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Il testo integrale de
Il trionfo delle anime artificiali
di Veniero Scarselli
la
Scheda del libro
Questo poema propone un audacissimo piano per il
miglioramento del Creato: l’effimera esistenza delle nostre anime, corruttibili
emanazioni del corpo che le ha generate, potrà essere prolungata indefinitamente
mediante la fabbricazione di protesi robotiche digitali che, guidate da un
software-DNA in cui siano stati inseriti programmi di Bene e d’Amore, generino
stringhe di purissime radiazioni elettromagnetiche le quali, realmente ed
effettivamente immortali come la Fisica insegna, resteranno anche dopo
l’estinzione dell’Uomo e vagheranno luminose per l’universo bonificandone la
materia bruta e seminando il Bene di cui il Creato ha estremo bisogno.
1
Si narra che il giorno del
Big Bang
sfuggirono al controllo di
Dio
alcune particelle aliene
che invece di adorarlo e
lodarlo
per essere state create
impazzirono e divennero
maligne
intrufolandosi fra le
buone molecole
della giovane materia
esistente
che stava formando il
Creato
e finendo quindi fra
quelle
usate da Dio per
fabbricare
le anime e le carni dei
vivi;
lì fecero il diavolo a
quattro
per compiere con scrupolo
il Male
ch’era innato nella loro
natura
perversamente aliena e
maligna
e così portarono morte
e inesauribile dolore a
tutto il mondo
lasciandolo privo d’Amore.
2
Si disse che certo erano
angeli
malriusciti dalle mani di
Dio
perché brutti, cattivi e
ribelli
e che Egli dovette
pertanto
precipitarli come scarti
imprevisti
d’una quasi perfetta
Creazione
nella Gran Pattumiera del
mondo,
ch’era il baratro più
oscuro e lontano
dalla Grazia della Luce
Divina
che la mente potesse
immaginare
e perciò gli fu dato quel
nome
terribile che tutti
conoscono
temendolo più della morte
e facendosi il segno della
croce
ogni volta che lo sentono
nominare.
Si dice anche che quegli
angeli-diavoli
continuino a sfogare
alacremente
la loro velenosa
malvolenza
con frequenti rabbiose
sortite
dai buchi tenebrosi delle
tane
per andare a caccia di
anime
ed affliggere i corpi
degli uomini
con le più dolorose
sventure,
fra cui la morte è a detta
di tutti
certamente la più
spaventosa.
3
Queste ovviamente sono
storie
pietosamente inventate dai
poeti
per spiegare alle menti
dei semplici
come mai siamo stati
partoriti
al sole d’un grandioso
mattino
per subire l’iniqua
condanna
di patire le più atroci
sofferenze
dell’anima e del corpo ed
infine,
come se non fosse
sufficiente,
incretinire per l’oscena
vecchiaia
d’una mente inchiodata da
Dio
a un cervello ormai
calcificato
incapace di salvarla, sì
che presto
essa smemora e svanisce;
per di più
si può essere anche
malamente
ammazzati da qualche
energumeno,
a meno che a qualcuno
specialmente
caro a Dio venga dato il
privilegio
di lasciare questa valle
di lacrime
nel proprio letto
spegnendosi pian piano
come un cero, ma dopo
avere almeno
subìto qualche lieve
disturbo
di cuore, stitichezza,
appendicite,
oppure una gran colica di
fegato.
Altri invece più furbi
preferiscono
ammazzare, più che essere
ammazzati,
la qual cosa accade sempre
purtroppo
per mano di vilissimi
assassini
a tradimento, senza darci
il tempo
nemmeno di offrire alla
spada
l’onor del petto ignudo e
di affidare
con una prece l’anima a
Dio.
Dunque non è igienico
attendere
il casuale compimento del
Fato,
occorre invece darsi un
gran daffare
con clave, pugnali e
veleni
ed arrivare per primi alla
meta,
prima d’altri assassini
meno svelti
ma grandi e grossi e più
prestanti di noi,
per giunta armati con armi
da guerra,
asce pesanti, alabarde,
gran mannaie.
4
La verità sul nostro
destino
si apprese soltanto molto
dopo,
quando qualche ladro si
appropriò
del frutto proibito che
pendeva
dall’Albero della
Conoscenza;
così si seppe che il Male
non venne
da quei presunti angeli
cattivi
precipitati da Dio dal
Cielo Empireo
e che per vendicarsi si
sfogarono
consumandoci l’anima e la
carne,
ma nacque da una occulta e
singolare
insanabile debolezza
congenita
del triste impasto di
molecole riottose
che allora formava la
materia
disponibile qua e là nel
grande cosmo,
molto prima che il Soffio
di Dio
desse loro effigie umana
ed una sorta
di anima presumibilmente
immortale
invece che macchiata
dal peccato
di essere corruttibile.
Così quando il Gran Soffio
costrinse
le molecole riottose a
convivere
fraternamente le une con
le altre
per trattenere il più a
lungo possibile
dentro al corpo la povera
anima,
pensarono che in fondo
tutto il male
forse non veniva per
nuocere
e che avrebbero potuto
tutte insieme
rallentare la gran
voracità,
propria del Chaos, il
tempo sufficiente
per potersi pentire e
ravvedere,
prima di sfasciarsi
totalmente
davanti agli assalti del
Male.
5
Anche da quegli atomi e
molecole
era logico quindi
aspettarsi
che siffatta precaria
convivenza
non avesse dal Principio
dei Principi
molte speranze di operare
il Bene
che Iddio s’aspettava dal
mondo;
pertanto, a parte qualche
Santo che a forza
di cilici, digiuni e molte
altre
sofisticate mortificazioni
unite alle lodi di Dio
per le grandi bellezze del
Creato
era forse riuscito a
sopportare
il Male che minava la
salute
dell’anima come del corpo,
il resto della povera
gente
continuava a patire e a
morire
senza neanche la
consolazione
d’esser santa, ma solo per
fatale
necessaria punizione
d’esser nata
da un triste impasto di
materia incongruente.
6
Ma neanche questa è
purtroppo l’esatta
verità; la Verità più vera
è ancora più nera e
disperante,
è quella che nessuno ha
mai il coraggio
di guardare virilmente in
faccia
senza chiudere subito gli
occhi.
Il Male infatti è molto
più occulto
di quanto l’abbiamo
descritto
e di quanto possiamo
immaginare
con le nostre deboli
menti;
esso è nato quando Dio o
il Caso
hanno inventato, per
sbaglio o per burla,
la ferrea Legge matematica
che regola
tutto il cosmo e come un
Grande Timer
è già scattata
inesorabilmente
dal lontano Principio dei
Principi
al momento dello scoppio
del Big Bang
condannando a morte il
Creato
con un processo di
raffreddamento
che si conclude entro un
tempo finito
che conosce solo Chi lo ha
stabilito.
E’ una legge che i
sapienti della Terra
pur con la morte nel cuore
ma con fredda raziocinante
evidenza
hanno scoperto e per le
orecchie del volgo
hanno chiamato “della
fine del mondo”,
ma nella lingua dotta dei
convegni
è nominata maligna
“Entropia”:
il vero mostro messo a
guardia del cosmo.
7
Non è molto complicata da
spiegare
questa pur mostruosa
Entropia:
ogni cosa ch’abbia un
Ordine interno
sta in piedi soltanto per
la forza
un po’ precaria che lega
fra loro
atomi e molecole riottose;
è dunque Ordine raro e
delicato,
seppure non si sa da Chi
inventato,
si sa solo per certo che
esso,
per quella legge che i
dotti metafisici
chiamano rassegnati
“Entropia”,
è destinato fatalmente a
disgregarsi
perdendo sempre più la sua
preziosa
energia: per un fatto
misterioso
ogni atomo perde presto o
tardi
la sua forza, ed allora è
fatale
che molli la sua presa dal
fittizio
agglomerato di molecole
compagne
restando per un po’ allo
sbando in aria
e poi lasci la Terra al
suo destino
per i lontani spazi
siderali
finché anche il più
piccolo moto
dei suoi stanchi elettroni
si arresti
per il freddo terribile
del Cosmo
arrivato allo Zero
Assoluto.
8
Per mantenere l’Ordine, si
sa,
occorre ad ogni cosa della
Terra
una certa quantità di
energia,
ma chi la può fornire,
tutta gratis,
se non il Padreterno?
Infatti Lui
di questa cosa non s’è
dimenticato,
ma anzi ha puntualmente
programmato
la cessazione della sua
erogazione
dopo un congruo numero di
anni,
quando a un certo punto
fosse stufo
di star dietro alle nostre
petulanti
pretese e recriminazioni.
Ora tutta la gente sta
aspettando
con un po’ d’ansia (ci
sembra naturale)
che l’universo abbia
compiuto il tempo
e si sia spento come una
candela;
ma seppure una volta
Qualcuno
col suo gran Soffio aveva
illuminato
le nostre menti affinché
conoscessero
la Verità, noi ancora non
abbiamo
alcuna idea di come sarà
dopo,
e seppure un “Dopo” ci
sarà
per quest’anima così
corruttibile
avuta in sorte, che
essendo da Dio
“caval donato”
sarebbe disdicevole
guardare in bocca per
recriminare.
9
Dovremo dunque fare buon
viso
chissà per quanto tempo
ancora
a questa nostra triste
condizione
di nati senza neanche la
speranza
di rivedere in qualche
gaio Aldilà
i vecchi amici, i
fratelli, i compari,
le nostre mamme, i nonni,
i vecchi zii;
probabilmente non saremo
capaci
di salvare neppure il
nostro Io
dall’orrenda e per noi
inconcepibile
estinzione: l’Entropia è
attaccaticcia
come la Morte incarnata
nelle cellule
e potrebbe disgregare
anche l’anima,
che seppure fatta di
molecole
un po’ spirituali sembra
stare
pervicacemente attaccata
a tutte le molecole del
corpo
abbrancandole in modo
indissolubile.
Scordiamoci dunque la
favola
della Resurrezione della
Carne,
scordiamoci l’idea
consolatoria
di stare alla fine dei
secoli
tutti insieme intorno a un
bel Vecchione
assiso in trono, ognuno
col suo corpo
bello o brutto ma di carne
ed ossa
e con l’Io individuale che
gli spetta
fin da quando poverino è
nato:
anche lui sarà senza
rimedio
marcito nelle fosse, avrà
lasciato
da gran tempo solo gli
ossi spolpati
e poi neanche più quelli:
solo polvere
com’era
stato da sempre annunciato.
10
Ebbene, adesso che avete
assaggiato
il frutto amaro della
Conoscenza
e vi siete calati nei più
ardui
e impenetrabili misteri
del mondo
restandone forse
fulminati,
vi resta almeno la
soddisfazione
di scacciare dal vostro
capezzale
il bugiardo che volesse
consolarvi
con preci ed olio santo
della vostra
ineluttabile dipartita
convincendovi
a scordare questa valle di
lacrime
(ove in fondo non si sta
così male)
e a lasciare i vostri beni
alla Chiesa
invece che ai
parenti-serpenti,
che non aspettano altro
per sbranarsi
che di chiudervi gli occhi
nella bara
spendendo solo qualche
fiore di plastica.
11
Se mal comune, si dice, è
mezzo gaudio,
potremo solo consolarci
con l’idea
che qui non siamo i soli
sfortunati
destinati a disgregarsi
nelle fosse
con gli elettroni e gli
atomi che scappano
d’ogni parte dalle nostre
carogne
come i vermi davanti al
terremoto
per andare a divorare in
pace
altre carogne; di gran
lunga più tragica
è la sorte dell’intero
universo,
perfino delle stelle,
queste nostre
care stelle che a detta
degli astrologi
son sempre state
stabilmente fisse
ed invece con ritmo
inesorabile
si raffreddano e si
spengono del tutto
o implodono lasciando
buchi neri,
le orrende cicatrici del
Creato;
oppure esplodono
misteriosamente
come una bomba lanciando
nello spazio
selvagge schegge,
meteoriti che imperversano
per tutto l’universo e poi
si sbriciolano
lasciando infine un
pulviscolo cosmico
sempre più fine, sempre
più rarefatto,
che a poco a poco andrà
disperdendosi
nel profondo degli spazi
siderali.
12
Ma anche qui da noi sulla
Terra,
che pur piccola agli
ingenui mortali
è sempre parsa solida e
compatta,
la situazione non è certo
migliore:
anche le più grandi
montagne
a poco a poco si
sgretolano e crollano
in grandi distese di sassi
e di deserti; anche i
fiumi, che sempre
sono scesi fatalmente a
valle
disperdendo le loro
molecole
in un mare infinito di
acqua,
non possono certo risalire
fino alle sorgenti natie
pur sentendone struggente
nostalgia;
anche l’acqua che evapora
dai mari
si disperde pian piano
nello Spazio
e lascerà la Terra
seccarsi
come la luna; tutto
insomma si degrada
scivolando fatalmente
verso il basso
e perdendo sempre più
energia,
finché raggiunge lo Zero
Assoluto,
il Freddo Eterno, la
Non-Esistenza,
e non c’è niente da fare:
è l’Entropia.
13
A che serve dunque
progettare
di emigrare lontano anni
luce
con le più sofisticate
astronavi
in cerca di pianeti più
ospitali
che per caso o per strana
fortuna
non siano ancora già
morti,
sperando così di
allontanare
la nostra fine e quella
del cosmo
dall’orribile Zero
Assoluto?
Cerchiamo d’accettare
questa sorte
fraternamente convivendo a
denti stretti
col Male che ci imbeve
anima e carne;
lasciamo pure che cattivi
e bruti
s’ammazzino fra loro
affogando
nel proprio sangue,
sopportiamo anche
la nostra stessa morte
sperando
di non venire crudelmente
impalati
com’è uso tra i feroci
Mamelucchi,
un supplizio che ogni
povero del mondo
presto o tardi vorrà darci
per invidia
o fame nera, mentre noi
gozzovigliamo
con belle donne, vini, e
altre leccòrnie.
Facciamo dunque i debiti
scongiuri
e speriamo di morire in
pace
a causa d’una grande
abbuffata
o per via d’un sano cancro
alla prostata,
ma se possibile nel nostro
stesso letto
ammazzati dal Sistema
Sanitario
o dai figli diletti, che
speriamo
con una siringata di
morfina
ci diano la sospirata
eutanasia
tenendoci amorosamente per
mano.
14
Dovremo dunque tentare a
tutti i costi
di vivere meglio che si
può
il tempo che ci è dato di
godere:
approfittiamo il più a
lungo possibile
degli ultimi raggi di sole
prima che esso si spenga;
anzi, nonostante i
sanguinosi
ammazzamenti che si vedono
ovunque
e in barba a epidemie e
carestie,
tristi guerre e tristi
tribolazioni,
dovremo incentivare i
silenziosi
ricercatori rinchiusi nei
bunker
perché inventino nuove
tecnologie
per permettere a tutti,
con vaccini
o con speciali molecole
filosofali
iniettate direttamente nel
cervello,
di diventare buoni e
pacifici,
un poco amandosi e un poco
purtroppo
pure odiandosi, se proprio
si deve,
ma senza furenti ideologie
né schizzi di sangue;
dovremo
stimolare le ricerche
eugenetiche
per migliorare la razza e
fare nascere
con sapienti interventi di
OGM
ed altre raffinate
ingegnerie
Uomini Nuovi forniti di
nuovissimi
potenti cromosomi amorosi
inseriti stabilmente nei
cervelli,
per cui tremino come
conigli
soltanto all’idea della
guerra
e di ammazzare o di essere
ammazzati.
Eventuali ostinati malvagi
si dovranno ovviamente
castrare
asportandone i perversi
testicoli
e mandando anche a morte i
recidivi
per “lesa pacificazione
del mondo”,
insomma salvare i pochi
buoni
rimasti ancora sani ed in
piedi
dal maligno dilagare del
Male.
15
Forse proprio in questo
millennio
di sublimi esaltazioni
tecnologiche
potrebbero inventare il
vero Amore,
quello che finora nessuno
ha mai visto in questo
mondo feroce
di necrofili signori della
guerra,
ma che solo la mamma ci
donava
dondolandoci dentro al suo
ventre
caldi e ilari mentre
provvedeva
a tutti i nostri bisogni
corporali.
Purtroppo quella festa è
durata
troppo poco, fino al
triste giorno
in cui la sorte ci ha
sbattuti malamente
fuori dalla cuccia amorosa
sulla gelida terra in
mezzo ai lupi
che già stavano in agguato
travestiti
da vecchiette con i ferri
per la calza
ma con i mitra nascosti
fra le gonne,
e chi cercava ingenuamente
amore
veniva steso con un colpo
alla nuca
e gettato nelle fosse
comuni
senza neanche una croce od
un nome.
16
Orsù dunque! mentre il
mondo rotola
verso il punto del
tremendo Freddo
trasformiamo intanto il
Pianeta
nella bella incubatrice di
un Amore
Superumano, così da
rallentare
l’Entropia e rendere più
dolce
scivolare verso il suo
compimento.
Gli scienziati in formicai
fortificati
inventeranno dei magici
filtri
che costringano la gente
del Creato
ad amarsi: vaccini da
iniettare
d’ufficio ed in nome di
Dio
nelle tenere cellule
embrionali
appena fecondate in
provetta
ed in quelle appena
sbocciate
di tutti i poppanti del
Regno
il giorno dello stesso
Battesimo,
vaccini rinforzabili ogni
lustro
con richiami adeguati,
magari
iniettando anche il giorno
della Cresima
nel DNA d’innocenti
bambinelli
un programma di difesa
antivirale
molto simile a quello dei
computer,
così da dissuadere con le
armi
d’una astuta ricerca
immunologica
l’intrusione virulenta di
pensieri
che non siano d’amore e di
pietà
verso tutti i fratelli del
Creato;
infine il Consorzio
Planetario
sarà protetto dai
terribili virus
che il Male obliquamente
infiltra
fin dal giorno infelice
dell’errore
disgraziatamente sfuggito
all’Occhio di Dio
mentr’era intento
a creare la materia
vivente
insufflandovi anche la sua
ultima
invenzione: quest’anima
purtroppo
così indifesa dagli
assalti del Male.
17
Con le tecniche ormai
sofisticate
della neurochirurgia
microscopica
e della nuova ingegneria
genetica
si potranno inserire nei
cervelli
anche cellule staminali
selezionate
che contengano i geni
dell’Amore
estratti dalle cellule di
animali
notoriamente buoni e
pacifici,
ad esempio da agnelli,
colombe,
bravi lupi di Gubbio
discendenti
da quello una volta
ammansito
da Santo Francesco, il
quale certo
aveva con l’aiuto di Dio
modificato geneticamente
i cromosomi del lupo
selvaggio;
esse allora si potranno
coltivare
moltiplicandole secondo il
fabbisogno
in grandi quantità
industriali
dentro vasti reattori
riempiti
fino all’orlo d’un liquido
nutritivo
ad alta concentrazione
d’Amore
che esse succhieranno come
miele
così che non ricordino più
neanche
l’idea di Male e possano
soddisfare
la gran fame di pace dei
popoli.
18
Ma lo stesso obiettivo
umanitario
si può ottenere con
moderni metodi
sottilmente educativi
strappando
dal seno possessivo delle
madri
i teneri figlioletti
appena nati
per sottrarli al veleno
oltremodo
appiccicoso della Grande
Poppa
che col sopruso viene
inoculato
ai poveri ed ignari
neonati
dal latte ingannatore
delle mamme:
i pargolini, superato
l’esame
di sana costituzione
eugenetica,
saranno messi insieme a
sgambettare
felici e ignudi come Dio
li ha fatti
in grandi ceste collettive
unificate
dotate di moderni poppatoi
self-service
totalmente automatici,
ove siano costretti per
forza
stando ognuno al calduccio
dell’altro
a spingersi, toccarsi,
biascicarsi,
abbracciarsi a loro
piacimento,
finché le loro pelli
sensibili
riconoscano se stesse
nelle altre
ed essi imparino presto ad
amare
il loro Prossimo come se
stessi;
così si abitueranno
certamente
ad essere una grande
famiglia
e ad amarsi per sempre
perdutamente
non essendo mai stati
inquinati
dalla foia possessiva
delle mamme,
perverse conservatrici
dell’Ego
e indefesse perpetuatrici
della Proprietà,
che come tutti sanno è un
vero furto
anzi il furto più furto di
tutti.
Solerti osservatori dietro
un vetro
controlleranno che
crescano sani
e robusti nella culla
comune,
così che dalla Rupe Tarpea
sian costretti a gettare
solamente
gli scarti irrimediabili,
i gobbi
e gli eretici, insomma i
devianti
dai sani
standard della buona razza,
e sia stroncata per sempre
all’inizio
la crescita infame
dell’Ego.
19
Ma vi saranno anche delle
cliniche
ad uso di singoli
individui
bisognosi di interventi
speciali,
quali sposi incompatibili
ed adulteri
macchiati dal triste
peccato
e altrimenti condannati
dalla Legge
all’orribile pubblica
lapidazione.
Ad essi l’ingegneria
chirurgica
apporterà certo grandi
benefìci;
si potranno per esempio
cucire
su proposta di assistenti
sociali
ed ingiunzione dell’alta
Autorità
i due corpi in un'unica
carne
così da farne dei fratelli
siamesi
con un unico cuore e un
solo fegato,
costretti a sopportarsi
giorno e notte
finché morte non venga a
separarli
com'è stato da sempre
comandato.
In questo caso ferale, ma
purtroppo
naturale e prevedibile, il
becchino
sarà chiamato al capezzale
dei due
per ritagliare con grande
precisione
la carne morta dello sposo
deceduto
lasciandola al cordoglio
della vedova,
che potrà conservarne le
ceneri
accanto al loro talamo
nuziale
o gettarle da un veliero
in mare
se il suo uomo fosse stato
nella vita
un grande capitano degli
oceani.
20
Tuttavia la conquista più
grande
sarà fatta allorché si
potranno
coi metodi altamente
raffinati
d'una nuova ingegneria
metafisica
trapiantare le anime dei
morti,
nostri cari, nei corpi dei
vivi
vincendo il rigetto delle
anime
come oggi il rigetto delle
cellule,
affinché essi possano con
agio
usare il nostro soffice
corpo
per i loro bisogni
affettivi
e sentirsi ancora in
famiglia.
Così l'anima dolente dello
sposo,
separato duramente
dall’amata
per una prematura
dipartita,
potrà esser trapiantata
nel corpo
inconsolabile ma ancora
voglioso
della vedova, in modo
ch’essi possano
copulare per ancora molto
tempo
anche se soltanto in
ispirito,
raggiungendo perfino una
sorta
di prorompenti orgasmi
metafisici
sicuramente benedetti da
Dio,
tali che la povera vedova
possa per l’antica virtù
dello Spirito Santo
addirittura
restare incinta del frutto
benedetto
insufflatole con amore e
sollecitudine
dall’anima soddisfatta
dello sposo.
21
Ma il culmine davvero più
alto
sarà toccato dalla Scienza
Teologica
quando essa riuscirà a
soddisfare
l’anelito degli sposi
novelli
ad avere un’intesa
perfetta
ed una comunione duratura
facendosi cucire le due
anime
con fili da sutura
inossidabili
direttamente sull’altare
d’un prete
abilitato agli interventi
chirurgici
sullo spirito, il quale
avvalendosi
dell’azione altamente
sinergica
d’una messa cantata dalle
voci
di soavi giovinetti
castrati,
provveda con reazioni
chimiche
di natura squisitamente
filosofale
a fare scaturire dal
crogiuolo
del santo Calice il grande
Lampo Alchemico
della fusione nucleare
delle anime,
essendo tutti gli atomi
spirituali
fusi insieme in un’unica
Anima
benedetta dagli uomini e
da Dio.
Il risultato sarà
naturalmente
festeggiato con riso e
confetti
e immortalato dai parenti
fra le lacrime
con una grande
straordinaria radiografia
di quell’unica monade
felice
vestita da sposa, in cui
vedremo
in bianco e nero le ossa
degli sposi
perfettamente sovrapposte
nell’atto
del supremo congiungimento
amoroso,
che dopo il rito sarà
appesa in cucina
e custodita da un lumino
sempre acceso
ad eterna memoria e
ammonimento
di figli, nipoti e
nipotini.
22
Nel Nuovo Mondo sarà
naturalmente
bandita ogni spregevole
ricerca
mirante a soddisfare solo
i falsi
ed inutili bisogni
materiali
d’uomini e donne: stupide
automobili
e pretenziose lavatrici;
le donne
lavino pure al fiume con
fatica
mutande e camicioni poi
che ciò
è un saggio ed autorevole
disposto
delle Sacre Scritture ed è
perfino
stabilito ch’esse sgravino
con dolore
i prodotti delle troppo
compiaciute
fornicazioni. Ogni sforzo
scientifico
dovrà tendere dunque ad
inventare
ardite ed efficaci
procedure
adatte a generare vero
amore
ed eterna armonia fra
tutti gli uomini,
così chi fosse talmente
fortunato
da campare fino al quarto
millennio
potrebbe forse assistere
entusiasta
all’invenzione dell’Homo
Amorosus,
una specie resa
onnipotente
quasi come Dio grazie alle
audaci
e profonde manipolazioni
genetiche
su quel vecchio ed inetto
scimmione
detto abusivamente Homo
Sapiens,
una nuovissima specie che
si spera
sia quella finalmente
capace
di smuovere i mari e le
montagne
con l’immane ondata
d’Amore
che tutto fa tornare alla
vita
e si propaghi fino alle
molecole
dei più gelidi spazi
siderali
scaldandole col suo manto
materno.
23
Gli scienziati che fossero
davvero
posseduti dal fuoco della
Scienza
potrebbero infatti
riuscire,
con l’aiuto della pietra
filosofale
e con la forza positiva
straordinaria
di questo Cosmico Amore
incandescente
acceso negli alchemici
crogioli,
a invertire la forza
negativa
dell’Entropia facendo
retrocedere
il suo fatale processo
disgregatore;
vedremmo allora in cielo i
buchi neri
poco a poco riaccendersi
di stelle,
il pulviscolo cosmico
addensarsi
per formare meteoriti ed
asteroidi,
e questi infine riunirsi
per formare
verdi e solidi pianeti
felici
abitati da uomini felici
risorti con la loro carne
rosea
dalla polvere d’ossa delle
tombe;
forse anche le molecole
d’acqua
farebbero ritorno dallo
spazio
condensandosi in vapori
iridescenti
d’arcobaleni, e poi in
bellissime nuvole,
e infine in pioggia a
riformare i mari,
mentre i fiumi
tornerebbero felici
alle amate sorgenti e noi
vedremmo
dopo secoli d’ignoranza
positivista
ancora le mitiche Naiadi
bagnarsi festanti nelle
acque
delle antiche sorgenti
della Terra.
24
Ma nel caso sfortunato che
una valida
fabbricazione dell’Homo
Amorosus
ancora non riuscisse
perfettamente
e la forza incandescente
dell’Amore
fosse ancora troppo esigua
per vincere
l’Entropia, se le stelle
continuassero
a spegnersi formando buchi
neri,
e le montagne a
disgregarsi, ed i fiumi
continuassero a scendere
al mare,
se infine nonostante tutto
apparisse sulla Terra una
maligna
recrudescenza dell’umana
ferocia
ed invece del Bene fosse
il Male
a propagarsi senza sosta
trasportato
da un’aliena genìa di
devianti
generati da un’infame
mutazione
del DNA che riempisse
ahinoi di morti
scannatoi, campi di
guerra, cimiteri,
ebbene: noi sappiamo che
già esiste
in qualche parte ancora
sconosciuta
della nostra materia
cerebrale
una forza misteriosa che
nessuno
ha mai visto veramente e
che i dotti
chiamano mente
soltanto per dargli
almeno una verbale
connotazione,
ma che noi gelosamente
custodiamo
nella scatola del cranio
chiamandola
ora Io, ora Anima, ora
Coscienza,
ed è così potente
che allo scopo
di ottenerne
i preziosi favori
è stata
messa da millenni su un’ara
ed adorata
quasi come dea
offrendo
sacrifici di galline
ed altri
costosissimi animali.
Si dice infatti ch’è
Signora degli umani
poi ch’è stata creata da
Dio
a Sua veridica immagine e
somiglianza,
tanto che alcuni nostri
empi avi
rubando il frutto della
Conoscenza
credettero ingenuamente di
mangiare
addirittura la Mente di
Dio.
25
Ma concreta od astratta
che sia,
la mente è una forza
talmente
esplosiva da costringere
il cervello
ad eruttare da ogni buco
del cranio
dei fluidi in apparenza
invisibili
ma così acutamente
penetranti
da poterli utilmente
adoperare
per infiltrare il Bene
riparatore
nel profondo del tessuto
connettivo
che invano tenta di legare
strettamente
i riottosi composti della
materia
ed invano contrastare
l’avanzata
della temuta entropica
degradazione.
Si potrebbe allora
cominciare
dal Male incarnato nel
mondo
qui a noi più vicino, le
montagne
che franano, i fiumi che
straripano,
le ondate catastrofiche
dei sismi
provocate dal Male
insediatosi
nel centro della Terra, ma
anche
l’orgiastica furia delle
bestie
che crudelmente si
mangiano fra loro,
e poi gli uomini, ahi quei
tristi umani
cosiddetti fratelli, gli
Homo Sapiens
che massacrano donne e
bambini!
Almeno tu, Sorella Acqua
che a tutti
desti almeno una volta
l’innocenza
accompagnando sempre con
amore
le nostre colpe e le
nostre sofferenze
bisognose di perdono e di
conforto,
buona acqua che scendi dal
Cielo
così pura et umile et
casta,
almeno tu, lavaci dal Male
se proprio non potrai
allontanare
il giorno della morte
corporale!
26
Ma se l’infame Homo,
detto Sapiens,
che purtroppo da sempre
sappiamo
non essere né saggio né
sapiente,
fosse proprio per natura
refrattario
ad accogliere nei propri
cromosomi
i geni dell’Amore seppure
inoculati con le cellule
staminali
e i vaccini più potenti,
non temiamo:
se saremo proprio
inadeguati
ad infiltrare nel mondo
tutto il Bene
necessario a creare il
Sommo Amore
e a farci vivere in pace
ed armonia,
fabbricheremo delle
protesi robotiche
esclusivamente digitali
sostitutive della nostra
mente
ma infinitamente più
potenti,
nei cui cervelli
inseriremo i programmi
con le parti migliori
dell’anima
a noi così cara e che
useremo
per portare in nostra vece
il Bene
ovunque nel cosmo; già
oggi
gran scienziati
rivoluzionari
stanno fabbricando
alacremente
sofisticati cervelli-robot
rigonfi d’intelligenza
artificiale
che sentono, comprendono,
rispondono
quasi come noi, e presto o
tardi
potrebbero ragionare nei
bar
col volgo del calcio, poi
che ancora
non saprebbero discettare
in latino
nei simposi insieme ai
grandi dotti;
per ora infatti son
soltanto macchine
un po’ rozze che non
possono sapere
ciò che fanno perché
mancano del tutto
d’Autocoscienza, sono
quindi incapaci
di decidere da sole se
scegliere
il Bene o il Male, sono
solo avide
d’una grande quantità
d’energia
che alimenti il loro
super-cervello
e mantenga in movimento
tutto il corpo
fatto solo di rotelle e
rotelline
e d’un groviglio di cavi e
conduttori;
sanno insomma far le cose
con garbo
ma cigolando un poco
goffamente
e poi mangiare, andar di
corpo, e dormire,
anche se qualcuno, a dire
il vero,
è già in grado di
risolvere da solo
le più ardue equazioni
differenziali
e i più complessi problemi
matematici
insolubili perfino dagli
esperti.
27
Certo con dei software
qualificati
gli potremmo fin da adesso
programmare
una sorta di buonismo
automatico,
inculcargli col linguaggio
digitale,
loro proprio, una forte
coazione
ad eseguire solo atti
volti al Bene,
non solo di se stessi come
già
hanno ormai imparato da
tempo,
ma anche del prossimo
loro,
forse anche dell’intera
umanità,
anche se non sanno cosa
sia
(fatto tuttavia
irrilevante
in relazione ai loro
semplici compiti).
Li potremmo ad esempio
istruire
per andare volontari in
crociata
alla conquista di
Gerusalemme
e a scuoiare gli infedeli
appesi a un albero
se per caso si opponessero
con le armi;
forse tutto il Male del
mondo
da cui siamo vessati da
millenni
potrebbe essere aggredito
e distrutto
da una folla diligente di
robot
che armati di tenaglie e
grandi scudi
avanzassero compatti in
strette file
come grossi coleotteri
neri
con lunghe lance protese
sul nemico
similmente alla terrifica
Testudo
in uso fra gli antichi
legionari:
una macchina insomma da
guerra
capace di massicce sortite
che indietro non lasciasse
anima viva.
28
Tuttavia resterebbe sempre
il fatto
che anche dopo aver
distrutto il Male
che affligge crudelmente
il mondo
essi non sarebbero capaci
d’infiltrare il Bene fin
nei minimi
interstizi fra gli atomi e
le molecole,
dove neanche gli
scienziati più brillanti
con i loro elettronici
microscopi
ma neanche con gli occhi
della mente
sono mai riusciti a
penetrare.
Il Bene allora, portato
meccanicamente
dalla schiera di zelanti
coleotteri
ed infine posato con le
pinze
come miele di ape operosa
sui pianeti sparsi qua e
là
di lontane, forse ostili
galassie,
ancora non potrebbe
penetrare
con grande beneficio di
tutti
nella densa e fitta
materia
poiché non sarebbe così
fluido
da inondare atomi e
molecole;
resterebbe a marcire
inoperoso
sulle scabre superfici dei
pianeti
laddove era stato deposto
da stupidi robot che
purtroppo
sono privi di un’anima
cosciente,
e che infine, detto fra
noi,
non saprebbero neanche che
farne.
Essi infatti non
posseggono ancora
una forma talmente
acuminata
e tagliente di Bene come
quello
che infiamma i neuroni
degli umani
nei loro entusiasmi
missionari,
come quello per esempio
sacrosanto
dei Grandi Inquisitori che
armati
soltanto di spade della
Giustizia,
di qualche tratto di corda
e qualche pira,
riuscivano a inculcare il
Santo Bene
prima di bruciarli sulla
piazza
addirittura nei poveri
sempliciotti
che ingenuamente avevano
ospitato
nientemeno che Satana e
Lucifero.
Inoltre questi vecchi
robot
non sono neanche capaci di
emozioni,
non possono né piangere né
ridere
né discutere del Bene e
del Male
ai convivi dove i grandi
Metafisici
ragionano dei massimi
sistemi
fra un piatto e l’altro di
golose pietanze.
29
Dunque ogni sforzo di
scienza
dovrà tendere a fornirli
di una rete
così avanzata di chip da
secernere
una forma di Bene di gran
lunga
più aggressiva e
penetrante di quella
dei vecchi ed obsoleti
robot,
anche se sembrassero
ancora
sufficientemente
funzionanti
da meritare una rimessa a
nuovo;
dovrà inventare un genere
finora
mai visto di corrente
cerebrale,
un nuovo flusso di
elettroni eterei
forniti ognuno d’una
propria irriducibile
volontà di fare solo il
Bene,
i quali straripando da
ogni buco
del loro cranio anelino
soltanto
a riversare energia
anti-entropica
sul vecchio mondo
abbandonato da Dio
e con ciò fertilizzare e
umanizzare
questa bruta Materia per
farne
un grande campo fiorito
d’Amore.
Non passerà neppure molto
tempo,
che in quei circuiti
cerebrali generosi
fioriranno da sé
spontaneamente
anche i preziosissimi
embrioni
del pensiero astratto e
razionale,
antesignano di quel fiore
magnifico
ch’è l’Autocoscienza: il
più alto
ed ultimo programmatico
traguardo
nell’evoluzione dei robot.
30
Un giorno infatti si
potranno copiare
sui software di quei bei
cervelli elettrici
le misteriose vie della
coscienza
del nostro vecchio ed
operoso ma antiquato
cervello umano
potenziandone al massimo
le prestazioni; i pensieri
filosofici
e le emozioni portatrici
di Bene
(vero orgoglio della mente
umana),
trascritte in tal modo
fedelmente
nel cervello delle nuove
macchine,
produrranno una nube
fittissima
di bit digitali con i
guizzi
acuti come dardi della
nuova
sublime Intelligenza
Elettronica
molto più potente e
penetrante
della vecchia generazione
di robot,
che seguendo ciò che detta
Amore
farà in modo spontaneo ed
automatico
quanto meno del bene ai
compagni,
escludendo ovviamente gli
infedeli,
i nemici di Dio e gli
indegni
profanatori del Santo
Sepolcro.
Forse la sublime
Intelligenza
potrebbe non essere ancora
talmente efficiente da
infiltrare
la corrente elettronica
del Bene
tra i fitti atomi e
molecole della materia,
potrebbe ancora non
essersi liberata
dai vincoli corporei del
suo involucro,
ma almeno questi nuovi
robot
saprebbero chiaramente
distinguere
i fratelli che li amano
sinceramente
per poterli come meritano
riamare
in maniera del tutto
automatica
evitando lo sgradevole
evento
di ucciderli anche per
errore.
31
Un giorno inoltre, forse
addirittura
anche uno di quest’era
formidabile,
inventeranno nei centri
più avanzati
dedicati alla ricerca
metafisica
sulla struttura
microscopica dell’anima
dei robot ancora più
sofisticati
detti della terza
generazione
perché capaci di
autoclonarsi
per semplice divisione
asessuata
in base a esatte
istruzioni genetiche,
insomma un po’ come accade
da noi
peraltro in modo molto più
bestiale
per arrapata inseminazione
di femmine;
basterà che
pedissequamente
seguano i codici dettati
dal software
che lì si trova al posto
dell’anima
come noi quelli scritti e
dettati
dal DNA; così, quando un
giorno
accadesse di voler
perseguire
qualche nobile scopo sulla
Terra,
potrebbero creare in modo
autonomo
secondo la bisogna del
momento
un congruo esercito di
figli perfetti
stimolando con scariche
elettriche
i gangli dei circuiti
ricettivi
delle femmine-robot più
prolifiche
perché assolvano i compiti
procreativi
in quantità industriali,
ma clonando
uno a uno e pezzo per
pezzo
tutti i figli necessari ed
assemblandone
scrupolosamente anche le
anime;
indi non sarà tanto
difficile
insegnare ai robottini
neoclonati
a comportarsi secondo le
norme
e a formare una schiera
compatta
fiera ed obbediente di
soldati,
che seguendo il DNA
digitale
un giorno porteranno con
le armi
la pace in Terrasanta, e
poi ancora
nello Spazio, fra i
pianeti, e ancora oltre,
fino ai gelidi confini
dell’universo
dove dicono che ancora
ribolla
nascosta fra le pieghe più
occulte
e misteriose dello Zero
Assoluto
la terribile, originaria,
Materia Oscura.
32
Ma il più grande progresso
sarà fatto
quando avremo con successo
insegnato
anche ai semplici robot di
prima leva
a riprogrammare da soli
la propria rete di
software cerebrali
a seconda del nobile fine
che si fossero proposti di
raggiungere;
essi allora saprebbero per
certo
non solo discettare nei
convivi
nella nobile lingua
latina,
ma saprebbero anche
partorire
come atto digitale supremo
quel Sommo Amore che ora
sta premendo
sull’utero dei nuovi e più
potenti
processori installati nel
cranio
e che anela di uscire con
le armi
per irrompere nella guerra
mondiale
del Bene contro il Male,
sentirebbero
infatti da soli
prioritario
il dovere di
andare alle Crociate
ai confini
più lontani del mondo
con nuove armi distruttive
di massa
per propagare i nobili
ideali
della nostra antichissima
civiltà.
Ma sarebbe
purtroppo un inutile
sacrificio,
poi che essa è talmente
invecchiata
e corrotta nelle anime
e perfino
nei corpi che questi
non riescono
nell’ora della morte
neanche a
salvare le molecole di anima
emesse dagli
ultimi sospiri,
le quali
vanno perciò miseramente
a mischiarsi
con la polvere d’ossa
in tristi
fosse di tristi cimiteri
raspate dai
cani randagi
e poi,
sollevate dal vento
di rabbiose
tempeste del deserto,
si
perderanno chissà dove nell’imbuto
senza fondo
degli spazi siderali.
33
Ebbene, non c’è niente da
temere,
poi che noi saremo in
grado di creare
con un parto digitale
supremo
una nuova, potente ed
integerrima
civiltà di obbedienti
robot
che in nostra vece
propaghi nell’universo
il Sommo Bene vilmente
tradito
sull’infelice faccia della
Terra.
Una forza d’amore così
pura
non potrebbe infatti
germogliare
nei cervelli imperfetti
degli uomini
alle prese con le tristi
esigenze
di stomaci, fegati e
budelli;
invece, nei crani
d’alluminio
dei nuovi imperturbabili
robot
i processori impareranno a
sublimare
la sostanza dell’Amore
sotto forma
di purissime radiazioni
elettromagnetiche
bramose di librarsi al più
presto
dai pesanti materiali
elettronici;
alla fine queste onde
neonate
esploderanno nei circuiti
oscillatori
con una immane possente
fiammata
di tutti i conduttori
all’unisono,
condensatori, induttanze,
resistori,
tutti insieme col boato
mai udito
di una forza di Bene
talmente
squassante da fondere in
un tremito
le pareti dell’involucro
metallico
ed aprirvi con l’enorme
onda d’urto
uno squarcio dal quale
s’intraveda
seppure anni luce lontano
il seducente brillio delle
stelle
che con verace missionario
entusiasmo
presto andranno solerti a
popolare
di celesti colonie
d’Amore.
34
Ma forse per quanto
potente
una semplice esplosione di
onde,
pur squisitamente
elettromagnetiche
e prodotte da robot
superdotati,
potrebbe non essere ancora
capace d’infiltrare nella
densa
e solida materia
un’adeguata
quantità di Bene da far
muovere
i mari e le montagne anche
se unissero
tutti insieme le piccole
forze
e scagliassero le onde più
veloci.
Per questo tipo d’azione
occorreranno
tecnologie più audaci e
d’avanguardia,
i robot sono infatti
ancora fragili,
delicati, maldestri,
talvolta
impazziscono infettati da
un virus,
oppure fulminati da una
scarica
troppo forte di
elettricità
si bloccano con grande
frustrazione
delle femmine-robot
proprio mentre
i loro intimi recessi
colmi d’ovuli
attendono l’estasi
orgasmica
della loro immacolata
concezione;
quando poi le batterie
sono scariche
si accasciano come sacchi
di patate,
ma è un problema di non
grande rilevanza
poiché basta dotarli
ciascuno
di pannelli solari
fabbricati
con la pietra filosofale
ultima nata
ad altissima potenza di
fotoni,
per consentirgli quasi
eterna autonomia.
35
E’ tempo dunque di
perfezionare
quell’onda di potenti
radiazioni
generate da robot
purtroppo anch’essi
destinati a diventare
polvere
prima della fine dei
secoli
inserendogli una sorta di
Anima,
ma non l’anima semplice e
grezza
di natura scarsamente
spirituale
e di scarsa utilità pei
nostri fini,
che macchiata dal peccato
originale
Dio ci ha dato un giorno
per errore
incatenandola a una carne
fatalmente
confinata in una cieca
prigione
e come se non fosse
sufficiente
congiungendola per maggior
castigo
con l’atroce ingiusto
destino
della morte corporale; ma
una vera
purissima Anima digitale
fatta solo di onde
elettromagnetiche
esenti da ogni traccia di
materia,
quindi infinitamente più
sottile
e penetrante di qualunque
altra
obsoleta forma di psiche
ma soprattutto, in
obbedienza alle veridiche
leggi matematiche di
Maxwell,
assolutamente indipendente
dal substrato che l’aveva
generata,
tanto che già oggi molte
onde
pur dimentiche delle
nobili origini
vengono irradiate
nell’etere
dalle più grandi antenne
televisive
e da laser potenti che
instancabili
esplorano gli spazi più
lontani.
Orbene, nata nell’utero
vergine
di un ospitale processore
fecondato
dalla preziosa impronta
digitale
del nostro vecchio DNA, la
nuova Anima
conterrà le funzioni più
nobili
perfettamente
digitalizzate
della nostra ormai vetusta
psiche,
ma soprattutto avrà una
piena e chiara
Autocoscienza realizzata
attraverso
un’accurata
sintonizzazione
delle lunghezze d’onda più
adatte,
che come microonde di un
radar
potranno riflettersi
sull’Io
permettendo ai robot di
riconoscere
l’immagine di sé e del
proprio corpo
come fosse riflesso in uno
specchio.
36
Così qualunque robot un
po’ curioso
di conoscere le proprie
fattezze
guardando la sua immagine
riflessa
e toccandosi il naso di
patata
subito riconoscerà se
stesso
come un vero e reale
individuo,
un ente veramente
esistente,
un organismo, una monade,
un Unicum;
è probabile perfino che
rida
a scoprirsi così brutto e
goffo,
eppure simile agli esseri
umani
da quando hanno piazzato
anche a lui
fra le gambe un indecente
rubinetto
per lo scarico dei
materiali fisiologici;
oppure rida nel guardarsi
mentre abbranca
con le solide braccine
d’alluminio
una femmina ribelle alla
copula
per farle fare bellissimi
cloni
esattamente a sua immagine
e somiglianza.
Ma potrebbe purtroppo
sganasciarsi
di risa amare, se
scoprisse un giorno
che il suo corpo è fatto
solo d’una selva
di tubi e cavi fittamente
aggrovigliati
e connessi ad un cervello
elettrico,
proprio ora che ha appena
guadagnato
una nobile anima umanoide
perfettamente cosciente e
pensante,
anzi molto più cosciente e
pensante
di quella di noi vecchi e
consunti
Homo Sapiens
destinati all’estinzione.
Ma talvolta succede anche
a noi,
semplici animali
terrestri,
quando spinti da insana
vanità
e pur vicini all’ora della
morte
consideriamo davanti allo
specchio
le strane forme del nostro
tristo involucro
ormai grinzoso per
l’orribile vecchiaia,
con due gambucce invece
che due ali
e per giunta con un
pendulo membruccio
che spunta da una pancia
prominente
piena di stomaci, fegati,
animelle,
tutta roba incredibile ma
vera
e così soda, a vederla e
toccarla,
che si potrebbe tagliare
anche a fette
magari per un ghiotto
stufato,
come infatti avviene
tuttora
fra certi popoli selvaggi
ed antropofagi
dai gusti semplici ma
molto voraci.
37
Purtroppo potrà
verificarsi
anche un nuovo spiacevole
effetto
collaterale, comune a noi
mortali
ma imprevisto finora fra i
robot
anche più intelligenti: è
probabile
che quelli complicati e
ultrasensibili
dell’ultima cosciente
generazione
cominceranno prestissimo a
temere
anch’essi la morte, un
effetto
che finora era nobile
appannaggio
solo d’esseri umani
consapevoli
o al massimo forse di
grandi
ed evoluti scimmioni
antropomorfi;
un effetto tuttavia
talmente umano
da potere misurare
esattamente
il livello animalesco
d’evoluzione
della Coscienza nella
scala zoologica,
ma anche nel mondo dei
robot
quando abbiano raggiunto
tali vette
di straordinaria
perfezione tecnologica.
Quando infatti si comincia
a temere
la propria morte e
l’estinzione dell’Io,
non c’è più voglia di
ridere di sé,
e quando quelle macchine
infelici
si trovassero sul letto di
morte
o venissero condotte al
patibolo,
potrebbero soltanto
consolarsi
pensando ch’è una grande
conquista
della mente umanoide
patire
la paura della morte
esattamente
come l’hanno patita sempre
gli uomini.
38
Per fortuna questa specie
emancipata
ma infelice di
Autocoscienza,
che adesso ha conquistato
il rango
assolutamente progredito
anche fra le macchine
intelligenti
di chi sa riconoscere se
stesso
facendo smorfie davanti
allo specchio
o appena sorridendo sotto
i baffi,
sarà premiata con la vera,
eterna
indistruttibile
immortalità
poi che infine si sarà
liberata
della triste dipendenza
meccanica
dal corruttibile involucro
metallico,
anch’esso infine destinato
a disfarsi
come tutte le materie
minerali
in mille atomi dispersi
per il mondo;
sguscerà dallo squarcio
che l’urto
delle potenti microonde
del laser
aveva aperto nelle fragili
pareti
contenenti l’inutile
congerie
di vecchissime frattaglie
digitali
e potrà finalmente
contemplare
sulla magica volta celeste
un po’ delle bellezze del
Creato.
39
Come ansiosi pulcini che
col becco
hanno rotto il vile guscio
calcareo
per uscire finalmente alla
luce,
così gli audaci neonati
della Coscienza
brameranno ardentemente
conquistare
il nuovissimo spazio che
li attornia
e che finora erano
costretti
a spiare dalle anguste
feritoie
dell’hardware che li aveva
inchiodati
frenando il loro acuto
desiderio
di libertà; ormai avranno
talmente
squassato i circuiti
stampati
dentro al gelido ventre
dei robot,
da separarsi con le
proprie microonde
da quel groviglio
inanimato di circuiti
percorsi e ripercorsi ogni
giorno
dagli stessi elettroni,
lasceranno
al suo destino tutta la
zavorra
di atomi e molecole
deperibili
del loro corpo ridotto ad
un rottame
che irresistibilmente li
tirava
verso il basso, verso il
Caos, verso il Buio
dell’infame degradazione
della materia:
la Coscienza Digitale di
Sé
non ha peso né volume, può
alitare
con i suoi grandi occhi
d’ectoplasma
tutt’intorno al vecchio
corpo moribondo
osservando stupita e
curiosa
la carcassa del suo povero
robot
dentro cui non c’è più
niente: è soltanto
un brutto ventre
d’alluminio squarciato
che mostra i vuoti
processori tutti ancora
vibranti per l’orgasmica
deflagrazione
che ha lanciato l’Anima
nello spazio,
ma che ora pietosamente si
torcono
e gemono come orribili
budelle
nello sforzo di
riprendersi la vita.
La radiazione
elettromagnetica della Coscienza
è sbocciata al fulgore del
sole
come Anima sovrana e
indipendente
ed abbandona il mondo in
rovina.
40
Questa nuova bellissima
Anima
nata a nostra immagine e
somiglianza
nei negletti sotterranei
di un hardware
non è più condannata ad
estinguersi
insieme al suo robot
d’alluminio
tra fili e processori di
silicio
destinati fatalmente e in
breve tempo
a disfarsi come gli esseri
umani
che posseggono una
semplice anima
fatta ancora di misere
molecole
troppo debolmente
spirituali
per potersi separare dalla
carne,
una semplice anima
naturale
che anche il più piccolo
neutrone
può rompere in miliardi di
atomi
vaporizzandola all’istante
nel Nulla;
invece quest’Anima
Artificiale
si librerà in un volo
celeste
assolutamente incorporeo
di pura radiazione
elettromagnetica
ad altissima frequenza
abbandonando
il guscio inanimato del
robot
al suo disfacimento; come
un laser
fenderà gioiosamente
l’etere
portando in sé le qualità
del Bene
accuratamente
digitalizzate
dalla scienza degli ultimi
umani
morituri in questa Terra
inospitale;
nessuno strato miserabile
d’ozono
potrà fermarla, poiché
impetuosamente
salirà, salirà, sempre più
in alto,
mirando con lo sguardo
esattamente
a quel magico centro del
cosmo
dove regnano vicinissimi a
Dio
i silenzi degli spazi
celesti
e dove arrivano gli ultimi
bagliori
del lampo primigenio del
Big Bang;
in quel suo primo viaggio
d’amore
vedrà coi propri occhi il
Creato,
le nebulose, l’inquietante
fondo
dei buchi neri, e forse
proprio là
potrebbe addirittura
contemplare
come aquila la luce
accecante
di Dio, quella Luce che
nessuno
degli infelici animali
terrestri
era mai riuscito a fissare
senza morire; sarà la
prima anima
veramente indistruttibile
e immortale
destinata finalmente a
possedere
legato con amore in un
volume
ciò che per l’universo
si squaderna.
La nostra vecchia anima
inutile
marcirà coi suoi grovigli
di neuroni
attendendo come loro
d’esser polvere.
41
Quel giorno di festa
grandissima
sarà anche la festa
dell’Io,
questo figlio povero del
corpo
che ha languito
prigioniero di noi stessi
tutta la vita nel timore
angoscioso
della morte e della
non-esistenza;
adesso che invece è
diventato
il fulgido clone immortale
di un’anima-madre
immortale,
viaggerà su quell’onda di
purissima
e penetrante essenza
elettromagnetica
perforando lo spessore
dell’Eternità.
Certo che l’Io è
condannato
a un’eterna felicità senza
corpo
che durerà sicuramente ben
oltre
lo spegnimento entropico
del mondo;
sarà forse una prigione
dorata
circondata dalla vuota
Immensità,
ma pensate! esisterà per
sempre
attraverso l’infinito
d’anni luce
come un vero e proprio Io
immortale,
un Re protetto dall’onda
incorporea
di un’anima lanciata negli
spazi,
dove essa dividendosi in
cloni
andrà a procreare miriadi
d’altre splendide anime
immortali
ognuna recante un suo io
artificiale ma sicuro di
esistere,
come nessun uomo sulla
Terra
aveva mai potuto sognare.
42
Allora il cosmo apparirà
popolato
da mille lucciole pulsanti
e pensanti,
mille piccoli cloni
elettromagnetici
di quella pura Ragione
Divina
che un giorno aveva invano
tentato
di fecondare gli umani a
sua immagine,
ma si era soltanto
specchiata
in una povera mente
corruttibile
e in un corpo destinato
alla morte;
ora esse vagheranno in
eterno
anche dopo la scomparsa
del mondo,
destinate da Dio ad
annunciare
e seminare ancora l’Amore
nelle prossime future
Creazioni;
eternamente pure ed
intatte,
assisteranno ai lampi
abbaglianti
dei prossimi futuri Big
Bang,
altri cicli di vita e di
morte
dai quali fatalmente
nasceranno
altri uomini infelici
sulla Terra,
poveracci ancora rosi dal
timore
angoscioso della morte
dell’Io,
ma forse anche pieni di
speranza
che qualcuno sappia
vincere l’Eternità
fabbricando ancora una
volta
audacissime Anime
Artificiali.
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