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L'autore non è storico di professione e per primo ammette di
non aver avuto pretese in tal senso nella stesura del volume, animato solo dal
desiderio di rendere onore alla figura di un "grande padovano" (precisamente di
Ponte San Nicolò) scoperta, quasi per caso, riordinando delle vecchie carte di
famiglia, giunte a lui tramite la moglie Maria Luisa (che di Schiavon è
nipote). Ma va detto che il modo in cui ha proceduto, andando per anni alla
ricerca tenace di documenti e materiali spesso ardui da reperire quando non del
tutto irrintracciabili (e probabilmente perduti in modo definitivo), è
precisamente quello di uno storico vero che si è mosso in numerose biblioteche
e archivi tra il padovano e Roma; così come lo è il risultato finale dato alle
stampe, assieme al rammarico di non aver potuto ancora, appunto per assenza di
carte riscontrabili, definire ogni dettaglio come avrebbe voluto. La ricerca ad
ogni buon conto prosegue, stimolata anche da questa pubblicazione, in vista di
possibili arricchimenti e aggiornamenti. Ma già allo stato attuale siamo in
presenza di un lavoro preciso, accurato, ricco di riferimenti e di spunti, tale
insomma da andare ben oltre lo scopo dell'omaggio ad una individualità
allargandosi al ritratto di un periodo cruciale per il territorio padovano e
veneto, oltre che italiano. Sono gli armi in cui prende corpo l'azione sociale
dei cattolici italiani, volta al riscatto di quelle masse rurali che
costituivano la grande maggioranza della popolazione e per le quali, perlopiù,
l'esistenza trascorreva nella privazione di quasi ogni diritto e in condizioni
di miseria tali da offendere ogni umana dignità.
In nome di queste persone
Sebastiano Schiavon, detto "strapazzasiori" per come sapeva tener testa senza
timori anche ai più altolocati e riveriti tra i potenti, condurrà lungo tutto
l'arco della sua breve vita (scomparirà nel 1922 a nemmeno quarant'anni) la sua
battaglia in nome della giustizia e contro le prepotenze, gli arbitri e i
soprusi messi in atto da chiunque abusasse, in qualsiasi ambito, di una
posizione economica e sociale privilegiata. Una battaglia, ideale e concreta,
sempre condotta con gli strumenti tipici della democrazia, attraverso gli
organismi locali (fu nei consigli di tre comuni padovani e della provincia,
oltre che parlamentare per due legislature) e con una instancabile attività
fatta di centinaia e centinaia di conferenze e discorsi tra le popolazioni ai
cui diritti dedicava ogni energia. Nel testo, centosessanta pagine seguite da
un'ampia appendice di rari e interessanti documenti, viene ripercorsa la
parabola esistenziale di Schiavon: dalla passione per lo studio e per l'oratoria
(la sua tesi di laurea sarà su Cicerone), che assai bene farà fruttare nel corso
della sua attività pubblica, alla precocissima adesione agli ideali
democratico-cristiani che s'ispiravano all'enciclica Rerum Novarum, dallo
strenuo impegno sindacale del triennio 1908-1910 – proseguito nel successivo
biennio fiorentino – fino all'elezione parlamentare nel 1913, che non gli fece
trascurare l'azione sul territorio ma, semmai, accrebbe e amplificò il suo
impegno, estendendolo (dopo il ritorno dal fronte, cui fu destinato tra il 1916
e il 1917) ai diritti dei profughi di guerra e delle famiglie dei richiamati.
Toffanin, ogni volta che i documenti lo rendono possibile, ricostruisce con
precisione ciascun dettaglio, fornendo una valida indagine del contesto nel
quale agì Schiavon: una nazione che iniziava, con il Novecento, quel cammino di
trasformazione che avrebbe faticosamente condotto alle conquiste sociali della
modernità.
Molti i personaggi, gli episodi, le circostanze e gli
aneddoti che arricchiscono la narrazione dei fatti, impossibili da considerare
in una recensione: ma credano i nostri lettori, soprattutto padovani, che il
libro dedicato allo "strapazzasiori" si rivela, pagina dopo pagina, assai più
del semplice ritratto di un pur grande personaggio, bensì un documento
fondamentale per capire molto della nostra storia. A Massimo Toffanin va
manifestata un'esplicita gratitudine per averci restituito l'esempio (oggi
temiamo raro) di una figura che, nel breve tempo concessogli dal destino, ha
saputo interpretare l'azione politica come operosissimo ed effettivo servizio
ispirato da solidi valori: un uomo che fu protagonista conosciutissimo nella
propria epoca e che tuttavia oggi, senza quest'opera di ricerca, rischierebbe il
totale oblio. L'eternità, sulla terra, è davvero per pochi, e anche chi ha
speso il proprio tempo al meglio rischia di non lasciare orma. Ci consola però
accorgerci che, quando tale memoria è possibile, sono ancora le parole
racchiuse nei libri a tramandarla: oggetti tanto screditati e marginali
nell'odierna società dell'immagine, quanto fraterni messaggeri e compagni in
grado di valicare la nebbia dei secoli. Con decisione e gesto oltremodo
meritori, ad una di queste "macchine del tempo" ha posto mano l'autore,
meritando un elogio a tutto tondo.
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Recensione |
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