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Il lustro cosparso
Posso darti solo un commento personale da amica, io non sono un critico
letterario né ci tengo ad esserlo, comunque nella tua poesia c’è una forte
ascendenza minimalista e classicheggiante, la parola è secca, i versi brevi che
si riferiscono soprattutto a situazioni di solitudine, silenzio e riflessione.
Una riflessione che scaturisce da situazioni intime quasi sempre
incontri/scontri con le persone, condivisione di sguardi, sentimenti (ci sono
diverse poesie dediche) o della meditazione sulla scrittura sul senso della
parola, spesso nata dall’osservazione delle nature morte della casa, i pennini,
i libri, gli inchiostri, ma anche sul suo significato come nella poesia “Parole
come compagni” o “Giace la parola”. La lingua in cui scrivi e nitida e tendente
verso l’alto tramite termini tipici della tradizione letteraria come “polito/a”
l’uso di accenti arcaizzanti come “s’io” o “ch’esso”, “ov’è” o parole tronche
nell’ultima vocale “or”, “ancor”, “son” ecc. d’altronde l’ascendenza
classicheggiante si nota fin dal titolo della seconda raccolta e dalle sezioni
che richiamano i termini greci. Molto presente in te anche la lezione
novecentesca che rivedo molto nelle poesie “Noi ragazzi di ieri” e “Noi siamo le
vostre crepe” quest’ultima una delle mie preferite.
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Recensione |
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