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Camera oscura

La terza edizione della silloge Camera oscura di Paolo Ruffilli (Garzanti, 1996) mi incuriosì: non capita spesso ai libri di poesia, se si fa eccezione per i libri dei grandi (per citarne qualcuno "Ossi di seppia" di Eugenio Montale che predisse la grandezza di Ruffilli negli ultimi anni della sua vita (Nobel per la poesia nel 1981)

Certo anche la nota di Giovanni Raboni, poeta affermato nell'aria milanese degli anni 90 mi portò alla ricerca di Camera oscura (Garzanti editore 1992--1996)

Ricordo di aver letto il libro tutto d'un fiato per poi ritornare a rileggerlo cosi come mi capita ancora quando ho nostalgia della mia terra e dei miei cari scomparsi: in fondo è un monumento di carta che supera l'immagine muta delle foto osservate con il distacco della vera arte e la sensibilità celata del vero poeta. Ruffilli cita R. Barthes, autore di "Camera chiara" e a proposito è stata la nota di Raboni ad illuminare il perché di questa scelta:non il libro di Ruffilli rovescia "Camera chiara" in Camera oscura ma bensì è il libro di Ruffilli che raddrizza e reintegra quella espressione nella norma semantica con un alone di ambiguità e di altri sensi nascosti.

Trattasi di un romanzo familiare in versi un poema potremmo concludere: è tutto questo ed altro aggiungo,poiché i versi sono scarni eppure melodiosi, brevi ma esaurienti, completi oserei dire nelladescrizione, non più ermetici nel senso montaliano ma soltanto misteriosi e affascinanti. Penso che dopo la lettura delle poesie contenute in Camera oscura tutti abbiamo guardato le nostre foto, in genere, con occhi indagatori: ecco potremmo dire un giallo con foto da decifrare e da intuire, il libro di Paolo Ruffilli che non teme il passare del tempo in quanto l'opera porta con sé una contemporaneità sia nel senso sia nella forma inconfondibile, come tutto ciò che Ruffilli scriverà fino ad ora :la poesia è vero che eterna il tempo, ma in questa opera il tutto avviene in maniera originale e misteriosa insieme:sarà la macchina da presa che eternando l'immagine, spesso impietosamente altre volte complice, ci regala un modo nuovissimo ed universale di produrre poesia.

Romanzo familiare" quindi che tanti scrittori hanno affrontato in modalità diverse ma in questo modo nessuno! La lettura del suo pensiero di bambino "Mi balenò, a sei anni, / la prima volta / l'idea dell'inarrestabile / declino, il correre / di tutto ad un punto morto.(pag, 61 della terza edizione) mi portò ad iniziare le mie note su Camera oscura ripetendo il verso su citato, memorizzandolo fin dalla prima lettura, in quanto per ognuno di noi, ricordare un pensiero di sé bambino, può essere un punto di partenza per maturarsi filosoficamente e poeticamente: ricordo di essermi chiesta su per giù a quell'età di che colore fosse il pensiero e se col tempo si sarebbe incupito perché lo immaginavo bianco! Chiunque legge i versi di questa opera originalissima ritrova la sua vita, i suoi ricordi ma anche la voglia di andare avanti e combattere perché noi apparteniamo pure ai nostri discendenti! Camera oscura passa i limiti delle foto di famiglia di chi ha scritto e diventa patrimonio di tutti quelli che hanno avuto e avranno la fortuna di leggere la storia scaturita dal genio poetico di P. Ruffilli

Serpeggia in chi legge i versi di Camera Oscura una profonda inquietudine che poi diventa luce indagatrice sospesa fra dolore e gioia, rimpianto e nello stesso tempo desiderio del distacco da ciò che può contenere una foto: il poeta ci avverte "per voi non sarebbe altro che una foto indifferente.... per voi, in essa non ci sarebbe nessuna ferita"  Nei versi di questa opera in oggetto, il linguaggio incisivo e tagliente asciuga la ferita inflitta a tutti nella vita in ogni avvenimento importante che ha meritato di essere immortalato:dalle espressioni dei volti delle foto scrutate, si evince la sofferenza o la soddisfazione di un attimo felice, eppure a tratti certi volti sfuggono allo stesso sorriso di circostanza denunciando una realtà nascosta di sentimenti infelici con rassegnazione e voglia di lottare ancora : "eroe d'un tempo un pò attempato in cambio di una idea di libertà, fu offeso e poi tradito....(pag.93) e risalendo la pagina non si può sfuggire al sacrificio (sempre attuale anche se con modalità adeguate alle circostanze) dell'antenato: "il nonno rifiutava / di iscriversi al partito e, di notte venivano a picchiarlo. Mia madre ci si prese il mal cattivo... d'allora non poté che sopravvivere ."E' tutto da leggere e rileggere questo poema poiché dal dramma politico si passa all'immagine tragicamente tenera: "del piccolo fagotto abbandonato in mezzo a nastri e a fiocchi.stampato sotto un novenario "Nulla della vita conobbe".

Si deve anche meditare con un sorriso ironicamente amaro questa narrazione di tante vite che si sono succedute, in un silenzio che diventa sonoro con la sferzata del verso che solo Ruffilli ha creato: dire tanto con poche parole, facendo scorrere la storia insieme al quotidiano di madri-bimbi-anziani e nipoti, a volte ribelli spesso obbedienti, eppure con una forza interiore che schizza via dalle immagini quasi a volerci ammonire: questo soltanto resterà di voi che nel futuro ci osserverete:volti -sorrisi-pianto celato, eppure amore che poi si eternerà nel dna dei discendenti che mediteranno sulla vita attraverso quelle immagini, che sembrano anche consigliarci di amarla questa esistenza che si perpetua misteriosamente con le stesse paure ma anche con gli immutati aneliti di libertà,di giustizia, specialmente verso le donne che sono, forse, le vere protagoniste di questa storia senza tempo, nonostante le date che indicano il momento in cui i fatti avvennero, perché si imprime nell'immaginario collettivo e diventa termine di paragone nel riproporsi, così unica così vera, per ogni lettore che medita quanto scorre innanzi al suo sguardo come su uno schermo in bianco e nero. La musicalità dei versi di Ruffilli farà da colonna sonora, indimenticabile.

Recensione
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