| |
Una lucida
prefazione di Sandro Gros-Pietro accoglie il lettore, istruendolo circa il
valore di ciò che sta per leggere.
Man mano si procede
in questa "felice fatica", si copre un poeta caustico, spesso ammiccante. A
partire dal titolo del libro, che si riferisce a una "filastrocca" della marina
Borbonica e che ricorrerà in un percorso che dà anche molto spazio ai titoli
"Alissa abbraccia la madre meritando la standing ovation nel calore di uno
studio televisivo", da far invidia a Lina Wertmuller! E non a caso. Il titolo
è
una sorta di "ouverture" che offre immediatamente il tenore del testo in questo
caso dedicato a un "archetipo" dell'immaginario femminino ai tempi del "papi",
la miss, velina in pectore, al caso escort per villoni con piscine, forse poi
solo una foto nella pagina degli annunci di un giornale con offerta di massaggi.
Un personaggio che
ritorna più volte. L'ammuina è il tratto distintivo del nostro tempo che è il
vero soggetto della raccolta, che sfiora istanti di classicità o scene del
Vangelo: «Oh, mia dolcezza, mio inascoltato tuono. | Io ti scaglio sul dorso
d'acqua, tu mi ritorni | sul cuore come un'accetta barbara. || Perdona ciò che
non ho fatto, che non ho detto. | Ciò che ho pronunciato è zirlo di passera, |
ruota di pavone nell'orto di getsemani». Poesia civile dai toni accattivanti,
satira feroce, con un'anima di luce che non si perde nel grigio dell'ammuina italica...
| |
 |
Recensione |
|