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Affari di cuore
L’amore
sembra essere il
tema
dominante
dell’ultima produzione
letteraria di Paolo
Ruffilli.
Dopo il bel
romanzo
L’isola e il
sogno, in
cui
l’autore rievoca le
vicende
biografiche di
Ippolito
Nievo, fino alla
sua morte
in mare, ecco
Affari di cuore,
una raccolta di
poesia in
cui si traccia
“una vera
e propria
fenomenologia
dell’amore”.
“Un uomo
che prende
coscienza
di essere
quello
che è in virtù di
quello
che è già stato e
anche di
quello che sono
stati
altri prima di lui”:
questa
citazione dal
romanzo,
quasi una sorta
di
dichiarazione di
poetica o
un’idea di
letteratura, alimenta
quella
volontà di Ruffilli
di
considerare il processo
creativo,
e dunque anche
la
maschera personaggio,
come un
processo di
continuità tra passato e
presente.
Se il Nievo del
romanzo
ha molto a che
fare con
la poesia, è
anche
vero che i
personaggi del libro di
poesia si
muovono (un io
che è
sempre lo stesso,
una lei
che invece muta
nel tempo
e nelle
situazioni) in un universo
di realtà
romanzesca, se
non
teatrale. E’ la
condizione stessa della
letteratura (della
scrittura) che consente lo
scambio.
Anche in un
gioco di
specchi e di
identificazione tra
personaggio e autore. Per
lo meno
nello spirito che
anima la
scrittura stessa.
Il Nievo
che seguiamo
con
slancio lirico può
benissimo
identificarsi
con l’io
degli Affari di
cuore, se
è vero che
protagonista è la vita
(una vera
e propria
avventura) con i suoi
risvolti
amorosi.
“Ti
voglio | in tutta la tua
carne |
aperta e morsa”:
nel
duello amoroso tutti i
sensi
vengono messi in
gioco.
“Non l’amore
idealizzato di tanta
tradizione poetica, ma
l’erotismo come «campo
di
battaglia», come
«corpo a
corpo» tra due
persone
che vogliono
nello
stesso tempo
vincere e
perdere”.
Tutto
l’essere è in gioco e
l’amore è
incontro,
scontro,
suono lieve o
acerbo,
frutto di miracolo
o di
affanno. Il verso di
Ruffilli
è quello breve
della
canzonetta o
dell’aria
dapontiana,
come a
sottolineare la
rapidità
dei gesti o la
fugacità
delle situazioni: “Abbracciami, dai, |
stringimi
forte: | non
misurare
più | le tue
carezze,
| apri le porte |
finché le
puoi aprire”.
Attraverso le leggerezze
passano
però anche le
crudeltà
e i furori, gli
incontri,
le fughe, i
tradimenti. Tutto è
possibile
in questo duello
d’amore e
la poesia
racconta,
suggerisce,
sottintende, proprio
come
nell’atto stesso
d’amore,
carnale e
concretissimo. In questo
Ruffilli
c’è poco spazio
per la
meditazione, anche
se, come
nella poesia
“Stanco”,
il poeta quasi
vuol
prendere le distanze
dall’eterna contesa: “Voglio tornare indietro |
alla
scoperta | dei primi
anni, |
al nostro antico
amore”. E
non è un caso
che una
delle ultime
poesie si
intitoli
“Giovinezza”, un ritorno,
insomma
all’antico e al
puro,
senza
contaminazioni: “La
giovinezza | non ha mai
paura |
della vita: | la
guarda e
| non la vede
ancora | nella sua salita |
ma pensa
e sogna | per
come poi
sarà | che poi
non sia |
non conta sul
momento |
se anche
conterà...”. Negli “affari
di cuore”
è forse quello
proprio
il momento più
bello,
dell’incantamento,
ma anche
delle
sofferenze ancora di là da venire: “Perché l’amore |
è potente
| proprio
mentre | appare incerto, |
riempie
il vuoto | che ci
avvolge,
| rompe il muro |
indifferente | e vince
sempre |
senza
conquistare.”
“Via Po”, 10 marzo
2012
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Recensione |
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