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Pensieri nomadi.
La poesia di Maria Luisa Daniele Toffanin
Libro
fondamentale, questo, non soltanto perché dà inizio all'inquadramento complessivo
e alla storicizzazione dell'opera
di un'autrice contemporanea di prim'ordine, i
cui libri possono ormai vantare un
solido e costante apprezzamento critico; ma anche perché rappresenta, per la sua costruzione e coerenza,
un piccolo modello di come andrebbe
impostata ogni monografia. L'opera è
inserita in una collana sostenuta dal
Miur, Ministero per 1'Istruzione l'Università e la Ricerca, e già questo ne indica il rilievo anche accademico; al tempo stesso, però, riordina e presenta numerosi interventi
critici già editi su riviste e in volumi ma oggi di difficile
reperibilità, organizzandoli in un tutto coerente. Li introduce un editoriale
di Daniela Ciani Forza, che rileva come la
Toffanin soffermi i suoi versi "su
quell'universo quotidiano di sentimenti, valori
e riflessioni che sembrano ormai sfuggire alla
cura dell'uomo nel suo essere,
coinvolto nel pathos di un'eterna fuga-da
sé, dal tempo, dalla natura".
Un "nomadismo",
quindi, che va letto in positivo quando
nutrito dal desiderio della ricerca, ma anche
considerato dalla Toffanin
negativamente in questo momento storico
dell'umanità perché spesso evasivo, equivoco, inconcludente,
lontano da quell'"etica stella" che presto fa la sua apparizione
nelle pagine dell'autrice, per non scomparirne più.
Due nomadismi
quindi, il proprio vagare emotivo – nutrito di esplorazione poetica "in una dimensione in
cui l'immensità si fa privata" – e quello dell'umanità, esposto al rischio
dello smarrimento. Ma su tutto, come ben rilevò Andrea Zanzotto, predomina
la "laus vitae", l'apprezzamento e la gratitudine per le meraviglie del creato,
della natura, della stessa
quotidianità epifanica.
Il viaggio, in lei, intreccia luoghi fisici e
mentali, spazi terrestri e altezze immaginifiche, in una evoluzione che ambisce alla
limpidezza della verità. Nella prima parte del volume,
Silvana Serafin ripercorre i libri finora divulgati (dagli esordi fino all'ultima silloge, presentata in
appendice e di cui diremo nel dettaglio in altra occasione), evidenziandone
l'originalità intesa come "originarietà" per
l'amalgama tra "valori etici, aspetti
sensibili ed invenzioni fantastiche", dove
ciascuna silloge è sorretta dal pensiero e da un'idea, cammino di conoscenza che interseca diversi
piani spaziali e temporali, concreti e
simbolici, in una costante, pacata,
coerente proiezione verso il futuro.
Segue la
presentazione di alcuni colloqui avuti dall'autrice con la stessa Serafin,
con Maurizia Rossella e con Pasquale Matrone,
grazie alle quali il lettore può ascoltare le sue dirette
parole "per comprendere il non detto", e un ampio repertorio
di note critiche elaborate in varie occasioni da Bino
Rebellato, Andrea Zanzotto, Sirio Guerrieri,
Giovanni Ponchio, Emilia Perassi, Norberto Villa, Paolo Ruffilli e, con due saggi di vasto respiro, Graziella Corsinovi e
Mario Richter. La sintesi di tutto questo percorso, per Serafin, si trova nel "suo incessante andirivieni tra
idealismo e realismo" che porta alla "rivendicazione del diritto alla liberta
interiore estesa a tutti, uomini e
donne, nel continuo nomadismo del
pensiero".
L'universale,
così, si sposa allo specifico individuale di cui ciascuno è portatore: il volo alato e il
cammino faticoso sono due facce della stessa esistenza, nessuna delle due indegna,
nessuna delle due superflua, nessuna delle due impossibile.
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Recensione |
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