| |
Appunti per una storia
naturale della morte è definita nel sottotitolo, dall'autore medesimo, la
Pavana per una madre defunta, nella quale definizione Storia e Natura sono enunciati binari, non
sempre paralleli, sui quali il lettore viene costretto dalla lucida caparbietà
analitica di V. Scarselli ad un confronto quasi definitivo con l'esistenza.
"Teniamoci strette le mani | per travasarci speranze..." chiede il poeta
all'amica nella dedica, quindi dà inizio alla pavana; ed i versi sono note
grevi di quell'antica danza di corte emessi/e dinanzi alla salma della madre. Il
titano-poeta, Veniero Scarselli, contro di essa scaglia accuse ed angosce di
maschio e figlio; essa incolpa dell'esser nato "frate" e pensante, in un dialogo
a senso unico con il corpo della defunta che a sua volta ha già iniziato l'iter
della decomposizione e non può più essere utile ad esorcizzare solitudini e
paure di colui che la invoca.
Secondo l'antica mitologia fu Crono ad evirare e spodestare
il padre Urano (con l'aiuto della Madre Gea...) sino a quando Zeus non relegò
anche lui nel Tartaro. Gli elementi della ispirazione poetica di V. Scarselli sono:
l'Origine-Terra, il Tempo, la Divinità, il Tartaro.
La Terra appunto, utero-madre donde "mucchio viscido e turpe
di cellule" venne espulsa la creatura catapultata "verso inviolate colonne
d'Ercole"; questa creatura in particolare, divenuta poeta e biologo, doveva
concentrare in sé, con e per sublime sofferenza, il massimo delle capacità
consentite per indagare e codificare la vita, ossia una raffinata logica (non
disgiunta da consapevole impotenza, una volta violati i confini dell'ignoranza,
a creare eternità e salvezza, sia pure immanenti...) e la ribelle Intuizione
lirica.
Madre... "il tuo viscere allora era un bunker"... tuttavia la
creatura, pur disturbata dai boati del ventre e dai muggiti di orgasmi, se ne
sentiva protetta tanto da provare nostalgia: "... mai più saprò ritrovare | la via
di quel ventre lascivo | che ingoiava d'oblio... | ero ancora sicuro e lontano |
dalla turpe violenza dei potenti | dalla Morte | dal Male...".
Pertanto la nascita non viene enfatizzata da un'ipocrita
idealizzante interpretazione: "... e m'hai cacato senza amore | dopo un lungo
grido liberatorio | come un duro escremento fecale..." Ma noi donne sappiamo
che l'amore di Gea segue subito dopo; sospesi i coltelli che lacerano il basso
ventre, appena trascorse le ore in cui siamo fascio di muscoli contratti ed
umiliati dal dolore... inizia l'amore per il figlio, amore-trepidazione,
amore-protezione, amore-cure e nutrimento, amore-lavacri e borotalco,
amore-sfida alle malattie, amore-minaccia di piovra che articola abbracci, baci
e carezze paventando la definitiva nascita che è l'autonomia del figlio che
reclama libertà di amputarsi dai consigli-educazione, subdole leve di un
ricatto e di una travisazione interessata al dominio, alla proiezione della
propria sopravvivenza. "... Ancora oggi | mi sgomenta | il mistero del sesso..."
il pene che delira a propagare la specie e famelico e sempre primitivo tende
alla "magica nera foresta materna" per imboscarsi in improbabili (quanto sperate
definitive) rinunce ai pericoli del cosmo e della storia.
V. Scarselli possiede la duplice capacità di intuire e
ragionare e lo fa tramite una accigliata, puntualizzante espressione che
insulta e diagnostica, analizza ed urla gli "eureka" che man mano, dal
macroscopio della sua osservazione impietosa, schizzano via, irrefrenabili e
scintillanti come scaglie di sole.
| |
 |
Recensione |
|