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Romanzo per la mano sinistra
All’interno di una fase dell’industria editoriale in cui i
libri di grosso spessore, sia in termini di ponderosità materiale sia di
contenuto intellettuale, intercettano i lettori soltanto in forza della
promozione commerciale di cui i monopoli editoriali detengono l’esclusiva,
Romanzo per la mano sinistra di Giancarlo Micheli, pur avendo una forma di
libro d’una volta, induce a chiamare a raccolta i lettori veri, che non si
preoccupano della pagina fitta né del numero delle pagine, ma che godono, ad
esempio, di una fluidità della scrittura che qualcuno potrebbe anche giudicare
d’antan rispetto alla sintassi che viene utilizzata attualmente, anche
nei casi più accorsati e diffusi.
Questo romanzo, al di là della presentazione
che ne fa Giulio Ferroni in quarta di copertina, tiene conto di due dimensioni
fondamentali che permettono al libraio di proporlo: la densità della storia
familiare dei protagonisti – una madre e un padre, le cui vicende si interpolano
alle lettere che quest’ultimo scrive all’unico figlio della coppia –, ma
soprattutto la Storia del secolo che ci ha avvicinato al nostro presente, con
particolare riferimento al periodo della Seconda guerra mondiale. L’opera
riguarda dunque il tipo di contatto che ci fu tra chi era animato dei più
genuini ideali di liberazione e il potere, durante gli anni in cui si scopriva
la complessità dell’esistenza umana, tant’è che nel plot compaiono
Sigmund Freud, nonché suoi epigoni ed anticipatori, gerarchi del nazismo e del
fascismo, statisti e governanti dell’Occidente e dell’Unione sovietica.
Il punto
di vista e le visioni del mondo sono sempre aderenti alla psicologia dei pur
numerosissimi personaggi, sulla vita dei quali l’autore opera una sorta di
dilatazione epica, anche in virtù dell’espediente narrativo di coinvolgerli
nelle trame segrete di cui la storiografia traccia i punti di emersione nella
coscienza comune. Ecco così che il lettore s’imbatte nella polizia segreta dei
primi soviet, in quelle fascista e nazista, ed è invogliato a partecipare alle
vicende della famiglia ebraica dei Bauer-Ascarelli, ad apprendere l’eredità che
il figlio dei protagonisti ne riceve nell’Italia degli anni Sessanta, quando di
nuovo l’aspetto del segreto e della ricerca della verità diverrà il tratto
decisivo anche della sua personale esistenza.
Romanzo per la mano sinistra è pertanto un’opera che non ha nulla a che fare con i lettori
compulsivi, quelli dei saloni del libro, è invece adatta, e forse addirittura
indispensabile, a coloro che amano la lettura, giacché lo stile, le modalità in
cui i dialoghi vengono ad intrecciarsi, sono fortemente gradevoli, tali da
rilassare nelle anse della frase. Anche la descrizione dei paesaggi è condotta
in forma finemente dialettica, la quale trasmette il salubre gusto della poesia,
alla faccia del fatto che il volume debba venir considerato di difficile
divulgabilità.
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Recensione |
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