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La gioia e il lutto
ha richiesto una lunga elaborazione da
parte di Paolo Ruffilli (1987-2000), però l'autore ha raccolto enormi
soddisfazioni con quest'opera che ha già ottenuto diverse edizioni, traduzioni e
il Prix Europeen per il suo indiscutibile valore morale e letterario. Il
poemetto, incluso nella collana "Gli specchi della memoria" curata da
Frediano Sessi e prefata da Pier Vincenzo Mengaldo, scevro di qualsiasi orpello
o cedimento all'esornativo, affronta l'argomento dell'Aids con tutta
la spietatezza necessaria, ricorrendo alla parola e al verso scarni per
aggredire con coraggio il dolore. Introducendo all'elaborazione poetica del
lutto, Paolo Ruffilli riporta parole famose di Ezra Pound: «solo ciò che hai
amato per davvero | non ti sarà strappato | ciò che hai amato per intero | è la tua
vera eredità». Sovvengono alla mente quelle di Anouilh: «La vita non ti
permetterà | mai di raggiungere Euridice, | eppure essa ti sarà resa per | sempre
[...]». Il giovane protagonista sta morendo nello scandalo della malattia,
mentre i suoi cari sono in preda a sentimenti contrastanti: «A forza di salire |
per quanti mesi e anni | le scale della vita, | si va imparando | con l'esperienza]
il rito del cordoglio | e l'arte di morire | senza inganni: | coltivando gli
ultimi | istanti, al capezzale, | celebrando l'atto | finale dell'uscita e!
cercando di restituire | con l'argomento | dell'intelligenza | senza orgoglio |
dignità all'insuffiicienzal degli organi, al danno | della funzione cerebrale».
Incalzante la presenza dell'assenza nell'armonia spezzata del verso. L'apparente
semplicità può rammentarci un testo fondamentale per l'architettura
come Ornamento e delitto, e la «ricerca intermittente» di Ionesco (la
categoria dell"`espressivo" sostituisce quella del "bello").
Tra un verso e
l'altro possono venire alla mente Sandro Penna (per l'essere diverso
tra i "diversi"), Giacomo Leopardi (per la tempesta dopo
La quiete dopo la tempesta), Anna Achmatova (Tutto quel che vedo mi
sopravviverà),
La forma del tempo. La storia dell'arte
e la storia delle cose di
George Kubler («Ogni generazione | è sostituita | dalla successiva: | storia
continuata | da altra storia, | serie mai finita»). Voci mentali scavano le
coscienze: «sono contento, ora, | che si sia sottratto | infine al male | subdolo e
impietoso | degradante | che ha devastato | il corpo e la sua mente»; «Senza la
morte | non ci sarebbe niente | | né società né storia | non l'avvenire | e neppure
la speranza. | È la condizione | necessaria | per la sopravvivenza | della specie.
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Anche se non | convince affatto | la spiegazione». A dimostrazione che internet
non può sostituire l'esperienza corporea che un testo in "carta e inchiostro"
offre, notiamo come leggendo La gioia e il lutto nella versione stampata,
dinanzi all'angolo creato fisicamente dalla pagina del libro, si possono meglio
sentire le pareti che definiscono la stanza dell'ospedale del morente. Giunti al
finale, si gira pagina cercandone un'altra, subito delusi per la sua assenza.
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Recensione |
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