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Il filo rosso
Si tratta di un
‘concept-book’, in cui la storia artistica del maestro Talani, la sua
personale “poetica“ visiva, viene identificata con un filo rosso di
poesia, tra l’altro di pregevole fattura…
L’autrice, a differenza di altri casi di “parallelismo” tra pittura e
parola poetica, non si limita a “confezionare” le parole adatte per il
dipinto a cui si ispirano, no, sa utilizzare il verso in due direzioni:
da una parte una ricerca di ritmo e di afflato che si prende anche la
sua indipendenza, dall’altro è come se le poesie della silloge fossero
in realtà anche un approccio critico che risulta essere più efficace di
un saggio; peraltro non manca nemmeno un apparato critico di rilievo.
Sono comunque due scoperte, i quadri di Talani e le liriche di Patrizia
Fazzi: la pittura del primo è figurativa, ma con assonanze surreali e
metafisiche. Nei dipinti vivono affreschi di vita, con personaggi che si
sfiorano nei loro tragitti, che si tratti di amanti o di folle, quasi
sempre in attesa di partire, i capelli tesi da una brezza, il mare
vicino, sempre presente in un artista che in riva al mare è nato. C’è
una severità di contrappunti tonali, di forme rese con stile molto
personale. Il canto poetico segue queste linee, non tanto perché imita
la visione, ma piuttosto in quanto naturalmente correlato. L’amore, che
è poi il famoso filo rosso, è il centro, un sentimento che si ricava
anche, e diremmo soprattutto, dalle assenze: “Dimmi dove hai messo
| le
carezze non date, | dove hai gettato la chiave | che chiude gli abbracci
perduti, | gli sguardi, i sorrisi | che mai ti ho visto brillare”. Due
prove d’autore che si intrecciano con armonia.
01/05/2009
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Recensione |
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