| |
A ritroso. versi e prose
Un romanzo di poesia
La prima operazione da compiere,
appena avuta la fortuna di avere tra le mani il corposo volume di Danilo
Mandolini intitolato A ritroso, è quella di doversi destreggiare per
comprendere l’articolata “architettura” del volume stesso, per poi finalmente
appurare che nella sua originale impostazione già prende forma la specificità di
un progetto, ma soprattutto di un dialogo a vasto raggio e puntuale, che
l’autore vuole sicuramente riproporre attraverso nuovi ritmi e ritrovate
rappresentazioni. Una volta scoperte le piattaforme sulle quali mettere i piedi
e finalmente procedere con sicurezza (alla stregua di un tranquillo e piacevole
guado), ecco che il discorso comincia a sciogliersi e a dipanarsi, fino a poter
dire che diventiamo inevitabilmente contubernali nel suo fitto percorso poetico
che, in ultimo, riteniamo molto coinvolgente ed esaustivo, tenendo in buon conto
che in conseguenza di tali osservazioni il volume viene ad assumere le vere
sembianze di una reductio ad unum che gli conferisce l’impronta – oserei
dire – di un “romanzo di poesia”.
Per come acclara Mandolini in
premessa, il volume (regalo molto delicato e prezioso per celebrare le nozze
d’argento con la poesia!) è un’auto-antologia rivisitata nei suoi punti focali e
sostanzialmente viene a testimoniare la sua costante attività in fatto di
scrittura, una dedizione che a pieno gli riconosciamo, e che è supportata
sicuramente da una grossa “fede” nei confronti della poesia, che nel tempo lo ha
portato anche al servizio di essa se, come sappiamo, ha dedicato e continua a
dedicare una buona parte del suo tempo a far veicolare, attraverso saggi,
pubblicazioni e recensioni, anche la poesia degli altri.
In quello che è il ventaglio dei
componimenti, ciò che sostanzialmente preme ribadire è il dono della sintesi di
cui gode il Mandolini: difficilmente i suoi versi raggiungono o superano le
venti righe, e in virtù di tale dono ogni singola parola (che non allude ma che
è figlia d’una precisa rappresentazione) assume un peso specifico ben
determinato e controllato, quasi ad affermare l’univocità di un sintagma saldo,
esclusivo ed invariabile. E, in effetti, nella totalità del suo dettato
“narrativo”, ogni parola sembra inseguita e verificata nel suo spessore, nella
sua crudità fino a divenire, quindi, “parola” che s’incarna, che nomina e che fa
esistere le cose, anche quelle che non vediamo; per non dire che talune cose
sembrano fantasticamente colpite da improvvisa animazione se leggiamo «i volti
sudati dei vetri d’inverno».
Di converso, a quella che è la
staticità illuminante di tale parola che, nonostante la sua sontuosità sa
raggiungere dei toni squisitamente colloquiali, entro le righe si contrappone
una compostezza ritmica e un continuo movimento di personaggi, di arrivi e di
partenze che procurano dinamicità all’espressione poetica che, tra ricordi
sedimentati e riflessioni a caratura esistenziale, immette via via dentro un
paesaggio interiore che con molta fratellanza spirituale non possiamo che
condividere. Inoltre, siamo coscienti che superati i quarant’anni di età, chissà
per quale meccanismo del profondo, comincia a prendere forma un pensiero di
morte, esempi preclari li abbiamo in Mario Luzi con la sua poesia A
quarant’anni e in Vittorio Vettori con il suo testo Capo quaranta.
Anche in Mandolini tale pensiero affiora in maniera sparsa, con una dicotomia
che tende a dualizzare le luci con le ombre, la vita con la morte, la
dissoluzione con la speranza, elementi questi che vanno a caratterizzare la
valenza e la molteplicità della sua introspezione. E siamo sicuri che questo è
il suo attuale stato d’animo, poiché confortati dalla sezione
“uno” che raccoglie quelli che finora erano
i più recenti inediti: in effetti in tali testi siamo suggestionati da
vortici, da inverni, da pioggia che cade in basso, da ceneri, fragori, braci,
voragini, che giungono a specificare un tempo “nuovo” che inevitabilmente ci
attende, anche se poi «altro non resta al di là della siepe/che poche parole
spoglie di suoni…».
| |
 |
Recensione |
|