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L'alba di un nuovo giorno
Quanta vita, quanta, in questo libro dai ritmi e dai modi ispirati e precisi,
delicati e di grande rilievo non soltanto a livello personale. Non a caso, la
lirica omonima (e introduttiva) del volume parla di "un mondo rinnovato /
nella sua innocenza, // dove l'anima prende fiato / per un cammino calmo / dove le ore hanno
/ senso
di eterno / ... / dove il male si
volge al bene". Impossibile? "Tentare è possibile / un piccolo passo
alla volta / dove ogni cosa ha avuto inizio". Un linguaggio, come si vede, diretto, terso e immediato, ma di grande forza e nettezza espressiva: sognare non
è proibito ma, con l'aiuto della Musa, non è neppure inutile.
La prima sezione è
dedicata al ricordo dell'amato marito Livio, una trentina di liriche toccanti e
coinvolgenti: "Prendi il mio pensiero / e foggialo come fa l'artista / con la
creta, amami / come non hai ancora amato. // Ama la mia solitudine / la mia nostalgia.
// Prendi dimora nel mio cuore / dove il cervello allunga sinapsi. // Puoi
entrare e rimanere quanto vuoi / perché lì è il luogo dove abita I la memoria di
quello che siamo stati". Parole semplici, sì, ma cariche all'estremo di
emozione, sentimento, significato: le liriche che seguono ritessono momenti vissuti insieme, occasioni incise nel tempo in
una dimensione di eterno, come la rievocazione di una pagaiata sul lago.
Sono "le parole che ti ho detto" unite alle "parole che non ti dissi", quelle
"prima di tutti i tempi", il sentimento di un comune, "indomito infinito","la
nostra vita trascorsa nella bellezza quieta".
Pur nella diversità del
sentire,"sappiamo chi siamo":tenerissima e intensa la lirica che rievoca un momento di lite che ritrova, nella
quiete della notte, la certezza del reciproco bene. È un amore che non perde vigore neppure inoltrandosi nell'età matura e poi
anziana, sostenendosi nel cammino sia fisico che affettivo, fino alla
scomparsa di lui (di vent'anni più grande): "le mie lacrime vanno verso il
fiume / di tutte le lacrime del mondo. // E il fiume va, verso la sua meta, / nel grande mare dell'eternità" , in attesa di ritrovarsi nella dimensione divina,"dove gli anni son battiti di ciglia" e il tempo è
quello "dove si abbraccia l'universo".
La breve sezione intitolata, ungarettianamente, Sentimento del tempo completa la precedente, con un di più di
considerazioni concettuali e metafisiche tra "essenze parallele","incognite non
disvelate", "apparizioni aleatorie", "trasformazione dell'apparenza" e "ricerca della conoscenza",disarmonie da
ricomporre lungo "le finissime diramazioni / di una foglia", in un "viaggio
mirabile" che "dilata e trascende / la limitatezza"."Qual è il tempo per vivere
il tempo / con quella grazia che risplende", si domanda, se il fiore che vive un
solo giorno ugualmente risplende, se la luna percorre il cielo senza curarsi del destino umano? Sarà la
bellezza a dargli significato o il tempo stesso dell'anima, tra misericordia e
perdono?
La sezione, come si intuisce, è particolarmente stimolante, ricca
anche di riferimenti e citazioni, oltre che di solide riflessioni non prive di
certo misticismo di sapore anche orientale ("immaginare un pensiero / al di
sopra del pensiero / una oscurità dalla quale proviene la luce"). Lo spazio
della recensione ci impedisce
di analizzare in dettaglio le altre sezioni del libro, nondimeno importanti:
da quella, amarissima, dedicata ai mali del mondo (guerre, carestie,
tribolazioni e disastri che costringono a migrare e lasciare le proprie terre)
per cui "sulle vie del mondo / corrono brevi vite" a causa delle nostre
omissioni, esistenze recise senza mai fiorire: spicca il poemetto dedicato alla
vicenda di Soumayla Sacko, morto in Italia di caporalato, intensissimo nella
sua scabra essenzialità espressiva.
Wilma Minotti Cerini sogna ed invoca un
mondo più giusto: è necessario divenire consapevoli del dolore che geme sotto
ogni forma di oppressione, schiavitù, violenza, sfruttamento, distruzione ...
per tutte le situazioni l'autrice trova le parole giuste, la giusta
inventiva, in modo da differenziare e rendere peculiare ogni pagina.
Segue una sezione dedicata all'amore perla natura che "conforta le pene",
alberi e piante e fiori amici, il susseguirsi delle stagioni ciascuna con la
sua bellezza, il ciclo di rinascite e fioriture, mentre in Dubbi e rimpianti
riappaiono domande esistenziali di va ria natura e intonazione,ora fidenti ora
appunto dubbiose e senza risposte rassicuranti. Ancora, una sezione di dediche: bellissime e la ceranti
quelle ai genitori dal tragico destino (il padre ucciso dai nazisti nel 1945,
la madre scomparsa due anni dopo), ad artisti e poeti conosciuti (tra cui Peter
Russell), ad altri grandi della letteratura e della storia.
Chiudono il libro alcune invocazioni, non scontate (ma nulla in
questo volume lo è), a carattere religioso e di esplicita fede: "Se non ci
fossi / sparirebbe l'idea / il foglio scritto / la mano che scrive...",
culminanti in una dedica finale a "tutte le mie amiche che sono volate
nell'oltre", rondini partite per nidi lontani, destinate a ritrovarsi "in
qualche punto ignoto I dell'infinito", perché nessuno muore ma "solo se ne va, e tu aspetti
/ sino alla fine dei tuoi giorni".
Ecco, il "difetto" di questo volume sontuoso e corposo è quello di avere
messo, come si dice, troppa carne al fuoco, perché ciascuna sezione è quasi un
libro a sé, tale da richiedere e meritare un commento puntuale e specifico che
qui è risultato impossibile. Ma è di certo un libro che merita attenta lettura e
meditazione: ogni lettore
potrà trovarvi qualcosa d'importante per sé perché ciascuna pagina, nessuna
esclusa, ha un preciso senso e valore.
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Wilma ripresa dal marito alla Torre. |
Livio e Wilma a Castellanza col tempo cambiano i
connotati |
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Recensione |
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