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Delle marionette, dei burattini e del BurattinaioIl teatrino di Liliana Ugolini tradotto in francese da Paolo Zagaglia e Gerard Adam è in libreria in un'edizione italo-francese, corredata da un percorso pittorico di Giovanna Ugolini, che con ironia insegue marionette, burattini e burattinaio. Tra parole e immagini all'unisono si esprime una visione ludica e tragica del mondo. Come definire il testo? Fiaba, poesia, commedia, racconto, dialogo, manifesto?
Liliana Ugolini definisce il testo "fiabola" (tra fiaba e parabola). La >definizione non spiace, anche se, come tutte le definizioni, non può essere esaustiva. In particolare del "Teatrino delle Marionette, dei Burattini e del Burattinaio" che, al di là della veste fiabesca, ai limiti dell'onirico, e metafora di vita e di arte. E la morale, che nella favola classica, viene esplicitamente dichiarata in epilogo, nella fiaba viene adombrata, nella parabola scaturisce dal significato, nella "fiabola" e affidata a pennellate eleganti, ma chiare dell'autrice, che riflette sui costumi pubblici e privati, sulla crisi dei valori, rivelando la sua visione esistenziale ed estetica. Basta scorrere il titolo di qualche capitoletto: "Il gioco del burattinaio"; "Sentimenti e morale delle marionette"; "Dolore e gioia delle marionette e dei burattini"; "I diritti e i rovesci delle marionette"; "Marionette e burattini"; "L'Arte delle e nelle Marionette"; "Parole e marionette"... Quale volto dietro le maschere? Le marionette hanno un'anima o sono solo mosse dal burattinaio? Che cosa accade nel teatrino della Società? Che cosa accade sulla pallina terra? Cose strane ... Si fanno cause per un metro di terra e per migliaia di morti in guerra nemmeno una, solo perche il burattinaio fittizio (quello che abita nelle case bianche o ai viminali) ha diritto di vita e di morte sulle marionette un tempo vestite da militari ora vestite da civili. Le marionette ci invitano a riflettere. Sottolinea Liliana Ugolini fatto di essere marionetta e di delegare esito del suo fare al burattinaio, questo non è accettabile dalla marionetta certa responsabilmente di scegliere. Purtroppo a un'illusione. E Liliana nota con malinconia: le marionette hanno solo la liberty di scegliere nella loro specie il loro 'fare" ma e il disegno a cui approdano che non è loro. E la Ugolini nota Povere e naufraghe marionette! Più credono d'essere nell'io più sono marionette in mano al burattinaio. Le marionette si convincono che scegliere a solo una utopia: un'amarezza che la levità e la grazia dell'espressione sdrammatizza. In "Parole e Marionette", l'Ugolini sottolinea che marionette e burattini hanno dei "Capi", che "parleranno in tutti i modi attraverso parole stampate, parole urlate, parole lette. Diventati Capi del teatrino della society incontrano Arlecchino che grids loro: "Parole ! Par olejgaroje, in vece paro le, orlape, lorape, praleo, pralao prolae, orapel plaroe che così, disfatte e sfatte..." I Capi restano indifferenti. Da tempo hanno costruito un luogo che si chiama "parlamento". Li parleranno singolarmente e tutti insieme, a voce alta e a voce bassa, a braccio o leggendo ... In tal modo asseconderanno i disegni del Burattinaio che, nonostante tutti i loro sforzi verbali, sa che non hanno cambiato niente dell'Opera finale. Quando levano lo sguardo al cielo, che appare in tutta bellezza, le marionette manifestano smarrito stupore. In silenzio percepiscono altri mondi, altri universi. Si sentono sperdute nell'immensità e avvertono l'insormontabilità del mistero. Il Burattinaio tira i fili ma ogni marionetta non può essere altro che quella, ora grande, ora piccina, sperduta di fronte all'infinito, piena di stupore, di fronte al mistero dell'Universo. Ci sono varie gradazioni dell'io. Ogni marionetta ha la prerogativa di allargare le storie e trasformarle in mito. Dal mito all'archetipo, cui ogni marionetta fa riferimento, in una re-invenzione continua, fino ad esprimere l'io in immagini. Nell'aspirazione al bello, al sogno, al sublime la Ugolini individua il mistero dell'Arte. Nel volto di ogni marionetta traspare la sua vita, la sua storia: tra luce ed oscurità. In un perenne alternarsi di metamorfosi che trasformano i tratti, confondendo il bello e il brutto e viceversa. Fondamentale a it carisma, ma l'ultima parola spetta al Burattinaio, che ha il volto di tutti e di nessuno. La finzione lavora la realtà e l'opra imita it mito. / ... / Pallidamente in scena torna lo specchio / in cui proietto immagini dell'opra. / .. Riecheggiano in quelli dell'Ugolini i versi della Morante: Di te finzione mi cingo / fatua veste / io sola, unica io / sola con bellissime fiabe / consolare la notte1 Elsa Morante, Alibi, Garzanti, Milano, 1990 Sheheragade p. 47. La scrittura per la Morante si configura come sortilegio necessario a fronteggiare le asperità della vita, ed evadere dalla bruta realtà, rifugiandosi nella fantasia, nell' immaginario. Come nella Morante, in Liliana Ugolini ii bisogno del meraviglioso come antidoto all'opacità del male e alle inquietudini della contemporaneità si concretizza nella scrittura che ella considera forma privilegiata di conoscenza. Nella rilettura fantastica del teatrino, in filigrana si intravedono gli ideali e i valori che Liliana Ugolini non cessa di testimoniare nella vita e nell'arte: Cultura, Umanità, Bellezza. Eloquentemente conclude: "La marionetta è il corsivo di me fra righe, in luoghi. Il mio sogno ha un'altra storia. Liliana Ugolini, Des marionettes, Collection plumes au bout des doigts. Delle marionette, dei burattini e del Burattinaio (Rilettura fantastica del teatrino) Con opere visive di Giovanna Ugolini. |
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