| |
Stramenia
Nel caos del "poetico contemporaneo" dove la poesia vera si cerca con la
lanterna di Diogene, trovo sempre sollievo e gratificazione nella lettura
delle poesie di Lucio Zinna, autore di multiforme ingegno, senza alcun
timore di essere smentita neppure dal più impreparato lettore né, tantomeno,
dal dotto critico, almeno che non sia preso da un attacco d'invidia per la
bellezza e la profondità dei versi si questo autore. Zinna può considerarsi
l'erede della grande poesia, qual è quella di Montale e Luzi e, aggiungo,
Giudici, per la vena ironica celata ed amara. Le stesse sue parole,
"il bello della poesia - da vivere | non solo da scrivere |
risiede anche nel grattare | il similoro. Che versi vuoi | si distillino da un'umanità
| interiormente blesa che sfalsa
l'essere | e salva l'apparire", ci guidano nel mondo misterioso eppure
limpido della sua produzione poetica,
che trova in questa plaquette la perfezione della bellezza e della forma.
Mi permetto di fermarmi su di una
considerazione di un grande
poeta russo, Andrei Voznesenskij, a proposito
della poesia di
Maria Luisa Spaziani: "ci
offre una dose di cianuro di potassio – un passerotto dalle penne
rizzate,
simile ad una pallina di gelato, nelle nostra empia vita. Se
il
mio richiamo sembrerà forte chiedo venia in anticipo ma, leggendo le nove poesie di
Stramenia,
ho avuto l'impressione di bere
un veleno di serpente che cura, in maniera omeopatica, il morso
mortale del serpente stesso, forse per restare immuni da futuri
morsi. La bellezza di questi versi regala un senso di "felicità letteraria" che difficilmente oggi si trova in
tanti versi, spesso lamentosi
su pene d'amore in stile canzonetta o su invettive private dal bacio della musa.
Tutti i versi di
Stramenia
sono così pervasi di poesia vera che si ha la necessità di camminare in
punta di piedi, per non frantumare la levità del cristallo e la bellezza della
porcellana, materiali contenuti in ogni parte
della raccolta che risulta armoniosa e forte in egual misura, per la gioia di
chi legge e comprende
e – aggiungo – anche di chi non può capire fino in fondo,
in quanto sarà affascinato dalla musicalità lirica. Il mare domina
in questa raccolta, ma è un mare non vissuto in superficie: semmai simile a quello intravisto da un sub nelle immersioni più pericolose, ma che poi coraggiosamente riporta a riva tesori di coralli e
conchiglie di madreperla rimasti fino a quel momento sconosciuti e celati, ma esistenti. I versi citati di
Stramenia hanno nell'intimo la forza dell'invettiva dantesca "Ahi serva Italia di dolore
ostello", con la differenza che in Dante
l'invettiva era chiaramente
politica, mentre in Zinna si spande su ogni meandro dell'umanità, anche sulla parte in apparenza più sana, e questo vale oggi più
che in ogni altro tempo: la poesia che non ha finalità educative, né altre se non la bellezza e la purezza dell'arte, da dove prenderà la linfa per esistere?
A tutti lascia il dubbio Lucio Zinna,
come per la fede in Dio per ciascun vivente. Ma tutti quelli che
amano la poesia dovranno avere la forza di lottare per continuare a credere nella bellezza e nella sua
immortalità. | |
 |
Recensione |
|