
cambiarlo, allora anche il futuro forse sarebbe diverso? Non si può alterare
quello che potrebbe succedere: guarire le ferite certamente! Guardo verso il
cielo desiderando sapere cosa c’è lassù, da dove siamo venuti e dove stiamo
andando, oltre la luce, il buio, oltre l’amore e l’odio e forse oltre
l’eternità! Quando tutto intorno a noi sembra cospirare per avere cuore e mente
lacerati, bisogna guardare alla luna o al cielo infinito. Così, al di là di ciò
che noi siamo troppo ciechi o ignoranti per vedere, impariamo a guarire la
nostra mente, uscendo dalla caverna dei nostri pensieri attraverso le nebbie
delle montagne, fra le cascate dei fiumi tumultuosi e le grandi acque degli
oceani. Abbiamo tutti bisogno di speranze e fede, come abbiamo bisogno di
storie. Guardando alle tenebre della nostra natura saremo in grado di tornare
alla luce. E quando ci sono momenti in cui si ha come l’impressione che nel
mondo non abbiamo più speranze, allora bisogna sognare un’Arca di Noé che ci
porti altrove…
Le
fasi della vita con i percorsi del destino, l’inestricabile intreccio di
felicità e dolore costituisce sempre la cifra di ogni esistenza, anche se le
vicende di ognuno si rivelano comuni eppure uniche, irripetibili e
personalissime: ci permettono di dare a un’unica voce isolata il modo di
comporsi in un unico coro…
“le cose che temiamo di più ci sono già capitate…” (Chopra Deepak
medico ayurvedico)
Oggi
10 agosto,
Tanti
sono i venti della vita: i venti impetuosi della giovinezza che portano amore e
passione, i venti leggeri e le brezze confortanti della vecchiaia, le raffiche
che ti fanno vacillare delle malattie, i venti che fanno stormire le fronde e i
venti che ti parlano per essere ascoltati; venti faticosi di parole inutili e
venti che ti fanno cambiare idea continuamente; venti di delusione e venti
impetuosi e violenti che ti portano via tutto; venti costanti e regolari, venti
volubili e venti in poppa quando sei felice e soddisfatto; venti della pace e
della discordia della saggezza e della tolleranza; venti di bonaccia dove tutto
scorre quieto e dolce, venti di odio, paura e venti di disperazione…poi il
peggiore in assoluto, il gelido vento della morte che ottenebra tutto…ma
qualunque sia il vento della tua vita, vale la pena accoglierlo a piene mani!
Nessuno può controllare i venti del destino perché soffiano sempre a loro
piacimento!
L’amore è il tema più frequente che abbiamo in vita e accanto a questo altri
sentimenti non meno sinceramente o intensamente espressi. Fedeltà e amicizia,
devozione e gentilezza in cui si alternano gli opposti quali infedeltà, superbia
e crudeltà…complessa rappresentazione di vita. Ma, nella varietà, anche capaci
di cogliere quel segreto ordine della natura e dell’universo entro cui si
conciliano, senza esclusioni di sorta, anche le opposizioni più irriducibili…La
serenità, ricerca dell’equilibrio e della nostra compostezza, la scopriamo nel
senso trepido alla vita, con quel sentimento di labilità e quel po’ di vanità
che ci occorre. E’ una concessione inquieta di questo mondo diviso a volte fra
fortuna e sfortuna: forze da cui uno attinge! Ma la fortuna, cieca e casuale, da
sempre regola la nostra vita. Tutte queste sensazioni di forti emozioni
riversate in quel mare molto mosso della mia anima, vorrei poterle mettere in un
piccolo posto chiuso in fondo al cuore. Vorrei anche nascondervi tutti i
pensieri distruttivi quando fanno i loro agguati, trovare un limite quando non
sopporto più lo sconfinato dolore provato! Non bisognerebbe mai toccare i
limiti, ma lasciare sempre qualcosa alla fantasia!
Rigagnoli, in cui la luna e il sole fanno
luccicare appena un filo d’argento o d’oro,
nascosto fra l’erba. (Palazzeschi)
Queta sovra i tetti e in mezzo agli orti
posa la luna, e di lontano rivela
serena ogni montagna.
(Leopardi)
Le
cose che restano per sempre nel cuore sono quelle che vorremmo dire ma non
diciamo…
Sentirsi padroni dell’universo pur avendo una sola persona accanto…questo è
amore! Non metterlo mai su un piedestallo troppo in alto perché la caduta è più
rovinosa!
La vita che ho
è quella che ho
e quello che ho
è’ la vita che ho.
L’amore che ho
per la vita che ho
è tuo…tuo…tuo…
Oggi
12 agosto,
stelle cadenti…vere e proprie “piogge di stelle” dette anche “lacrime di San
Lorenzo”. Sembrano convergere tutte su una ristretta zona del cielo, come parti
di un fuoco d’artificio dal punto dove è scoppiato. Certo per vederle ci vuole
una buona dose di pazienza e costanza, seduti su una sedia a sdraio…ma ci vuole
anche una persona accanto…e poi quest’anno il cielo è nuvoloso e non mi pare
proprio il caso!
…”e quindi uscimmo a rivedere le stelle…”
Uscire finalmente per rivedere il cielo come senso di liberazione provato ad
abbandonare un luogo chiuso…o come sfuggire a una situazione opprimente. Nel
silenzio della mia casa c’è un che di fragile, fragile come una bolla di sapone
e allora spesso penso a come sarebbe bello chiudere gli occhi, poggiare la testa
sulla tua spalla e svanire nel nulla. In questi momenti parole e gesti sarebbero
superflui perché sei irraggiungibile…oggi proprio non riesco a tenere sotto
controllo i demoni della tristezza che mi avvolgono perché so che alla fine
vincono sempre loro! Il mondo non esiste senza un sotto o un sopra, un davanti o
un dietro, una luce o un buio, un bene o un male. Ci sono scuole di yoga che
insegnano i “mantra “ della vita, ma so anche che ripetere per ore le cose che
vorresti che si avverassero, non le rendono mai vere,,,mai! Pensieri della vita
che non ci fanno capire da dove veniamo e dove siamo diretti; momenti magici in
cui vorremmo fermare il tempo e per questi momenti siamo disposti anche (forse)
a rinunciare al futuro. Alcuni di questi momenti poi ci faranno sempre guardare
avanti senza mai voltarsi indietro. Poi c’è il mondo dei sogni che rappresenta
il nostro mondo capovolto. Ecco perché sono tanto pericolosi! Ma i sogni non
sono fatti per essere capiti, come le tragedie non possono essere evitate;
quello che è sicuro è che la vita continua ugualmente e se i sogni sono molte
volte incubi…sono solamente sogni! A ricordare i sogni ci sono anche le foto che
ritraggono sempre episodi felici della nostra vita: matrimoni, nascite,
compleanni. Volti sorridenti allo scatto, episodi di vita che poi ritroveremo in
un futuro prossimo. Nessuno si sognerebbe di ritrarre o conservare le cose che
non dicono nulla: scarpe abbandonate in un armadietto di una stanza d’ospedale,
un abito appeso ad una gruccia, un cuscino stropicciato, una camicia al sole, un
giocattolo rotto…cose di vita che apparentemente non significano niente!
Se vuoi essere felice un’ora bevi
una bottiglia di vino, se vuoi essere felice
un anno sposati, se vuoi essere
felice tutta la vita coltiva il tuo giardino…
(anonimo
cinese del XIII sec)
L’Oriente ci propone un esercizio interiore per aumentare la
consapevolezza di sé stessi: è una nuova disciplina ispirata alla “zen”, una
tecnica di rilassamento che diventa meditazione. Mettere in equilibrio più
pietre tra loro cosicché la concentrazione necessaria nel fare queste
costruzioni di pietra o “balancing” risveglia la spiritualità, la sensibilità e
l’attenzione. Questa è una metafora della vita e quando si devono mettere in
equilibrio questi materiale reperibili in natura, ci si confronta con difficoltà
concrete: il terreno, la forza di gravità e l’equilibrio. Queste cose suscitano
emozioni come la rabbia quando cadono le pietre, impazienza se non stanno come
abbiamo deciso, sorpresa e soddisfazione quando l’opera è completa. L’equilibrio
sta per equilibrio interiore. Se non siamo presenti o concentrati la costruzione
non viene e altrettanto se non liberiamo la mente o se ci facciamo troppi
problemi. Ogni cosa è precaria in questo mondo proprio come quel fragile
equilibrio di sassi. Ogni pietra scartata è come scartare cose inutili e quelle
che alla fine creano qualcosa, a volte stanno su per pochi minuti, altre durano
qualche tempo. Si possono fare sculture, torri e altre creazioni più complesse e
quando tutto crolla bisogna prenderla con filosofia e ricominciare daccapo…come
in vita!
Non rincorrere le
stagioni perdute
non pensare al futuro…
Afferra il presente…e godilo!
A
volte combattiamo talmente tanto contro noi stessi che diventiamo analfabeti
della nostra anima! Solo la parte più superficiale di noi vive nei pensieri, ma
qualcosa di misteriose e profondo, il nostro “Sé”, realizza la nostra diversità
e la nostra natura anche se abbiamo un modello per niente somigliante a noi
stessi. Così il nostro “Sé” ci suggerisce di non inseguire le illusioni perché
pericolose e servono soltanto per uccidere l’anima. Non combattere più per
lasciare che il seme della pianta germogli e l’assenza di ragionamenti,
obiettivi e pensieri rigenererà la nostra anima e con questa troveremo pace
interiore! Lasciare al Super-Io il compito di valutare valori e ideali per
distinguere il bene dal male. Freud è stato il primo a descriverlo come una
rappresentazione in metafora teatrale con tre soli personaggi: il primo
personaggio è mosso soltanto dal bisogno di soddisfare i suoi desideri senza
badare agli altri; il secondo attore, più realistico e responsabile, tiene conto
delle esigenze del primo senza assecondarle, con passività…e poi c’è il terzo,
il Super-Io, quell’attore rigoroso che dà regole, che è attento e giudica ma
anche disapprova. Questi tre personaggi che stanno contemporaneamente sulla
scena della vita, non devono mai allontanarsi perché altrimenti costringerebbero
uno dei due rimasti a prendere il sopravvento e fare il protagonista. Questo
squilibrio può essere un malessere esistenziale, ma se lasciamo che il nostro
Super-Io da attore vigile si trasformi in giudice severo, imbrigliamo la nostra
voglia di sognare e allora vale rafforzare gli altri due personaggi…
Rousseau scrittore e filosofo svizzero (1712-1778) rivendica il primato dell’Io
come sentimenti e spontaneità. La natura vivente è un flusso ribelle e si
manifesta nella forza travolgente dei sentimenti. Si abbandona all’onda della
parola che sgorga in noi sovrabbondante, con l’accavallarsi di effusioni e
alterazioni improvvise e disordinate. In una sua opera “Meditazioni del
passeggiare solitario…”, evoca per sé stesso solamente i ricordi più dolci del
passato e le più forti impressioni del presente…la natura ci fa da sfondo e a
contatto con questa ritroviamo l’armonia dello spirito e l’ingenuità nativa…
Conserviamo ancora un pergolato
di tranquillità, e un sonno pieno
di sogni dolci, e un respiro
forte e quieto!
(John Keats poeta
inglese)
Nelle
poesie ho spesso trovato elementi di consolazione, di chiarificazione e stupore,
perché chi scrive queste sono grandi poeti e ci stupiscono sempre tanto.
Attraverso le parole i poeti realizzano un’unica e lunghissima riflessione su
cosa significa vivere e morire e queste sensazioni arrivano a tutte le persone,
siano colte che persone semplici…
I
greci usano due termini ben precisi per parlare del tempo: quello che mentre
passa si porta via un po’ di vita (kronos); quello che, mentre passa ci
arricchisce di esperienze e anche di vita (kayros). Paradossalmente viviamo fra
queste due consapevolezze contrastanti fra loro: da una parte avvelenati,
dall’altra arricchiti!
Un
valore unico che abbiamo è osservare la natura con i suoi prodigi che compie
quando meno te l’aspetti; quando da un piccolo seme nasce un germoglio; quando
da un timido bocciolo puoi sentirti in contatto con spazi infiniti dentro e
fuori te; quando senti il frusciare dei rami degli alberi o il canto degli
uccelli. Respirando il profumo di un fiore abbiamo gli occhi pieni di questo
colore perché tutti sentiamo il bisogno di superare quella nostra dimensione
“selvatica” chiamata dagli psicologi “wilderness”, il posto dell’energia vitale,
dei piaceri sensoriali, degli istinti. Guardare le nostre piante che hanno
bisogno delle nostre cure e come in natura tutto è in continua trasformazione
così da questa osservazione è più facile ricavare la consapevolezza che i nostri
problemi sono passeggeri… e che presto o tardi arriverà anche alla pianta della
nostra anima la linfa vitale, basta aspettare che a un inverno del cuore succeda
una primavera di risorse e energie rinnovate e buonumore. Ci sono piante che
ricordano tratti della nostra indole: il basilico con al sua forza nella
semplicità; l’alloro elegante e regale per una persona seria e raffinata; la
rosa luminosa e espansiva che usa le sue spine come unghie per lusingare e
respingere per chi ha il dono dell’ironia; la felce, fresca che fa capolino dai
cantucci più ombrosi e che è attraente proprio per questo e piacerà ai timidi;
la camelia, semplicemente complicata, solida e robusta e non richiede molte
attenzioni; la lavanda l’unica primadonna, proprio di quelle che hanno una macia
in più; la gardenia, frivola e lucida che è una che sa il fatto suo e va per la
sua strada.
China
sul margine del tuo segreto, o rosa in veste diafana,
Mollezza di corpo ignudo, incrollabile tempio che in vigilanza d’amore mi tieni,
non
so di che rilievi si componga la tua bellezza.
E
all’onda dei profumi che col ritmo di un alito tu esali misuro il tuo pallore e
il mio languore.
Mi
tenta ogni tuo petalo concluso nel giro di una linea sensitiva,
mollemente incurvato e pino d’ombra.
(Giovanna Bemporad)
Si
dice che bisogna parlare alle piante anche se è vero il contrario, perché sono
loro che parlano a noi: “…guarda che ho sete…guarda che mi trascuri…” Loro alla
paura di morire reagiscono con una fioritura esplosiva e in questo modo ci
comunicano il timore di non riuscire più a moltiplicarsi. Come noi le “piante
felici” sono generose e forti e ci insegnano pazienza e dedizione come regali
straordinari. Occuparsi di loro può farci uscire da una malattia più grande di
tutte le altre…la solitudine!
“Un giardino e il suo
giardiniere sono complici
e in qualche modo amici.”
(Paolo Perone)
Vecchio adagio:”Meglio aver amato e perduto che non avere amato affatto!”
Oggi
20 agosto,
Amara
riflessione: mi sento e sono trascurata dalle mie figlie! So che i figli sono
giudici che a volte nemmeno loro se ne accorgono! Pretendono da noi perfezione e
serenità perché queste cose ci devono essere sempre per loro! I genitori devono
mantenerli fino a che vanno per la loro strada e poi…addio! Sigmund Freud dice
che “l’inferno è la famiglia”, una frase per la quale non possiamo far altro che
proteggerci. Mi sento trascurata anche se fa malissimo scriverlo, ma è
verissimo…diamo ai figli tutto in modo totalitario e assoluto, però dovrei
proteggermi da loro e lasciare che le distanze che esigono siano così! Non
chiamerò e non accetterò niente, né quelle poche feste che si presentano come
Natale, Pasqua e qualche serata con pizza… in tutto contate sulle dita di una
mano. Vorrei comprensione vera, amore vero…magari sbaglierò ma questa situazione
la sento come una vera malattia…devo curarmi come sempre da sola!!! Ho anche
scoperto una cosa cercando di liberarmi dal mio problema. Questo problema ha
forse a che fare con la generosità. Questo atteggiamento che scopro in me (forse
considerato lodevole e virtuoso), lo vedo controcorrente, ovvero penso che non
posso fare a meno d’essere generosa, ma non perché mi piaccia esserlo, ma perché
ho paura. Paura che le persone intorno a me smettano d’amarmi se non uso il
gesto di donare, si tratti doni veri e propri o affetto; tutto come gesti
propiziatori! Cerco inconsciamente presupposti per avere attenzioni, ma scopro
che i miei gesti non sono “liberi”, al contrario sono strategie inconsce per
“pilotare” i sentimenti d’amore degli altri.
Queste generosità col passare del tempo hanno rivelato i loro limiti e forse è
per questo che anche la mia seconda figlia ha percepito la mia angoscia e la mia
insicurezza e si è spaventata: si è ritratta per paura d’essere soffocata!
Almeno credo sia così! Dopo un complesso lavorio cerco di convincermi che non
ci si assicura l’attenzione degli altri con il sacrificio di sé, perché dare
amore è importante, ma non senza riceverne. Mi ritrovo poi a pensare con
tenerezza ai momenti magici vissuti che sono stati l’attesa delle mie figlie…a
tutte le emozioni, ai coinvolgimenti emotivi di noi genitori mentre ci
domandavamo se era maschio o femmina, che futuro avrebbero avuto, su che strade
avrebbero camminato!! Penso anche ai miei genitori, a quando forse anche loro si
ponevano le stesse domande prima della mia nascita!
Vivere la mia solitudine come un’occasione importante per dare un senso ai
giorni che passano pensando a quanta gente si frequenta così tanto per fare! Ci
si incontra solo per compiere rito convenevoli e allora guardo a questo più con
tristezza e rammarico. La solitudine può essere preziosa, ci rende forti e ci
permette di ritrovarci. Avere l’atteggiamento pericoloso del timore di restare
soli fa avvicinare a noi le persone, ma poi le stesse lo fiutano e fuggono.
Frequentare gente è rimpiazzare i nostri vuoti esistenziali se non si fa
liberamente; la solitudine a volte è meglio di qualsiasi rimpiazzo!
La
stagione dell’estate è quasi alla fine e cederà presto il posto a settembre.
Chiederei al tempo di fermarsi…chi di noi non ha mai avuto un simile pensiero di
fronte all’assottigliarsi di una stagione che coincide spesso con la stagione
della nostra vita? Si dice sempre come sia importante per i figli avere genitori
che si prendano cura di loro, ma è anche vero il contrario: è importantissimo
per un genitore avere una famiglia! Sarà per questo che qualche volta al mio
cuore innesto il pilota automatico del cervello? Ma non sempre funziona…
Estate, Estate mia, non declinare!
Fa’ che prima nel petto il cor mi scoppi
Come pomo granato a troppo ardore.
Estate, Estate, indugia a maturare
I grappoli dei tralci su per gli oppi.
Fa’ che il colchico dia più tardo il fiore.
Forte comprimi sul tuo sen rubesto
Il fin Settembre, che non sia sì lesto.
Soffoca, Estate, fra le tue mammelle
Il fabro di canestre e di tinelle.
(Gabriele D’Annunzio)
Ho letto in
un libro una verità…verità. Siamo soltanto animali organizzati leggermente più
complessi di un qualsiasi protozoo. Quando moriamo si scompare e pensare che noi
umani siamo al di sopra della morte è da megalomani. In vita siamo una categoria
speciale, dominante, forse la più forte e speciale. Ma credere che da morti
siamo diversi agli occhi del Signore, non va bene, anche se pensiamo di
ingraziarcelo in tutti i modi. Penso che questo è il meccanismo più perfido del
quale i ricchi si sono serviti per tenere i poveri al loro posto…da sempre!
C’è una
teoria secondo la quale, a ogni scelta che fai, dividi il mondo in universi
alternativi e allora mi chiedo spesso se esistano mondi dove noi saremo diversi,
oppure se, al contrario, eravamo destinati in ogni caso a vivere in questo.
Senza voler essere sentimentali nei momenti di sincerità non posso fare a meno
di chiedermi se le cose per me dovevano proprio andare così. Poi guardo questa
serata, a quei bagliori che appaiono al crepuscolo specie in primavera o
all’approssimarsi dell’autunno, e a queste favolose luci dette “a cavallo”,
perché tagliano queste ultime luci del giorno per lasciare il posto alle ombre
della sera, nell’ora più bella e anche più triste della giornata! Il dorato
incanto svanisce e nell’aria c’è già il preannuncio di giorni più bui: stanotte
ha piovuto tantissimo ed è una cosa tristissima questa vigilia d’autunno!
Oggi 22
agosto,
Mi
addormento con difficoltà e come sempre faccio sogni inquietanti, ma per fortuna
non spaventosi! Forse anche sogni gradevoli e con tante profonde e autentiche
sensazioni legate alle mie figlie. Non le posso definire del tutto perché al
risveglio le vedo assottigliarsi fino a svanire con la luce del mattino. Scopro
che in sogno si vive l’impressione di gesti e parole che in realtà non ci sono
mai stati e la familiarità che l’oggetto del sogno ha acquistato non ha
corrispondenza con la realtà. Un tuono sembra scuotere la casa e fuori un lampo
lacera il cielo. Piove con uno scroscio in diagonale che colpisce i vetri chiusi
appena in tempo, come se tutta l’acqua chiedesse di entrare. Un po’ in anticipo
questo freddo e questo acquazzone per il periodo che siamo. Ma la mattina quando
alzo gli occhi al cielo osservo che la luce ha raggiunto quel momento perfetto
in cui tutti gli oggetti hanno assunto una nitidezza particolare. Il cielo è
nuovamente pulito e terso ed allora la mia mente vaga senza pensieri costruttivi
ma come qualcosa che mira a produrre soluzioni più accettabili alla mia vita.
Idee che frullano incontrollate senza ordine apparente e si soffermano su
qualcosa, la esaminano e la lasciano lì come si fa con le cose che osservi sui
banchi dei mercati. Spesso sono anche pensieri fastidiosi che non vogliono
proprio smuoversi, poi come arriva la giornata mi sento in qualche modo un po’
più viva, cerco qualche incombenza che mi impedisca di lasciar vagare troppo e a
lungo la mia mente.
Un discepolo di Buddha ha scritto:
“Tutti
cerchiamo pace a armonia, perché è ciò che manca alla nostra vita!”
Dostojeski
scrisse: “Ogni resurrezione, ogni salvazione da qualsivoglia perdita e ogni
rigenerazione è racchiusa nell’amore…” Egli fu un maestro impareggiabile nel
tratteggiare il carattere e i più profondi recessi dell’animo umano, gli aspetti
patologici delle persone che smarriscono il dono di pensieri logici con la
realistica rappresentazione della sofferenza umana.
23 agosto,
Dapprima la pioggia ha disegnato sui vetri minuscole punte di spillo, poi si è
alzato un vento terribile e un acquazzone al pari. Il vento con le sue raffiche
spazza via la schiuma dai cavalloni…un gabbiano sopra queste acque tumultuose
cerca di risalire ma viene trascinato via. Il mare poi al pomeriggio, quasi
avesse vinto la sua battaglia personale, continua maestoso e imperterrito la sua
corsa sulla nuova linea della battigia, dopo che ampie zone di sabbia sono state
erose. Dopo questa tempesta l’aria si è rinfrescata parecchio. Ora sono nella
mia casa e in lontananza questo mare pare di un verde smeraldo
scurissimo…dall’altra parte le montagne hanno un accenno sfumato per il
grigiore della serata. Il cielo dove nasceranno le stelle è ancora più buio e
ancora più lontano vedo i miei anni perduti che non torneranno più anche se la
storia rimarrà scritta da qualche parte per sempre! Con la luce che si attenua
sempre più sulle cose appaiono ombre che si allungano. Questo vento freddo e
umido e il piccolo raggio di sole che per un momento ha fatto capolino fra le
nubi, colpisce il vetro della finestra facendola brillare per un momento come
fosse oro. Il cielo che pare indaco puro in polvere, mi fa rimanere per un
attimo perplessa! La vita e la morte hanno qualcosa in sé che a volte non è né
consueto né usuale, per come la natura sceglie entrate clamorose quando si nasce
e uscite in sordina quando si muore… Però potrebbe succedere anche il
contrario…giorni che scorrono dentro giorni…con un circolo chiuso che è simbolo
dell’infinito!
25 agosto,
Il mare è
tornato azzurrissimo e pare sospeso oltre i vetri. Forse soltanto al mare la
natura è come una tavolozza mutevole di colori: col sole l’acqua è uno
smagliante colore azzurro con chiazze sfumate che vanno dal blu al verde al
grigio-azzurro. Quando il cielo è grigio il mare appare come slavato e lo stesso
paesaggio ne acquista luci come spente. Nella medicina dolce della
“cromoterapia” che cura problemi di sofferenza fisica e emotiva, attribuisce al
blu proprietà rilassanti.
Vado al mare
e in quell’infinito tappeto blu sto in acqua a farmi accarezzare e in quei
momenti unici mi sento leggera e sospesa in una dimensione senza tempo! Questo
mare che col suo rombo interrotto sa di vita e di infinito. Rompono il silenzio
i richiami rauchi dei gabbiani…con la giornata tornata limpida, i residui delle
piccole nuvole formano come un gioco di bianchi e azzurri! L’acqua mi spinge, mi
culla, mi solleva e a volte trascina… Se non ne avessi così paura mi
allontanerei su una zattera per lasciarmi trasportare. Mi pongo domande come:
“Diamo credito a noi stessi? Siamo in gradi di fidarci? Sappiamo accettare tutto
e alzare lo sguardo dal nostro “IO” e godere di quello che ci circonda?” Ognuno
scopre le sue risposte guardando questa infinita distesa per ascoltare
profondamente la voce dell’acqua. L’acqua o meglio il fiume è la metafora del
percorso della nostra conoscenza.
Risalirlo all’origine e discenderlo arriviamo in vista di un mare nel quale
tutto è destinato a confluire. In mare ci si sente un tutt’uno con l’acqua
lasciandoci bagnare si “lavano” le negatività per lasciar defluire i pensieri
opprimenti; lasciare il nostro spirito e il nostro corpo nella natura
primordiale. Boschi, acqua, canto di uccelli, fruscii del vento tra gli alberi
sono suoni e immagini che esulano dalla vita quotidiana, rigenerano mente e
spirito. Si ha come la sensazione di essere in luoghi senza tempo. Gli orientali
paragonano un fiume alla colonna vertebrale dove scorre la nostra energia
vitale. Quindi a contatto con la natura il corpo è paragonato alle valli
impervie e l’acqua alla vita. Però l’acqua può essere anche insidiosa e se non
si affronta con cognizione e con i consigli di una buona guida, può far paura e
terrore. Bisogna avere come nella vita sempre un giubbotto salvagente, quando ci
si sente smarriti e poi tutto si risolve seppur con qualche difficoltà. Bisogna
avere un qualcosa per accettare le paure, un qualcosa a cui aggrapparsi, trovare
la forza per superare la corrente troppo forte che ti può spingere fuori
portata. Scoprire la nostra forza interiore anche con tante difficoltà per
scoprire i nostri limiti!
C’è un poeta
che chiede all’estate di non mutare perché ci consente pause meravigliose. Ma ci
racconta anche i suoi eccessi, il colore incendiario del sole, l’aridità che
rende la terra assetata; proprio per questi suoi contrasti è bella, questi
contrasti capaci di creare o distruggere l’estate…è energia vitale!
Estate
Estate tu non declinare.
Resta come sei, maestosa
e oppressiva, tu tiranna
di terraferma.
Porta le meduse sin
sulla sabbia.
Sei tu che hai bordato la rosa
di troppa luce, e pian piano
l’hai disfatta
e tu che alle vigne prometti
il vino lento e dolce.
Mi stendo nella tue bonacce.
Non declinare! Resta
come sei, nuda e
sola. Amare non è più
necessario.
Tu conosci l’immobilità del piacere.
Porta le meduse sin sulla sabbia,
decapita i giunchi, incendia
i ginepri. La costa tutte le sere
è come una carcassa bianca.
Sei tu che sospendi nubi
aride sopra le pianure e i carrubi
solitari, sopra le foreste
e le isole
assetate.
Mi stendo nelle tue asciutte
tempeste.
(Giuseppe Conte)
Col passare
degli anni della vita che hai vissuto rimangono soltanto immagini vaghe, la
sensazione di ciò che è stato ma non con contorni nitidi. La casa è il posto
dove si sono accumulati i ricordi, anche se per avere qualcosa su cui fondare i
ricordi, sopravviene l’immaginazione. La mente ha fame dell’immaginazione. Poi
c’è il nostro spirito che, nonostante tutto individua presto una strada per
lenire o placare il dolore. Il tracciato è complesso e disseminato di ostacoli
come in un labirinto. Alcuni momenti trasformano completamente la nostra vita,
la trascinano in direzioni imprevedibili, in direzioni troppo belle o troppo
atroci perché la si possa prendere a lungo in considerazione. Momenti che
arrivano spesso in circostanze banali o difficili. Cosa ancora più straordinaria
il tempo, limitato all’arco di una vita. Quello più terribile è fissato per
sempre in un punto impossibile da eliminare anche con tutto il desiderio di
cancellarlo. I progetti appartengono al destino e l’unica cosa che si può fare è
pensare che nulla è come hai immaginato. Cose che non possono mutare il loro
corso come la pioggia che cade sempre e imprevedibilmente ma tu devi vestirti
adeguatamente per affrontarla. Cose che non vuoi proprio, che non ti aspetti, ma
che ti arrivano addosso, ti fanno deviare, ti fanno sempre impegnare a
puntellare fondamenta e impalcature per non far crollare le robuste pareti di
colpo. Cose che ti fanno pensare a un posto sorprendente…un posto che non
avresti mai immaginato che esistesse, nella pace più assoluta.
Il destino mescola le
carte e noi
giochiamo…
(Schopenhauer A. filosofo tedesco)
Egli dice
anche che… “Chi si cala abbastanza a fondo di se stesso, scopre la vera natura
della realtà” Alla radice di tutta l’esistenza c’è “ la volontà di vivere”,
anche se questa implica il dolore. La vita si identifica con il desiderio, con
la condizione di bisogno, di mancamento e di sofferenza; le comodità di
consolazione sono: la conferma del volere e l’inappagabile di esso.
“Il pendolo della vita oscilla fra
il dolore e la noia”.
L’universo con tutti i
suoi soli e le sue vie lattee, si rivela come il “nulla” è l’unico valore che
emerge dal mondo ed è un’esperienza più appagante. La vita dell’uomo è fondata
sull’inclinazione naturale a desiderare felicità e benessere, e credere in Dio o
altro, deriva solamente dalla giustificazione di sentimenti, paure e speranze
radicate. In natura abbiamo un complesso sistema di inclinazioni e di istinti e
la ragione deve riconoscersi come una proiezione, seppur labile, di questi.
Schelling
afferma che la filosofia, come ricerca delle possibilità dell’essere, è un
sapere essenzialmente negativo, perché può determinare il “che cosa”
dell’essere, le forme senza le quali nulla può esistere, ma non il “che” il
fatto concreto dell’esistenza stessa. Nella sua personalità filosofica vediamo
anche aspetti decadenti come l’inquietudine, la fragilità e la incoerenza.
Si può
essere pragmatici, ovvero avere criteri di verità pratiche o proporzioni
filosofiche o anche scientifiche soprattutto nei nostri punti di vista, ciò
nonostante sono convinta che nelle nostre profondità sentiamo la bianca e
incandescente impronta della mano di Dio.
I momenti
d’amore o una storia d’amore con la somma dei suoi tantissimi elementi fra i
quali: la fisicità, la gelosia o la perdita sono attimi che proprio non puoi
prepararti. Non va mai tutto in linea retta e non è neppure una traiettoria,
casomai un mazzo di carte da gioco rimescolate e poi posate su un tavolo: questa
va con quella e quella con quell’altra! Ed ecco il “mantra” che mi ripeto …”io
vado avanti comunque”. Cerco di dimenticare di parlare dei miei guai emotivi
perché è un’ingratitudine alla vita che mi fanno a volte dimenticare le cose
positive che ho. Faccio in modo da trarre piacere alle piccole attività, cerco
di non accusare le mie figlie di non amarmi abbastanza, cerco di abbandonare la
paura per il futuro e il rimpianto del passato; anche le amicizie cerco di
curare… la salute del corpo e della mente è un bene da difendere e non sempre si
può comprare in boccette! Si deve costruire giorno dopo giorno con buone
abitudini e cercare risorse per guarire dei propri mali. Saper aspettare con
calma come i surfisti valutano l’onda giusta; aiutare a valutare ciò che vale la
pena scegliere o meno e se proprio ci si vuole aiutare chiudere gli occhi e
pensare dove si vorrebbe essere, cosa si desidera di più. Viaggiare con sé
stessi “senza pagare”, ascoltare le cose per comprenderne il passato, per il
vissuto che trasmettono. Per la stessa ragione ho provato a guardarmi allo
specchio e le mie rughe, i segni del tempo sulla pelle, in realtà denotano il
mio vissuto. Mi piace ascoltare musica, sentirla e questo credo sia il modo più
spontaneo per liberarmi del peso di una giornata!
Certe tribù
di aborigeni credono nella libera volontà. L’anima decide di venire in terra e
si impossessa di un corpo…come possono esistere allora delle regole per
impedirle di tornare a casa? Più o meno a una età molto vecchia, quando una
persona comincia a pensare sempre più spesso al ritorno, al “sempre”, la tribù
organizza una festa, una celebrazione alla Vita, per chiedere al Tutto Supremo
se può andarsene. La persona va a sedersi sulla sabbia, interrompe le sue
attività corporee e in meno di due minuti il suo corpo cessa di vivere senza
dolori né rimpianti. C’è tanta saggezza in queste persone da stupirci sempre!.
Tutti
abbiamo un entroterra dove viviamo esperienze di vita, esperienze che toccano il
cuore nel suo profondo. Crediamo che da soli non ce la faremo mai a tirare
avanti. Spunta dallo stomaco per salire in gola l’ansia per le cose che
cambiano, e si pensa di non essere in grado di reggere a questo mutamento. Le
cose però, potrebbero andare peggio, e si resiste. Poi al pari delle rughe
arrivano i rimpianti e lasciano lì sospese tutte le cose come su un baratro. Si
lascia che tutto accada: la solitudine, la vita senza compagno e senza figli che
ti coccolano; ma questa è la vita; soltanto la morte è ferma e non chiede nulla
né alla vita né ai figli!
Tante sono
le filosofie di vita che ti aiutano con domande e risposte…una domanda che mi
pongo spesso è…”Qual’é la causa della sofferenza?” La risposta sta in …”Una
visione sbagliata della realtà!” Ho letto i cinque poteri, per realizzare i
quali occorrono: serenità, pace, amore, gioia. E’ una meditazione che si può
sostituire al nostro stile di vita: Buddha da “risvegliato o illuminato” . E’
difficile diventare una persona “risvegliata o illuminata”, una persona che
nella vita non si adira, non odia, non prova gelosia, invidia o rancore. Ma
neppure tristezza, ansia, angoscia, egoismo o avidità. Significa anche che non è
che non si provi questi sentimenti, ma non li si fanno crescere, non si
esasperano e se ne fa schiavi. Alimentare soltanto quelli positivi come pace,
serenità, gioia, armonia, amore.
Essere sereni dentro sé,
con mente calma e corpo rilassato. La serenità non dipende dalle situazioni ma
dal nostro modo di agire influenzato dall’esperienza acquisita nel nostro
passato. Così ogni cosa che facciamo ora è condizionata da quello che ci è
accaduto, quindi il presente è legato al passato; ma anche il futuro è
condizionato dal presente perciò intervenendo ora siamo in grado di determinare
il futuro. Con volontà possiamo fare in modo che le reazioni presenti siano
libere dal condizionamento del passato, soprattutto positive e alimentate da
serenità. Modificare il modo di vedere le cose, cioè diventare consapevoli che
la realtà cambia continuamente. Osservare i nostri pensieri che sono la causa
delle emozioni e quindi sofferenza; vivere nella realtà, essere presenti con
tutti noi stessi nella vita quotidiana, anche nelle più piccole cose.
Comprendere che tutto cambia perché occorre tener presente che la vita non è un
film, non una fotografia che non è statica.
Tendiamo sempre a prendere fotogrammi del film della nostra vita e li
archiviamo attribuendogli esistenze reali; così vediamo nella mente nostro
padre, nostra madre, i nostri amici a noi stessi come fotogrammi fermi, fissi e
ci infastidisce scoprire come sono cambiati e non sono più quelli di un tempo.
Praticare il non attaccamento…visto che tutto è trasformazione non esiste nulla
che rimanga immutato nel tempo…crederlo é illusione! La vita lo dimostra a volte
con brutalità quando si perde una persona cara. Certo non avere punti di
riferimento o sicurezze è tremendo, ma soltanto per un bimbo; un adulto dovrebbe
fare riferimento solo a sé stesso. Come quando diventi genitore e non ti aspetti
più nulla dagli altri, ma accetti ciò che hai. Le aspettative infatti sono causa
prima di sofferenza. Diventare coscienti dei nostri attaccamenti che sono di due
categorie: quelli materiale e quelli affettivi. Dai primi ci si può liberare
facilmente, dai secondi invece ci si può liberare pensando alla loro precarietà
o meglio della precarietà di ogni singola persona nella nostra esistenza. Questo
non attaccamento e la consapevolezza delle precarietà faranno apprezzare mille
volte più di prima tutte le cose per la loro unicità e bellezza.
Ho
sofferto molto ma ho anche assorbito tutte le cose che mi sono piovute addosso
con la coscienza di sapermela cavare da sola e constatare che i momenti in cui
ancora sconforto e tristezza mi afferrano il cuore, mi rendono più forte e con
tracce positive per lasciare sotto le macerie i sentieri ricollegati alla mia
vita con te. Penso anche che forse ora è più facile pregare per te che vederti
soffrire. Cerco di non appesantire l’oggi con i problemi del domani perché ogni
giorno ha già la sua parte. Impiegare ogni minuto di ogni giorno serenamente per
fare salde fondamenta su cui reggere i miei domani, se galleggerò ancora un po’
sull’oceano di questa vita. Anche se ogni tanto tornano in superficie uno dei
miei tesori naufragati e sommersi che giacevano sul fondo, forse ho trovato gli
strumenti adatti per portarli integri a galla.
Ho letto,
riletto e meditato queste belle filosofie di vita e forse per oggi o domani o
domani l’’altro ne sarò consapevole…ma fra qualche tempo cosa farò quando
attenderò col cuore in gola una telefonata lampo di mia figlia, o una
striminzita e-mai dall’altra o una visita da mia nipote? Queste reazioni devo
tenerle in me, anche perché sono diventata una vera esperta nel celare le
emozioni e fare i conti con una moltitudine diversa. Costringermi a non
pensare, some se avessi il potere di entrare in una stanza e chiudere la mente
fuori in un’altra. Viaggiare con la speranza nel cuore è sempre meglio che
arrivare. Vado anche qualche volta in chiesa, ma raramente, tranne nei periodi
di crisi o quando proprio la vita mi mette alle strette!
Scelgo di solito l’ultima fila di panche e mi inginocchio e resto in silenzio
sentendo le tensioni allentarsi. Prego poi, nel mio angolo più nascosto e
privato per le mie figlie e mia nipote. Tornare più sovente alla fede da
qualunque cosa in passato io abbia tratto forza.
Comunque sia, il problema sono io, incapace di spegnere i rumori dei miei
pensieri, perché la vita è sapere dove mettere i piedi e dove non fermarsi;
soprattutto non rifiutare la realtà, anche se ci sono persone (soprattutto i
figli) che hanno tratti mendeliani, quelli che regolano la trasmissione dei
caratteri ereditari, le teorie genetiche, che impediscono loro di ricordare
quello che per altre (qui i genitori) sono particolari importanti. Tutti
dovremmo capire che non si è mai arrivati in nessun campo. L’uomo più ricco
della terra è arrivato al culmine della ricchezza, ma rispetto a chi? L’uomo più
colto si compiace di essere il più acculturato della terra, ma rispetto a chi?
La donna o l’uomo più belli della terra sono felici di non avere rivali, ma
rispetto a chi? L’uomo più innamorato o felice della terra vive con la
consapevolezza d’avere le chiavi dell’amore più di altri, ma rispetto a chi?
Soltanto il saggio sa che deve imparare ancora molto e che una vita intera non
gli basterà per sapere ciò di cui, mare, terra e cielo sono stati e saranno
testimoni. Lui umile e rammaricato ancora una volta non dirà mai “…sono
arrivato!”, ma anche se stanco proseguirà il suo cammino senza porsi domande sul
traguardo perché si sa che il mestiere del vivere è un viaggio estenuante e un
viaggio con infinite stazioni!
Tutti noi
siamo soggetti alla ferrea immutabilità del destino, a una legge di necessità e
giustizia, alla ciclicità degli eventi perché tutti noi emergiamo da sostanze
originarie e torniamo a dissolversi nel tutto.
Secondo
Pitagora tutto ha un numero e il tre è il numero perfetto: il principio, il
mezzo e la fine. Attraverso un dialogo con noi stessi, ne scopriamo le
contraddizioni, le incoerenze e le superficiali giustificazioni. E tutta questa
conoscenza funge da “pilota della nostra anima”. E’ questa l’esigenza unica per
raggiungere un accordo con noi stessi: richiede fatica e impegno “conoscere se
stessi” ma poi dal possesso di questo e dall’obbedienza nasce la virtù e la
felicità.
Platone dice
che il mondo intelligibile è il luogo naturale dell’anima caduta sulla terra e
entrata nella prigione di un corpo. C’è anche una filosofia che fa della
saggezza un “farmaco dell’anima, capace di liberarla dalle sua malattie” Il
Fato, la ragione e la Provvidenza sono un ordine razionale premeditato di una
legge immodificabile preposta alla vita del mondo. Tutti gli esseri sono
aggregati casuali destinati a dissolversi per dare origine a nuove formazioni.
Così la vita è l’aggregarsi, la morte la disgregazione e quando questa avverrà
non saremo più noi. La felicità sono desideri non soddisfatti e le sofferenze
delle malattie. Per prudenza è consigliabile liberarci dai primi, per insegnarci
che la felicità è assenza di pene e le pene si eliminano sopprimendo i desideri.
Le seconde si possono compensare al dolore presente il ricordo delle gioie
passate. Solo dall’esperienze ricaviamo “ragione” delle cose.
E’ ben
strana la vita: logica, illogica, semplice e complicata; logica per il modo in
cui pensiamo; illogica per come ci comportiamo; semplice come la viviamo e
complicata per come ce la costruiamo…la capacità di immaginare cose che non
abbiamo davanti agli occhi…la capacità di ricordare…
La vita è
proprio strana; vuoi avere sempre le cose che non puoi avere…e poi nessuno siamo
uguali a questo mondo anche se a tutti spetta un po’ di felicità. Essa non
smette mai di stupirti ; per questo ci fa diventare tutti più vecchi di quello
che c’è scritto sulla nostra carta d’identità.
Noi eravamo sempre a due
livelli differenti: uno superiore ed uno inferiore e se qualche volta riuscivamo
ad essere a livelli paralleli, nonostante gli altalenanti su e giù, le cose più
insignificanti facevano cambiare le prospettive per far nascere qualche
giornata perfetta... e allora eravamo proprio una bella squadra, anche se le
foschie mattutine dell’amore romantico per me si erano dissolte e la luce chiara
della vita matrimoniale aveva rivelato il tuo egocentrismo, la tua
inaffidabilità, il tuo troppo attaccamento materno! Poi quando decidevi di
concentrare le tue attenzioni su di me riuscivi a farmi sentire unica; ma di
questo non è difficile rispondere agli altri, il difficile sta rispondere a se
stessi.
Poi
succedono le cose, succedono ad un sacco di persone e non so proprio il perché…
Non ti lasci mai andare nella vita di tutti i giorni: corri, ti arrampichi,
cerchi di fare tutto per il meglio e poi…succede! La vita cerca sempre di
insegnarti qualcosa ma non tutti vogliamo ascoltare: è come un “clic” di un
interruttore che si accende o si spegne e tutto cambia. C’è sempre un fascino
nel genere umano al quale non importa quale sia il tuo passato, ma può
affrontare un futuro anche se la vita differenzia molto da come vorremmo fossero
le cose se soltanto potessimo cambiarne le prospettive. La corrente dei ricordi
mi trascina mio malgrado lasciandomi alla fine sprofondata nel silenzio e nel
vuoto del mio angolo più nascosto. Se la gioventù promette felicità, la vita
promette la realtà del dolore.
2 settembre,
Sono a
Castel a fare la “coltivatrice”. Bello è settembre in campagna perché è il mese
più scenografico per i boschi. Alberi e arbusti si incendiano con i colori
dell’autunno: profondo rosso, ma anche arancio, ocra e oro ed è il “foliage”,
quando cioè castagni, betulle e altri alberi cambiano colore; un’esplosione
cromatica rapisce lo sguardo e la natura si rivela in tutta la sua purezza e con
tante sorprese con i suoi paesaggi meravigliosi per la loro unicità. Tutte
queste meraviglie lo scatto di una macchina fotografica le potrebbe cogliere. Il
nitidore delle immagini e la presenza e precisione dei contorni che nella vita
reale a volte non si possono osservare, le cogli come un momento unico in quello
scatto. Ci sono altresì tanti aspetti che una fotografia non può catturare: la
gioia, l’angoscia o anche soltanto lo sconforto e la solitudine. Un viso che
magari è in ombra, o lo sguardo che non è fisso ti fa capire come le foto a
volte abbiano capacità ingannevoli come un mare che offre a chi lo contempla una
superficie benevola e meravigliosa, mentre negli abissi nasconde correnti infide
e impetuose.
E’ molto
meglio essere trascurati dal destino che sperare di avere il suo favore. Quello
che colpisce sempre è il cuore che nonostante ciò continua a battere…quando
questo destino pensi abbia smesso di maltrattarti possono arrivare anche le
sorprese con argomenti e spunti di vita per arricchire l’anima e la mente.
Quando si cade bisogna cercare di cadere non piegati o in ginocchio, ma col viso
rivolto in alto e la testa reclinata all’indietro. Come quando soffia il vento
che con le sue raffiche cerca di coglierci rannicchiati o vacillanti…bisogna
farci cogliere a braccia aperte e in piedi! Quando si crolla non resta altro che
la scelta di cadere con fierezza, perché la vita è tutta una gara competitiva,
di trasmissione di messaggi affannosi in cerca di sicurezze, specialmente quando
la campana ha cominciato a rintoccare anni maturi….e se ci sono da contare danni
e insicurezze e gli uni e gli altri con conti fatti e saldati, raramente si avrà
un bilancio positivo. Tutto quello che ho fatto, tutto quello che è stato ha
avuto un corso tutto suo…dovrei cercare un po’ di ottimismo che conviene sempre.
Non esistono né cure né rimedi per i rimpianti e potrei passare tutto il tempo
che rimane per cercarli, ma conviene guardare avanti verso nuovi errori e
nuovi ricordi.
3 settembre,
un libro per
me come per altri è una compagnia ideale. In quelle pagine possiamo trovare un
amico con cui affrontare un nuovo giorno; una risposta ai tanti perché; una
guida verso nuovi sogni. Minuti o ore per essere lontani dalla giornata
solitaria; per scacciare il buio, l’insonnia e trovare parole che ci facciano
compagnia; per trovare il significato profondo dell’esistenza o per rincuorarci
prima di rifugiarci nel cuore della notte. A volte servono per aspettare l’alba
come se la lettura potesse rivelarci inattesi dettagli, imprevisti e significati
nuovi; trovare la luce e la capacità di rivelarci a noi stessi sotto una nuova
luce. Libri che affrontano i grandi temi della vita e della morte. E in
quell’atmosfera irreale creata, gli spezzoni di vita narrati sembrano nostri ed
è facile immedesimarsi nei personaggi con desideri rimossi, emozioni e speranze
tradite. Come i bimbi che ascoltano prima di addormentarsi le fiabe, anche noi
abbiamo bisogno di qualcosa che ci guidi al sonno. Il sonno che quando stenta ad
arrivare ci fa avere paura del buio perché inconsciamente temiamo le nostre
angosce e debolezze. E’ sconsigliato leggere poesie la sera perché diversamente
da quello che si pensa, parlano più al cervello che al cuore, impedendoci di
sprofondare nell’oscurità. Leggere di situazioni surreali è come iniziare a
sognare prima di spegnere la luce. Leggere a volte mi costringe a insinuarmi nei
labirinti della mia memoria, scoprire il mio diario privatissimo fatto di
sentimenti che hanno generato il mio amore per te. Scopro le mie paure di allora
e di adesso e tutto quello che non ci siamo detti; come ero a diciannove anni
quando ti ho conosciuto e come ero, donna di quarant’anni con tante delusioni ma
sempre col cuore di innamorata. Anche se da tempo ho imparato a vivere, vivo in
maniera sottile come in due entità da quando non ci sei più: nella prima sono
come morta anch’io, nella seconda sono ancora viva. Colui che tutta ha deciso ti
fa rivivere ancora attraverso i sogni che è già tantissimo…ma se invece che nei
sogni in cui elaboro pensieri talmente difficili da interpretare, potessi avere
immagini tue dei giorni felici, non sarebbe meglio?
4 settembre,
forse sarà
l’ultima giornata di spiaggia perché l’aria si sta notevolmente rinfrescando.
Sono al mare con mia sorella e le sue amiche e come sempre sonnecchiando sotto
questo sole ormai tiepido penso non ci sia nulla di più rinfrescante che seguire
i gustosi “pettegolezzi” Mi serve molto a rinfrancare lo spirito. Infatti
spettegolare è considerato un’arte in compagnia, migliora l’umore senza cadere
nel pettegolezzo velenoso altrimenti è cattiveria, ed è divertente e
consolatorio col suo taglia e cuci sulle persone sfortunate e poco colpevoli
d’essere arrivate nella “top ten” dei rotolini di ciccia, dei due pezzi osé. E’
inutile resistere a questo perché se lo si fa, qualcuno normalmente starà
sparlando di te… La vita da spiaggia negli ultimi anni è cambiata notevolmente,
perché ai rumori tipici del mormorio delle onde, le grida dei bambini, i cinque
minuti di canzoni e balli latini da una radio a tutto volume, i pianti dei bimbi
piccolissimi sul loro passeggino, le risa dei più grandi che si avventurano
vacillando sulla sabbia caldissima vestiti di solo pannolino, si mescola anche
la voce del venditore di cocco, e le richieste dei “vu cumprà” che instancabili
e puntuali si fanno la loro clientela indovinando i gusti . Se per caso
capiscono la tua voglia di fare “shopping” il giorno dopo te li ritrovi addosso
con altre cose ancora più allettanti…a tutto questo si aggiungono le varie
suonerie dei cellulari…
“Lettore convinto di conoscerti,
sappi che ti sbagli questo è il ritratto del
tuo vicino…”
5 settembre,
è un bel po’ che non
gira bene…male alla cervicale, alle ossa, giramenti di testa e..
…ieri ero un rottame…
…oggi un rottame stanco…
e …con i miei acciacchi ora
…un rottame ammalato!
Cerco di non
cedere all’autocommiserazione perché è questione di equilibrio, ma è anche vero
che non posso ignorare i miei problemi perché tanto non scompaiono.
Siamo solo
noi artefici della nostra vita o era già scritto? Nessuno sa cosa può fare o non
fare Dio ed è per questo che a volte lo preghiamo…per qualche tempo lo possiamo
anche ascoltare e veramente penso che qualche volta comunichi con noi, ma
poi…quasi sempre si rivela sordo e muto.
“La vecchiaia è un’isola
circondata dalla morte.”
(Juan Montalvo scrittore
ecuadoriano)
6 settembre,
in cielo si ammassano
lividi nuvolosi presagio di pioggia. Dal punto in cui si addensano le nubi
giunge un brontolio di tuono, dall’altra parte il sole che non vuole cedere il
posto alle nuvole, le contorna con striature d’oro e rosso e nei rari momenti in
cui riesce per un attimo a squarciare il tutto, punta i suoi raggi ancora
caldissimi sulla terra come una proiezione gigantesca di un film. E’ settembre
inoltrato e dovrei essere superfelice perché arriverà mia figlia dal Messico, ma
spesso mi ritrovo in lacrime perché…non so è proprio strano, non penso sia
depressione, né sofferenza particolare di solitudine (perché dovrei essere
abituata), ma è così…mi commuovo a guardare qualcosa di stupido come un
uccellino che sfreccia in volo nel cielo, un gattino randagio per strada, le mie
gattine di casa che sono vecchiette, ed allora il cuore mi vibra di angoscia.
Forse è normale sentirsi tristi quando sai che trascorrerai giornate felici con
i tuoi figli? Una voce interiore, quella che mi parla quasi sempre con voce
sconosciuta anche se non nemica nei momenti no, questa volta tace. Silenzio dal
mio interiore…cercare di riprendere il controllo delle mie emozioni in
subbuglio. Certo che nell’esercizio della malinconia sono una vera
professionista…Ora il cielo è buio e come tormentato e cade un acquazzone
terribile! I tuoni rombano e i fulmini si rincorrono creando sprazzi luminosi
rosso e arancione e un frastuono incredibile rintrona in cielo. La mia
malinconia non è così profonda come mi appare in questo momento, ma ampia e
riempie gli spazi della mia mente lasciando dietro di sé uno strato friabile
pronto a disgregarsi.
Soffro ancora di insonnia e nonostante prenda la pastiglia per dormire a volte
mi sveglio talmente presto che cerco di riprendere sonno ma quasi sempre
inutilmente e allora rinuncio e comincio a pensare a cose e luoghi dove in
passato eravamo assieme..tutti assieme! Ai caldi pomeriggi della stagione
estiva, dove seduti sotto l’ombrellone blu, ad un tavolino dei bagni, mangiavamo
fritto di mare e poi entrambi in costume da bagno a prendere il sole sui
lettini. L’ultima estate insieme è stata bellissima e potrei dire anche
gratificante! Ricordare è come aprire le porte di un vecchio armadio, ma
soltanto che non ne escono valanghe di abiti vecchi o cianfrusaglie, bensì
vivide e bellissime immagini…interrompo l’onda dei pensieri e mi dico che
“invecchiare è normale pensare”…si dorme meno. Ma se di giorno sono capacissima
di accantonare il problema, non mi rendo conto di quanto sia importante il
sonno, finché la sua mancanza si fa sentire.
“Abbiamo una piccola finestra di sonno, non grande come quella di una volta
e sembra si
rimpicciolisca col passare degli anni, ma è meglio essere felici
di quello
che si ha, perché meglio una finestra piccola che nessuna finestra!” O.k.
E’
anche vero che i nostri problemi non si risolvono come nella maggior parte delle
soap-opera in tv. o nel film, ma continuano a riemergere in noi, a girarci
attorno in cerchi sempre più brevi finché finalmente spariscono…soltanto in
apparenza perché non scompaiono così semplicemente, ma ti prosciugano la vita,
come pozzanghere sotto un sole cocente. A volte ti lasciano anche residui per i
loro pasticci nei quali ci hai sguazzato per un bel po’ e ci vuole ancora
qualche giro di montagna russa prima di chiuderli definitivamente. Anche se
dicono che il sonno è il medico dei poveri, Shakespeare diceva che: “… il sonno
è il filo con cui rammendare la manica sfilacciata delle nostre pene.”
Churchill diceva che
“…il sonno è l’unico vero sollievo che trova nelle sue depressioni più
profonde.”
Napoleone “…il sonno è
la parte benedetta della notte.”
Prima butta giù col
cuore e poi correggi con la mente e se ti dovessi sentire persa guarda in su e
ritroverai la speranza…
Quando è il
silenzio a dilatare il dolore, l‘inesprimibile diventa respiro dell’anima.
Il tempo e
il silenzio sono le coordinare della vita: il tempo scandisce i sogni, i
ricordi, la realtà di una vita che è “andata con fatica”; il silenzio è l’amico
di sempre sia nella serenità, sia nel riposo che nella fatica.
10
settembre,
sono al mare e un rombo
roco e macinante di onde che perdono l’equilibrio e si infrangono sulla spiaggia
lasciano la riva luccicante al sole e con i granelli portati dalla spuma
rendono il panorama unico. Sono sola e abbino questa giornata all’ultima
trascorsa insieme in quell’estate di cui conservo ricordi come qualcosa di
recente anche se la memoria sfuma le immagini come cose vecchissime. Immagini
di cose come di una persona che, cacciatrice di occasioni, vada a “spulciare”
nelle ceste dove sta scritto “affarissimi” alla ricerca di articoli pregiati ma
non utili; almeno non nell’immediato. In questi giorni pare che tutto il mio
tempo passi in una specie di lavatrice emotiva e allora mi chiedo…”perché non
smetti di pensare a tutto quanto?” ; il pensiero è mio, ma la voce è la tua ed è
proprio un buon consiglio da raccomandare.
“Ogni
cosa che faccio, la faccio a precipizio, così posso fare
qualcos’altro. In tal maniera passano i giorni…
un fondersi
in corsa di carri bestiame e
l’interminabile costruire di una cattedrale gotica.
Dai
finestrini in corsa io vedo
Tutto ciò
che amo restare indietro: libri non letti
Facezie non
raccontate, paesaggi non visti…”
(da un libro di Stephen King)
Ancora
adesso qualche volta ho la sensazione d’essere come sospinta da mani invisibili
verso l’imboccatura di un tunnel, ma non è male perché laggiù c’è luce e poi ho
imparato a non darmi troppa pena, perché quando siamo stati a contatto col
dolore gioiamo anche delle più piccole cose; la perfezione nella vita non è mai
così importante è più importante l’imperfezione. Anche mentire a se stessi
troppo a lungo non funziona serve soltanto a fare stare le altre perone meglio.
Se pensi a me
non sprecare il tempo
nei rimpianti, goditi
il presente perché non
ne avrai mai uno uguale
e se ti senti triste
guarda in su, fai un bel
respiro e prosegui nel tuo
cammino…ritroverai pace.
Ricominciare a vivere senza te, anche se credevo fossimo arrivati alla fine del
nostro libro; manca ancora (spero) qualche capitolo ma penso che lo leggerò da
sola…
Le grigie cabine d’un mare
d’inverno.
Parliamo ad occhi bassi di una
storia finita
per chiacchere banali.
Tu dici una cosa, io ne dico
un’altra
E poi un’altra e un’altra ancora.
Ci fanno ridere queste cose
normali
e tu ti avvii e ti giri, e mi
guardi
e sorridi e riprendi e ti giri di
nuovo,
mentre stiamo ridendo.
Ma dicano quello che vogliono:
noi due ci amiamo, forse più di
prima.
Un po’ di sole sulle cabine
che sembrano
grigie,
ma grigie non sono!
(Niccolò Straniero)
12
settembre,
lo
splendore azzurro del cielo è scomparso dietro una pioggia battente che pare una
cortina. Un fortissimo vento soffia rabbioso come un vecchio arcigno e le foglie
degli alberi appena cadute vengono incollate ai marciapiedi dall’acqua poi
convogliate lungo i canali di scarico intasandoli. Visto che dormire è
impossibile per via di tuoni e lampi, vado nella stanza dove in un armadio tengo
oggetti affettivi, scampoli della mia vita. Lo apro e subito mi ritrovo in mano
un pacchettino piccolo avvolto in carta velina: è una piccola scarpina di panno
rosso e non c’è bisogno di pro-memoria scritti perché la ricordo benissimo nei
piedini della mia prima bimba. Risento quei suoi passettini felpati e la
rivedo corrermi incontro appena tornavo dal lavoro. Questi ricordi danno tanta
commozione e mi si riempiono gli occhi di lacrime; li chiudo, respiro
profondamente cercando immagini di altri oggetti perché so che una tecnica di
rilassamento è quella di pensare a cose banali quando sono in corso pensieri
tristi: cibi gustosi, un gelato, una bella fetta di torta, una buona
brioche…intanto metto la valigia dei ricordi il più in alto possibile, in un
posto disagiato, così non avrò bisogno di rimuovere il tutto con comodità. Passo
poi alla finestra dove la pioggia ha smesso di cadere e tutto è silenzioso e
immobile. Ci sono soltanto i lampioni della strada che creano surrealistici
giochi di prospettiva: hanno attorno anelli di nebbiolina!
La
mia gattina ha invaso anche il mio posto e pare allungata smisuratamente come un
elastico. La sposto dolcemente e io e lei torniamo (spero) al sonno dei giusti e
sogno…sogno le bimbe piccolissime e noi due ed è come se una piccola porta a
muro si aprisse per fare volare via le cose indesiderate! La mattina i raggi del
sole sembra asciughino anche le mie tristezze notturne; so che torneranno
ancora, ma al momento approfitto di questa giornata fattasi splendida per fare
una bella passeggiata. C’è un vecchissimo detto che fa:
“Stattene tranquilla e fa
buoni pensieri su un ippopotamo.” (cosa significa proprio non so)
Per
strada osservo le persone: bimbi neonati, adolescenti, ragazzi, adulti e…vecchi:
…vecchi che portano a passeggio i loro amici animali che guardano al loro
padrone con gratitudine e sollievo e pare sorridano quando sono felici,
abbassano la testa se sono abbacchiati; hanno ansia negli occhi e tensione nelle
spalle perché forse anche loro pensano (pensano?) che presto saranno abbandonati
dal loro vecchio padrone; si lamentano e guaiscono quando hanno paura;
…vecchi seduti sulle panchine che parlano forse con Dio per avere da Lui un
“occhio di riguardo”
…vecchi sereni e saggi in pace con se stessi e il mondo;
…vecchi con calcoli grossi come bottoni; quelli con la memoria che si accorcia
sempre più, quelli che vivono discretamente della loro pensione e quelli che
vivono di assistenza e scrutano le giornate con i loro occhi sempre più miopi e
lacrimosi;
…vecchi che guardano con interesse i volantini dei supermercati a caccia delle
offerte speciali;
…vecchi incurvati su inutili bastoni; vecchi che credono ancora nella loro buona
stella, vecchi con sguardi tristissimi e atterriti; con dentiere ballerine;
vecchi malandati su seggiole a rotelle trasportati da “badanti” a cui il più
delle volte non importa proprio niente di loro;
…vecchi soli e con tanti ricordi per compagnia;
…vecchi a passeggio con la loro compagna che pare si sorreggano l’uno all’altra;
…vecchi che ricadono nel cancro senza possibilità di cavarsela dopo che anni
prima vi avevano ingaggiato un feroce corpo a corpo, perché il cancro ha una sua
perfidia: o ti fa morire o ti da una tregua e aspetta a tornare quando più sei
vulnerabile…
…vecchi dirottati in qualche bella casa di riposo, dopo che ti hanno fatto un
esame completo della tua salute e decidono la tua dieta dandoti le tue medicine
puntualmente ogni giorno…niente gratificazioni di pizze, gelati o cose che
piacciono tanto anche a loro: si gioca a carte in un unico stanzone dove ci sono
anche giochi da tavolo a accattivanti puzzle (soltanto che non ci sono mai i
pezzi giusti); dove si sintonizza la tv sempre su canali barbosi… in questi
stanzoni che, per quanto curati e puliti, sanno sempre di qualità pessima e di
disperazione.
…vecchi che vivono di tempo a prestito.
“I
vecchi dovrebbero fare gli esploratori.”
(T.S.Eliot)
Shakespeare definiva i vecchi giunti al limite dell’età dell’uomo:”Buffoni in
pantofole…” per essere una persona così prestigiosa, non era un po’
cattivello???
Col
tempo alle nostre esperienze aggiungiamo sempre più mattoncini di tutto quello
che assorbiamo e di ciò che ci pare interessante. Qualcosa, come mille anni fa
prima, non sapevo se avrei potuto cavarmela perché nel mio cuore sentivo che non
potevo illudermi di ricavarne deduzioni logiche e così è stata molto lunga la
strada compiuta per ritrovare la mia identità, sentire e sapere d’essere ancora
viva e non scaraventata sul ciglio del mondo. Come qualcuno su una barchetta in
mezzo ad un fiume mi sento ancor trasportata in mezzo alla sua corrente; una
corrente perfetta anche se ancora qualche volta ci sono sponde nascoste e
avvolte dalle nebbie; ma è anche rassicurante e poi forse le cose non possono
cambiare più di così. Mi chiedo se è quello a cui voglio credere: che una
persona non possa sentirsi afflitta da una perdita per così tanto tempo? Che è
un’idea allettante essere serena e abbastanza in pace con sé stessi e la vita?
Ci credo anche se capita d’esserne spaventata, disorientata, confusa ma…anche
convinta! Tiro un sospirone di sollievo e gratitudine per i giorni che
trascorrerò con le mie figlie e se anche saranno pochi scopro una forma coerente
in questi pensieri in qualcosa che non troppo tempo fa tutto era caotico,
“La
vita è povera e triste senza la curiosità”
Le
giornate adesso si fanno splendide con un venticello teso un po’ tropo fresco
che fa srotolare nastri di ombre e luce fra le cose e stacca foglie dagli
alberi, le spinge per le strade in allegri mulinelli, gioca scherzosamente fra i
capelli lasciando cadere nei viali foglie friabili sul capo. Un piccolo passero
becchetta alcune briciole poi vola via…come noi quando avendo finito di
tracciare la nostra mappa in terra, esploriamo l’altro mondo…
Torno
in casa e la magnifica giornata viene spazzata via con l’avanzare solenne di
nuvolosi grevi e neri. Certo che l’inizio dell’autunno si prospetta un pochino
brutto!! A notte il vento rinforzandosi fa tornare tutto limpido e l’arcata del
cielo senza luna luccica di stelle come lumi gettati nel cosmo. Trovarsi lassù
in alto e vedere le città con le sue luci e i lunghi reticoli stradali
illuminati potrebbe esser splendido!
Il
tempo passa veloce e scandisce le cose fondamentali di sempre come il battito
lieve di un orologio: vita piena a volte di piccoli successi e altrettanti
piccoli o grandi drammi; vita a volte insoddisfacente, spesso crudele, di solito
definita noiosa e raramente molto bella ma di tanto in tanto particolarmente
meravigliosa! Ma la vera bellezza della vita è come una vaga intuizione e
sconosciuta al proprio IO cosciente; come un’opera che appartiene all’essere ma
non al vedere e progredisce continuamente. Poi c’è la morte che vaga fra la
gente spaventata e terrorizzata e recidere fili di vita…e ne ricava
soddisfazione enorme dal proprio operato.
“Guardandomi alle spalle vedrò la sua forma
e allora vado avanti, come chi nel bosco
di notte oda passi che si avvicinano
e si fermi in ascolto; poi, invece del silenzio
sente una creatura che cerca di non farsi udire.
Che cos’altro può fare se non fuggire? Buttandosi alla cieca
Per il sentiero inciampando, sferzato in viso dai rami;
l’altro sempre più vicino e tuttavia senza veramente
affrettarsi o appesantirsi il fiato, giocando con la preda.”
(Stephen Dobyns)
Un augurio particolare,
bello e che mi ha fatto sorridere non poco è questo:
“Che possiate vivere a lungo e meglio cento anni felici
e contenti senza conoscere un solo giorni di reumatismi
e..stitichezza!”
I
boccioli di maggio che per tutta una estate hanno dato fiori profumati si
trasformano adesso in fragili foglie spazzate da questo vento settembrino: è un
allentarsi quasi impercettibile di questa estate per concedere all’autunno di
intrufolarsi. Lo splendore dell’estate è finito e la città appare come coperta
da un manto fosco cosicché cielo, strade e case assumono la medesima tinta
indecisa. Gli alberi sbattuti dal vento gettano le foglie sulla strada e tutto
ciò ci fa avvertire pensieri non proprio rosei. Se venisse a mancare la
giocosità del calore delle nostre case, la luce artificiale dei negozi, se le
strade non fossero affollate di passanti e dal frastuono del traffico, sentiremo
ben presto una fredda mano stringere il cuore, uno scoraggiamento nei giorni in
cui il sole ci priva del suo calore.
Verso
sera è successa una cosa stranissima per una città sul mare, forse dovuta al
repentino cambio di temperatura e del tempo tetro…una nebbia sottile si avvolge
attorno ai lampioni delle strade, insinuandosi davanti alle case, quasi
strisciando ai piedi degli alberi dei viali cosicché questi sembrano privi del
tronco per avere un’assurda maestosità in alto!
Sarebbe bello scendere dolcemente in una buona nottata di sonno,
scivolare nelle correnti dell’ignoto come una barca che si stacca dal molo…
“La
notte buia dell’anima quando un’ora sola è lunga
abbastanza da costruire la grande piramide di Cheope.”
(F. Scott Fitzgerald)
13 settembre,
mia
figlia, mio genero e la loro cagnolina Lily sono in aereo e vi resteranno per
circa undici ore… Arrivano dal Messico e io che sono così apprensiva non riesco
a prendere sonno…poi crollo e faccio un sogno terrorizzante… un Boening atterra
d’emergenza in un campo fiorito ondeggiante per il percorso del vento…l’aereo
poi scompare in una vampata di fuoco…mi desto confusa dal sogno e come all’erta
e mentre stanno agendo le mie difese e con la mente cerco di allontanare
l’immagine pazzesca, vedo tutto quanto rotolare come sul tappeto di un biliardo.
Cerco di trasportare i pensieri su immagini più rassicuranti nonostante
l’oscurità della mia casa con la sua storia e con questi fantasmi creati al di
là della mia volontà. Cerco di pensare alle passioni della vita, queste passioni
per una qualunque cosa che ci aiutano a vivere con sentimenti positivi, a
sconfiggere quel “mal di vivere” che ci assale anche troppo spesso. Anche se
adesso detesto mugugni o atteggiamenti pessimistici, intuisco che non serve
essere grandi musicisti per capire come è la colonna sonora del mondo. Ho
bisogno come tutti di compagnia, di gente ma anche di silenzio: forse ho uno
spirito combattivo che credevo spento. Nonostante in momenti mi senta afflitta
e malinconica, poche volte mi sento smarrita di fronte alla vecchiaia che
avanza e che da tempo mi ha inviato la sua cartolina precetto. Cerco di
affrontarla con armi in pugno, anche se il mio destino non so come sarà, perché
siamo tutti in trasferta in questa vita! Spero avere ancora per tanto tempo il
mio orgoglio e anche la mia fierezza e non essere strappata troppo bruscamente
alla mia dignità. Pur avendo un grande rispetto e considerazione per la morte…io
quasi vecchia la temo, anche se per contraddizione non ho una grande opinione
della vita. Sento salire dentro me come una pesantezza opaca senza per questo
essere arrabbiata con la vita e come da ragazzina e da donna cercavo di tenere a
freno la mia rabbia, qualche volta ancora non ci riesco ed allora sono convinta
che assumere determinate posizioni renda tutto più facile…lasciar correre! Mi
abbandono spesso a dialoghi interiori durante le notti in cui stento a prendere
sonno; sono altresì felice di aver rinforzato il mio fragile sistema di difese
psicologiche che mi sono creata per vivere decentemente, riuscendo finalmente a
unire perfettamente le due parti di me stessa che sempre mal si combaciavano. La
donna che sono e quella che avrei voluto essere! Ci sono ancora tanti dialoghi
mentali da sfoltire!!
“Quando nulla sembra esserti d’aiuto, osserva uno scalpellino che dà alla pietra
cento martellate senza produrvi una sola crepa, ma, al centounesimo colpo,
questa si spacca in due.
So
che non è stato tanto quel colpo a romperla, quanto tutto ciò che è accaduto
prima!”
Oggi 14 settembre,
sono
arrivati…mia figlia, mio genero e la loro cagnolina Lily! Mia figlia è la mia
bambina di sempre anche se un poco sciupata (forse dal lungo viaggio) e Marco è
quel tesoro di sempre che ci voleva per lei con quel suo carattere forte! E
Lily…lei è feeling naturale, amore a prima vista; occhi liquidi marroni che ti
catturano il cuore; un cavallo tenuto a freno per quel suo essere cuccioletta;
insomma un insieme che ti addolcisce il cuore il solo guardarla. E’ nata
sfortunata ma…era una piccola randagia ammalata e tutte ossa che ha trovato
amore e casa…
“Forse una vita ha il suo senso
e ci vuole una vita per trovarlo!”
Penso
a tutto questo in quell’ora in cui la luna tramonta e le cose disegnate nella
luce incerta è come si preparassero a sostenere il peso di un nuovo giorno…e
anch’io perché non ho chiuso occhio!
Oggi 18 settembre,
trovo
la vita ugualmente ricca di significati e con questa convinzione acquisita spero
che una sicurezza non sia indebolita o corrosa dall’altra. Accetto questa nuova
certezza e abolisco la paura di vivere su tutta la linea e mancanza di fiducia
in me, anche se si vorrebbe troppo spesso essere un balsamo per le nostre
ferite. Ho ingaggiato una vera battaglia contro il mio IO. A volte mi rivolgo
ancora a Dio inconsapevolmente e gli parlo anche per avere aiuto per chi mi è
più caro e quindi questa parte profonda è anche la più ricca chiamata
comodamente da me Dio. Del mondo non ho più visioni di illusioni o di fughe
dalla realtà ma ne vedo le verità, le sopporto e vi trovo anche consolazione.
Pensieri nitidi e chiari in testa o sentimenti profondi mi riesce difficile
affidarli alla carta anche perché con tutta la chiarezza dei pensieri, sono
ancora prigioniera di un aggrovigliato gomitolo e a volte ancora impaurita dai
miei residui di problemi che si agitano e dibattono, come non potessi penetrare
fino in fondo alle cose. Vivo in una maniera “più scorrevole” e nel mio IO c’è
pace e un tantino d’ordine. Un poeta olandese Verwey dice che “Il mondo rotola
melodiosamente dalla mano di Dio e canta alla vita nella sua totalità.” Sogni e
fantasticherie non coesistono con la realtà e trovare parole giuste e semplici
per far posto a questa realtà non è facile.
La
vita non è sempre rinchiusa in uno schema determinato perché tutto ha prezzo:
dolore, conflitti, offese, nervosismo. In tutto questo caos ci sei stato anche
tu ed è passato qualche tempo, ma ora il tuo volto non lo colgo più con grande
precisione. E’ diventato come un grande dipinto amato e familiare che sta su una
parete, anche se i suoi tratti risultano sfumati. La nostalgia per questo
irraggiungibile e doloroso desiderio di averti ancora vicino, adesso non è più
così penosa: è come notare un bel crepuscolo con le sfumature del cielo, le
sagome dei palazzi e alberi con l’ intreccio dei loro rami ed essere assorbita
da quell’incanto che rimarrà impresso nell’anima come un abito calato su di
essa. Scrivere è come attirare cose e emozioni e tenerle per me, l’impulso di
nascondermi ad altri. Aggrapparmi a qualcosa, aggrapparmi fisicamente a qualcosa
non fisica, aggrapparmi e respirare con l’anima: tutto ciò che ha fatto parte
della mia vita, tutti i pezzi di puzzle messi alla rinfusa, sono quasi
ricomposti assegnando alle cose il posto giusto. Ora sono pronta al
combattimento perché la vita è difficile con le lotte quotidiane ma senza le
immagini di quel caotico e incerto futuro che mi impediva di vivere l’istante
prossimo. Il futuro è fatto di gradini, lotte, vittorie e cadute nel presente.
La vita la conosciamo forse perché in spirito l’abbiamo già vissuta. Dopo
giornate in cui mi ritrovavo a dover attraversare zone piene di ansie e tensioni
vedo dinnanzi una zona sgombra, aree aperte, pianure percorribili. Quando nella
vita provi un grande vuoto nelle cose, come ritrovarsi a dover attraversare rovi
e arbusti intricati, rimescolii continui senza elementi costruttivi, essere
intrappolati in paludi putride senza via d’uscita, quei significati positivi che
danno alla vita delle persone dei valori unici, la realtà del mondo e quella
concreta con immagini preziosissime è una ricerca bellissima. Passare
dall’angoscia alla contemplazione del destino con una visione integra della
realtà concreta della vita! Un poeta tedesco scrisse…” E sentì stranamente
uno straniero dire: io sono come te…”
Il
mondo va avanti ugualmente anche se ne restiamo a volte un po’ impoveriti: si
deve trovare posto in questa realtà esterna a beneficio di quella interna;
tenere il passo a quello che si fa con formule liberatorie e pensieri
chiarificanti¸ chiarire con teorie semplicistiche quella che consideriamo “la
nostra solitudine”.
“Non
siamo altro che botti vuote in cui sciacquiamo la nostra storia e la storia del
mondo.”
Quando il dolore non dà altro che la sensazione di “sfasciarsi” sotto
quell’enorme peso, provi a guardare meglio questo dolore che è poi il dolore
dell’intera umanità e se lo guardi bene in faccia con onestà e coraggio alla sua
assurdità prenderà posto la coerenza e l’ordine. E’ come combattere in un
piccolo campo di battaglia la tua battaglia personale; infatti qui si troveranno
luoghi dove tutto si placa e dove noi siamo piccole cose al confronto e come
piccole persone dobbiamo dare spazio al nostro interiore, alla nostra vita
limitata. C’è una antica saggezza che fa: ”Chi riposa in se stesso non deve
tener conto del tempo.” La vita che ho cercato di ricostruirmi è su ciò che ho
appreso e il mio aiuto. Ho sempre avuto la tendenza ad una vita da pecora…ora
preferisco l’aquila alla pecora e forse dovrò ancora strappare tanto terreno
alle onde arrabbiate della mente e mettervi tanto ordine, ma sono sicura di
avercela quasi fatta!
24
settembre,
torno
a casa e sono stanca perché dopo il lungo periodo di “calma piatta”, essere
frullata è un po’ troppo. A casa le miei micine mi aspettano e mi fanno festa
con miagolii e mentre mi rilasso alla tv ecco la piccola Mimì che si accoccola
in grembo: fa le fusa e in quel momento produce, come succede a noi quando ci
rilassiamo, endorfine, i calmanti naturali. Il suo battito cardiaco rallenta e
finisce per influenzare anche il mio: da qui totale rilassamento! La trovo una
piccola “Guru” perché mi dà lezioni di autostima. Infatti nessuno come lei sa
prendersi cura di sé quando passa ore a leccarsi il pelo o ronfa rilassata…e poi
che dire delle sue posture da maestro di yoga? I suoi occhi che nella penombra
brillano, avevano convinto gli antichi Egizi che fosse un dio: per me resta Mimì
tutta da coccolare!
Se
devo prepararmi ad un futuro in cui il declino e gli impedimenti fisici saranno
parte integrante devo anche capire che non possono presentarsi come cose
inaspettate e terrificanti e farmene una ragione ora, perché i cedimenti fanno
parte del nostro percorso. Sono la classica persona che “gode” voler gonfiare
sensazioni tragiche? A volte consolarsi con saggi ragionamenti sul nostro
livello superiore non è che in quello inferiore ci sia ancora tanto da fare? Uno
forse dovrebbe essere più semplice e non così tortuoso e se proprio vuole che
così sia, non farne drammi…fare buon uso del tempo che ho senza derubarmi da
sola della piacevolezza della vita, lavorare su me, perché tutti abbiamo un
pezzetto d’eternità dentro noi e ce lo portiamo appresso. Cose imparate
attraverso il dolore e lacrime per avviarmi nel viaggio verso il cielo e forse
allora mi sentirò totalmente conciliata con la vita anche se dovrò lasciarla.
(Mi escono dal profondo piccoli sospiri!) Vivere la vita mille volte al giorno
per lasciare spazio al dolore che oggi potrà essere enorme, domani un poco più
piccolo e dopodomani ancora meno anche se ha sempre preteso il suo posto in noi
e i suoi diritti in una forma o nell’altra. Giorno dopo giorno la mia mente
intreccia e riflette come in un gioco di specchi passato e presente accendendoli
di nuovi significati, perché in tutto questo tempo ho cercato di sondare le due
cose oltre la superficie scavando nel cuore. Queste emozioni che vi trovo sono
nel cuore del mondo con tutte le loro storie… milioni di storie e una diversa
dall’altra. Portare a galla vecchi ricordi non mi fanno sentire inquieta, ma
danno la consapevolezza del tempo che pare irreale quando sento soltanto il
tic-tac dell’orologio e chiudendo gli occhi sento gli anni scorrere a ritroso.
Con questi pensieri vedo la stanza rischiararsi dalle luce della luna piena e
cerco di lasciarmi scivolare nel sonno, mentre la terra ruota lentamente verso
un nuovo giorno. Qualcuno scrisse :”Nessun uomo è un’isola!”
Se
potessi registrare quello che penso e sento ho come l’impressione che le miei
parole se non scritte sbiadirebbero e invecchierebbero in un baleno. In questa
me stessa nuova, presumo imparerò molto da quello che vedo nella mia anima, come
se ne leggessi dentro a un fondo limpido e cristallino Riprendo a volte la
vecchia abitudine di dialogare con me stessa come una vecchia conoscitrice di
animi umani: ascolto raccontarmi i sogni, i sensi di colpa, complessi
d’inferiorità, la felicità e i dolori…ma ora non devo più piangere perché ho
esaurito tutti i tagliandi disponibili. Tutto scivola via dolcemente giorno dopo
giorno…rammento una vecchia fiaba dove un Re cercava ansiosamente la camicia del
suo suddito più felice per scoprire che, trovato quell’uomo, non aveva camicie.
Cercare aree di tranquillità sempre maggiori; “lavorare” alla nostra pace
interiore; inginocchiarsi nell’angolo più tranquillo e remoto del nostro IO;
percorrere tutti i vasti paesaggi del cuore; distruggere l’idea del dolore
mentre il dolore vero impreziosisce la vita; per problemi e turbamenti che non
trovano soluzione non avere atteggiamenti incomprensibili perché tutto ciò ci
rende miopi e insensibili. Se vediamo attorno a noi paesaggi grigi, cieli bassi
e neri e un cuore millenario, sono soltanto stati d’animo, perché se ci si
provasse la prospettiva migliorerebbe, anche se alla sofferenza c’è un limite
oltre il quale ogni essere muore da sé. In vita le cose cono completamente buone
o completamente cattive cosicché si bilanciano sempre.
Ricordo d’aver letto in un libro bellissimo una metafora alla vita…”Un ragno
quando tesse la sua tela non lancia forse avanti a sé i fili principali e poi vi
si arrampica?” Quindi noi abbiamo già la nostra strada principale tracciata e se
cerchiamo di arrampicarci su altre diramazioni avremo forse la sorpresa di
cadere giù per non trovare più quegli invisibili fili. Gli aborigeni australiani
nel rigenerarsi della luna, vedono come la vita continui oltre la morte. Adesso
che ho finalmente tante risposte alla mia confusione e ciascuna delle mie parole
non è che un frammento delle bugie e inganni che raccontavo a me stessa ho da
tempo trovato risposte ai miei tanti perché. Potrò migliorare i miei difetti a
questa età? Potrò dimenticare le cicatrici della mia anima? Allora mi ostinavo a
negarlo per dimostrare che tutto non era che castelli in aria, alta marea in
arrivo ma le risposte mi hanno finalmente trovato ! Quando è successo non ho
costretto alla mia mente ripulita a combattere lasciandomi andare alla deriva,
ma ho lasciato che la deriva mi avvolgesse per sperare che un domani, anche se
il mio mondo non è stato perfetto, le cose sarebbero state migliori.
“Una
volta aperto il vaso di Pandora non si può rimettere dentro nulla…” perché ne
escono solamente tutti i mali e i malanni del mondo…anche se in fondo in fondo
contiene anche la speranza. Far emergere il mio lato personale, quello al di là
delle apparenze, quello che ho dentro e che non voglio mostrare; la mia
quotidianità che è stata radicalmente modificata da paure e incertezze, perché
le batoste mi hanno costretto a vivere in uno stato in cui i valori fondamentali
della terra erano quotidianamente come minati anche se ad un certo punto mi sono
detta “Basta!” Ho anche cercato inutilmente quei rapporti veri e forti della
solidità della famiglia o delle amicizie, quel “poter contare su qualcuno…”
4
ottobre 2005,
oggi
è proprio autunno e tra i riti cui ci dobbiamo occupare a malincuore , un posto
di rilievo occupa il cambio degli armadi. Tutte le cose dell’estate spariscono
per fare spazio agli abiti pesanti, meno luminosi, più seri e soprattutto
monocromatici. Anche se i colori aiutano alla modifica dei nostri comportamenti
e stati d’animo, esprimono emozioni, sensazioni e desideri; sono essi, con la
scelta che ne facciamo, a darci tranquillità e affidabilità. La scelta dei
colori è un modo per rafforzare volontà e desideri e anche comunicare tali
volontà a coloro che ci circondano. Io ho sempre odiato il colore rosso anche se
questo si dice trasmetta vitalità, estroversità e sicurezza di sé; ed ecco qui
il mio ritratto: poca sicurezza, poca autostima e poca vitalità. Preferisco
bianco o nero colori non presenti in natura ma solo percepiti dall’occhio umano.
Rappresentano metaforicamente l’inizio e la fine e momenti di transizione
emotiva e fisica. Ritrovare la propria identità, l’identità dell’IO. La nozione
dell’identità come condizione ultima delle mie necessità sulla comprensione
totale della vita per correggerne pensieri deformanti; non avvilirmi per i
fallimenti; non impoverirla riducendo la mente ad un infecondo intelletto; unire
senza conflitti spirito e corpo, umanità e divino, ragione e sentimento. Le
esperienze vissute sono degne di una rigorosa riflessione per giungere alla
conoscenza di sé. Attraverso una “autocoscienza infelice” si perviene a una
conquista di libertà interiore per divenire poi ragione nella conquista della
consapevolezza. Hegel diceva che la vita è un processo nel corso della quale le
opposizioni si risolvono a livello elevato: dal fiore viene il frutto e questo
presuppone la morte del fiore. La filosofia che si ripete in vita secondo lui si
divide in tre parti: la logica scienza dell’idea in sé e per sé; filosofia della
natura la scienza dell’idea nel suo alienarsi da sé; e la filosofia dello
spirito scienza dell’idea che al suo alienarsi ritorni in sé. Logica come
scienza della realtà necessaria; filosofia della natura che pone al di sopra di
tutto l’individuo vivente e lo spirito che afferma l’idea in tutta la sua
libertà. La realtà, auto-comprensione totale e tutto il reale tornato al suo
principio perché “quello che è razionale è reale e quello che è reale è
razionale. Questa non è una filosofia ma “la filosofia” per interpretare tutte
le esigenze dell’uomo. Il bisogno di capire, le inquietudini morali e il
desiderio dell’assoluto. Non c’è solo il bisogno umano di prevedere e dominare
gli eventi, ma l’irrazionalità vince sulla ragione ed è per questo che la vita
ci porta a continui successi parziali e dalle stesse conquiste di vita emergono
nuove irrazionalità sempre più resistenti e difficilmente assimilate.
L’illusione di raggiungere d’un balzo l’unità totale e eliminare del tutto i
comportamenti irrazionali è frutto di impulsi e la scienza ci insegna a
convivere e ad accettare in quello in cui l’esistenza si esprime: l’irrazionale
irriducibile che dà sempre scacco alla ragione!
Ho
letto queste idee filosofiche seduta sulla mia poltrona e mi guardo attorno
vedendo nascere il giorno. Lo stridio dei gabbiani, il riverbero rosso che
illumina piano piano il cielo ed infine il sole che si affaccia fra le nubi.
Penso…”tutto è come allora quando eravamo insieme, ma adesso tutto è come
svuotato di ogni cosa!” Sento una lacrima che si forma nell’angolo dell’occhio e
la asciugo immediatamente con il doro della mano…ripenso ai momenti passati
insieme e tendo l’orecchio al tic-tac dell’orologio. Le ore trascorrono lente,
scandite dai secondi uno dopo l’altro, ricordo per ricordo… Mi alzo per
affrontare un nuovo giorno. Quando si invecchia e ti guardi indietro ti accorgi
che alcuni momenti della tua vita risaltano luminosi come stelle in una notte
senza luna…e non sempre sono quelli che ti saresti aspettato. Come le stelle
cadenti durano solo un momento, un secondo come noi che siamo qui per un fugace
momento e poi scompariamo! I ricordi si affollano e si accavallano come sempre,
poi una piena di sentimenti mi raggiunge il cuore e guardo le mie mani…le stesse
con cui ho preso in braccio le mie figlie appena nate e la mia nipotina, le
stesse che avevano chiesto a te amore e conforto e mi chiedo “…Cosa è stato
della vita di due innamorati?” La vita è mistero e così dovrebbe
rimanere…sarebbe facile scivolare via come un palloncino nelle mani di un bimbo
strappandone l’esile filo, quel filo che separa la vita dalla morte. Poi
un’altra domanda:” Qual’è il suono di un cuore che batte?” E’ tutto quello che
vedo intorno e davanti a me…per il resto spero ci sia ancora un po’ di tempo.
Non so se vi sia qualcosa oltre la morte; ciò che più conta è l’uso che facciamo
di quello che ci è stato dato in vita; l’uso migliore è vivere i giorni come
fossero ultimi, perché potrebbero esserlo davvero!
Ringrazio tantissimo anche te, perché questo ultimi anni hanno fatto sì che la
mia vita avesse una svolta imprevista: hai fatto sì che la mia vita avesse uno
scopo piccolo piccolo aiutandomi a scrivere di me, di te, dei miei pensieri,
condividendoli spiritualmente con te; saper guardare alle cose, al dolore,
penetrare nel cuore con la comprensione; scavare nel profondo per vedere come
nessun altro può vedere e scrivere quello che vi ho trovato. E’ solo
contraccambiando che mi sento appagata, è solo cercando di coltivare e stimolare
quello che cerco di scrivere che trovo come tutto il mio vissuto sia
importante…peccato non averlo avuto insieme! Forse però sarei rimasta una “zucca
vuota” senza tutte quelle emozioni profonde, quel sentirti morta, quel
sprofondare nel buio per poi risalire alla vita. Sarei rimasta con tutti i miei
tortuosi pensieri, le mie rabbie represse, le mie rivisitazioni personali delle
“ingiustizie patite” e nel “santuario delle mie beate giustificazioni”. Altra
domanda: “Ora come ora cosa preferirei se soltanto potessi scegliere o tornare
indietro?” Risposta da un miliardo di euro…
“Serenità che nasce da una contemplazione distaccata delle
contraddizioni della vita!”
Seneca già nel quarto secolo A.C., ci illumina con i suoi sette trattati
filosofici: sulla fermezza dell’essere saggio, sull’ira, sulla vera felicità,
sulla provvidenza, sulla tranquillità dell’anima, sulla vita contemplativa e
sulla brevità della vita. Egli fissa i nuovi rapporti dell’uomo con sé stesso,
con il prossimo e con Dio. La sua filosofia portata dalla rigidezza teorica alla
realtà pulsante della vita ci fornisce la spiegazione ai nostri mali per
portarvi rimedi confacenti. Acquisire la virtù del sapere come credo per
conseguire la vera felicità. Egli per l’elevatezza della morale e l’affinità del
pensiero riscosse ammirazione in ogni tempo.
Credere in Dio non ha alcuna giustificazione razionale se non da sentimenti,
paure e speranze radicate da sempre in noi. La natura umana è un complesso
sistema di inclinazioni e istinti e la ragione non li può dominare del tutto, ma
è soltanto una labile proiezione di questi.
“Quando c’è la determinazione,
tutto inizia a muoversi nella direzione che desiderate”.
(filosofo e saggista Daisaku Ikeda)
“La differenza tra il possibile e l’impossibile risiede
nella determinazione delle persone”.
(Tommy Lasarda)
C’è sempre
la mente che ragiona e la mente che sente: dalla prima nascono uomini d’azione,
dalla seconda i sognatori, i poeti e gli artisti. Non siamo ancora arrivati a
capire i sognatori; per loro ci sono leggi severe intenti come sono ad ascoltare
il canto della bellezza con un occhio assorto e pronto a portarsi sulle sue
tracce con gran dispendio di forze che poi si logorano. Essi come il suono di
un’arpa nel vento, rispondono ad ogni soffio della fantasia come loro mondo
ideale, per andare nella porta dei sogni. Se il lavoro non è remunerativo ed è
grande da sopportare, se la via che conduce al bello è lunga e non si raggiunge
mai, se lo sforzo per inseguire un ideale per inseguire un ideale ci fa
abbandonare la strada grande per seguire sentieri scabrosi, non è male ma a
volte questa lunga strada ci conduce agli errori e fa illudere le menti non
abituate alla ragione. Quando ti ho incontrato mi sono detta: ”Ora sono
felice!” Avevi rappresentato per me la massima aspirazione della vita. Ma
quando ho perso tutte le illusioni sul mondo ho scoperto che la felicità non
esiste e così seduta nella mia poltrona in solitudine, penso a quante vie
sbagliate hanno i sentimenti, a quando pur disillusa ero ancora in attesa del
sereno giorno in cui parte dei sogni avrebbero potuto ancora avverarsi, perché
il cammino che porta alle brillanti luci di felicità sulle distanti cime del
mondo è infinito. Il cuore umano insegue sempre la pace trovata nella propria
casa, il ricordo di un quieto paesaggio o la visione di un’anima, un cuore che
non riprende più i suoi battiti e quando tutto questo si fa più arduo, la
speranza pare svanire. Vicino alla finestra nella mia poltrona potrò sempre
inseguire quella felicità che non avrò mai più. Bisognerebbe spiegare perché il
cuore umano non accetta ragioni; bisognerebbe poter capire come mai alcune
patetiche note si diffondono nel mondo senza morire; bisognerebbe spiegare
perché i fiori dischiudono i loro petali sotto il sole o la pioggia…sempre si
resta confusi e perplessi di fronte a tutto questo! Guardandomi come in uno
specchio vedo due immagini confuse di me stessa: una al riparo dalle difficoltà
affrontate e abbastanza serena; l’altra, quella della mia coscienza, un’immagine
peggiore, un’immagine di me sospesa nelle incertezze sapendo ancora a chi dover
credere fino in fondo. Come se le due persone fossero una in un recinto dove le
sentinelle di guardia non lasciano entrare la seconda. Quella che è già dentro
si cura più raramente di uscire per cercare l’altra fuori con i suoi drammi e le
sue lacrime.
Ci sono
persone realiste ed altre idealiste: le realiste dicono che l’essere è, esiste
realmente; quelle idealiste al contrario l’essere non è altro che l’idea che noi
ci siamo fatti col pensiero. Il realista dice “…Questa casa esiste perché è là
che io sono nato, è là che la ritrovo ogni volta che torno e se anche ora
morissi essa continuerebbe a esistere.” L’idealista afferma:”…Questa casa e il
suo passato e i miei ritorni forse non sono altro che un sogno e forse anch’io
non sono altro che un sogno. Chi potrà dimostrare che in questo momento non sto
sognando e che tutta quanta la mia vita non sia che un lungo sogno? Non posso
uscire da questo cerchio, perché tutto quello che vedo ed esperimento lo vedo
attraverso la visione che mi rappresento. Forse anch’io non esisto che come
pensiero”.
L’esistenza
o l’esserci è essere “gettato nel mondo” e l’angoscia è una contraddizione di
precarietà e di imperfezione; l’esistenza trova un suo fine nella morte, il suo
fine! Per quanto ci si sforzi di unirsi agli altri, nella vita sociale o
storica, ci si ritrova sempre soli e angosciati e si conquista il senso di sé
soltanto accettando il proprio destino. Prendere coscienza del nostro “essere
nel tempo” del “nulla” da cui siamo emersi e dell’accettazione “dell’essere per
la morte”!
Aristotele
nega la separazione tra il mondo delle idee universali e il mondo degli oggetti
individuali. La vera e unica realtà è l’individuo e ciò che gli da attualità è
l’universale come forma dell’essere reale e concreto. Usando la ragione chiunque
può strisciare lentamente fuori dall’oscurità, tuttavia un viaggio simile
ricorda una buona dose di coraggio!
Platone
afferma che le idee in sé esistono eternamente in un mondo intelligibile di cui
in mondo sensibile non è che un riflesso. Afferma che l’anima è immortale e
rinasce più volte; egli sostiene che l’anima ha contemplato le idee in una vita
anteriore, ma entrando nel corpo le dimentica; tuttavia poi nel venire a
contatto con le cose naturali riesce a ricordarle e a ritrovarle entro sé, il
vero sapere che non deriva quindi dall’esperienza ma da reminiscenze. Il corpo è
quindi impedimento alla scienza e all’anima dove la vita acquista carattere di
una preparazione alla morte che è poi liberazione dell’anima e del corpo. La sua
attenzione è rivolta soprattutto alla revisione critica delle idee e a
risolverne le interne difficoltà. Secondo lui un divino artefice ha plasmato e
ordinato il mondo e con le idee a modello ha ridotto l’informe originario alla
misura e alla regola; essendo tutto questo concepito organicamente e disposto a
una realtà mista, afferma che tutto possiede una sua anima che è insieme
molteplice e una. Egli è stato il primo a usare la forma del dialogo perché non
ammette che si possa fermare e rinchiudere la vita del pensiero. Non mette a
confronto solamente opinioni e dottrine, ma anche personalità e caratteri di
coloro che discutono. Ammette l’esistenza di un mondo ideale avente una propria
realtà oggettiva, distinta sia dal mondo sensibile che dalle concezioni della
mente. Con il “Mito della caverna” dice…”gli uomini sono come prigionieri
incatenati in una caverna con le spalle rivolte alla luce che viene di fuori e
riescono così a vedere soltanto le ombre proiettate sulla parete da coloro che
passano e dei loro fardelli . Gli oggetti della sensazione sono appunto queste
ombre che i prigionieri scambiano per oggetti reali. Ma se essi riescono a
liberarsi dalle catene e a uscire dalla caverna, possono vedere le cose
corrispondenti a oggetti intelligibili.
E’ il processo conoscitivo attraverso il quale si risale dalle immagini
delle cose alle cose singole nel mondo sensibile, e dalle nozioni e idee del
mondo intelligibile. Perciò per lui il grado più alto della conoscenza è
l’intelligenza intuitiva, l’unità assoluta dell’idea. Attraverso queste tappe
l’uomo riesce a liberarsi della sua condizione originaria. Il mondo sensibile è
come un tessuto di apparenze ingannevoli ombre che l’uomo scambia per oggetti
reali. Questa realtà mutevole noi la conosciamo con i sensi o anche per sentito
dire, con opinioni più o meno ingannevoli, come i ragionamenti del nostro
inconscio per comprendere il mondo oggettivo. Questo può fuorviarci perché ciò
che percepiamo con i sensi secondo lui è solamente la “copia” della vera realtà
perché l’originale sono le idee e possiamo conoscerle solo con la filosofia per
considerarle perfette e divine.
Per tutto
quanto sono arrivata al punto di gettare dietro me stessa quel passato che
conosco e riconosco, quella infelicità senza più paura di farmi pena o sforzarmi
di ricordarle per come erano state tristi; senza ricordarmi la persona che
pareva salisse su una scala mobile in discesa, che camminasse senza avanzare
mentre il mondo di chi reputava felice ti sfilava davanti come vivide immagini
di un altro mondo; fotografie ingrandite, montaggi di vita che si muovevano in
senso opposto. Questi ricordi a volte mutevoli come i pensieri e gli stati
d’animo sono nitidi e sfolgoranti come quelle farfalle che catturate e uccise
vengono fissate su tavolette e così ne conservano tutti i particolari più
delicati, le sfumature più preziose…anche se quel che ne resta non sono più
farfalle, ma immagini pretenziose!
Mi piacerebbe enormemente comporre versi, ma proprio non lo so fare. Evocare e
suggerire sensazioni provate, impressioni e emozioni con un’intima unione di
suoni ritmici e armonie deve essere O.K. Creare suggestioni fantastiche con ciò
che colpirebbe la nostra immaginazione, i sentimenti e che commuove e ispira la
nostra anima. La poesia della solitudine, del cielo stellato e della luna; avere
la capacità e la possibilità di sentimenti poetici. Perché se la prosa è un
discorso libero anche se legato da esigenze di armonia, la poesia è un’arte di
parole chiuse nel ritmo serrato dei versi. Descrivere il fascino del mare,
l’incubo della morte e l’ignoto del destino; i dadi offerti dal Fato o quelli
della fantasia. Descrivere il tormento di un dolore, il senso angoscioso
dell’esistenza, quello costante della morte, del disfacimento, del nulla…Forse
sto raccontandomi per affrontare ed esaurire quasi da “meccanico” uno dei temi
dominanti “la morte”; l’attrazione degli abissi senza fondo e dei baratri in cui
sono caduta…poi la mia capacità di analizzare i sentimenti con lucida
consapevolezza dopo la sopravvivenza. Ma so anche che nella poesia deve essere
tolto ogni sentimentalismo personale a favore di una bella fantasia, ma sempre
dominata dall’intelletto. Lirica e cuore sono separate nel modo più netto! In un
mondo dove si vede tutto come “una complessa e indivisibile totalità in cui le
cose vengono spesso espresse per corrispondenze come i profumi, i suoni, i
colori che si evocano reciprocamente, le poesie si orientano spesso verso
simbolismi alla bellezza, all’armonia di un paesaggio, alla luce e all’ombra, al
crepuscolo, alle foglie d’autunno, alla musica…e a una donna che
piange…L’imperfezione è l’uomo sempre teso verso l’alto e, nello stesso tempo
attratto e portato al male. La legge del mondo non è altro che giochi di
antitesi: luci e ombre, bene e male che si contendono il dominio universale.
Questo grandioso universo percorso da tutte le parti da coscienze che cercano di
risalire con il bene fino a Dio. C’è sempre stato un contrasto tra essere e
dover essere, tra possibilità e realtà, tra dimensione terrena e aspirazione
universale! “Scoprire il nocciolo razionale sotto l’involucro mistico.” Non
ricordo chi lo ha detto ma penso che non è la coscienza degli uomini che
determina il loro essere, ma il loro essere che determina la coscienza. Quando
l’evoluzione delle nostre idee si mettono in contrasto con le vecchie
sopravviene in noi una rivoluzione che non ne deforma la complessità; ma il
nuovo equilibrio raggiunto è a sua volta provvisorio, ma forse destinato a
costituire un punto d’avvio a un punto d’arrivo equilibrato. C’è altresì in noi
certe paure che limitano la voglia e la capacità di affrontare le difficoltà. E’
come se scattasse una specie di “salvaguardia delle competenze” vale a dire un
bisogno inconscio di proteggersi da eventi e cambiamenti; sfide non previste che
quasi sempre creano disagi e insicurezze paralizzanti dovute anche alla paura di
non esser in grado di tenere tutto sotto controllo come un tempo; una sensazione
di instabilità, questo timore aggravato anche dal calo fisiologico di energie
dovuto all’avanzare dell’età.
Ci
sono regole di vita che ci aiutano e ci dicono che quando c’è qualcosa che non
va, con tutto il coraggio di cui siamo capaci o che magari ancora non
conoscevamo, dobbiamo diffidare di chi si nasconde dietro atteggiamenti da
vittima, perché siamo noi a creare il nostro destino ogni giorno. Quella voglia
che avevamo di aprirci al mondo, quella voglia che avevamo da bambini; non
sempre gli altri sono ostili perché spesso noi per primi li teniamo lontani. Per
gli altri non siamo indispensabili, ma per noi sì e se anche non si nasce
coraggiosi lo si può diventare combattendo. Come in un trasloco non vogliamo
abbandonare la nostra cuccia di anni…proprio non vogliamo mollarla, mentre
invece il consueto, il vecchio, l’antico ci fa pensare all’antico detto “…Meglio
stretto ma l’abito di sempre!” Non ci si abitua mai a buttarsi la vita alle
spalle, i propri anni e le proprie emozioni. Bisognerebbe invece mettere tutto
in scatoloni, impacchettare e trasportare via… forse ci sarà uno strizzacervelli
apposito che ti incarta le cellule dell’ordine senza seminare ansie e senza
tanti subbugli emotivi?
Credo che
amare gli animali, la natura, la musica, la lettura come esercizio fisico della
mente è positivo. Se poi guardandomi allo specchio e analizzandomi vedo un viso
che cede poco alla volta, con più rughe che sono come “navigatori automatici
dell’esistenza” e se accendo i pensieri e mi riguardo, oltre alla memoria vedo
che mi accompagnano verso nuove dimore anche queste rughe e allora cerco di
difenderle perché penso che quando passerò a miglior vita, come è avvenuto per
te in quegli ultimi istanti in cui tenevo le tue mani tra le mie, nel passaggio
fra questa e forse altre vite, spero in quell’effetto finale…vedo distendersi il
tuo viso per regalarti un’espressione più serena e in pace. Queste
situazioni-limite attestano l’inevitabilità del nostro fallimento e la presenza
ineliminabile di qualcosa che ci condiziona. Ci sono filosofie che ci spiegano
lo “schiarimento dell’esistenza” come modo di vivere, impegno e rigore che dà
accesso al nostro essere anche se si tratta di un accesso non razionale o
scientifico. Le strutture fondamentali dell’esistenza sono: l’essere al mondo,
il mondo come progetto e come esistenza, l’essere per la morte come esistenza
autentica; l’angoscia come tonalità affettiva del nulla dell’esistenza; la
temporalità, la storicità e il destino! “Il linguaggio è la casa dell’essere e
in questa dimora abita l’uomo” dice un filosofo tedesco che nel suo modo di
intendere la realtà e la verità ci rivela la difficoltà e l’oscurità del suo
pensiero, poiché l’uomo si esprime e si rivolge con labilità e ambiguità di
segni, che non si può fermare. La realtà come mistero è “essere” e questo può
essere solo partecipato e vissuto, perché mistero è la nostra esistenza, mistero
è Dio qualunque concetto si abbia di Lui e il tuo ultimo a cui i nostri rapporti
con gli altri rimandano inevitabilmente.
Le fasi
della vita con i percorsi del destino, inestricabile intreccio di felicità e
dolore che costituisce la cifra di ogni esistenza. Le vicende che si rivelano
uniche e irripetibili, personalissime a tante voci isolate che compongono un
unico coro…e i momenti in cui si ha l’impressione che nel mondo non ci siano più
speranze, allora basta sognare un’Arca di Noé che ci porti altrove…in qualunque
altro posto!
8 ottobre,
E’ un sabato
di una di queste giornate un po’ troppo fredde e sono le tredici…ho preparato un
buon pranzo per i miei, perché finalmente dopo tanto tempo pranzeremo tutti
insieme. C’è un poco di caos perché come sempre quando ci si ritrova tutti
quanti si vorrebbe dire e parlare di tante cose in poco tempo. Pranziamo e io
assillo sia l’uno che l’altro se vogliono ancora di questo o quello nonostante
sia disposto tutto sulla tavola. Quasi non assaggio cibo per godermi la
familiarità dei loro gesti: il sano appetito che fa loro gustare i cibi senza
avere un filo di grasso. Le guardo queste mie due figlie: la più giovane la
trovo serena e abbastanza in pace nonostante i periodi di assestamento avuti col
suo ragazzo; è carina e direi anche una bella e giovane donna che se anche non
ha conquistato gratifiche nel lavoro, mi pare abbastanza felice.
La
più grande d’età è pur sempre una bella donna, un po’ più sciupata dell’anno
prima per come la sua salute non è proprio al massimo e per le preoccupazioni
del lavoro. Ha un carattere irruento e in vena di complicazioni e soltanto
Marco, suo marito pur con le sue asperità e particolarità, la sa tenere un po’
a bada…insieme fanno un “team” azzeccato! Poi mi distraggo ad una parola di lei
sempre trascinante e entusiasta di tutto. Sono diverse le mie figlie come l’alba
e il tramonto, il giorno e la notte, ma voglio loro tantissimo bene e se di
queste giornate ce ne saranno pochissime non importa me le godo sinceramente!
Guardo queste tre belle persone, ma Lily mi distrae e viene a posare il suo muso
nero sulle mie ginocchia…e nonostante gli avvertimenti di non darle cibo quando
siamo a tavola, le allungo senza farmene accorgere un pezzetto di arrosto. I
suoi occhi languidi marroni mi guardano felici, la coda sbatte qua e là e non
disdegna nemmeno lavarmi mano e braccio con eloquenti leccate!
11 ottobre,
mi sveglio
questa notte spaventata anzi peggio terrorizzata, il cuore che batte a mille,
come dopo un incubo, solo che il risveglio non mi porta sollievo: nel sogno era
avvenuto qualcosa di tremendo…perché i demoni arrivano sempre di notte, quando
gli ultimi residui di colore lasciano i nostri occhi, quando la sicurezza della
luce del giorno se ne va evaporata come acqua sotto un sole cocente e tutto è
sostituito da ombre e umore buio. Quando l’ansia si tramuta in panico e poi il
panico si placa sostituito da qualcosa di meno isterico e più ragionevole…nel
sogno mia figlia era partita dicendomi che non sarebbe mai più tornata! In
questi sogni dove la mente forse elabora le cose per noi spiacevoli, le distorce
e le ingrandisce, peggio le ingigantisce! Ormai sono sveglia e il tempo intorno
sembra come fermato e tutto appare lento e silenzioso, come ovattato. Tendo la
mano al comodino e vedo dall’orologio che sono appena le quattro…incontro sulla
sinistra un cuscino freddo e questo movimento sveglia la mia gattina che si
siede vicino e mi guarda ansiosa. La osservo che cammina sul letto sopra i libri
e i fogli sparsi dappertutto e le dico: “ Non è ancora ora di alzarsi!” Mi
corico nuovamente col cuore felice perché la mia bimba è ancora qui e mi
risveglio quando un sole pallidissimo gioca fra le nuvole alte e i colombi,
regolari come metronomi, iniziano a tubare nei loro invisibili nidi. Sarà
un’altra buona giornata da prendere così com’è…poi si vedrà!
Dopo
poco la luce del sole, lenta e furtiva si impossessa della città…mi alzo e dalle
finestra vedo che le persone per difendersi dal vento un po’ troppo freddo, si
allontanano velocemente diretti forse verso il calore dei loro posti di lavoro.
Guardo questa città e seguo mentalmente una precisa destinazione…poi lascio
perdere perché non ho precise destinazioni; una strada vale l’altra e nessuna di
queste mi porta in un angolo dove significhi qualcosa perché in vita mia in ogni
angolo dove sostavo a riprendere fiato, si rivelava col tempo una delusione.
Vagare però così col pensiero, senza meta non è buona strategia…risale il mio
orgoglio che mette a tacere tutto e queste piccole vittorie ottenute con grande
lavorio, mi procurano forse un’esagerata sensazione di trionfo e euforia.
“Goditi questi giorni e vivili bene, perché non saprai mai quanti giorni avrai
ancora da spendere…” E’ un vecchio detto o è stato appena inventato da me?
“Il Fato trascina a forza chi è riluttante,
guida chi crede di agire secondo la
propria volontà.”
Questa è una nota
massima per individui che volenti o nolenti operano tutti nel suo ambito.
Oggi 15
ottobre,
Sono
on aereo con mia figlia per Giardini Naxos ad una premiazione per i miei
precedenti scritti: non pensavo meritare riconoscimenti…evidentemente sono
piaciuti perché dettati più dal cuore che dalla mente! Certo che anche come
memoria autobiografica forse non sono male: ho descritto gli avvenimenti
accadutimi, quelli che ho vissuto con più intensità, quelli che ho catalogato…so
che accedere alla memoria non è come aprire un frigorifero il cui contenuto è lì
visibile agli occhi, ma è come consultare un catalogo di biblioteca: sapere cosa
cercare in sé, leggervi le emozioni e i sentimenti. Come un romanzo che non
sempre è un bel romanzo. Ma è anche come ordinare cose da questo catalogo;
scegliere sempre quelle che piacciono o interessano per vederti arrivare sempre
quelle sbagliate! Avrei voluto tanto che venisse anche l’altra mia figlia…essere
per questi due giorni ancora noi tre insieme… Poi guardo questa mia figlia e la
ringrazio mentalmente…grazie per questi due giorni passati insieme, grazie per
la sicurezza che mi hai dato e grazie perché sei sempre la mia meravigliosa
bimba a cui voglio tantissimo bene!
L’amore per
i figli è l’elemento essenziale della vita e anche l’amore per il proprio
partner! Adesso sono cresciuta abbastanza per capire che l’amore del principe
azzurro non esiste, ma soltanto uomini con più o meno difetti. Vi sono tanti che
hanno armature lucenti ai nostri occhi e che invariabilmente hanno anche
parecchie macchie di ruggine! Tutti cerchiamo o abbiamo cercato l’amore in vita
perché è l’unica cosa che rimarrà impressa in noi anche quando se ne sarà
andato.
L’amore per chi è convinto d’averlo per tutta la vita; l’amore per chi non
avrebbe mai voluto incontrarlo; amore per attrazione alla bellezza dell’anima e
fino alla bellezza intelligibile che è la vera e unica bellezza in cui le
persone del mondo terreno non sono che pallidi riflessi o abbozzi grossolani.
L’amore come desiderio di qualcosa che non si ha, di qualcosa che manca o è
insufficiente; amore nello stesso tempo inquietudine, ansia, aspirazione; amore
come forza vitale e inteso come un principio che pervade e anima gli esseri
della terra. Amore come sorgente di tutte le emozioni in cui due esseri sono una
perfetta unità e in questa donano tutta la loro anima. Amore come approvazione e
stima di sé inteso non come egoismo…quale tipo di amore mi ha legato a te???
24 ottobre,
Siamo
da te al cimitero..e io ti chiedo:”Indurisci il mio cuore, perché presto Chicca
ripartirà, fammi pensare ad altro, incatena la mente ma per favore…non farmi
piangere!”
Pensare a
qualcosa che ti addolcisca cuore e anima quando i pensieri si fanno tropo tristi
e tetri. So che Aristotele affermava che l’anima è razionale ed è la stessa
forma del composto umano; tuttavia penso che sia in grado di sussistere per suo
conto esercitando operazioni proprie per le quali non ha bisogno di organi
corporei.
“Anima che diverse cose tante
vedi, odi e leggi…e pensi…
(Petrarca)
Alcuni
pensatori hanno l’idea di un’anima del mondo per spiegarne la sua organicità;
altri che l’anima funziona da mediatrice verso Dio supremo e l’universo; altri
che è una sostanza tra intelletto e cose sensibili. La teoria che preferisco è
che l’anima costituisce il principale motore per indicare l’ideale morale
dell’armonia tra dovere e inclinazione.
Quando siamo
sotto pressione siamo portati a non confidarci con le persone che amiamo:
soprattutto con loro perché per noi sono quelle che contano di più. Infatti
raccontiamo la verità ai preti, agli strizzacervelli, agli estranei che
incontriamo perché non li amiamo e quindi non ci interessa il loro giudizio.
Si dice che
“il nirvana dato dagli strizzacervelli” sia la tendenza della psiche a ridurre
il più possibile le tensioni, ma se ci caliamo in noi stessi vediamo che in ogni
nostra attività, c’è una forza inconsapevole, una volontà inimmaginabile e
quindi la nostra stessa attività psichica non è che volontà a vari livelli. C’è
sempre una via di riscatto nella volontà, nelle tensioni umane come bisogno,
sentimento perenne di carenza e perciò dolore. Accettare i fallimenti, azzardare
l’impossibile e poi tornare diritti alla nostra vita senza farci critiche.
Esaminare le nostre mosse se vogliamo, ma cercare sempre di valutare se si
intende affrontare il tutto o fuggire. Mi sento triste e sola quasi come “una
barca alla deriva”. Come ho fatto da tempo cerco non ignorare questa sensazione
e non scappare. Mi ritrovo ad ascoltare musica , brani che esprimano questo
senso di vuoto e abbandono e così la sua struggente melodia, accompagnata da un
violino fra rumori di vento e di mare, mi fa crescere un groppo in gola pronto a
sfociare in un bel pianto liberatorio. Queste sofferenze che affiorano ancora
tanto arrivano a farmi progredire verso qualcosa di più sulla comprensione di me
e della mia vita. Da tempo ho accettato il fatto di sentirmi spesso sola e cerco
trarre forza da questa sensazione e pensare che alla fine essere a contatto con
le mie più vere emozioni non è poi così male, anche se so che tutti abbiamo
bisogno di avere accanto qualcuno visto che la definizione “animali sociali” ci
porta a stare male quando più siamo soli! Contano tanto gli amici, le vere
amicizie che ti fanno riflettere con la sfida a metterti nelle mani degli altri.
Ti fanno mettere in gioco e ti fanno rivelare quella te stessa che tieni
nascosta. Con loro ognuno parla di sé, racconta cose di vita, esprime emozioni
nascoste; con loro ti apri e ti riveli. Ci sono altresì quelli dai quali devi
scappare, ma degli altri ci si fida ciecamente. Ti aiuta a non sentirti vecchia
con loro, in questi tempi in cui la vecchiaia sfortunatamente è per pochi
infelici!
Cerco
ridiventare proprietaria della mia vita e così sogno d’aver nuovamente
diciannove anni …è primavera inoltrata con gli alberi coperti di foglie nuove e
una vita splendida mi si apre davanti come una grande strada sgombra…ovviamente
non sapevo che dopo parecchi anni il lungo dramma costituito dall’intreccio
delle nostre vite sarebbe giunto a conclusione. Socrate dice che la virtù è la
vera sapienza e essa si risolve nella scienza del bene e del male e quindi come
ricerca razionale; i suoi personaggi sono inizialmente sicuri di sé e delle
proprie convinzioni ed egli finge di non sapere che se mostrando la loro
unilateralità e mettendo in crisi tali sicurezze suscita anche dubbi e il
desiderio di cose più approfondite. “L’ironia socratica” è quello che ciascuno
di noi è in grado di vedere da sé stesso la verità. Platone ci dice invece che
le necessità dei nostri concetti è costituita dalle “idee” ossia modelli eterni
e immutabili e puramente intelligibili che sono la copia della vera realtà.
Quando si cerca di stabilire scientificamente cosa sia il bello o il brutto, o
cosa sia il giusto, non si riferisce soltanto al nostro mondo sensibile (anche
mutevole), ma occorre guardare al bello in sé e al giusto in sé, cioè a qualcosa
di sempre identico. Penso che la mia vita abbia seguito inconsapevolmente la
filosofia platonica; essa ammette l’esistenza di un mondo ideale che è distinto
dal mondo sensibile sia dal mondo che dalla mente. Ma il mondo ideale e perfetto
esiste soltanto come creazione eterna di Dio, mentre il mondo materiale ne è
solamente la degradazione e la caduta. Dopo la morte, l’anima continuerà a
sopravvivere perché se dalla vita viene la morte, dalla morte deve venire vita;
l’anima appartiene al mondo dell’invisibile ed eterno , l’anima è la vita stessa
e quindi non può mai ricevere morte. Così mi domando…come abbiamo potuto
permettere d’avere una vita così disastrosa? Con tutti quei conflitti che hanno
portato rancore, malessere, momenti vissuti brutti ma anche bellissimi. Ai
nostri progetti in cui abbiamo fortemente creduto, c’è da chiedersi…”Per amare e
lottare così tanto era necessario stare insieme?” La vita è già di per sé
combattimento quotidiano, e non sarebbe stato meglio smontare a poco a poco
tutto quanto per mitigare poi il dolore futuro, così da essere più lucidi e
analitici e non avere poi tanti “forse” e “perché” da domandarsi? E’ successo
tutto un poco alla volta come un bimbo che si allontana sempre di più e
smarrisce la via dia casa, oppure c’è stata una repentina svolta, un momento
preciso in cui avevamo imboccato una strada sbagliata? Questi enigma da
sciogliere sono ancora adesso una speranza vana perché il tempo non può fare più
nulla…rimango seduta avvolta nell’oscurità senza vedere e sentire niente! Ho
fallito quando credevo che la vita reale fosse fatta del filo sottile di cui
sono intessuti i sogni. Per permettere a questi amori di sopravvivere è
necessario “condannarli” a vivere nei sogni senza alternanza di disponibilità
anche perché uno dei due non è più in grado di accorgersene. La nostalgia, il
rimpianto, lo struggimento non si trova soltanto nei film strappalacrime. Ma
cosa rende così indelebile e speciale il ricordo di un amore così? E’ la sua
incompiutezza che ci permette di immaginare che se avesse avuto un seguito tutto
sarebbe stato meraviglioso. Ed è intorno a quest’idea che finalmente, o quanto
meno inconsciamente, ho costruito quel po’ di ottimismo nella mia memoria che mi
permette di tirare avanti.
Questi amori spesso raccontano anche la nostra gioventù o comunque un tempo che,
indipendentemente dal rapporto, è ricordato felice e con mille promesse.
Nonostante si cerchino cose positive in questi amori, come intelligenza,
simpatia e anche bellezza, ciò che alimenta il reale rimpianto non è solamente
per la mancanza della persona, ma più specificamente la perdita di una parte di
sé che in quel tempo ha saputo conquistare e meritare un così grande amore. Ci
sono anche i casi della vita come errori, compromessi, frustrazioni e attese
deluse che attaccano la nostra immagine, la ridimensionano e richiamano alla
mente episodi di quei legami ai quali attingere di tanto in tanto, come ad un
serbatoio emotivo per far vivere altre speranze o tenace ottimismo. So che è
difficile l’ottimismo e quindi porto avanti la mia battaglia a favore di un
approccio più facile alla vita, e a sostegno di questo penso sia molto meglio
non avere eternamente una “faccia ingrugnita”, non guardare imbronciati ciò che
ci circonda, non rimuginare all’infinito pensieri negativi e non farsi prendere
troppo dalle “menate” della vita! I sogni tormentati fatti per tanto tempo sono
stati sogni inconsci perché nei sogni, rimanendo inattivi i segni intellettuali
che cessano di agire appena si prende sonno, i segni dei centri nervosi pongono
l’accento sui processi inconsci e mettono in risalto i contenuti sensoriali,
affettivi e emozionali…insomma i nostri disagi! Per consolazione getto, come i
pescatori, un’infinità di reti dinnanzi, controllo in continuazione quello che
prendo e, di tanto in tanto, trovo anche qualcosa di utile al mio caso.
…pensare a
come ci si sentiva tranquilli nei periodi più duri da vivere, con difficoltà da
sbrogliare e con gravi malattie che ci hanno afflitto…stringo gli occhi e mi
costringo a respirare lentamente e a fondo…uno espira, due espira, tre espira…mi
pare stare già meglio…anche se sento un piccolo senso di soffocamento!
La vita è
paragonabile ad un giocoliere che usa sempre le quattro palle più importanti,
chiamate: lavoro, famiglia, amore e amici! Mentre quella del lavoro spesso è
considerata di gomma perché se te la lasci sfuggire di mano può rimbalzare e
tornare, le altre palle sono fatte di vetro e, ovviamente se cascano rovinano!
Se si è fortunati in particolare, alcune di queste anche se di vetro, potrebbero
solamente scheggiarsi, ma il più delle volte si rompono in mille pezzi!
Sono a Castel e ho lavorato come una dannata a chiudere casa per l’inverno. C’è
un clima ancora piuttosto mite, ma presto qui scenderà la neve. Osservo
incantata il mio cespuglio di rosmarino, quest’erba aromatica cara persino agli
dei. Il suo nome latino “Ros” per rugiada e “Marinus” mare, è poesia: infatti è
stato per i romani simbolo dell’amore e della morte. Una leggenda narra che la
Madonna avesse steso il suo mantello azzurro su un cespuglio di rosmarino
durante la sua fuga in Egitto per salvarsi e i fiori della pianta, una volta
bianchi, improvvisamente divennero azzurri.
Guardo anche questo cielo azzurro e privo di nubi, limpido e che si estende
all’infinito in ogni direzione. Non comincia e non finisce mai! E’ come
galleggiassi in questo azzurro senza un inizio e senza una fine. C’è pace e
tranquillità assoluta, un senso di equilibrio e rilassamento dove vorrei
lasciare i miei pensieri. Nel mio cespuglio di rose, un’ultima rosa con un
bocciolo troppo chiuso, duro agli orli anneriti dal freddo é destinato a non
sbocciare mai…come in una lezione di mantra-yoga, immagino che questi petali e
tutta una serie di altri ancora si schiuderanno gradualmente, cresceranno e
espanderanno invadendo il mio essere di gioia e pace interiore di cui si dice
abbiamo tutti una riserva infinita! Non c’è fine allo schiudersi di questi
petali della rosa…mi lascio andare e in questa immagine pacifica senza tempo,
trovo che non c’è ieri né domani, non c’è futuro né passato in questo posto di
non-pensiero. In noi troviamo sempre una risposta giusta ad una risposta
sbagliata e questa è un’altra tacca nella graduatoria dell’accettazione di me
stessa e della vita. La nostra vita è dettata e percepita attraverso schemi e
quando qualcosa non ha uno schema, risulta caotica, così mi ritrovo a pensare
alla reincarnazione, al nostro karma in cui si crede che due persone siano state
insieme in molte, molte altre vite. Il forte amore fra noi che c’è stato, ci
costringerà a tornare insieme per un po’ in ogni vita trascorsa? Voglio credere
che tutti noi siamo spinti sempre più verso ciò che amiamo…perché le illusioni
sono passi del nostro lungo cammino. Come un’acqua che scorre nel letto di un
grande fiume e incontra un grande masso e naturalmente vi scorre attorno e non
sopra. Ma se il flusso scorre a lungo attorno alla roccia, anche se questa è
solida e grande, l’acqua limpida e inconsistente, comincerà a scavarla e a
consumarla. Così alla fine il masso verrà lavato via e l’acqua scorrerà
liberamente dove prima l’ostacolo ne sbarrava il passaggio. Negli approcci che
facciamo alle nostre situazioni mentali, fisiche e emotive, incontriamo tanti
massi nella vita. Abbiamo due scelte da fare: seguire la via indiretta o
affrontare la vita a testa bassa! Affrontandole a testa bassa ci si esaurisce,
ma prendendola da altre angolazioni e lasciare che siano loro ad esaurirsi forse
sarebbe conveniente. E’ come in un’equazione difficile che non si riesce a
risolvere e in preda a rabbia e frustrazione ne cerchiamo freneticamente una
soluzione. Pur calcolando molte volte, se non si trova una differente
angolazione non si fa altro che ricalcare lo stesso atteggiamento. Se non si è
riusciti in passato perché si dovrebbe riuscire più tardi? Avere un approccio
diverso e per un poco fare qualcos’altro; poi vedere l’equazione sotto una luce
completamente nuova e con questo stato mentale nuovo sarà più facile e
divertente riuscire.
Anch’io cercavo a “testa bassa” di affrontare le situazioni per cercarne le
soluzioni! Quando ho smesso di combattere e ho visto tutto sotto luce diversa ho
acquisito serenità quel tanto che bastava. Sono del segno dell’Ariete ma
“prendere la vita a cornate” forse non fa al caso mio! Agendo con calma ho avuto
la “risposta emotiva” al problema, quella che ai miei occhi il mondo non era più
gestibile come luogo sicuro…e avevo così anche rinunciato a credere in qualcosa
di più elevato e spirituale!
Un
filosofo e teologo danese (1813-1855) Kierkegaard, è considerato il punto
d’origine del movimento dell’esistenzialismo. Egli ci fa comprendere alcuni
concetti chiave nella vita: l’esistenza del singolo che si scioglie nel genere e
si illude di conciliare in una dialettica accomodante i paradossi e le
contraddizioni del vivere; la filosofia soggettiva vissuta dal singolo in un
drammatico processo di auto-chiarificazione; l’esistenza come possibilità: vale
a dire come rischio reale e non solo pensato del fallimento e
dell’insignificanza totale cioè il “nulla”. L’angoscia sentimento rivelato di
questa esistenza; la disperazione manifestazione necessaria alla finitudine
dell’uomo e come condizione di un suo possibile rapporto con Dio; il paradosso
delle scelte religiose, parallela alla incomprensibile inserzione dell’eternità
nel tempo.
Recuperare il nostro futuro, per averlo più rassicurante, perché è l’insieme di
tutte le storie con le sue incapacità del vivere La vita è frutto di errori e
quando ci aggrappiamo al passato ci “rimbambiamo un po’ troppo…” La nostra
memoria non è altro che un riflettore che passa sul perduto entroterra dell’IO;
illumina con chiarezza assoluta scene dai colori crudi o vistosi come fumetti di
bimbi; illumina spigoli di cose stagliati nitidamente come giochi di “Lego”;
illumina scene che potrebbero rimanere sepolte per anni in quel tenebroso
entroterra, scene che non erano rimaste radicate come altre reminiscenze
infantili in luoghi e tempo in cui erano radicate dall’amore. Affrontare i temi
della vita di fronte alla nostra coscienza non con meno evidenza, ma con meno
drammaticità…un continuo viaggio interiore delle sensazioni ai sentimenti e da
questo alla memoria!
Guardo il manto stradale reso viscido dopo tutta la giornata di pioggia con
gocce che cadono ancora con impeto portentoso e mi trovo a pensare che qui nella
mia casa ho guardato la mia vita passare in un susseguirsi di piedi: dapprima
frettolosi e impazienti per le troppe incombenze, ora lenti e pigri... ma ora so
contenere un poco le mie emozioni in compartimenti separati in modo da evitare
contaminazioni tra loro! Una parte di me, quella che vuole descrivere sentimenti
e stati d’animo, sta ancora contemplando un’altra me stessa intenta a scegliere
parole da pensare, intenta a decidere quali emozioni opportune posso provare…In
questa casa ho vissuto un’intera “mitologia” della mia identità. Ora quel mondo
a volte ingrato forse mi abbandonerà del tutto anche se sono la stessa
persona,,,ma chi ero in effetti allora? Mi soffermo come da sempre faccio sulla
foto di noi due che, nonostante tutto, mi parla ancora per dire che insieme
abbiamo vissuto, sofferto, sopportato, amato ed infine uno dei due è morto come
a suo tempo accadrà a me!
Sono intenta a distribuire cibo alle due delle tre miagolanti gattine: mi si
strofinano contro e la più pelosa e grassa è sistemata in cima al frigorifero
con le zampe ripiegate intenta a contemplare le altre due con occhi sprezzanti e
socchiusi! È naturale…è la comandante! Quando le due hanno razziato il loro
cibo, balza giù lieve e felpata e con un solo guizzo di coda, mangia beatamente
il suo cibo poi risale sulla sua postazione…semplice: più sono in alto meglio
controllano il territorio. A volte si esibisce in numeri di alta acrobazia…come
quello di salire sulla ringhiera del terrazzo e passeggiare tranquilla. Ma abito
al quinto piano e contrariamente a quanto si pensi, alcuni veterinari hanno
sfatato vecchi luoghi comuni, poiché i mici hanno paura del vuoto, ma stanno
molto attenti a non cadere; però anche loro a volte commettono errori per una
errata valutazione delle distanze. E’ bene abituarli fin da piccoli a non fare
acrobazie sulle finestre o balconi anche se un gatto ribelle e indipendente come
lei è diventata, si diverte nel vedere la sua padrona che si agita e strilla…ho
messo una barriera al mio balcone!
Il
mondo è sempre più dominato da forze biologiche, sociali e economiche in lotta
eterna fra loro e l’uomo fatalmente condizionato da fattori ambientali, dimostra
che in vita soltanto il più forte trionfa, mentre il bene e il male sono quasi
sempre soltanto nella nostra fantasia!
“Si vede andare e venire, camminare e muoversi,
sgomenta e terribile la civiltà fatta realtà!”
(Balzac)
Ero seduta vicino a te ogni giorno e a volte, quando ti aggravai anche la notte,
e per tutti i giorni per quasi due mesi. Dal primo all’ultimo giorno a volte
nulla sembrava reale, come vivere in un sogno orribile, chiusa in quella pulita
e claustrofobica stanza, dove le comuni cose di vita, sono sostituite da uno
svolgimento diverso, quasi surreale e dove nulla tranne i medici, hanno una
qualche realtà.
Tutti eravamo parte di drammi grandi o piccoli e come attori ognuno conosceva la
sua parte. La rabbia iniziale contro Dio che aveva voluto ridurti così e che mi
aveva costretta a camminare senza posa avanti e indietro nei corridoi quando
dormivi, si era mutata in una pena incontenibile, incondizionata. Sentivo che il
dramma che si svolgeva in sordina e sommesso avrebbe continuato ugualmente nel
tempo che pareva si allungasse come un elastico. La sentenza di una morte
ingiusta non mi dava la sensazione del sollievo al tuo soffrire perché tutto era
così drammatico e comune in quel posto che pareva la conclusione più ovvia.
Avrei voluto urlare che non poteva finire così se non fossi stata così
scioccata. Per i medici era finito tutto, per te anche, ma non per me perché
tutto doveva cominciare. Il dolore scandito dagli scatti piccoli e regolari di
un orologio a parete e poi il dileguarsi degli anni a ritroso per avere una
volta in più la conferma che tutto quello che c’era stato in noi non esisteva
più!
Un poeta inglese ha prestato voce ai conflitti a ai sentimenti legati alla
morte con note autentiche di ispirazione. In realtà aveva scritto versi e inni
alla immortalità e all’espressione dell’eterno conflitto dell’animo umano tra
fede e dubbio. Queste poesie gli valsero un severo giudizio di Chesterton altro
poeta del tempo:
“Ragiona come la regina Vittoria, solo che si esprime meglio!”
Realizzare una “vita estetica”, cioè cogliere l’attimo sempre nuovo e godere
sapientemente della varietà della vita, delle sue occasioni…
“Ingannare se stessi sull’amore
è un errore terribile,
è un danno eterno per il quale
non c’è rimedio,
nel tempo o nell’eternità.
Le
cose sono quelle che sono indipendentemente dall’essere presenti in una
coscienza. I dubbi sulla loro attendibilità o dalle nostre illusioni o dai
nostri sogni attraverso i quali alcune realtà vengono riconosciute come
inesistenti. Con queste tendiamo a conferire all’immaginazione un valore di
realtà superiore a quella del mondo dove si vive. C’è anche un universo ideale
rivelato dalla ragione al quale togliamo del tutto incertezze, precarietà e
morte. Pensieri ingannevoli e opinioni che potrebbero fuorviarci e ci fanno
costruire ragionamenti che non hanno realtà per negare proprio la “realtà della
vita”. Con evocazioni di esperienze e sensazioni che appartengono al mondo del
puro sogno, e così non c’è alcun nesso con il reale. Conosciamo solamente realtà
condizionate dalla sensibilità e dall’intelletto; la ragione umana del nostro
IO. Anche l’accettazione di questa fede di reale e ideale, di finito e infinito,
è un assoluto significato dell’universo e dell’uomo sottoposto a rischio di
fallimenti e naufragi. L’uomo ha possibilità di dare un senso alla vita senza
che nulla assicuri che il dramma debba essere per forza a lieto fine.
Attraverso le esperienze cogliamo le situazioni più spiacevoli cercandovi
modifiche al fine di crearne una migliore e a noi più confacente, così si creano
realtà mutevoli e fluide. Occorre far operare in questi casi la ragione che
anche questa però non è strumento infallibile. Da questo possiamo dedurre che
sia un mondo della cui realtà è solo per una “fede animale” , per la immediata
certezza del nostro agire mentre lo spirito è un mediatore fra essenza e regno
materiale. La liberazione del nostro spirito è data dalla sofferenza e dalla
morte, ma non “nella” sofferenza e “nella” morte! Coltivare “valori nobili” dai
più bassi a quelli supremi, alle funzioni trascendentali delle emozioni senza i
quali resteremo per sempre sbilanciati. La realtà è atto del nostro spirito che
non è altro che “il pensiero pensante”, mentre passato, natura e il molteplice
in genere sono atti decaduti, pensieri degradati. La consapevolezza della
volontà col sentimento del pensiero è l’imminenza assoluta. Lo spazio, il tempo
e il mondo fisico vengono riassunti nella vita di chi li pensa.
Un poeta
francese Paul Claudel scrisse: “Che vale il mondo rispetto alla vita? E che
vale la vita se non per essere data? E perché tormentarsi quando è più semplice
obbedire? Cosa è l’amore? E cosa c’entra col sacrificio? Può un miracolo
intervenire nei drammi della vita?
Un pensiero
di sempre che mi agita la mente è: ”Sono tante le cose che vorrei condividere
con te…” I ricordi di spazi e tempi mai più vissuti; spiagge piene di sole dove
la nostra seconda piccola bimba corre incontro a questa vita col suo secchiello
pieno di pietre colorate…queste innocenti pietre verdi e rosse e blu piene di
speranze di tempi migliori. Qualcuna è andata perduta, altre le tengo racchiuse
nel mio cuore. Ancora adesso quando vado al mare, mi chino a raccogliere queste
lucenti pietroline che incuranti degli anni che passano catturano il gesto ora
nuovo ma vecchio di speranze e mi sussurrano alle orecchie parole dolcissime.
Altri giorni aspetto invano che “un sole” mi cresca dentro per poi trovare che
l’unica luce che percepisco è la lampada nel buio della mia stanza.
E’ autunno inoltrato con giornate quasi sempre grigie e con luci e colori che
si spengono al primo pomeriggio. Viene presto sera e poi notte! Le nubi si
rincorrono spinte da un vento freddo portandosi via le ultime foglie degli
alberi, lasciandoli tristi e spogli. Lente e monotone cadono le piogge e questa
atmosfera sopisce tutto e anche se sono ancora in attesa di risposte è in questa
attesa che ho imparato ad amare un po’ più la vita e a non desiderare cose
inutilmente. Mi sento come un piccolo granello di sabbia…posso stare ovunque
perché se frantumato sarei una ben piccola cosa nel mondo!
C’è una leggenda che narra che in un’anima ci sono sempre una donna e un uomo
che non
fanno altro che cercarsi per tutta la vita…
Gli aspetti drammatici e deludenti della realtà danno un senso di nullità anche
alle illusioni, ma dopo tanto tempo arriverà la quiete interiore con distacco
lucido e più calmo. Un nuovo atteggiamento alla vita più teso e combattivo scava
implacabilmente la nostra coscienza quasi fiera dell’infelicità umana…la scava
nell’intimo. Percepiremo meglio il mondo con le sue manifestazioni animali e
inanimate; per la sorte e le vicende della vita negli aspetti più vari e
segreti; con il divino e con l’umano, il reale e il fantastico; con gli stati
d’animo e la fantasia; con la terra e il mare, il cielo e l’oltretomba; la
pienezza della vita con le sue passioni, i suoi valori etici e religiosi.
In cima alla montagna
Il cielo splende in alto.
Silenzio. Tutto tace.
Godo di questa pace.
Solo sussurra l’urlo
del vento minaccioso:
in terra getta l’uomo
che tenta di affrontarlo.
Non più posso avanzare
ma attendere che smetta.
Frattanto temo e penso
Alla mia fragilità.
(poesia dal “Convivio”
2000)
Ricordo quell’ultimo viaggio che abbiamo fatto: tu e i nostri amici a Venezia!
Era lo stesso mese di marzo dove, pochi giorni dopo il ritorno da Venezia ti
saresti ammalato! Viaggiavamo chiacchierando e poi stanchi per la levataccia
mattutina, cominciammo a rilassarci cercando di appisolarci e così quasi non mi
accorsi dello scorrere delle ore…guardavo dal finestrino i paesaggi che si
susseguivano: alcuni tetri con campi inzuppati di pioggia e alberi gocciolanti;
altri con piccole cittadine sconosciute e con le case annerite addossate le une
alle altre. Poi il sole caldo e luminoso spuntò e fece scaturire dai campi tenui
sbuffi di vapore, come affioramenti di rada ovatta. Per uno scherzo della luce,
la carrozza del treno si rispecchiò nel finestrino e io vidi una fila di
viaggiatori riflessi come trasportati a mezz’aria seduti nell’immobilità. E con
queste immagini anche allora la mia mente correva e pensava che forse la mia
vita adesso avrebbe avuto più gioia e tutto si sarebbe appianato…ero stata
operata da poco meno di un anno da un tumore al seno e stavo facendo ancora
chemioterapia. Mi osservavo nel vetro del finestrino e…però la parrucca mi
donava molto, ma chissà perché io la odiavo così tanto! E mentre il treno si
fermava e si aprivano le porte, un’altra porta lontana si dischiudeva nella mia
mente rivelando possibilità nuove, rassicuranti! Ricordo e rivedo una me stessa
più di quaranta anni prima: giovanissima, appena sposata e in viaggio per il mio
favoloso viaggio di nozze! Eravamo anche allora in un treno ma nell’ultima
carrozza ferroviaria e seduti contromano, cosicché a mano che il treno correva,
i binari da paralleli si restringevano fino a diventare una unica riga per poi
perdersi in una delle tante curve! Pensavo a noi due che dapprima eravamo due
righe parallele poi una lunga linea unita. So che allora mi venne da piangere e
tu mi dicesti: ”Dì un po’, non sarai già pentita?” Lo dicesti sorridendo e
guardandomi con tanto amore…anche allora pensavo a cosa sarebbe stata la mia
vita, se quelle due linee confluenti in un’unica linea parallela, si fossero
improvvisamente separate col tempo…Poi il buio e un leggero soffio di vento ;
in lontananza si intravede un punto luminoso nella profondità della galleria…il
punto ingrandisce e diventa un fascio luminosissimo che si dilata all’arrivo del
convoglio in stazione. Era una giornata splendida di marzo!
Ti ho ritrovato
tra le pagine sbiadite
della memoria.
Ci sei sempre stato.
Nelle attese. Nei silenzi.
Nelle speranze e
nei sogni. Negli ospedali
dove i fiori sapevano di calce e
le promesse avevano le lacrime.
Di piombo.
E mi chiedevo chi fossi.
Da dove provenissi
se era la preghiera…
o la paura…
e se tutto sarebbe finito così
come era iniziato.
Eri il mistero.
La risposta a tutto.
Senza nessuna domanda,
il cerchio supremo del vivere…
Mentre tra labirinti di dubbi
me ne stavo raggomitolata
arrabbiata
piegata in me stessa…
fino a quando mi accorsi
che da sempre mi tenevi nel Tuo
grembo.
(S. Milisenna)
La poesia
non è un modo per liberare l’emozione, ma una fuga dall’emozione;
non è una
espressione della propria personalità, ma una fuga dalla personalità.
(Thomas S. Eliot)
Ho visto il passato volare via,
ho vissuto il presente guardando indietro,
vado nel futuro e ripenso a te…
C’eri, sei andato via,
non ci sarai…
Guardo nello specchio
Vedo il mio riflesso,
so che ci sei stato
perché ci sono io…
(L. Monteleone)
Come in sogno seduta vicino alla tua tomba, guardo alla tua vita che pensavo non
avesse mai fine. Avremmo avuto un destino splendido e avvolta nella mia
tristezza persistono oggi i ricordi del passato vissuto insieme. Ho il cuore
pieno di illusioni mancate, sono già quasi al tramonto col mio destino ma
rivedendo alla vita passata so che può ancora offrire mille perdoni, può far
rivivere le emozioni passate per avere questi addii più sereni. Come la notte è
completata dall’oscurità, la luna si nasconde, i sogni, la tristezza e i ricordi
descrivono un silenzio di altri sogni che nascono, di idee che sorgono, di
piante e fiori che crescono, di notti un po’ più quiete e finalmente di sogni
spazzati più lontani…buio e silenzio che aiuti a capire finalmente chi sono, a
risolvere l’enigma della mia vita…
La mia mente
aveva tirato giù il sipario
sulla sorte di un oggi
senza domani,
rassegnato a specchiarvi senza
abiti,
corrugato dall’acqua
che lenta accompagna…
Mi sveglio tutto è buio
e aspetto aspetto
l’alba di un nuovo giorno.
Oggi 6 novembre,
Sono partiti!! Ecco che per tutta la mattinata ho riprovato quel disagio, quella
solitudine che mi inghiotte come una palude. Quando si sta male si tende a
vedere le cose come non sono e queste ci fanno stare peggio ancora…mi butto
sull’ultima mia lettura e ne provo conforto perché ogni parola e ogni storia mi
ricordano altre parole e altre storie, mi fanno riflettere e ripensare… Scavare
nell’anima “sentire” i sentimenti…
Te ne sei andata bimba mia
e per tanto tempo:
cercherò di non piangere
perché questa è la tua vita.
Ma se aspetterai ancora
qualche momento
che ti voglio bene ti direi
anziché riferirlo al
vento…
“Dalle case
silenziose e dalle origini, verso fini sconosciute
nulla vale il
logorio
della volontà di
vincere, se non per conquistarsi l’allegria
e l’amore degli
amici”
20
novembre,
in
cielo ci sono certi nuvolosi che coprono l’azzurro come il grosso coperchio di
una pentola. In un piccolo varco due o tre stelle spuntano piccole e fredde,
come il vento che soffia pungente…guardo a tutto questo e penso sempre più che
gli esseri umani sono il solo enigma che non si capisce con gli intrecciati
animi che ogni volta, come un caleidoscopio, ridisegnano le loro vite:
complicate, ingarbugliate, incomprensibili e con troppi casini! Ogni tanto si
arriva ad un punto dove fare errori non è più permesso, può essere in ambito
lavorativo o in una scelta d’amore, in un momento infinitesimale dove la scelta
quando arriva, va fatta subito. In questi momenti non si deve agire in base ai
tanti pensieri formatisi in precedenza, ma per istinto. Non ci si nasconde ai
problemi della vita come uno stupido “misirizzi”, uno di quei giocattoli che,
con una semplice pressione nella parte inferiore del corpo, in qualunque
posizione si collochi, riprende appena lasciato libero la posizione
verticale…questo non è onesto con se stessi! Oppure nascondendosi dietro la
propria ombra avendo paura di sé stessi! Questa fotografia è di mia figlia! E io
sono nuovamente con la mia psiche forse ancora troppo vulnerabile, piena di
paure e angosce. Il giorno dopo cerco di riprendermi e mettere riposo
all’inquietante falla della mia tranquillità!
La vita è
simile a un tempio dove a volte escono parole confuse e l’uomo vi passa come
attraverso una foresta dove il regno della ragione non supera mai quello del
sentimento. Quindi i nostri pensieri sono caratterizzati dall’inconscio e dal
linguaggio onirico, ovvero dai sogni, dai miti, dai sintomi nevrotici, dove
svolge un’azione di censura. Questi atteggiamenti di pensieri che ritengono
l’assoluto irraggiungibile, hanno un significato protettivo non mostrando la
verità. Perché gli esseri umani sono un misto di reazioni fisiche e mentali.
Facciamo atti di “Hybris” (l’orgoglio che precede la caduta); ma arriva sempre
il “totem del male” ingiusto, pericoloso ma molto molto umano; come il
disorientamento nervoso che segue un incubo é l’euforia emotiva dovuta al fatto
che il panico a malapena controllato lascia posto ad un muto sollievo. Quanto di
ciò che facciamo è geni oppure condizionamento oppure è libero arbitrio? Quanto
siamo responsabili delle nostre azioni? Il mondo è una lotta intellettuale e
emotiva di ego contro ego: vinci oppure ti sottometti, imponi la tua volontà o
fatichi a seguire quella di un altro, comandi o ubbidisci in questa danza della
vita… per i ribelli te ne stai semplicemente a metà strada o segui la via
dell’esilio!
Tutti noi
abbiamo una tensione metafisica che ci contraddistingue: il bisogno di andare
oltre per cercare una dimensione diversa da quella materiale. Con la poesia ci
si avvicina alla filosofia e ci fa riflettere sul senso dell’esistenza. Abbiamo
tutti un disperato bisogno di benessere psicologico e non si trova in nessun
posto se non in noi stessi. I rapporti umani sono difficilissimi salvo le cose
superficiali come: cordialità nei saluti, simpatia sollecita, scambi di favori o
piccoli aiuti nelle amicizie. Ma le barriere da infrangere più forzatamente sono
quelle delle persone poco disposte ad aprire il cuore e a esternare i
sentimenti. Nei gusci protettivi e solidi della “privacy”, le armature che
ti fanno pensare che tu sola sei la “sfigata” o la “più tartassata”, loro
esternano soltanto….”figli perfetti” o “mogli perfette” o “bimbi perfettissimi”.
Si illudono o…? E tu sei lì sola su un altro pianeta che speri prima o poi
vedere le tue colline dorate terrestri. Ancora adesso ho come un atteggiamento
attonito, angosciato e stupefatto per le forze che dominano la vita: la
drammaticità dell’esistenza, gli slanci irrazionali, l’insofferenza, le
convenzioni e la coscienza disillusiva della natura umana. E’ tutto come un
viaggio interiore, dalle sensazioni ai sentimenti e da questi alla memoria.
Ungaretti
nelle suoi scritti citava…”…la poesia può essere il regno dello spirito, ma non
può curarsi di migliorare il mondo per farci sognare una felicità universale”
Il Dalai Lama:
“Se vuoi che gli altri
siano contenti, pratica la comprensione. Se vuoi essere contento, pratica la
compassione”
“L’amore autentico è
sempre compassione, e ogni amore che non sia compassione, è egoismo”.
(Artur Schopenhnauer)
Altri
manifestano in “prosa spontanea” l’inquietudine, l’ansia e il desiderio di
fare della vita un’esperienza sempre nuova alla ricerca della verità o “Dharma”
tramite il buddismo zen.
Il dolore
si manifesta e si identifica con la “condizione di mancamento e di bisogno” e
anche con la “sofferenza”, anche se questa è proprio una triste comprensione. Ci
vorrebbero sì anche chiarimenti verbali, ma anche “solitudine terapeutica”!
Siamo tutti imperfetti ed è una continua dichiarazione di inesperienze, ma non
si deve perdere la speranza, bisogna ritrovarla e portarla alla nostra vera
casa, perché tutto è incomprensibile tranne quello che hai dentro te, fuori non
c’è nulla, nessun angelo custode! Lo scopo è sopravvivere anche se è cosa dura,
spietata e solitaria a dirsi. La maggior parte si lascia guidare da illusioni
che le trascinano; poi ci sono i forti che scelgono questa dura realtà della
sopravvivenza…tutto è selezione naturale! Siamo soli nella vita! Siamo isole
fatte di roccia o di sabbia, e tutto il resto è illusione. Per quanto uno
programmi bene le cose, si naviga sempre a vista; bisogna guardarsi dentro
anziché fuori…guardare l’anima anziché le stelle e poi giustificare te a te
stesso. O almeno spiegarti! Come il mago di Oz “burattinaio di anime” non agiamo
parecchie volte di nostra volontà o per iniziativa personale, ma secondo la
volontà o gli umori di persone vicino a noi con l’imposizione di agire secondo
decisioni e voleri di queste!
Tutti
cerchiamo di raggiungere tortuosamente delle mete elusive tentando di ottenere:
la sicurezza, il riconoscimento, la libertà e la più ambita le risposte. Le
risposte dell’amore, delle amicizie, la considerazione e il conforto.
“Un mago, il quale avrebbe saputo con certi canti richiamare le anime
dall’inferno…”
(Leopardi)
“Si crede
che i magi avessero il potere di trar giù dal cielo la luna con incantesimi.”
(Leopardi)
“Fa
mestiere credere che vi abbia nella vita umana alcun che di grande e di bello
vero, e che il poetico del mondo non sia tutto favola.”
(Leopardi)
E’
la ragione che ha come compito fondamentale di educarci a conseguire una
equilibrata felicità attraverso la vittoria sui pregiudizi e la
razionalizzazione delle passioni e dei desideri: dividere in tanti parti le
difficoltà che incontriamo, quindi esaminarle perché siano più facili da
risolvere. Svolgere ordinatamente i pensieri in modo che siano più facile
conoscerli e a poco a poco gradualmente conoscere quelli più complessi. Ogni
età ha la sua perfezione e fin da bambini si deve vivere sciogliendo le briglie
dell’ esuberante energia in questa età fortunata, in attesa che la natura lo
trasformi in uomo. La soggezione alla natura si manifesta come abbandono
all’onda delle parole che sgorgano abbondanti con effusioni e intuizioni
improvvise e disordinate.
“Come è grande il mondo alla luce delle lampade,
e
come è piccolo agli occhi del ricordo.”
(Charles Baudelaire)
Ci
avviciniamo a Natale…con una serie di immagini luminose e sconnesse come
diapositive fatte balenare su uno schermo, ecco l’albero fatto da te: tante
palline colorate e tante luci! Immagini di te che dai cibo alle gattine
bisbigliando loro tenerezze a questa oasi miagolante…tu che ti alzi prestissimo
per accompagnare la nostra Giada a scuola…tu che appisolato sul divano con la
tua gattina preferita sulle gambe, ti risvegli e stiracchi le gambe intorpidite
per la troppa immobilità e per non creare disagio alla bestiolina. Eri una
persona amabile e buona… ed è inutile dire che calendari e feste sono stati
fatti dagli uomini e che Capodanno è soltanto un’invenzione…il passare del tempo
non è mai allegria soprattutto se soli! In queste giornate amo il candore della
neve, anche se qui in città diventa subito grigia; ne amo il candore dei fiocchi
che scendono; ne amo il silenzio e a come era candida circa un’eternità fa. Ero
candida anch’io, non furba, non sospettosa , non arida ma solamente candida. Con
i miei occhi di allora vedevo tutto luccicare e avrei voluto mettere sotto
l’albero di Natale tanti pacchetti di lieti e quieti intervalli di vita per i
miei anni a venire. Tutto è stato bruciato per correre la vita a più non posso
e ora che, per forza di cose ho imparato la lentezza, forse la mia vita rimasta
diventerà meno breve e non svanirà in un lampo come la neve. Questi giorni prima
di Natale sono bui e deserti ed il mio cuore è come sfiorato da una carezza di
gelo…Qual è il senso del Natale? Ci sono cose più importanti oltre le luci, gli
auguri, i regali? Al pensiero mi tornano in mente tutte le persone care che ho
perso in questi ultimi anni…troppe! Vorrei che ci fosse un grande albero di
Natale in tutte le città e dove le persone, non soltanto bambini, possano
appendere i loro bigliettini con i loro desideri: trovare lavoro, ritrovare la
salute, incontrare la persona giusta, esprimere desideri e speranze, raccontare
situazioni o invocare attenzioni scaturite da una realtà presente in tutta la
vita di noi esseri umani. Così il mitico Babbo Natale ( che qualcuno si sforza
di raccontare ai bimbi che non esiste) vivrà con i suoi tanti bigliettini, vivrà
non soltanto come un rito collettivo da celebrare, ma per rompere solitudini,
isolamenti, emarginazioni o diversità… e forse finalmente servirà a qualcosa!
Seggo immobile e in silenzio volgo lo sguardo alle piante di ciclamini poste sul
davanzale tra le doppie finestre. Ho sempre considerato questi fiori come
vistosi espedienti di giardinieri, ma questi vasi che ho esigono proprio poche
cure e sono un miracolo di bellezza…i petali di un rosa tenue e di un bianco
abbagliante si stanno aprendo alla luce e le foglie con le loro sfumature di
verde fanno tornare in mente alcune frasi di un poeta :” tutto ciò che vive è
sacro…la vita si delizia della vita. Dove viviamo e ci muoviamo lì abbiamo il
nostro essere.” Non ricordo quando nella mia vita sia mai stata in grado di
esprimere quello che avevo in cuore…non lo sapevo fare! Cercavo di scrivere
impressioni ma la vita era già talmente ingombra, il terreno talmente incolto
tra l’immaginare cosa avrei voluto e la realtà, che strappavo sempre il tutto.
Anche allora però pensavo che al mondo non vi era nulla di così confortante
quanto la consapevolezza della felicità; nella capacità di dare alla persona che
ci accompagna la felicità anche se tale capacità é una dote ben rara.
So che si
dice che chi scrive deve subire tanti traumi quanto se ne potrebbero sopportare
senza crollare…così mi viene da credere che forse il mio cuore è più saldo di
altri e che forse ho più lembi di pelle e abiti per custodirlo. Tanto tempo fa
pensavo di non meritare la felicità e allora facevo i dovuti scongiuri: accendi
una candela, incrocia le dita, prega Dio che non si accorga che sei felice! Poi
troppo presto ho imparato la lezione contraria: la diffidenza della felicità.
Adesso mi dico che non voglio più spiegare il mondo con miracoli ma con la
razionalità, anche se la superstizione vive in tutti noi perché è un modo
istintivo di pensare. Spiegazioni, giustificazioni o parole non sembrano
appropriate ormai a proposito dell’estrema negazione; non esiste nulla di nuovo
da pensare, da dire davanti all’irreparabile. Sono in ricerca perenne di
significati reconditi di vita, ma spesso finisco come un branco di cervi
accecati dai fari di un’auto. Dimentica i fantasmi…sussurra una voce nel buio…ma
tu dovresti essere qui con me!
Questa vita che si fa scialba mano a mano che diventa routine, abitudine. Le
giornate diventano noiose a avanzano lentamente, facendosi strada verso la fine;
anche se ho sempre cercato di vederne i quadri nel suo insieme tutti quanti
etichettati e non. La gente fa così: nasce, cresce, mangia, ama, desidera,
perde, è triste, invecchia, odia, muore. Anche se spesso non vedo un senso
nell’andare avanti, vado avanti ugualmente cercando di vedere cosa ci sarà nel
prossimo piatto o voltato il prossimo angolo.
Per vivere bene mi dico che basterebbe dimenticare fede e speranza…perché se si
lasciano da parte queste due grandi cose si può continuare a vivere. Quello che
ci butta giù è sempre la nostra speranza nel domani, la speranza nel futuro. E
la fede? La fede come ricompensa in cielo? Ciascuno ha una sua fede e mai
d’accordo con la fede di un altro. Penso che ci sia una sola probabilità che Dio
s’interessi a me personalmente e novantanove probabilità su cento che non ci
sia. Il mistero non so cosa è se non quello che qualcosa ci crea e poi ci
distrugge; ma vorrei anche pesi giusti e misure giuste. Spesso la penso così
anche se ci sono parecchi angoli che si sono come smussati: ho più rughe e sono
molto meno sicura delle mie convinzioni. Non è che Dio ci dà e poi prende, ma le
condizioni generali della vita: la prima è questa e la seconda é che se continuo
a svegliarmi ogni mattina, posso anche continuare a vivere!
(Ho trovato le parole di una bellissima canzone)
Ci sono volte, certe volte che
Lo sai vorrei essere un re perché
Sentimi il primo in qualche cosa anch’io
Ma il re del niente sono io
E se va bene ecco, sono qui
Non ci son trucchi ma l’inganno sì
Son le parole che m’invento
Che sono come foglie al vento
Splendido niente di un uomo che cammina
Un uomo in mezzo alla gente
Seguendo l’onda in questo mare di giorni
Che ancora non mi affonda
Io che voglio e vivo una vita normale
Che me ne accorgo cercando
Qualcosa di speciale
Io che non esisto ma che
Non voglio morire
Sono il re del niente statemi a sentire
Capita a volte sai che la tristezza
Mi sfiori appena con la sua carezza
Ma ecco il piacere dispiacere
Sai ho imparato anch’io sai a godere
Splendido niente di uomo che cammina
Un uomo in mezzo alla gente
Io che esisto ma che
Non voglio morire
Sono il re del niente
Vivo tra la gente ma non conto niente
Sono il re del niente…
16
dicembre,
I
meccanismi della vita e l’imprevedibilità degli eventi cambiano il corso del
nostro destino così tanto che quando ci si guarda indietro pare a volte che i
nostri pensieri si riferiscono ad un’altra persona. Li condiamo con tante di
quelle cose che i vecchi ricordi a volte cambiano forma e in questi il più delle
volte ci compatiamo. Anche se adesso non sono un granché, è importante che io
cerchi di essere sempre me stessa per come sono e perché lo sono.
Ho ricevuto poderose lezioni dalla vita e se anche ho parzialmente risolto i
miei problemi non frequentando tantissimo altre persone, so che la mia ancora di
salvezza é stata anche la solitudine. Essa mi ha permesso di viaggiare con la
fantasia e così ho trovato in me la compagna ideale che comincio ad amare un
po’. Ho analizzato la mia vita e mi sono ritrovata in parte e ora cerco di
ritrovare anche il mio prossimo, (anche se ancora adesso qualche volta non so
proprio da che parte rivolgermi).
Abbiamo altresì in noi un grande buco nero dove cerchiamo di nascondere angosce
e paure; ma bisogna fare molta attenzione per non rischiare di cercare di
nascondere lì anche noi stessi.
Tanti sono i pensieri che si soffermano sulle leggi fatali imposte dal destino,
sulla natura, sull’amore e sugli “strumenti malvagi” al servizio della nostra
intelligenza e sulla volontà insondabile di un Dio silenzioso; sulle speranze e
sul coraggio, sulle conquiste umane e infine sullo “Spirito puro” re del mondo.
Questi pensieri sono ricchi, suggestivi e simbolici e hanno una forza
particolare e una concentrazione unica. Fuori di noi esiste un soggetto esterno
che causa tante modificazioni, ma queste casualità hanno una loro realtà
soggettiva cosicché anche il nostro spirito (perché l’uomo vive non solo col
pensiero ma anche con l’azione), costituisce il suo destino.
Se non si trovasse un mondo esterno sul quale fare presa con la nostra azione,
questo sarebbe assurdo e irrisorio e lo sforzo inutile. Poi c’è anche il destino
o fato che si dice “bussi alla nostra porta quattro volte”. Il destino con la
violenza devastatrice, il destino luminoso e sereno seppur screziato di inquieto
rincorrere di ombre, il destino fantasticamente misterioso ed infine il destino
gioioso e solenne a conclusione di una vittoria umana sulla sua cieca necessità.
Sto dando una sistematina ai miei pensieri e spesso osservo che entrare nel
privato delle persone “normali”, si scopre che sono speciali, mentre entrare nel
privato di persone “speciali” si scopre che sono solamente poveracci. Mi domando
spesso a quale categoria è preferibile appartenere…nell’esistenza la cosa più
straordinaria è essere ordinari perché tutti vogliamo essere straordinari, è
banale. Viceversa essere ordinari è rilassarsi in ciò che è straordinario.
Nessuno può distruggere la beatitudine di una persona in grado di accettare la
propria “ordinarietà” senza lamentele ma con gioia, poiché tale è la natura
delle cose. In questo caso ovunque si andrà ci si sentirà beati!
E’
facile mandare in frantumi una vita, spezzare una catena col pensiero, sciupare
il frammento di un sogno portato in giro con cautela, come un pezzo raro di
fragile porcellana. Lasciarlo stare e viaggiarci insieme è la cosa più
difficile.
I
sogni e io eravamo come una coppia di attori intrappolati in un’assurda
interpretazione senza traccia di trama o di storia; incespicavamo nella parte
covando il dolore e soffrendo, ma incapaci di cambiare recita. Aspettavamo
una specie di esorcismo o un personaggio importante che ci dicesse:” Voi non
avete controllo alcuno in questa situazione!” per affrontare le cose a viso
sereno e accendere quella rabbia per ciò che era accaduto o cercare un qualche
risarcimento. Forse così alla fine i ricordi e i sogni potevano liberarmi per
sempre e io li avrei abbandonati lì a vagare nel buio in un posto privo di
ormeggi e fondamenta.
E’ mattina
e sono nel bagno per rassettarmi e ovviamente sosto per darmi una sbirciatina
allo specchio. Sono più pallida e stravolta di come immagino. Il sogno di questa
notte ha lasciato il segno: guardo i miei occhi e vi leggo una profonda
stanchezza che vela la mia determinazione appena acquisita :”Nessuno può dirti
cosa sei o non sei in grado di fare, lasciati tutto alle spalle!”
“Due” di Erri De Luca
Quando saremo due saremo veglia e sonno
affonderemo nella stessa polpa
come il dente di latte e il suo secondo
saremo due come le acque, le dolci e le
salate
come i cieli, del giorno e della notte,
due come sono i piedi, gli occhi, i reni
come i tempi del battito
i colpi del respiro.
Quando saremo due non avremo metà
saremo un due che non si può dividere con
niente.
Quando saremo due, nessuno sarà uno
uno sarà l’uguale di nessuno
e l’unità consisterà nel due.
Quando saremo due
cambierà nome pure l’universo
diventerà diverso.
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