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Testimonio eternamente errante.
La simbologia biblica nel primo e nell'ultimo Veniero Scarselli

Erano amici, Rossano Onano e Veniero Scarselli, del quale questo libro esplora (è il sottotitolo) “la simbologia biblica” assumendo a caposaldi, con ampie citazioni testuali, il primo e l'ultimo libro. Assai differenti come poeti, entrambi tra i maggiori in assoluto dell'ultimo trentennio e del tutto inconfondibili con chiunque altro.

Adesso che Veniero non è più (sono già più di due anni), Rossano gli dedica nuovamente pensiero e scrittura in questo libro che, lo afferma lui stesso, “non è esercizio critico, ma dichiarazione d'affetto”. Sarà cerco così, ma l'acume critico dell'autore emiliano – ben sorretto anche dalla sua competenza professionale nel campo della medicina psicoanalitica – non è secondo alla sua poesia, sicché il risultato è comunque scandaglio preciso e prezioso, nell'auspicio che l'opera di Scarselli invogli molti altri studiosi.

La visionarietà immaginifica e il respiro poematico, che è tale in ogni singolo libro ma anche nel loro insieme, uniti ad una idea della poesia come veicolo e strumento di esplorazione e conoscenza (anche dell'ineffabile), hanno reso quello dell'autore toscano un vero “pensiero poetante” - come l'ha definito lui stesso, poeta-filosofo non meno di Leopardi – di valenza e portata metafisica. Metafisica e teologica, sostiene qui Onano, riscontrando in Scarselli la ricerca inesausta di quello che la fede non gli ha concesso, ma che la ragione gli suggeriva: l'esistenza di Qualcuno o Qualcosa che, non necessariamente nelle vesti suggerite dalle religioni (e non necessariamente amorevole), rispetto all'esperienza terrena stesse al di sopra, al di là o comunque oltre.

Il titolo, appunto, è un verso dell'ultimo libro: “testimonio”, proprio come Dante nel suo cammino, ma “eternamente errante”, perché diversamente dal grande fiorentino il suo viaggio non si è concluso con la visione rivelatrice. Biologo-scienziato che smise di esserlo proprio perché la natura e la scienza non gli bastavano (“gli inservibili libri incapaci di dare alcun segno del vero”): se, secondo la massima di Chamfort da cui muove Onano, una farfalla senz'ali è sostanzialmente un verme, a questo verme Scarselli voleva dare, o ridare, le ali.

La scelta dei due libri estremi, d'esordio e d'epilogo (1988 e 2015), non è comunque facile scorciatoia critica, ma ha un senso preciso: entrambi concepiti come tragitti marini, anzi come un esplicito “veleggiare”. Nelle due opere l'amico critico coglie un sorprendente “utilizzo costante di significanti biblici”, sicché “il vecchio capitano ha sempre viaggiato portando con sé, nella cabina di comando, sia l'Antico che il Nuovo Testamento”: il che non ne esclude, talvolta, il capovolgimento quasi blasfemo, ma mai irriverente. Nel percorso (rin)tracciato da Onano troviamo ovviamente l'acqua come allegoria dell'amnios materno (ma di cui viene smentita, con forza, la dimensione edipica), ma anche il soffio divino del Padre, la copula di Adamo con Eva, la volontà-azione creativa e creatrice, l'identificazione con l'Onnipotente ma anche con il Cristo-Figlio, l'uscita (più che la cacciata) dall'Eden per avventurarsi nel mondo.

Nell'ultimo libro, invece, che riscrive a suo modo il celeberrimo poemetto di Coleridge, troviamo dapprima l'arca, poi il peccato sotto la veste dell'ingratitudine di chi “uccide” lo Spirito-colomba divino, la bonaccia che rende impossibile progredire, infine la risurrezione e la salvezza. In tutto questo Onano legge la ricerca del Padre, del Suo perdono, della Misericordia, rivedendo in Scarselli il destino di Telemaco e definendolo “un mistico dell'agonismo cognitivo, del dolore e dell'espiazione”. Mistico in certe sue affermazioni intuitive e aprioristiche, qual è ad esempio “la scienza non porta alla conoscenza dell'Essere, la poesia sì”. Una “sublime farneticazione”, la qualifica Onano nelle prime pagine del saggio, una “confusione mentale” quasi psicotica che sfocia nella chiaroveggenza (o nella profezia?), oniricamente allucinate: tutto ciò senza alcuna connotazione negativa e sul filo, ovviamente, di un'affettuosa e sottile ironia, che non gli fa difetto.

A chiudere il libro due lettere della moglie Gemma, con le risposte di Rossano, il cui contenuto, toccante fino a dare i brividi, vale da solo quanto l'intero saggio. Per parte nostra, concludiamo con due citazioni, sempre dal poema ultimo: “ho il potere di riconoscere / l'uomo destinato ad ascoltarmi”, afferma il marinaio errante, trasfigurazione del poeta. Un ascolto quanto mai necessario laddove, perfetto suggello e approdo di tutto, “al di là del Male / c'è anche un Bene che nutre l'universo”.

Recensione
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