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Non mi risulta che siano in molti ad
aver sottolineato con particolare apprezzamento la peculiarità della poesia di
Onano di essere squisitamente narrativa d'invenzione. Chi crede che la poesia
oggi possa essere soltanto lirica e abbia da raccontare solo le proprie
"importantissime" private emozioni dovrebbe seguire attentamente la poesia di
questo autore straordinario. Altro che lirica ! Onano porta avanti ormai da anni
con grande coerenza una sua visione del mondo in quadretti e mini-racconti,
lunghi al massimo una paginetta, e un suo originalissimo, inconfondibile modo di
proporre i fatterelli più strani come anche quelli più minuti e banali della
vita quotidiana; il che fa sì che ogni suo libro sia uno spasso, una festa per i
palati più golosi, stufi di leggere le melensaggini degli egocentrici lirici.
Egli sa miscelare il reale e il
surreale, ciò che pare pedestre cronaca e ciò che pare incredibile
allucinazione: una sequenza di immagini descrittive a sviluppo narrativo, ora
ironico, ora grottesco, ora paradossale, sempre divertente. Tutto ciò si ritrova
anche nell'ultimo libro,
"Il
senso romanico della misura"
(titolo che a dire il vero non so
che cos'abbia a che fare col contenuto ; ma evidentemente neppure Onano sfugge
al vezzo imperante di inventare titoli a caso).
Il segreto di questa scrittura è che i
fatti sono raccontati senza pathos con la scrupolosa e puntigliosa dovizia e
precisione di particolari del compunto cronista-osservatore; o meglio, quando si
"rischia" che siano messe in gioco delle emozioni, ci si accorge che esse, più
che suscitate vengono "osservate" all'esterno da un diavoletto, come se non
provenissero dall'Autore. Accrescono questo effetto soluzioni linguistiche che
un po' richiamano l'eloquio medievale e un po' le disincantate descrizioni da
medico legale più che da psichiatra. Valga per tutti questo bel raccontino:
"La catenella era sul prato, strappata,
nonostante | l'evidenza si cercarono indizi quasi verosimili | di sopravvivenza,
si organizzarono alcune volonterose | spedizioni di soccorso (...), il più |
giovane si offrì volontario per la discesa nella grotta (...) Improvvisamente si
fermò, fece segno | verso una figura nitidamente magra collocata sul | fondo
esatto del lungo budello cieco: ci fermammo: la donna | era seduta quietamente,
orribile (...) La terribile alzò teneramente gli occhi | rosa, sorrise ... disse:
non così, vi prego, entrate disposti ad uno | ad uno ... (a terra erano i resti
| recenti della creatura scomparsa, le lunghe ossa pulite | dell'ultimo
soccorritore".
Gli inconvenienti di questa scrittura
sono spesso una certa difficoltà di lettura, sia per le contorsioni sintattiche
e linguistiche e la spezzatura lunga dei versi con frequentissimi "enjambement"
che fanno letteralmente incespicare, sia per il perdurare di una certa oscurità
ermetica e un certo disprezzo per la punteggiatura, che il lettore, ansioso di
seguire il filo della narrazione, può trovare molto fastidiosi (nell'esempio
riportato, la mia "spigolatura" ha operato una certa semplificazione). Tutto
ciò fa della poesia di
Onano piuttosto una prosa poetica, sugli aspetti della quale ho già
avuto occasione di soffermarmi. Si tratta comunque di una prosa
aristocraticamente cerebrale che pur sotto il velo ora d'un ritegno
anti-poetico, ora d'una sottile ironia, non riesce a nascondere completamente
sprazzi inaspettati di delicate emozioni, come nell'esempio seguente: "Le
anime formano una fila lunga bianca, hanno | sopra la fronte una sottile benda
stretta, cantano | sommessamente, si tengono per mano... Anche se, subito
dopo, sono sopraffatte da un cinico, allucinato sguardo, appunto, da medico
legale: la trasparenza | è tuttavia pervasa da un herpes doloroso, a macchie
| metameriche, viola come sulla tovaglia il vino | travasato...".
La cosa veramente singolare, che...
tormenta i miei sonni, è che nonostante tutte queste obiezioni (che fatalmente
gli accreditano il titolo di antipoesia) si riesca lo stesso a gustare questa
"cosa", che non si sa cosa sia, e a subire la fascinazione.
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Recensione |
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