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Ascesa al regno degli immortali

Se l’arte è la musa ispiratrice

napoli.com

Il romanzo Ascesa al regno degli immortali di Alessandro Pierfederici (Biblioteca dei Leoni) racconta lo struggersi del musicista Anton Giuliani, uomo travagliato e votato alla sofferenza perché teso alla ricerca dell’essenza dell’arte.

Protagonista assoluta è, dunque, l’arte stessa, presenza senza corpo che anima la vicenda e prende forma nella musica, la quale costituisce poi l’attività primaria dello scrittore, concertista affermato ed eclettico rivelatosi con “Ritorno al tempo che non fu”, il suo esordio.

Per Anton l’arte scava nell’anima, è “l’unica luce” che “consente di vedere la propria strada”, è ciò che “rende immortale gli uomini che la rendono immortale”.

Colui che è votato all’arte deve esprimere il vissuto personale nel proprio percorso artistico per rivelare nelle note che esegue e che compone il mondo e la verità che gli appartengono.

“La dedizione assoluta” per il protagonista è il voto rinnovato ogni volta come un Credo. Il talento artistico è tale se, scevro da ogni narcisismo, viene messo al servizio dell’umanità.

Il ritratto del protagonista è una tela che mostra il volto e la sensibilità di Anton Giuliani offrendo al lettore ampi spunti alla riflessione, quasi a rasentare il pensiero filosofico di Tommaso D’Aquino, secondo cui l’anima è “tota in toto corpore”.

Verso tale scopo è votato Anton con la sua ossessiva ricerca artistica che lo porterà al regno degli immortali solo dopo aver compreso quanto la realtà sia ispiratrice nel momento in cui è fonte di sofferenza o di gioia. Da qui il titolo del libro.

Ambientato durante gli ultimi anni dell’Ottocento, nei quali la Belle Epoque cede il passo ai nuovi fermenti, la Rivoluzione Russa del 1917 e lo scoppio della Grande Guerra, il libro è incentrato sulla vicenda privata e professionale di Anton, uomo dai numerosi amori: Marina, Maddalena, Eva, Laura, Katarina.

Le figure femminili principali sono, però, la madre Edvige e la compagna Helene, espressioni di un’immagine di donna comprensiva e dolce, capace di guidare Anton nel suo cammino.

Il fato entra nella storia come un ulteriore personaggio, in grado di dirigere la vita stessa del protagonista, come un direttore d’orchestra che riesce a far esprimere agli orchestrali la propria sensibilità.

Ne consegue che i tanti “se” sono il filo rosso che regola la vita di Anton, manovrandolo come un burattino, come nel film “Sliding doors”, strutturato sulle due differenti possibilità di vita che si presentano alla protagonista.

I “se allora non fossi riuscito”, “se fosse venuta”, “se non fossi stato lontano” conducono Anton verso qualcosa che non è mai una sua scelta, quando si trova davanti ai “bivi misteriosi verso l’ignoto”.

Vero romanzo-fiume, “Ascesa al regno degli immortali” è un omaggio alla musica, in cui viene spiegato con precisione l’andamento delle note ispiratrici di sentimenti e di travagli da parte di colui che l’ha composta o si accinge a scriverla. Spesso la lettura coinvolge tanto il lettore da farlo sentire come uno spettatore in ascolto di un concerto di Beethoven, Wagner, Mahler.

Metafora del tempo che scorre, fuga verso il futuro e ritorno al passato, è il treno che da Trieste a Vienna (e viceversa) culla Anton sul filo dei ricordi, dove la giovinezza si alterna alla maturità, dove la “crepa” intravista sulla parete della sua stanza di adolescente si allarga ogni volta per ricordargli che la sofferenza è la sola ispiratrice.

La capacità descrittiva di Alessandro Pierfederici trova libero sfogo nelle pagine in cui la natura è lo scenario che, scorrendo attraverso i finestrini, infonde quiete all’animo di Anton che gode dei suoi colori, del mare, delle verdi colline, della maestosità dei monti, delle vallate, dei boschi.

Il viaggio termina nella maturità, quando Anton Giuliani accetterà finalmente il mondo e le sue sfide.

23/7/2014

Recensione
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