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Sebastiano Schiavon: lo strapazzasiori
Una figura politica del movimento cattolico
Nel 2008 ricorre il primo centenario della “nascita” sindacale e politica di
Sebastiano Schiavon, rappresentante per certi aspetti esemplare di quella
stagione che, iniziata con la Rerum Novarum e culminante con l’opera di
don Sturzo, ebbe una delle sue punte di diamante nella zona di Padova. Qui era
nato, appunto, da una modestissima per non dire povera famiglia di contadini,
Sebastiano Schiavon, lo «strapazzasiori» del quale Massimo Toffanin ha
pubblicato tre anni fa la biografia.
Si tratta di un lavoro che merita di essere conosciuto anche fuori dall’ambito
locale, sia per la sua capillare documentazione e l’attenta contestualizzazione
storica, sia per la figura del protagonista, del quale ripercorre con grande
chiarezza e linearità la breve, appassionata e generosa esistenza al servizio
dei «paria del solco». Un percorso di cui in questa sede bisognerà ovviamente
limitarsi ad indicare qualche tappa fondamentale.
Dopo il Seminario e la successiva laurea in lettere, nel 1908 la nomina a
segretario dell’ufficio cattolico del lavoro riporta Sebastiano Schiavon a quel
mondo contadino dal quale sembrava aver preso le distanze entrando in seminario
– e al quale invece torna, fortemente motivato proprio dai suoi studi, per
fargli trovare, sotto la guida della Chiesa, la via di un riscatto sociale. Nel
1910 fondò il Sindacato veneto dei lavoratori della terra. Nel biennio 1911-1912
spostò la sua attività di organizzatore e propagandista a Firenze, dove diresse
la cattolica Unione popolare. Nel ’13 fu eletto deputato – il deputato più
giovane e più votato del parlamento italiano. Votò contro la partecipazione
dell’Italia alla grande guerra. Nel ’19 venne di nuovo eletto, ma alle elezioni
del ’21 il partito popolare non rinnovò la sua candidatura. Morì l’anno
seguente, a trentott’anni, per una forma fulminante di cirrosi epatica.
Presentando il libro di Massimo Toffanin, il professor Romanato dell’Università
di Padova a un certo punto si chiede «cosa rende interessante, a cento anni di
distanza, la concitata esperienza di un uomo talmente radicale nella sua ricerca
di giustizia da meritarsi il soprannome di strapazzasiori». E trova almeno tre
motivi di interesse attuale per Sebastiano Schiavon nella straordinaria e
drammatica complessità del momento storico, che l’autore ha messo molto
efficacemente in evidenza. Ma forse se ne potrebbero indicare anche altri,
attinenti non tanto alla complessità del momento storico quanto a quella del
protagonista. Il quale, nato da famiglia contadina ed educato dalla Chiesa,
seppe mantenersi esemplarmente fedele ad ambedue e della educazione superiore si
servì non per evadere in un mondo migliore ma per migliorare il proprio; senza
mai dimenticare – e da qui la sua incompatibilità con i socialisti e le Leghe
rosse – che nel progresso andavano comunque conservate le insostituibili basi
cristiane della coscienza e identità popolare.
(Chi fosse ulteriormente interessato a questo libro su Sebastiano Schiavon può
rivolgersi alla redazione pistoiese de La Vita).
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