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Veniero Scarselli, fiorentino, dapprima biologo e ricercatore ed ora quasi esclusivamente poeta, esordisce nel campo delle lettere con questa raccolta di liriche, scritte tra il 1968 e il 1980. In prefazione Vittorio Vettori individua tre caratteri in questa produzione: rigore scientifico, tempo musicale, esperienza del sacro. Il lettore, però, viene preso subito dalle tematiche esotiche, avventurose che questi versi raccontano: oasi nel deserto, veglie notturne di marinai, bianche isole inondate di sole allucinante. Altre immagini si intrecciano man mano in questo pellegrinaggio che è il libro di Scarselli: amori in dimensione totale, paesaggi primigeni montani e marini, paure ancestrali, vecchie case piene di specchi e di clessidre, i mille volti della morte, lo squallore delle città. Alla fine del viaggio, viene prepotentemente fuori un'Idea: Dio.

L'attrazione più forte di questa poesia "odissaica" è senza dubbio il linguaggio denso e favoloso: una originale fusione di elementi conoscitivi e di elementi più propriamente espressivi. Eccone alcuni esempi: "unico uomo sul mio legno | fui quel giorno prigioniero | di sargassi tenaci"; in quel rogo primigenio di nozze | rendemmo fertile la terra | forti come eroi guerrieri | sulle spiagge antiche del mondo".

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