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La suprema macchina elettrostatica
© 2010 by Veniero Scarselli
1
Da bambino mia grande speranza
era diventare così forte
da scalare la Montagna
Sacra,
nonostante la sua vetta si
sapesse
troppo ardua per le deboli
forze
dei comuni mortali: essa
svettava
terribilmente solitaria
e irraggiungibile
sopra la regione delle
pianure
dove la voragine di
Gomorra
aveva inghiottito a poco a
poco
le piante e gli animali
del mondo
coprendolo col deserto di
cemento
che i subumani chiamavano
città,
ultimo totem che essi
adorassero
prima della loro
estinzione.
2
Là una volta di tanti anni
fa
c’era ancora la mia terra
e la casa,
e ora c’è una cupa foresta
di ciminiere e fabbriche
di miasmi
e una folla di larve
semiumane
che venerano l’Avere
anzi che l’Essere.
Ma prima di venire
devastata
era fatta di linde
casupole
con festosi gerani alle
finestre
e gente onesta che
cresceva il grano
per molti figli benedetti
da Dio,
così che la Natura
generosa
rendeva agli uomini di
buona volontà
i buoni frutti delle loro
fatiche.
3
Tuttora la Grande
Montagna,
senza neanche un velo di
nubi
a nasconderne la vetta
terrifica,
si staglia dritta e forte
sovrastando
la grigia distesa della
città
che una feroce avidità
fece crescere
come enorme bubbone; essa
svetta
fra le grandi altezze
celesti
lasciando i pochi uomini
onesti
con lo sguardo riverente
catturato
dall’altissima cima
incontaminata
e dai terribili fenomeni
che avvengono
al calare silenzioso della
notte:
davanti ai loro occhi ogni
volta
timorosi come occhi di
bambini
emette infatti dai tempi
dei tempi
vividi lampi di luce
azzurrina
e nessuno ha mai saputo se
sia faro
a conforto di sperduti
naviganti
o ammonimento d’un dio
vendicativo;
si vede però chiaramente
che non sono riflessi di
astri
su improbabili oggetti
d’acciaio,
scaturiscono dall’Apice
della Vetta
perché tocca con la cima
appuntita
le altezze del cielo forse
gravide
di densa elettricità
ionizzata,
da cui scoccano scariche
elettriche
molto simili a quelle dei
fulmini
nelle torbide notti di
tempesta.
4
Io sono il solitario
profugo
che un bizzarro caso del
Bene
decise che non fosse
inghiottito
dal cancro che divora come
un fuoco
l’infame città di Gomorra;
ora guardo alla Montagna
Sacra
come a quella abitata da
un dio
che scaglia saette sui
reprobi
col disegno di portare
alla salvezza
quelle anime senza peccato
che nell’istante biforcuto
tra la vita
e la morte ruppero il
legame
che le teneva avvinte al
loro corpo,
ma ancora non sanno dove
andare
se lasciate tutte sole e
impaurite
a vagare per gli spazi
siderali.
5
A giorno fatto, quando il
sole spande
la sua luce abbagliante
sul mondo,
i lampi pur intensi della
Vetta
non possono essere visti,
ma la gente continua a
mormorare
che le aquile guardiane
dei cieli
non la osano mai sorvolare
con le lente ali maestose
perché sicuramente essa
emana
intensi raggi
soprannaturali
invisibili alla luce del
giorno
e forse anche nocivi alla
vita,
ma questa è diceria
contadina
che nessuno poté
verificare.
Invece quando cala la
notte
riappaiono anche a chi
attende
dalle brume delle terre
più lontane
le inquietanti visioni dei
lampi
che la suprema
Intelligenza della Vetta
manda come oscuri messaggi
al popolo prigioniero dei
mortali,
e alcuni dicono con timida
speranza
che sia per la loro
salvezza.
6
Ma si narra di altri
fenomeni
che si sarebbero talvolta
manifestati
nei fitti boschi che
coprono le pendici
a dei villici incauti che
il bisogno
aveva fatto avventurare
alla ricerca
di qualcosa per la cena
dei figli:
singolari apparizioni di
animali
a sette zampe che
fuggivano come il vento
alla vista dell’uomo,
esseri alati
dal muso aguzzo ed arcigno
che potevano
anche essere mangiatori di
uomini,
e talvolta anche ambigui
unicorni
che si diceva spiassero
non visti
le nostre mosse dal fitto
degli alberi;
qualcuno giurò ch’era
apparso
anche il simulacro della
mamma
scomparsa da tantissimi
anni,
stava in piedi bellissima
come un tempo
sulla cima d’una roccia
irraggiungibile
ma avvolta da una luce
spettrale,
lui allora gridò forte «al Demonio!»
serrandosi subito in casa;
ma le buone pendici del
Monte
ricordano di lei la
figurina
gentile quando andava per
funghi
e la natura non ancora
intossicata
dava cibo ai devoti
cercatori.
7
Io certo non ho mai
creduto
alle storie fantastiche
dei villici,
che per mera ignoranza si
dilettano
a impaurire con terribili
racconti
uomini e bambini raccolti
accanto al fuoco la sera a
vegliare:
io infatti avevo a lungo
sui libri
studiato Matematica e
Filosofia,
ero stato pure con gran
lode
laureato in Grammatica e
Retorica;
nondimeno non riuscivo con
la ragione
a scacciare il pensiero
che qualcosa
di sublime si celasse
davvero
sulla vetta di quella
Montagna,
qualcosa che i rozzi
peccatori
adoratori del Vitello
d’Oro
non potevano certo vedere,
inghiottiti dai miasmi del
Male
negli abissi senza fondo
della città;
percepivo molto
chiaramente
una sorta di benefica
forza
forse addirittura
istituita
per salvare le anime, se è
vero
che un errore durante la
Creazione
le aveva incollate dentro
un corpo
d’infima creta, diventato
da allora
loro fragile casa e loro
tomba.
8
A dire il vero mi ha
sempre turbato
il pensiero che lo
Spirito, incorporeo,
possa essere imprigionato
nel corpo
per un erroneo atto del
Demiurgo;
alla ragione filosofica,
che filtra
ogni atto veridico della
mente,
è ignota perfino la natura
di questa fantomatica
anima
che nessuno ha mai visto o
toccato;
è quindi giocoforza
ipotizzare
che, se esiste, sia anche
ben nascosta
fra le cellule del corpo,
o addirittura
diffusa come un fluido fra
le molecole.
Ma il dubbio resta, ed è
la causa prima
di tutte le pene degli
uomini,
fra cui la più orribile è
l’angoscia
che l’Io e l’anima si
estinguano nel marciume
delle carni disfatte,
fatte strame
a laidi vermi e larve
ributtanti
per nutrire vite infami di
topi.
9
Io anelavo dunque da
sempre
di scoprire il segreto
della Vetta
seppure sempre si fosse
palesata
nitida e chiara, mai
nascosta da una nube
neanche quando dal basso
salivano
i fitti vapori delle
paludi
che come un fossato
anti-uomo
difendevano l’accesso alla
Montagna;
io sapevo che essa celava
la Conoscenza del Vero
tanto a lungo
agognato dagli occhi di
fanciullo
e malgrado l’altezza della
Vetta
sembrava talmente vicino
da poterlo quasi toccare.
Ma venne l’età della
ragione,
ed io fui pronto ad
affrontare la scalata
per quanto erta e
rischiosa essa fosse;
sapevo infatti che non era
da temere
l’Intelligenza che durante
la notte
dal suo trono lasciava
sperare
la conoscenza della Luce
Suprema
e forse anche una vita
oltre la morte;
immaginavo la mia anima
già libera
nei purissimi venti delle
altezze
mentre osava sorvolare la
cima,
come la grande aquila
vista
un giorno in sogno salire,
salire
con le ali ferme e distese
fino a un alto regno di
luce.
10
Mi avviai dunque
arditamente
per la strada che portava
alla Vetta
fendendo con la roncola la
macchia
che copriva di spine le
pendici
per proteggerla da occhi
sacrileghi,
ma consentiva invece
l’ascesa
a chi con cuore puro e
tenace
aspirasse alla vera
Conoscenza.
A poco a poco mi lasciai
alle spalle
anche i
piccoli cespugli spinosi
prostrati da millenni di venti
e raggiunsi la regione
inospitale
delle rocce più aspre,
ricoperte
soltanto da croste
rinsecchite
di licheni; un vento
gentile
li sfogliava in uno
spolverio
quasi di petali, mi
sorpresi perfino
a seguirli con lo sguardo
incantato
poi che prima di sparire
in cielo
sembravano giovani
farfalle
ammaliate dalla luce del
sole.
11
Ma come un ostinato
segugio
continuai a salire
fiutando
le tracce di sentieri
ormai scomparsi,
una volta battuti da
pastori
di magre capre spinte fin
lassù
per leccare le ultime
croste
degli ultimi stenti
licheni;
oggi tutti, uomini e
animali,
son da tempo immemorabile
morti:
un giorno tornarono a
riposare
con le greggi e i cani
fedeli
nella valle che li aveva
visti nascere
trovando la pace della
vecchiaia
in una fossa della propria
terra
col nome e la croce dei
giusti,
ignari che le ruspe e il
cemento
delle nuove corrotte
generazioni
ne avrebbero sconvolto le
ossa.
12
Ora vedevo tutt’intorno a
me
solo rupi e canaloni
franosi
che di solito trascinano
giù
fino alla morte i pochi
temerari
che incautamente vi
mettono il piede,
ma mi piacque soffermarmi
a immaginare
che nell’età dell’oro
quelle ripe
fossero ancora rallegrate
dal verde di piccoli
prati,
da fresche acque sorgive
e dalle voci argentine
delle Naiadi;
tuttavia non volli
indugiare
in idilliche immagini di
quiete,
mi destarono le grida di
esortanza
delle rondini con me
affratellate
nella fiera volontà di
avvicinarsi
il più possibile ai luoghi
celesti,
quindi presi caparbiamente
a salire
per arrivare almeno un po’
vicino
alla cima agognata anche a
costo
di subire gli effetti
dannosi
delle sue penetranti
radiazioni;
da lì avrei potuto
contemplare
le vaste pianure del mondo
anche se purtroppo
abbandonate
alla furia sanguinaria e
devastante
dei peccatori abbandonati
da Dio
che predicavano l’Avere
anzi che l’Essere.
Pur stanchissimo dunque
continuai
ancor più ostinatamente a
inerpicarmi
e ad aggrapparmi agli
appigli con la forza
di chi cerca di portare la
sua anima
il più vicino possibile al
Vero;
ma alla fine fui talmente
spossato
da esser colto da uno
strano deliquio
simile a un’estasi, o
forse alla morte:
vidi il sole, che prima
sfolgorava,
appannarsi ed infine
svanire
e giacqui a lungo in quel
profondo sopore.
13
Non so dire dopo quanto
tempo
mi si aprirono gli occhi,
sentivo
che mi mancavano le forze
e la volontà,
come forse avvenne ai
temerari
che anticamente avevano
tentato
l’ascensione mortale; fu
qui,
che cominciai fortemente a
dubitare
che la cima fosse mai
raggiungibile
con le fragili risorse
degli uomini
in una inane gara con la
Morte.
Immerso in questi tetri
pensieri,
mi sedetti su una roccia a
meditare
sulla umana debolezza
corporale,
ma quand’ebbi dilatato lo
sguardo
oltre le pianure
sottostanti
abitate da formiche umane
incapaci di levare le
anime
al di sopra delle loro
vergogne,
la mia coscienza si
schiarì di botto
e mi proruppe prepotente
in petto
una forza che mi parve
sovrumana,
che mi spronò a riprendere
l’ascesa.
14
Sapevo di dovermi
affrettare
poiché dalle valli più
oscure
ormai abbandonate dal sole
già sentivo salire il
Fiato gelido
che insegue da presso chi
esita;
avevo anche scoperto nei
dintorni
le ossa d’altri antichi
scalatori
che stremati nello spirito
e nel corpo
erano dovuti soccombere
prigionieri nelle panie
del dubbio
prima d’essere arrivati
alla cima;
biancheggiavano ancora a
fior di terra
e mi parve di sentirne i
lamenti
imploranti la pietà che si
deve
agli eroi sfortunati; feci
allora
del mio meglio per dargli
il ristoro
d’una pur frettolosa
sepoltura,
ma l’ansia d’arrivare alla
vetta
e abbracciare la Luce fu
più forte
e ripresi con grandissima
lena
l’erta fattasi intanto più
erta
d’ogni altra finora
incontrata.
15
Ma ora ero gonfio di
coraggio,
mi infondeva nuovo
ardimento
sentire seppur
confusamente
che non mancava più molto
alla cima
ove infine avrei potuto
soddisfare
la mia sete della Grande
Conoscenza;
pur addolorato dalle
immagini
sfortunate degli antichi
fratelli,
d’un balzo superai i
baluardi
posti contro l’accesso dei
sacrileghi,
e dopo l’ultimo sforzo di
volontà
che mi permise finalmente
di vincere
la mia prima battaglia con
la Morte,
mi si svelò grandiosa e
vibrante
l’agognata visione del
Vero.
16
Davanti ai miei occhi
sgranati
era apparsa un’enorme
Piramide,
dal cui vertice immerso
nel cielo
una potente Macchina
Elettrostatica
emetteva lunghe scintille
come i fulmini che
illuminano la notte
durante le tempeste. Avevo
dunque
scoperto il segreto della
Vetta,
quello che fin dove
ricordassi
tutti gli uomini buoni
delle pianure
avevano invocato nei sogni
come il nuovo Messia della
Montagna,
la favolosa Macchina
Elettrostatica
che ora si ergeva innanzi
a me
gigantesca e reale: una
fabbrica
alta di moltissimi piani
e con l’apice puntato
verso il cielo,
ma invece di tuoni paurosi
e avvisaglie minacciose di
tempeste,
le potenti scintille
lanciavano
in assoluto silenzio
meccanico
quei sublimi lampi
ultraterreni
che da tempo gli abitanti
delle pianure
con speranza e timore
attendevano
per essere salvati dal
Male
che ancora trasuda dalle
mura
di fabbriche ciminiere r
grattacieli
cresciuti selvaggiamente
come un cancro.
17
Qui invece si udiva
soltanto
un mormorio proveniente da
una schiera
perfettamente allineata di
turbine
che dentro bunker militari
ben protetti
assicuravano uno stabile e
continuo
flusso elettrico ai
complessi macchinari
della Grande Piramide. Poi
vidi
venirmi incontro una
gentile Creatura
con i capelli d’oro
circonfusi
da una luce che mi parve
d’altri mondi;
si rivolse proprio a me
con parole
piene di grazia, sì che
per un attimo
credetti ad una Fata o ad
un Angelo.
Mi disse «onorevole
Visitatore,
io son colei che dall’alta
Autorità
oggi è stata inviata ad
accoglierti;
sappi che il mio nome è
Super-Gemma
poiché come ben sai è
nella gemma
che i colori della luce si
concentrano».
Dagli occhi chiari infatti
si irradiava
la Sapienza Filosofica in
cui splendono
le mille luci della
Conoscenza,
sì che subito allora
riconobbi
la natura angelica
dell’aura
che mi aveva invaso lo
spirito.
18
Mi offrì la sua piccola
mano
dicendo ancora «onorevole
Visitatore,
da tempo sapevamo che un
giorno
un uomo puro e coraggioso
delle pianure
spinto dalla sete di
Conoscenza
sarebbe riuscito a
raggiungerci
superando le prove
difficili
che separano il volgo dal
Vero.
Io sono, per servirti,
l‘Addetta
alla Generale Supervisione
di questo grande celeste
stabilimento,
ma oggi il mio compito
grato
è di offrirti una giusta
semplificazione
del Vero Metafisico che
cerchi,
per adattarlo al tuo
semplice intelletto;
saprai dunque ciò che
ancora non conosci
sulla natura delle cose
soprannaturali
e sul posto cui l’uomo è
destinato
nel grande cielo della
Creazione,
ma dovrai anche essere
edotto
circa i solidi cardini
filosofici
su cui si basa la gestione
consapevole
della nuova condizione
d’immortalità
che presto ti sarà
conferita
se mostrerai di esserne
degno.
19
«Poiché veggo, onorevole
Visitatore,
dai tuoi occhi sinceri ed
onesti
che ti muove gran sete di
Conoscenza
e desideri ch’io
t’accompagni
pei molti gradi del tuo
apprendimento,
seguimi sui capaci
ascensori
che trasportano ogni
giorno le anime
ansiose di subire la
salvifica
manipolazione genetica;
è mio compito infatti
sorvegliare
di piano in piano il buon
funzionamento
di tutte le operazioni su
di esse,
sì che avvengano in modo
corretto
e la folla che si accalca
impaziente
nei centri sotterranei di
raccolta
scorra incolonnata con
ordine
attraverso i laboratori
genetici
in cui vengono amputati
con cura
tutti i geni maligni che
infestano
il loro corredo
cromosomico
detto dai filosofi
genoma.
Solo a quelle anime
fortunate
potrà essere infine
concesso
di salire mondate d’ogni
tara
fino all’Apice tanto
agognato:
il punto infatti in cui la
scarica elettrica
le irradia con amore nello
spazio
è la meta suprema cui
tende
ogni anima creata mortale;
ti saranno all’uopo
svelate
le grandi Verità che
sottendono
i concetti di Spirito e di
Materia
tanto a lungo vanamente
dibattuti
da filosofi e scienziati
dilettanti,
ma ti prego, figliolo, di
frenare
l’ardente giovanile
impazienza
poiché cominceremo dal
basso
guidandoti attraverso i
molti piani
in cui anche con la
semplice ragione
tu potrai riconoscere
l‘Ordine
che governa l’Eterno
Meccanismo,
il moto perpetuo e
armonioso
degl’infiniti silenti
ingranaggi
che sono lo specchio
fedele
della silente armonia
dell’universo.
Risposi ringraziando
umilmente
colei cui subito chiesi
licenza
di appellarla con devoto
rispetto
Venerabile Maestra Super-Gemma
e mi apprestai a seguire
passo passo
con profonda emozionata
attenzione
le sue benevolenti
spiegazioni.
20
Ella invero cominciò
solennemente
la lezione con queste
parole:
«prima d’ogni cosa,
figliolo,
è necessario che tu prenda
conoscenza
dello scopo della provvida
funzione
che dall’Autore di Tutte
le Cose
è stata benignamente
assegnata
a questa grande Celeste
Istituzione:
qui attraverso il canale
uditivo
del grande Orecchio
Cosmico, che ora
tu stesso puoi vedere
attivo,
vengono aspirate dalle
piagge
più diverse e remote della
Terra
le anime dei comuni
moribondi
sia buoni che cattivi;
all’inizio
com’è noto sono sempre
restie
a lasciare il loro corpo
tanto amato,
ma una volta staccate dal
corpo
e affidate alle amorevoli
cure
della Piramide esse
lasciano gioiose
che esperti operatori
intervengano
con precise
micro-chirurgie
sul prezioso genoma
contenente
la somma dei caratteri
dell’Io.
21
Ecco che ora sei pronto
ad apprendere la tua prima
Verità:
dal lungo verme del DNA
contenuto nel genoma si
estraggono
con esatte
micromanipolazioni
non soltanto i geni
maligni,
infami portatori d’ogni
vizio,
ma tutti i geni per natura
mortali
destinati a soccombere col
corpo;
questi vengono interamente
cambiati
con dei geni sintetici (e
perciò
immortali) preparati in
laboratorio.
Dopo questa salutare
sostituzione
e ulteriori interventi
energetici
per ora tuttavia
incomprensibili
dalla tua intelligenza
carnale,
le anime sono rese
incorruttibili
grazie ad un elettrico
intervento
che ne cambia la forma e
la sostanza
in un’altra che niente ha
da invidiare
a quella spirituale che
imparasti
dai tuoi vecchi studi
teologici.
Pertanto le anime che un
tempo
erano disperatamente
mortali
a causa della zavorra
corporea
ora possono essere
irradiate
negli altissimi abissi
celesti
dall’apice incandescente
della Piramide;
le scintille luminose che
si vedono
da molto lontano sono
dunque
(prendi nota dell’estrema
importanza)
l’unico canale esistente
che unisca il Cielo alla
Terra
e permetta l’esodo felice
delle anime appena
bonificate
da un pianeta così
profondamente
infestato dal male
dell’Avere,
anziché sublimato
dall’Essere
e dall’Amore».
22
Dopo questo eletto
discorso
mi sovvenni d’un antico
dubbio
circa l’immortalità
dell’anima
e lo volli esternare alla
mia Guida:
«Somma Maestra, spiegami,
ti prego,
perché nomini ogni volta
l’anima
come mortale, contro ogni
insegnamento
dei Sapienti che la dicono
immortale».
Ella allora sorridendo
rispose
«o vergine intelletto,
ancora preda
delle false parole
consolatrici
di quella che fu detta
“oppio dei popoli”:
ciò che chiamiamo Anima
è soltanto
un astratto concetto
inventato
per designare l’essenza
vitale;
capisco quanto sia
doloroso
sapere che l’anima si
perde
non appena il corpo se ne
muore,
ma sarai più vicino al
Vero
se vorrai considerarla
identica
al concetto certamente più
reale
ch’è l’Io, seppure
ugualmente mortale,
poiché l’Io è la
sfera di molecole
che racchiude sigillandolo
in una monade
quel mondo brulicante di
chimismi
animati dall’essenza
vitale
quale è l’organismo
vivente.
Dunque tienilo a mente:
Anima ed Io
son la stessa identica
cosa,
anche se, per antica
consuetudine,
continueremo a nominarli
come Anima.
23
«Ma è anche vero tuttavia
che quest’Io,
o anima come dir si
voglia,
ha un’anomala proprietà
che stupisce:
è animato da un potente
anelito
a liberarsi dalla sfera di
molecole
ch’è il suo corpo mortale;
sembra quasi
che ambisca a condurre
un’esistenza
autonoma totalmente
svincolata
dalla materia, una sorta
fantasmatica,
quanto impossibile, di
vita immateriale.
Purtroppo nessuno ha mai
potuto
scoprire la natura del
chimismo
che induce negli esseri
viventi
un tale anelito
eternamente insoddisfatto,
vani sono stati gli studi
psichici e metapsichici e
le lunghe
approfondite analisi
chimiche
su tutti i componenti
biologici;
si può però ipotizzare che
l’Io
conservi il ricordo
ancestrale
di vite precedenti rese
anch’esse
immortali da qualche altra
antica
primitiva Macchina
Elettrostatica,
come infatti ancora oggi
accade».
24
«Come vedi siamo dunque
all’inizio
del lungo iter del tuo
apprendimento;
ora siamo nei profondi
sotterranei
dove arriva la potenza
elettrica
che alimenta il Motore che
dà moto
a tutti gli altri
ingranaggi fino al Vertice,
dove ora tu sai ch’è
installata
la più grandiosa
invenzione elettrostatica
fra tutte quelle cui mai
poté giungere
la carnale intelligenza
degli umani.
Però prendi nota, perché
solo
quando sarà giunto il
giusto tempo
ti sarà concesso di
vederla
coi tuoi occhi, grazie
alla ricchezza
della nuova sapienza che
man mano
ti sarà inoculata e che ad
essi
darà una nuova
straordinaria luce».
Io frastornato dalle nuove
emozionanti
cognizioni che scuotevano
il precario
mio sapere, non potei
trattenermi
dal chiedere alla saggia
Maestra
in che maniera la fluida
energia
che sentivo scorrere nei
tubi
vibrando come cosa calda e
viva
potesse mai così
radicalmente
trasformare la natura
carnale,
e quindi corruttibile
dell’anima,
in incorporee vibrazioni
elettriche
tanto simili allo spirito
metafisico.
25
Ella allora con sollecita
grazia
mi rese edotto su tale
argomento
spiegandomi: «i tubi che
qui vedi
provengono dal centro
della Terra,
dal nucleo caldo che
nessuno ha mai visto
ma nel quale le Scritture
asseriscono
abbia luogo una fusione
nucleare
molto simile a quella del
Sole
e che pertanto è la
Primiera Matrice;
è dunque la sua forza
rigenerante,
che dopo un adeguato
raffreddamento
fa vibrare le anime
all’unisono
e le spinge fino
all’ultimo piano,
come linfa di albero che
anela
attraverso faticosi
canalicoli
a liberarsi all’apice
delle foglie
nel trionfo
dell’evaporazione.
Similmente, le anime
bonificate
evaporano al minimo
contatto
con l’alta temperatura
delle scintille
assumendo quella forma
sublime
che ora sai di natura
psicoelettrica,
ma che ancora nel tuo
stato d’ignoranza
non puoi essere in grado
di comprendere.
Per soddisfare tuttavia la
tua lodevole
sete di conoscenza
metafisica,
posso anticiparti fin
d’ora
che ai piani più elevati è
possibile
visitare il gran Cervello
della Macchina
che pensa ed ordina tutto
l’Esistente
e cui tutti gli scienziati
attingono
le loro più preziose
conoscenze;
è lì che la Super-Energia
fa circolare il Pensiero
Assoluto
sotto forma elettrochimica
di ioni
nelle impenetrabili
matasse
di conduttori e
processori, in cui peraltro
ancora non sapresti
raccapezzarti.
26
«Questo qui che invece ora
vedi
è il Primo Laboratorio
dedicato
alla ricerca pura di base
sulla natura e le funzioni
dell’anima;
qui inizia la filiera
salvifica
che dopo avere aspirato
dal mondo
col Grande Orecchio le
anime dei morti
le fa felicemente salire
fino all’agognata
evaporazione
fra le scintille della
Macchina elettrostatica
sotto forma di energia
psicoelettrica.
Qui studiano grandi
Pensatori
che nei simposi discettano
dottamente
sui Massimi Sistemi
Metafisici
e sul problema a lungo
dibattuto
dell’esatta composizione
dell’Anima,
se essa sia ad esempio di
natura
materiale oppure
spirituale,
fluida, gassosa, oppure
eterica,
nonché sui meccanismi
sconosciuti
ch’essa usa per agire
sulla materia
e per darle la forma
voluta
con l’arte, la magia, o i
miracoli.
L’applicazione delle loro
filosofie
è invece compito dei piani
successivi,
adibiti alla realizzazione
di idonei specifici
prototipi».
27
A questo dire
dell’angelica Creatura
mi colse un dubbio, molto
naturale
davanti a così nuova e
straordinaria
conoscenza, e dovetti
interrompere
il fluire delle dotte
parole
chiedendo alla Grande
Maestra
sopra quali verità
comprovate
può fondarsi la certezza
scientifica
circa la natura dell’anima
e circa i fini che l’Etica
impone
di perseguire per la
nostra salvezza.
Ella pur con indulgente
riprovazione
mi riprese: «oh anima
ingenua,
ricorda che fai spregio
alla Ragione
se ti culli in illusorie
credenze
proprie ormai di tempi
passati
e che oggi la Santa
Inquisizione
condanna col rogo affinché
non siano contagiate altre
menti:
quelle che tu chiami
erroneamente
certezza scientifica,
o peggio
verità comprovate,
rammenta
che non sono concesse a
mente umana;
a questa è dato solo
immaginare
il più modesto Vero
Verosimile,
il quale non è altro che
un Vero
Virtuale,
e quindi incapace
di soddisfare la tua sete
metafisica.
Ma se ora apri bene la tua
mente
alla Ragione Pratica,
vedrai
che il pur piccolo vero
virtuale
può essere una base
utilissima
per valide soluzioni
tecnologiche
aventi in se stesse tutti
i crismi
d’una sana virtuale
oggettività
che soddisfi almeno la
speranza,
come sai inscindibilmente
legata
alla natura umana, che un
giorno
si possa ottenere una
splendida
sostitutiva immortalità
artificiale.
Salito infatti ai piani
superiori,
ecco trovi una schiera di
filosofi
guidata da dotti
metafisici
tutti dediti alacremente
allo studio
dei metodi più confacenti
a correggere l’errore
avvenuto
durante la Creazione
dell’anima
e a causa del quale questa
ospite
così preziosa invece di
liberarsi
con uno sbuffo come
essenza incorporea
dal guscio caduco del
corpo,
com’è suo incorreggibile
anelito,
è costretta a seguirne il
destino
fra le carni che l’hanno
generata
e poi così ingiustamente
condannata.
28
«Poscia passeremo ad un
reparto
in cui regna sovrana e
onnipotente
la tecnocratica Scienza
applicativa,
dove abili ingegneri,
sostenuti
dall’apporto della scienza
astrologica
(studiosa dei sistemi
cosmologici
turbativi dei meccanismi
terrestri)
studiano le mirabili
applicazioni
della Intelligenza
Artificiale
nonché ogni mezzo o
strumento capace
di perfezionare sempre più
le già buone prestazioni
cognitive
dei nuovissimi robot
multifunzione,
i nuovi angeli dal potente
cervello
in cui vengono inserite le
anime
prescelte per il
conferimento
dell’immortalità. Come
vedi
qui si costruiscono e
collaudano
prototipi di alta
perfezione,
che non essendo soggetti a
fallanze
sono massimamente
affidabili
nell’integrare dentro i
propri incorruttibili
meccanismi i vecchi ma
plastici
materiali corruttibili
delle anime.
Esperimenti molto
scrupolosi
per controllarne il
perfetto attecchimento
vengono pertanto condotti
da severi ed esperti
collaudatori
con maschera e camice
bianco
in ambienti molto ben
protetti
da radiazioni spurie e
addirittura
insonorizzati allo scopo
di evitare che rumori
promiscui,
canti o risa, possano
influenzare
i delicati strumenti di
controllo
o distrarre il personale
addetto
alla severa valutazione
dei dati.
29
«Frattanto gli studi sul
genoma
sono progrediti ad un
grado
così elevato da poter
sintetizzare,
come già t’avevo
anticipato,
molte copie dei geni
carnali
che la Natura un giorno
ebbe l’idea
di darci in dotazione,
sicché ora
schede assolutamente
sintetiche
si possono avvitare nel
cranio
di pazienti robot, e si è
visto
ch’esse sono perfino
capaci
di far nascere nei loro
cervelli
elevati pensieri sintetici
di ottima qualità
filosofica.
Si è anche riusciti a
fabbricare
un intero genoma sintetico
e a farlo attecchire
perfettamente
in un grandissimo cervello
elettrico
alimentato ovviamente da
stragrandi
quantità di energia
provenienti
dal nucleo centrale della
Terra,
creando in tal modo dei
robot
smisurati, ma con un’anima
artificiale
davvero fatta a nostra
immagine e somiglianza;
sembra anche che in loro
vibrasse
insieme ai pensieri
filosofici
addirittura qualche guizzo
di emozione
di squisita natura
psicoelettrica,
come alcuni sono pronti a
giurare,
ma non si è mai potuto
verificare
a causa d’insufficiente
sensibilità
dei pur moderni
elettroencefalografi
incapaci di rilevare le
sottili
evanescenti vibrazioni
emotive.
30
«Ma è solo nei saloni
superiori
che i più recenti progetti
di robot
congruamente
ridimensionati
nelle loro esorbitanti
misure
e approvati dal
beneplacito dell’Autorità
vengono passati alla
produzione
su vasta scala per
clonarne i prototipi;
così, normative
dettagliate
son fornite a schiere di
operaie
e infaticabili catene di
montaggio
per il veloce assemblaggio
dei robot
e il finale inserimento
nei cervelli
dei nuovissimi geni
sintetici
previamente testati in
laboratorio
per un loro sicuro
attecchimento
nei meccanismi
assegnatari. Infine
dopo l’ultima accurata
regolazione
dei circuiti
elettromeccanici
sui crani ancora aperti
dei robot
e dopo l’ultimo
monitoraggio encefalico
di tutte le funzioni
psichiche,
si procede all’accensione
dei cervelli.
31
«I robot così costruiti
ora sono pronti per
svolgere
i delicati incarichi
spirituali
per cui sono stati creati.
E’ doveroso a questo punto
ricordare
che fu qui, che per la
prima volta
furono sviluppati dei
robot
(e la notizia fece il giro
del mondo)
perfettamente semoventi e
pensanti
con un cervello molto
simile a quello
degli umani, con un corpo
robustissimo
e forse anche un’anima
gentile
esente dalla triste
caducità
che così pesantemente
l’accomuna
al nostro corpo
marcescibile; infatti
è noto che i metalli dei
robot
possono restare molto
lungo,
quasi eternamente,
incorrotti
finché anch’essi tuttavia
nei millenni
sono vinti dalla forza
superiore
assolutamente ineludibile
dell’entropica
degradazione dell’universo
trascinando
nell’annichilimento
anche la propria anima
artificiale
insieme al genoma
sintetico
ch’era stato in fabbrica
saldamente
avvitato nei loro
cervelli.
32
«Adesso puoi vedere da
vicino
il potente Aspiratore di
anime
col suo imbuto gigantesco
somigliante
ad un Orecchio Cosmico;
esso ha il compito
di risucchiare ad una ad
una le anime
dai miasmi delle insane
città
sottraendole al corpo
carnale
nell’esatto tragico
momento
ch’esso esala l’ultimo
respiro
e prima ch’esse marciscano
con lui.
Vada pure perciò in
disfacimento
quella massa ormai inutile
di cellule,
e anche le molecole
corporali
che prima ne tenevano
insieme
così precariamente la vita
vadano pure ad
annichilirsi
nella nera voragine del
Non-Essere
man mano che ciascuna si
sfalda
dagli ultimi aggregati di
enzimi,
di filamenti
macro-proteici,
di lacerti di membrane
cellulari!
Invece quelle anime
fortunate,
che il Grande Orecchio
Cosmico ha raccolto
appena rotto il cordone
ombelicale
col corpo morto, sono
subito immesse
nel programma di
manipolazione
squisitamente eugenetica
affinché la struttura del
DNA
sia opportunamente
bonificata
in modo che risultino
degne
di venire integrate
stabilmente
nei cervelli dei portatori
meccanici,
moderni pionieri col
compito
di andare alla conquista
del cosmo».
33
Udendo così alti concetti
sulle cose dell’anima, mi
sovvenni
dei dubbi che avevano a
lungo
tormentato la mia giovane
mente
durante i lunghi studi
filosofici;
volli allora metterne a
parte
anche la mia Guida, che
con grande
sollecitudine m’aveva
ammaestrato
su tanti problemi, e gli
chiesi:
«Maestra Gemma ascolta ti
prego
i dubbi del tuo umile
discepolo:
come può il solo lume
della ragione
assicurarsi che un’anima
sintetica
abbia attecchito in un
corpo meccanico
se neanche sappiamo in che
modo,
e in quale buia parte
anatomica,
e con quale cordone
ombelicale,
la nostra stessa anima
naturale
che da sempre riteniamo
incorporea
sia attaccata al nostro
stesso corpo?
E come può un’entità
immateriale,
come forse è l’anima,
dirsi ancorata
alla bruta materia del
corpo,
ed essere addirittura
controllata
dai geni che fino a prova
contraria
son fatti di tristi
molecole
della stessa solida e
bruta
infelice materia corporale?»
34
«Figliolo, è vero –
rispose – ch’è un mistero
in quale parte anatomica e
con quale
cordone ombelicale sia
attaccata
l’anima immateriale alla
materia
del fegato, della milza, o
del cervello,
o se sia distribuita
equamente
in ogni singola cellula
del corpo;
e c’è anche chi pensa che
l’anima
sia diffusa ad un livello
più profondo
della materia corporea ed
abbia il compito
di tenere incollate fra
loro
le molecole che come ben
sai
sono spesso piuttosto
riottose;
la sua colla renderebbe
così solida
la loro aggregazione, da
far sì
che la forma e la sostanza
dell’organismo
si mantengano immutate nel
tempo
anche dopo innumerevoli
generazioni
e malgrado le forze
distruttive
che tendono a romperne i
legami.
Ma poni bene mente a ciò
che dico:
sapere in quale parte del
corpo
e con quale astuzia
chimicale
l’anima sia attaccata alla
materia
è assolutamente
irrilevante,
poi che noi sappiamo
esattamente
in quale parte del
cervello dei robot
avvitiamo i nostri geni
sintetici
affinché le fredde
macchine risultino
senzienti e pensanti come
noi;
e che questo veramente
accada
è ampiamente dimostrato
dai fatti.
Rammenta dunque, figliolo:
soltanto
ciò che noi inseriamo nei
robot
per donargli una vita
sovrumana
è davvero importante ai
fini pratici;
infatti ciò che sopra ogni
altra cosa
noi vogliamo è solo
un’anima che viva
per un tempo infinitamente
più lungo
di quella vecchia, se
portata in cuore
da una macchina senziente
e pensante.
Credi, non importa più a
nessuna
di queste anime rifatte
sapere
dove e come l’anima
vecchia
si attaccasse al suo corpo
defunto,
quando ora la sua nuova
vita
dura un tempo quasi
infinito
seppure come anima
artificiale.
35
«Dunque ora, figliolo, hai
conosciuto
anche questa verità:
l’avanzato
progresso tecnologico è in
grado
di ripulire con grande
accuratezza
il genoma da tutti i geni
infami
che deturpano la bellezza
dell’anima.
Il genoma come sai è la
sede
che governa (e purtroppo
anche arma)
ogni umano e bestiale
comportamento,
ed oggi tutti i geni che
fan capo
a nocivi sentimenti di
invidia,
violenza, aggressività,
sete di guerra,
possono essere
chirurgicamente eliminati
lasciando intatti solo i
geni dell’Amore.
Si son creati insomma dei
robot
portatori delle nostre
migliori
e più nobili qualità:
super-robot
pronti ad essere inviati
nello spazio
per portare il Bene a un
universo
dove regna purtroppo solo
il Male
a causa della marcia
inesorabile
dell’Entropia che tutto
corrompe,
anime, corpi, pianeti,
montagne;
perfino i nostri più
nobili pensieri,
che crediamo di natura
spirituale,
se li inghiotte un brutale
universo
dove il tempo stesso è
risucchiato
da un osceno buco nero
senza fondo.
36
«Purtroppo questo nobile
progetto,
di portare e spargere il
Bene
tramite i robot
addirittura
in tutti gli spazi del
cosmo
fino ai suoi confini più
lontani,
si è dovuto abbandonare a
causa
delle pesanti, smisurate
dimensioni
delle loro strutture
metalliche,
che ancora nonostante i
più potenti
razzi vettori gli
impediscono di sottrarsi
all’attrazione del nostro
Pianeta.
Ma anche il loro guscio
materiale,
nonostante la durezza in
apparenza
inattaccabile, verrebbe
presto o tardi
consumato da tempeste
cosmiche
e dalla pioggia di veloci
meteoriti;
la loro stessa struttura
molecolare
non resterebbe a lungo
incorrotta
davanti ai penetranti
raggi cosmici
che ancora ci colpiscono,
scagliati
dal Big-Bang alle origini
del mondo;
essi spezzano i legami
molecolari
e annichiliscono le stesse
molecole
trasformandole in
antimateria,
pertanto anche il corpo
dei robot
seppure dopo molti
millenni
subirebbe infine il fatale
entropico disfacimento
comune,
portando con sé nella
rovina
anche i buoni geni
sintetici
che gli abbiamo affidato
credendoli
custoditi nella culla
sicura
del DNA. Sarebbero
pertanto
vanificati gli sforzi
diuturni
di schiere di onorevoli
scienziati
che credettero al progetto
favoloso
di produrre l’agognata
eternità.
37
«Sappi tuttavia che anche
a questo
pur difficile problema fu
trovata
una brillante soluzione;
gli studi
e l’ingegno di fisici e
metafisici
dotati di pensiero
telematico
hanno fatto l’invenzione
straordinaria
di tradurre nel linguaggio
digitale
peculiare di tutti i
computer
anche la struttura
delicata
e così misteriosamente
evanescente
dell’anima; dopo tale
trasformazione
essa infatti diventa una
serie
elettro-digitale di
bip-bip
espressi nel linguaggio
binario
e trasmissibili a distanza
via cavo.
Oggi dunque il contenuto
delle anime
si legge con un semplice
computer
ed è quindi manipolabile a
piacimento:
ogni addetto alla
digitalizzazione
delle anime che giungono
alla Piramide
potrebbe trasformare ad
esempio
in una stringa strepitosa
di bip-bip
anche la buon’anima della
nonna
appena esala dal corpo
grinzoso;
anche l’anima del nostro
vecchio cane
dagli occhi lacrimosi
ormai ciechi
e giunto stremato alla
fine
dopo lungo e fedele
servizio
potrebbe essere
digitalizzata
e i suoi scodinzolanti
bip-bip
essere fissati con amore
in un CD-ricordo, come al
tempo
delle buone famiglie negli
album
di ingiallite fotografie
cartacee».
38
A queste degne parole mi
sovvenni
di un antico problema
lungamente
dibattuto fra gli amici
degli animali,
quindi chiesi alla dotta
Maestra
se anche i cani abbiano
un’anima
uguale alla nostra e
ugualmente
destinata a una triste
estinzione
in seguito alla morte
corporale,
e Lei con grazia rispose
«certamente,
tu già sai che Anima
ed Io
sono formulazioni diverse
d’uno stesso concetto, sai
anche
che ciò che chiamiamo
Io
non è altro che la sfera
di molecole
che racchiude e
circoscrive esattamente
ogni organismo vivente,
sovrano
e prigioniero di se stesso
nella monade
dell’Io; ergo, se
conosci la logica
dei sillogismi ti sarà
pure chiaro
che se i cani come tutti
gli animali
sono organismi viventi, è
giocoforza
ch’essi debbano avere un
loro Io,
o come dir si voglia
un’anima».
Ella non sapea ch’io loico
fussi,
quindi «è vero – consentii
– ma rassicurami
Somma Maestra, che non
erro quando penso
che l’anima d’un cane sia
per forza
enormemente più grande e
pesante
di quella piccolissima di
un’ape»;
ma la Somma Maestra
un’altra volta
dovette con garbo
riprendermi:
«questo è proprio l’errore
in cui cadono
le menti umane abituate a
ragionare
con gli illusori termini
materiali
di peso, lunghezza e
larghezza:
non esistono anime piccole
ed anime grandi, bensì
solo
anime semplici ed anime
complesse,
perciò tutte sono degne
ugualmente
d’essere amate, così come
ugualmente
si amano ad esempio i
neonati,
nonostante l’aspetto poco
umano
di grossi vermiciattoli
con l’anima
più semplice di quella
d’una larva,
e come anche per la stessa
ragione
si amano i nonni
brontoloni
ma carichi di anni e di
saggezza.
39
«Ecco dunque perché
l’invenzione
di trasformare le anime
mortali
in stringhe di bip-bip
incorruttibili,
seppur salvate
provvisoriamente
nell’effimera materia d’un
CD,
deve essere senza
discriminazione
di censo, di colore, o
animalità,
applicata con amore ad
ogni anima
che sia nata per caso o
per errore
in questo grigio universo:
l’Amore
verso tutte le creature
del Creato,
uomini piante animali, è
appunto
ciò che muove ogni singola
azione
che si svolge nella Grande
Piramide;
è proprio anche soltanto
l’Amore,
ciò che induce a
correggere le tare
che deturpano le anime
grezze
appena giunte al Grande
Orecchio Cosmico
dagli infelici letti di
morte
dell’infame città di
Gomorra
gravide ancora degli
errori del Demiurgo;
eseguita infatti la
fatidica
operazione di
digitalizzazione,
schiere di correttori di
bozze
chiusi dentro asettici
laboratori
e attrezzati con veloci
computer
cancellano dalle stringhe
digitali
ogni storto e maligno
bip-bip
rilevato dal check up
dello scanner
e salvano un pacchetto di
file
contenente soltanto i più
nobili
e amorosi bip-bip delle
anime.
E’ pur vero che chissà per
quanto tempo
in attesa di tempi
migliori
ci dovremo purtroppo
accontentare
di conservare le anime
digitalizzate
dentro la banca-dati d’un
precario
e corruttibile CD, seppure
immerso
in un solido contenitore
d’azoto liquido;
nondimeno l’incessante
fatalità
del Progresso lascia
aperta la speranza
che altre arditissime
tecnologie
possano un giorno non
lontano superare
questa fase della
digitalizzazione,
che si presume appunto
transitoria,
e affrancare finalmente i
bip-bip
dalla schiavitù d’un CD
o d’altra analoga trappola
tecnologica
rendendoli incorporei e
incorruttibili,
così da poterli impiegare
davvero per diffondere
l’Amore
che manca alle brute
molecole
che vagano senza scopo
nell’universo.
40
«Ora sai che anche i CD,
contenenti le stringhe dei
bip-bip
che ricalcano fedelmente
le anime,
sebbene immersi nell’azoto
liquido
del più robusto dei
contenitori
vengono lentamente
consumati
dalla corruzione dei
millenni:
non esiste struttura
molecolare,
neanche del più duro e
inossidabile
acciaio, che sia
risparmiata
dalla forza distruttiva
dei raggi
che fin dal Principio dei
Principi
piovono dal profondo
universo
e penetrano senza pietà
negli interstizi fra le
molecole per dividerle
e annichilirle: la morte e
l’entropia
sono inarrestabili
meccanismi
comandati da un cosmico
Timer
che governa la durata
effimera
della materia ovunque essa
si trovi
sì che nulla può salvarsi
in eterno,
neppure la stringa dei
bip-bip
col codice del nostro DNA
se portata da un supporto
materiale;
a meno che – ascolta,
ascolta bene –
non si riesca a trovare un
supporto
veramente incorporeo molto
simile
a quello che nei tempi
antichi
il volgo credeva fosse
Spirito
e si diceva fornito alla
nascita
già confezionato e pronto
all’uso
dal vecchio Dio creatore e
distruttore
delle proprie infelici
creature».
41
Tali apocalittiche parole
sconvolsero talmente il
mio animo
da chiedere alla divina
Maestra
se sia proprio fatale
rassegnarsi
al nostro disperato
destino
di morte universale. Ella
allora
sembrò impietosirsi, e a
gran sorpresa
disse «molto onorevole
Poeta,
ora è giunto il fatidico
momento
che ti avevo già
preconizzato
quando arrivasti per la
prima volta
trafelato in cima alla
Vetta
per conoscere il segreto
della Piramide,
e oggi che una nuova
consapevolezza
è dall’Alto discesa
benignamente
sulla vergine mente di
allora,
posso finalmente svelarti
le Verità che ti avevo
nascosto
finché fossi in grado di
comprendere:
molti argomenti di ciò che
hai visto e udito
dalla mia stessa voce
durante
l’iter del tuo lungo
apprendimento
felicemente giunto fino al
Vertice
della Piramide, non erano
interamente
la veritiera realtà
d’oggigiorno,
ma piuttosto la
ricostruzione
del cammino arrovellato
della Scienza
nella ricerca
dell’immortalità,
di cui ho creduto
necessario
farti edotto affinché tu
capissi
i complessi problemi
metafisici
che si sono dovuti
risolvere
per giungere all’attuale
perfezione
della funzione salvifica
della Piramide.
Scorda dunque i goffi
robot,
i super-intelligenti
cervelli,
le forzate integrazioni
dei geni
in quei freddi meccanismi,
perché oggi
le scintille della
Macchina Elettrostatica
garantiscono a ogni anima
mortale
la vita eterna; ciò grazie
alla scoperta
di straordinarie onde
elettromagnetiche
in grado di rendere
incorporee
e di fatto immortali come
fossero
di vero purissimo spirito
tutte quelle anime
digitalizzate
fatte a nostra immagine e
somiglianza
ma conservate per un tempo
finito
come vecchie cose in
disuso
in delicati e obsoleti CD
di materia purtroppo
degradabile
e molto precariamente
protetta
in fumanti contenitori
d’azoto liquido.
42
«Devi sapere che le onde
elettromagnetiche
in principio si credeva
che fossero
increspature in forma di
onda
di un fluido materiale
invisibile
che i filosofi
ipotizzavano permeasse
tutto il mondo come l’aria
o l’acqua,
e in mancanza di prove
sicure
circa la sua esistenza
decisero
di dargli il nome bizzarro
di Etere;
finché studi del nostro
buon Maxwell
(scienziato colpevolmente
ignorato
dai filosofi) sulla natura
delle onde
e sulla loro propagazione
nello spazio
stabilirono senz’ombra di
dubbio
che l’Etere non
esiste, e che ad esse
non necessita alcun fluido
materiale.
Sono infatti assolutamente
immateriali
anche quando vengono
generate
da un meccanismo di per sé
materiale
come sono ad esempio le
scintille
della potente Macchina
Elettrostatica,
e si propagano nello
spazio in linea retta
alla velocità della luce
su infinite distanze; si
può dire
che non esiste maligna
Entropia
capace di distruggerle
quando viaggiano
in quella folle corsa;
sono quindi
veramente incorruttibili e
immortali
perché fatte di sola
Energia,
e come dice la Legge del
Demiurgo
l’Energia non si crea né
si distrugge.
Possiamo dunque generare
delle onde
di natura squisitamente
elettromagnetica
che veramente perforino
l’Eternità
alla velocità della luce,
ma ciò che più preme ai
teorici
dell’immortalità
artificiale
è che essendo
assolutamente incorruttibili
esse sono un perfetto
supporto
per le stringhe digitali
dei bip-bip
da inviare negli spazi
cosmici
con gli scelti caratteri
genetici
della nostra decrepita
umanità».
43
A queste rincuoranti
parole
fui colto da una tale
curiosità
per le nuove tecnologie
elettromagnetiche,
che non potei trattenermi
dal chiedere
alla cortese e sapiente
Maestra
con quale straordinaria
procedura
si possano incorporare le
stringhe
dei bib-bip digitali
dell’anima
in questa nuova onda
elettromagnetica,
se già sappiamo che è
immateriale
e nessuno può quindi
vederla
né toccarla. «Come vedi –
rispose –
ora siamo sul Vertice
della Piramide,
dove avvengono le scariche
elettriche;
ebbene sappi, che è
proprio qui
fra i terribili elettrodi
di platino
della Suprema Macchina
Elettrostatica
che ogni scintilla di
milioni
e milioni di volt col suo
aggressivo
micidiale campo magnetico
cozza contro il debole
campo
dei bip-bip e lo fulmina
istantaneamente;
resta una sorta di
scheletro incorporeo,
una vera immateriale
radiazione
di altissima
radio-frequenza
ch’è la bellissima onda
elettro-magnetica.
Ma ora sei in grado di
comprendere
tutto ciò che chiedi sulle
onde
e in che modo le anime
artificiali
vengono da esse
trasportate;
quindi apri le orecchie ed
il cuore,
e medita le parole che
dico.
44
«Il flusso di onde
elettromagnetiche,
destinato a trasportare i
bip-bip
delle stringhe
digitalizzate
prodotto da potenti
scintille,
è sottoposto a un
elettrico processo
di profonda
modulazione, senza il quale
esso sarebbe un flusso
continuo
assolutamente uniforme
come il getto d’acqua pura
che esce
da un normale rubinetto
sanitario;
tale modulazione è
effettuata
proprio dai bip-bip che
incalzano
per ottenere
l’immortalità,
quindi aprono e chiudono
il passaggio
al flusso delle onde
elettromagnetiche
e come il rubinetto
descritto
scandiscono apertura e
chiusura
in modo da lasciare via
aperta
solo a stringhe di onde
che ricalchino
fedelmente il ritmo di
bip-bip
peculiare d’ogni anima digitalizzata.
Insomma, tutto avviene esattamente
come se si aprisse e
chiudesse
il rubinetto al ritmo
velocissimo
dei bip-bip, sennonché il
flusso uscente
non è fatto d’acqua pura,
bensì
di bellissime onde
elettromagnetiche
con inciso il profilo
delle anime
che i bip-bip hanno loro
conferito.
45
«Queste onde generate dal
grembo
generante di potenti
scintille
e modulate dai bip-bip
dell’Amore
sono pronte per il grande
momento
di essere lanciate
nell’eterna
profondità degli spazi
cosmici
da un’enorme antenna
parabolica
poi che sono normali
radioonde
come quelle della vostra
TV
o dei potenti
radiotelescopi
che frugano ogni giorno il
cielo
e com’è noto sono in grado
di raggiungere
le più remote distanze
siderali.
Ma ecco, ascolta adesso
coi sensori
sviluppati dai tuoi organi
uditivi
le anime che arrivano
vibrando
dai piani inferiori via
cavo
già completamente
digitalizzate
e pronte per esser
trasformate
dalla Macchina
Elettrostatica in immortali
velocissime sequenze
elettromagnetiche:
ora sai, col senno del
poi,
che diventando delle pure
onde
saranno eternamente
incorruttibili,
ma soltanto pochi istanti
fa
le conoscevi come fruste
anime
gravide dei peccati loro e
altrui,
aspirate dall’Orecchio
Cosmico
sulle tragiche plaghe
delle pianure
dopo essere state
sottratte
al proprio corpo moribondo
nel momento
dell’ultimo tremebondo
sospiro;
erano dunque anime
infelici
con l’unico conforto della
speranza,
ed ora sai che hanno avuto
la grazia
di entrare nel ciclo
salvifico
che attua la suprema
trasformazione.
46
«Oggi queste onde sublimi,
vere copie
elettromagnetiche dell’anima,
si possono librare in quel
volo
un tempo precluso ai robot
a causa dell’inerzia
frenante
della Materia: questa
forza maligna,
espressione del Male, che
impedisce
di sollevare l’anima al
cielo;
ora invece esse possono
portare
ovunque i semi digitali
del Bene
resi totalmente incorporei
dalla scienza degli ultimi
umani
rimasti eroicamente sulla
Terra
per guidare il grande
viaggio celeste;
penetrano nel ventre
dell’universo
attratte magicamente come
api
dal possente Centro
Generatore
che col lampo accecante
del Big-Bang
ha creato tutte le cose
che abitano gli spazi del
Cosmo;
nel loro eterno viaggio
d’amore
possono vedere da vicino
il Creato, i soli, le
nebulose,
giungere ai confini
dell’universo,
toccare il fondo luminoso
dei buchi neri;
forse possono fissare come
aquile
la luce abbagliante di
Dio,
che nessuno ha mai potuto
vedere
senza morire».
47
A questo punto la Somma
Maestra
si è fermata; sembrava
pensosa
delle proprie gravi
parole,
ma poi con uno sguardo
struggente
(io avevo le lacrime agli
occhi)
«ora – disse – che
metafisica sapienza
ha spalancato la tua mente
al Vero,
non hai più bisogno d’una
Guida,
per cui devo lasciarti,
figliolo,
chiamata dall’Alta
Autorità
ad altri compiti celesti».
Lasciandomi
così, a me stesso, per la
prima volta,
ha voluto benignamente
benedire
la mia nuova consapevole
vita
col soffio d’una lieve
carezza,
poi che quando mi prese
con sé
avevo il cuore ignaro d’un
bimbo
venuto a Lei per farmi
rinascere
alla luce d’una Nuova
Conoscenza
e così son diventato Uomo;
ora anch’io conosco i
segreti
della vita, della morte,
dell’universo,
e so guardare senza tema
nel profondo
del Creato i soli e le
nebulose:
è una nuova casa di stelle
che col manto d’una grande
Madre
ora attende il mio piccolo
io
che non ha più timore
della morte.
48
Un giorno infatti anche il
piccolo io,
che ignaro ha languito una
vita
nel carcere del corpo col
timore
angoscioso della propria
estinzione,
potrà staccarsi dalla
triste materia
colpito da una provvida,
rigenerante,
virtuosa scarica
elettrostatica;
pronto per il grande
viaggio,
sarà anche lui un io
elettromagnetico
vibrante nello spazio
celeste
con la sua splendida anima
sintetica;
bucherà lo spessore
dell’Eternità
attraverso l’infinito
d’anni luce,
e dividendosi in cloni
elettromagnetici
genererà miriadi e miriadi
d’altri piccoli io
consapevoli
brillanti in cielo d’una
luce propria,
ma anelanti soltanto a
riunirsi
alla Grande Luce di Dio.
49
Nelle grandi notti celesti
il cielo appare già
popolato
dai luminosi bip-bip
digitali
di mille lucciole pulsanti
e pensanti,
mille piccole stringhe
elettromagnetiche
che contengono i geni
migliori
dei fratelli che ci hanno
preceduti;
tutte vagano pulsando in
eterno
e seminando i geni
dell’Amore
ben oltre la fine prevista
del cosmo attuale, ben
oltre
gl’innumerabili cicli a
venire
delle nuove Creazioni che
ancora
avverranno nei millenni
dei millenni,
e ben oltre l’improbabile
esaurimento
di tutte le riserve
energetiche
del grandissimo Sole ch’è
Dio.
50
Nel loro eterno viaggio
celeste
assisteranno dunque alle
esplosioni
abbaglianti dei futuri Big
Bang:
altri cicli di vita e di
morte
dai quali fatalmente
nasceranno
altri uomini infelici
sulla Terra,
altre anime rose dal
timore
angoscioso della morte
dell’Io,
ma che piene di speranza
guarderanno
anch’esse a una nuova
Piramide
creata per vincere
l’Eternità
fabbricando ancora
incorruttibili,
immortali Anime
Artificiali.
Come quelle che oggi sono
nate
con una nuova veste
smagliante
di purissime onde
elettromagnetiche.
In quarta di copertina: Una nuova audace irruzione
di Veniero Scarselli nei territori del surreale, trasportato tuttavia da una
spinta propulsiva di alto valore spirituale e a suo modo religiosa. In una
allusiva rivisitazione del dantesco viaggio celeste, il Poeta si fa guidare da
una moderna Beatrice che illustra il complesso funzionamento della Grande
Fabbrica di anime artificiali destinate a riempire d’Amore l’universo. Si
affacciano le eterne inquietanti domande del pensiero universale, che qui
trovano perfino originali risposte meta-scientifiche; il Lettore dunque non
troverà lirismi idilliaci, ma il geniale pensiero poetante di Scarselli, che si
scatena in una ridda di immagini e ragionamenti di grande fascinazione,
donandoci infine anche una parola di speranza.
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