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Vera storia del vascello fantasma
Così è questa la vera storia del Vascello fantasma (ovvero Olandese volante),
perché naturalmente il vascello condannato a navigare in eterno senza vele e
senza vento è la nave dello stesso protagonista (il vecchio marinaio) con il suo
equipaggio di morti non morti (devo dire che nella parte centrale fra tutte
quelle morti e resurrezioni mi sono un po' persa).
La pena è il viaggio senza
soste o ritorno (si può immaginare, anche se non è detto esplicitamente che duri
anni o secoli) e, una volta a terra, la terribile coazione a ripetere rinnovando
l'orrore nel racconto. Il marinaio sconta così la sua colpa primigenia,
l'assassinio dell'albatro (forse la morte dell'innocenza? O della poesia?). Mi
ricorda la poesia di Charles Baaudelaire “L'albatros”: una volta sceso sulla
nave i marinai si fanno beffe del grande uccello, che a terra è goffo e ridicolo
perché “le sue ali da gigante gli impediscono di camminare; la stessa cosa, dice
Baaudelaire, avviene per il poeta. Insomma, questa "Vera storia..." l'ho letta
volentieri e mi è piaciuta; è stata anche un'occasione per rileggere “La
Ballata.” di Coleridge.
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Recensione |
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